Siamo riusciti a evitare le fratture da osteoporosi

Marco Accossato su La Stampa

Due anni fa scoprirono che nel sangue di ogni donna in menopausa c’è una spia in grado di rivelare il rischio osteoporosi. Oggi, gli stessi studiosi del Centro di ricerca in medicina sperimentale dell’Università di Torino (Cerms) hanno dimostrato alle Molinette – per la prima volta «in vivo» – che l’utilizzo precoce di un farmaco specifico sulle pazienti per le quali si è accesa quella spia può cancellare il pericolo.

Trentotto donne a rischio sono state seguite nel centro di ricerca coordinato dal professor Giancarlo Isaia: di queste, le 25 trattate con residronato immediatamente dopo l’esame del sangue non hanno avuto fratture, malgrado fossero altamente esposte al pericolo. Le tredici curate invece con calcio e vitamina D ma senza residronato hanno avuto una frattura provocata dall’osteoporosi.

Un lavoro importante, che conferma implicitamente anche la bontà della scoperta fatta nel 2005, «e che – annuncia il professor Isaia – è stato accettato per la pubblicazione dal Journal of Bone and Mineral Research, la principale rivista dedicata alla patologia dell’osso». Una donna su quattro, in Italia, è preda della malattia che provoca fratture senza traumi («Una ladra silenziosa»). Si calcola che ogni anno le fratture siano oltre 100 mila: 70 mila del femore, 20 mila vertebrali, 19 mila al polso e in altri punti.

Gli studi compiuti a Torino nel 2005 hanno permesso di notare che nel sangue di queste donne i leucociti tendono, in misura molto maggiore rispetto al normale, a trasformarsi in osteoclasti, cellule destinate alla costruzione del tessuto osseo che prodotte in misura eccessiva portano al riassorbimento e all’indebolimento dell’osso. «Tre soli mesi di utilizzo del residronato sulle pazienti il cui esame del sangue aveva rivelato il rischio di fratture – sottolinea il professor Isaia – ci hanno consentito di rilevare già una diminuzione di oltre il 50 per cento degli osteoclasti, un abbattimento dell’80 per cento circa della loro vitalità, con un azzeramento quasi totale del riassorbimento dell’osso».

Lo studio – non sponsorizzato – è stato guidato in laboratorio dalla dottoressa Patrizia D’Amelio, che già per gli studi del 2005 si era avvalsa della collaborazione di un’altra giovane ricercatrice, Anastasia Grimaldi. La nuova scoperta, descritta su una tesi di laurea, è valsa all’autrice del trattato, Stefania Di Bella, il premio annuale dell’Accademia di Medicina di Torino.

Lo studio compiuto alle Molinette nell’arco degli ultimi due anni apre una speranza in più a tante donne in menopausa. «Dimostrata “in vivo” l’efficacia della somministrazione anticipata del residronato in quei casi dichiarabili a rischio sulla base dell’esame del sangue – conclude Isaia – l’intera procedura potrebbe essere da oggi utilizzata anche come marker».

La Spina della conoscenza

Emanuela Minucci su La Stampa del 16 dicembre 2007

Doveva arrivare Norman Foster (in spirito, perché in persona non c’era, trattenuto in Cina da un lavoro), per insegnare ai torinesi che la grande architettura può anche fare a meno di certi «arroganti segni verso l’alto». E il committente che riesce a mettere d’accordo tutti (ecologisti, sinistra radicale e amanti del bello tout-court) è l’Università di Torino, con il suo campus affacciato sulla Dora impreziosito dai gasometri-totem che hanno ispirato il progetto complessivo. Grande giornata ieri, per l’Ateneo torinese. In questo scorcio di fine 2007 il rettore Ezio Pelizzetti ha posato – insieme con l’assessore all’Università Andrea Bairati – metaforicamente la prima pietra della nuova sede della facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche. Una gigantesca «lampada urbana» che, secondo le parole del rettore, anche dall’alto rappresenterà la «luce della cultura umanistica torinese».

Il maxiateneo
In Lungo Dora Siena nascerà il più grande insediamento universitario dai tempi di Palazzo Nuovo. Sorgerà accanto alle residenze per gli studenti e alla Palazzina Einaudi già realizzate nell’area Italgas tra corso Regina Margherita e il Lungo Dora. Un edificio di 36 mila metri quadri dove, a partire dall’anno accademico 2010-2011, s’insedieranno le due facoltà (con aule, dipartimenti e servizi) e la biblioteca interdipartimentale. La «lampada urbana» costerà 51 milioni di euro, mentre il valore complessivo del polo universitario è di 120 milioni.

La nuvola luminescente
L’edificio, dalle forme sinuose e irregolari, disporrà di quattro piani, sette corpi separati (ma con collegamenti aerei), una piazza circolare al centro e un grande tetto-ombrello («meraviglia della sostenibilità», come lo ha definito qualcuno) che coprirà l’intera struttura. Proprio il tetto – come ha spiegato l’architetto Benedetto Camerana – è l’elemento qualificante dal punto di vista architettonico: si tratta di un’unica tensostruttura di colore chiaro, illuminata di notte. I tre edifici che compongono la biblioteca interdipartimentale risultano affacciati sul fiume, così come la caffetteria. L’intero complesso sarà costruito sopra il livello della Dora, per evitare il rischio esondazione e sarà collegato al quartiere da una passerella sul fiume. Nei sotterranei sono previsti 550 posti auto.

Il cantiere
«Questo è uno dei momenti più importanti della recente storia edilizia dell’Università di Torino – ha spiegato ieri il rettore, Ezio Pelizzetti – oggi la nostra università utilizza quasi 120 sedi e alcune strutture sono ormai obsolete. Servono, dunque, interventi edilizi che, per la loro portata risultano complessi». A condire la lieta giornata con un pizzico di polemica ci ha pensato Piero Cornaglia, responsabile delle grandi infrastrutture dell’Università: «Il progetto di questo edificio era già pronto nel 2005. Ma è trascorso un anno e mezzo prima che potessimo ottenere le autorizzazioni necessarie alla costruzione, malgrado ci fosse il pieno accordo di tutti gli enti. Oggi, finalmente, posiamo la prima pietra». Attualmente gli studenti di Giurisprudenza e Scienze politiche frequentano le lezioni in tre sedi universitarie: Palazzo Nuovo, la palazzina Venturi di via Verdi e la palazzina Einaudi, all’ex Italgas.

Lavoro subito e soldi, a Torino laurea d'oro

Giovanna Favro su La Stampa del 27 ottobre 2007

Laurearsi all’Università di Torino conviene. Per la prima volta uno studio scientifico misura l’efficacia e la qualità formativa degli atenei badando all’ingresso nel mondo del lavoro dei laureati. Incrociando i dati sulla possibilità di impiego e di avere stipendi alti, l’ateneo di via Po risulta primo in Italia. Una performance ben 130 volte migliore degli atenei di Campobasso e Cagliari, ultimi nella top ten, ma le facoltà torinesi stracciano, quanto a «rendimento», tutti i concorrenti, da Milano a Venezia, da Bologna a Trieste, a Roma, a Bari.

Ne ha parlato ieri il rettore Ezio Pelizzetti nell’aula magna della facoltà di Economia, dove con il preside Sergio Bortolani ha accolto il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, che ha aperto la riunione annuale della Società italiana degli economisti. Davanti ai più importanti esperti di economia del Paese, tra i quali molti docenti torinesi – da Domenico Siniscalco a Franco Reviglio, Elsa Fornero e Mario Deaglio – Pelizzetti ha dato il benvenuto al Governatore «in un ateneo che ha un’illustre scuola di Economia e che è tra le migliori università italiane, come ribadisce una ricerca dell’università di Padova e della Cattolica di Milano, che ci colloca al primo posto per qualità e probabilità di occupazione dei laureati».

Il riferimento è a uno studio di Lorenzo Cappellari (Cattolica di Milano) e Giorgio Brunello (ateneo di Padova), i cui risultati (pubblicati anche su «Panorama») saranno presentati martedì all’Università di Milano. La ricerca spiega quanto paga studiare in un ateneo rispetto a un altro esaminando molti fattori, a partire dalla fotografia dei laureati italiani a tre anni dal titolo. Le conclusioni decretano il trionfo di Torino, prima assoluta nella classifica. Un risultato tanto più interessante, per Pelizzetti, «perché conclamato da seri studiosi di altri atenei, e perché i colleghi hanno applicato modelli econometrici utili a depurare i dati da elementi localistici, come l’andamento del mercato del lavoro di ogni territorio».

I due professori si sono invece proposti di misurare la produttività delle università (Politecnici esclusi) in termini assoluti. I risultati sono una messe di curiosità. Viene fuori ad esempio che un medico laureato a Padova guadagna il doppio del collega di Pisa, o che studiare a Bari «rende» più che a Roma. Stabilito che la qualità degli atenei è tutt’altro che uniforme, si dimostra che le facoltà private hanno mediamente performances migliori, e che la grande dimensione ha un effetto positivo, incrementando guadagni e impieghi del 10%. Salari più o meno pingui e buone o misere chances di occupazione creano più classifiche: certe università, come Cagliari, Cosenza, Messina o Salerno, sono sotto la media italiana sia per gli stipendi che per probabilità di occupazione. Napoli Orientale, L’Aquila e Sassari garantiscono guadagni sopra la media, ma poche chances di lavoro. Alta probabilità di impiego, ma stipendi bassi, caratterizzano Roma Sapienza, Modena, Ferrara e Tor Vergata. Nel gruppo che presenta le migliori performances per entrambi i fattori ci sono Milano, Brescia, Bergamo, Verona e, in testa a tutti, Torino.

Nella tabella si leggono i piazzamenti di alcuni atenei: dietro Torino (del 130% migliore rispetto al fanalino di coda) c’è Verona (126%), e conquista il terzo posto (125%) il Piemonte Orientale. Anche questo è per Pelizzetti fonte di soddisfazione: «L’ateneo Avogadro è nato come nostra gemmazione. Anche il suo piazzamento sottolinea la forza del sistema formativo piemontese». Del primo posto non s’è stupito: «Siamo primi in alcune aree di ricerca e per il basso numero di abbandoni degli studenti, ma in tutte le rilevazioni siamo sempre nel gruppo di testa: ci viene riconosciuta da tutti un’eccellente qualità complessiva. Giorni fa gli studenti hanno protestato per le aule affollate: lo sono anche perché ascoltare i nostri docenti è occasione preziosa».

Si avvicina la notte dei ricercatori

Il 28 settembre 2007, Torino, Vercelli, Biella e Alessandria ospitano la seconda edizione della Notte dei Ricercatori, un appuntamento con il mondo della ricerca nato dalla collaborazione tra enti piemontesi attivi sul fronte della ricerca e dell’innovazione, dell’istruzione, della divulgazione scientifica e del sostegno alle imprese. Tutti insieme con l’obiettivo di ricordare ai cittadini che se la qualità di vita migliora il merito è anche dei risultati della ricerca che, applicati alla vita quotidiana, permettono di progredire.

Capofila del progetto è l’Università degli Studi di Torino, in partenariato con Unioncamere Piemonte (coordinatore della comunicazione), Politecnico di Torino, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Istituto Superiore Mario Boella e CentroScienza Onlus.

L’iniziativa, che si svolgerà contemporaneamente in tutt’Europa toccando non solo gli Stati membri ma anche alcuni degli Stati associati come Turchia e Israele, è promossa e coordinata dalla Commissione europea nell’ambito del VII Programma Quadro Europeo di Ricerca e Sviluppo Tecnologico per sensibilizzare il pubblico sul ruolo dei ricercatori nella società.

La notte dei ricercatori 2007 – logo completo La Notte dei Ricercatori riproporrà a giovani e meno giovani un’occasione unica per avvicinarsi in modo semplice e diverso ai più recenti campi d’applicazione della ricerca, per giocare e riportare alla luce un’antica passione della nostra regione per le scienze. Le quattro città piemontesi si stanno infatti preparando al meglio per offrire ai cittadini una serata all’insegna di esperimenti scientifici, giochi interattivi e spettacoli teatrali che si avvicenderanno a conferenze divulgative e a proiezioni di filmati multimediali.

L’evento a Torino propone diverse iniziative a partire già dalla mattinata con il Convegno “Donne, ricerca impresa. Innovazione e nuove progettualità” presso il Centro Convegni Torino Incontra e con la “Maratona della Ricerca” organizzata dal CNR in collaborazione con la Circoscrizione 10.

A partire dalle 16.00 in Piazza Vittorio Veneto aprono gli stand che proporranno una “Caccia al tesoro” per i più piccoli, un torneo a squadre, esperimenti, informazione, interazione, esperienze scientifiche e gastronomiche. Presso la Fondazione Eni Enrico Mattei – via Po, 53 – si svolge invece la competizione di disegno per le scuole primarie “Disegna un Ricercatore”. I disegni premiati verranno pubblicati sul sito di Torinoscienza.

L’Osservatorio Astronomico di Pino Torinese e l’Archivio di Stato propongono l’inaugurazione di due mostre presso la sede dell’Archivio di via Piave 21: “Nel fuoco del sole” e “Esplorare le strade del cielo. Dal passato al presente”.

Alle 18.30 presso il Museo Nazionale del Cinema sono di scena i “Caffé della Scienza e dell’Innovazione”. In chiusura della giornata, alle 21.00 al Teatro Gobetti, Via Rossini 12, lo spettacolo gratuito “Isaac Newton: a Matter of Gravity” con Peter Joyce nel ruolo di Newton; alle 21.15 in Piazza Vittorio Veneto il Concerto del Gruppo Jazz – dell’ Associazione per le attività musicali degli studenti universitari del Piemonte diretto da Gian Luigi Panattoni.

Il Museo di Anatomia Umana “L. Rolando” – corso Massimo D’Azeglio, 52, il Museo della Frutta – via Pietro Giuria, 15, e il Museo Regionale di Scienze Naturali – via Giolitti, 36, saranno aperti sino a mezzanotte.

Il sito della notte dei ricercatori 

Cresce ancora la radio centodieciwebradio

In streaming audio e video, 24 ore su 24, 7 giorni a settimana 110 è la voce della comunità universitaria, favorisce lo scambio di idee, contenuti ed esperienze e valorizza la creatività incoraggiando la sperimentazione di linguaggi multimediali e lo sviluppo di nuove tecnologie.

110 è audio,video e parole, un laboratorio multimediale, strumento per tutti gli studenti dell’Ateneo torinese per sperimentare la contemporaneità. La linea editoriale affonda le proprie radici negli obiettivi istituzionali, dell’Università di Torino. Ricerca e didattica sono il fulcro su cui si muove la sperimentazione di linguaggi e nuovi media.

La programmazione di 110, ad alto contenuto internazionale, multiculturale e multimediale, è principalmente rivolta al mondo universitario degli studenti, dei docenti e del personale tecnico amministrativo dell’Ateneo e comprende tre grandi macro-aree: informazione, musica e creatività.

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Atenei e Microsoft verso un accordo

Parte la collaborazione scientifica tra l’Universita’, il Politecnico di Torino e il colosso americano Microsoft. I rettori dei due ateni torinesi e la manager responsabile della ricerca per la multinazionale americana, Jennifer Chayes stenderanno le linee del progetto. Si tratta di mettere a punto un sistema informatico e matematico applicato alle neuroscienze con ricadute significative anche nella lotta contro il cancro.