Alleanza tra Fiat e Chrysler

Salvatore Tropea su Repubblica

Ancora un matrimonio americano per Fiat dopo il divorzio con General Motors? Sembrerebbe proprio di sì e questa volta il contraente potrebbe essere la Chrysler ovvero la più piccola delle big three dell´auto a stelle e strisce. Ad essa il Lingotto assicurerebbe tecnologia per motori e piattaforme destinate a vetture di piccola-media cilindrata e in cambio entrerebbe nel capitale della società con una quota che potrebbe essere non inferiore al 20 per cento oltre ad assicurarsi una presenza industriale e commerciale negli Stati Uniti dove intende da tempo rientrare ma sinora con scarso successo.

Le voci su questa partnership (anticipate da Automotive News) hanno messo in agitazione gli ambienti internazionali non solo dell´auto ma anche della finanza che hanno puntato i riflettori su Torino e Detroit in attesa di sapere come finirà la partita. In serata Il Financial Times Online si è spinto fino a scrivere che Fiat e Chrysler avrebbero già firmato un memorandum di intesa per arrivare ad un´alleanza che potrebbe essere annunciata già nei prossimi giorni e che vedrebbe il gruppo italiano acquistare subito il 35% con l´opzione a prendere la maggioranza in un secondo momento.
Leggi tutto “Alleanza tra Fiat e Chrysler”

Dove vai se il grattacielo non ce l'hai?

Alberto Statera su Affari e Finanza di Repubblica

Non c’è città d’Italia grande o media, da Nord a Sud, da Torino a Rimini, che non abbia in progetto la costruzione di un grattacielo o almeno di un grattacielino, nonostante la nuova tendenza verso le «città compatte» e i problemi di sicurezza, di costi energetici e di impatto ambientale che pone la verticalità. Ma che c’è di meglio per attirare cospicui investimenti? A Milano i cosidetti developers stanno spargendo su 8 milioni di metri quadri di aree dismesse dall’industria manifatturiera una selva di grattacieli firmati da architetti di fama mondiale. Dalla Bovisa all’ex Ansaldo, da Porta Vittoria a Porta NuovaGaribaldiRepubblica, dal Portello a MontecitySanta Giulia, sono venticinque i grandi progetti che stanno cambiando lo skyline meneghino. Quanti sono i grattacieli che svetteranno a far ombra alla Madonnina? C’è quello nuovo della Regione a Garibaldi, poi un’infinità di grattacielini «alla lombarda», una trentina di piani o poco più, tipo l’attuale Pirellone, definiti non proprio grattacieli, ma «casetorre». A City Life, nell’area della vecchia Fiera, tra le proteste dei residenti nella zona e di una parte della milanesità intellettuale, ne sorgeranno tre, uno dei quali alto 209 metri. Il nuovo Pirellone, fortemente voluto dal presidente della Regione Roberto Formigoni, è già a buon punto ad opera dell’Impregilo e, manco a dirlo, già oggetto di un’inchiesta della magistratura per l’aumento dei prezzi.
Leggi tutto “Dove vai se il grattacielo non ce l'hai?”

Torino: rilancio e originalita'

Marina Cassi intervista Bruno Manghi su La Stampa

Coniugare, coniugare. Mica si decide tutto quel che succede, le cose accadono». Bruno Manghi è uno di quei torinesi che non si montano mai la testa. E sorride sornione alla sollecitazione di riflettere sull’affermazione del sindaco che, l’altro giorno, ha detto: «La sfida di oggi è coniugare movida con industria».
Il tema non è nuovo, ma oggi con la crisi come si declina?
«Mi fa ridere l’idea che ci sia un’élite che decide».
Non è così?
«Quando mai. Torino è una città particolare, verticale: la grande azienda, il municipio. A Milano e in Veneto, invece, le cose le cambia la società. Qui si pensa che non sia così, invece anche qui certe cose, come un piano regolatore, le fa il pubblico, ma il resto avviene per conto proprio».
Che cosa significa?
«Dopo lo choc della crisi Fiat dell’80 e la fine di una certa politica politicante c’è stato il periodo dei sindaci e della loro macchina. Ci sono state le Olimpiadi e tanto altro. I soldi sono stati spesi bene. Questo è bello, ma non è un modello eterno».
Ma, ad esempio, in campo culturale e turistico la città può far nulla?
«Torino è una città che deve scegliere le cose originali».
Leggi tutto “Torino: rilancio e originalita'”

La confusione sul brand Torino

Via Giornale del Piemonte

Da pochi giorni Torino non è più Capitale del Design. A due anni di distanza delle Olimpiadi e con qualche mese di anticipo rispetto a Torino-Capitale della Scienza. Senza dimenticare il cinema, l’enogastronomia, la città magica, i Savoia e via dicendo. Insomma, tanta roba, per una città che negli anni ha lavorato sodo per diventare un marchio riconoscibile nel mondo. Un brand, come si direbbe nel mondo del marketing. Quel meccanismo (solo apparentemente semplice) che permette importanti ritorni di immagine, ma anche economici sotto molteplici punti di vista. Ma ora che molta più gente al mondo saprebbe indicare la posizione di Torino su una cartina muta, il gioco è fatto? Sembrerebbe di no

Parola di esperto. Esperto come Silvio Saffìrio, noto pubblicitario torinese che vanta una lunga e brillante carriera nel mondo della comunicazione, «Sgombriamo innanzitutto il campo e diciamo che parlare di “brand” per una città non è assolutamente scorretto. Anzi, è forse inusuale, ma attuale. E funziona benissimo se si tratta di promozione di un territorio con le sue tradizioni, la sua storia e le sue peculiarità. Basta pensare a esempi come le Langhe. il Chianti o le Dolomiti. E vale anche per le città. Da Milano, considerata la capitale, forse adesso un po’ appannata, della moda a Firenze, con i Medici e il Rinascimento. Oppure Roma, con il Papato e la Dolce vita». Insomma, siamo in bella compagnia. «Merito di chi si e impegnato negli anni passati, alcuni anche rimanendo nell’anonimato, per superare la “sindrome di Detroit” (la città dell’auto per eccellenza, negli Usa, ndr) e sfruttare la grande occasione dei Giochi Olimpici Invernali».

Ma c’è un però. Che non è nemmeno tanto marginale. E che potrebbe avere ripercussioni importanti sul futuro della nostra città. «Torino ha un problema serio, adesso – dice Saffirio – perché ha in sé troppe caratteristiche. Diventa difficile focalizzare. Basta pensare ai Savoia, Ma anche alla magia, all’arte contemporanea. E poi il cinema, la buona tavola. E tanto altro ancora, compresa la via dello sport, che dopo i Giochi è stata parecchio sfruttata. Insomma, un rosario di cose che fanno però fatica a stare insieme». A voler «dire» troppe cose tutte insieme, si rischia il disordine comunicativo. «È difficile trovare un valore trainante attorno al quale far agglomerare gli altri. Ecco perché, nel mondo della pubblicità, esiste lo “strategic planner”, che fa delle ipotesi sulle identità del marchio da promuovere». Continuando nella metafora, insomma, Torino ha fatto molto per migliorare se stessa. Ma non basta. «Ha lucidato la tanta argenteria di qualità che possiede.

La cultura torinese ha bisogno di idee e coordinamento non solo denari

L’Assessore Alfieri accresce la dimensione dei tagli alla cultura

“Il taglio non è di 8 milioni ma di 12,5 milioni”. Parola di Fiorenzo Alfieri, assessore alla Cultura del Comune, che ieri in commissione cultura, ragionando sugli eventi in programma nel 2009 e sulla situazione finanziaria delle fondazioni culturali, Musei, Stabile e Regio, ha spiegato che la sforbiciata “è più amplia di 8 milioni, anche perchè quello preventivato all’inizio del 2008 era di 35 milioni, mentre alla fine si è deliberato di dare 12,5 milioni, con l’impegno che la differenza si recupererà nei prossimi tre anni, spalmando i quattrini e facendo una programmazione insieme alle fondazioni culturali”

Mentre Sergio Scamuzzi propone i guadagni della cultura

Attrezzare professionalmente un marketing internazionale per la cultura diventa un passaggio decisivo in tempo di crisi, creando un’agenzia in collaborazione tra privato e pubblico. I bilanci pubblici e delle fondazioni possono garantire al più alcune spese e investimenti strutturali, forse qualche evento più consolidato. E’ tempo di mostrare di aver imparato la lezione delle Olimpiadi e anche del World Design Capital e saper offrire quello che la cultura della città e della regione ha di interessante e utile per il resto del mondo e non solo per sé. Ed è molto.

Questa è la morale del marketing, che non nega ipocritamente, anzi cerca, di trarre da ciò anche un ritorno grazie al finanziamento di sponsorizzazione o meglio ancora di patnership proveniente da imprese estere interessate a realizzare progetti culturali (ed economici) qui.

E’ quasi una necessità in un paese schiacciato dai debiti pregressi e con una struttura di imprese in severa crisi che faticherà più degli altri a riprendersi. Sarebbe però triste che così si costituisse un alibi per i privati locali, al di là delle loro evidenti difficoltà contingenti. I privati italiani investono da sempre assai poco in cultura a confronto coi loro omologhi stranieri.

E’ vero che la cultura può essere bene o servizio commerciale solo in alcuni casi. Per ragioni strettamente economiche e gestionali i grandi beni culturali non si reggono sul mercato. Anche i grandi musei privati statunitensi si basano sugli investimenti di mecenati e non certo solo sui biglietti venduti a turisti e residenti, neanche a New York. Sui loro siti troviamo lunghe liste di grandi imprese multinazionali, lunghe liste di donatori anche individuali. Più orientata al pubblico in generale è la cultura europea, ma solo in Italia è così forte e scontata la delega della cultura da parte delle imprese.

Per Mercedes Bresso la cultura crea lavoro e costa poco.

Sta confermando che l´occupazione in ambito culturale crea lavoro indotto poco solido che rischia di crollare al primo refolo di vento, ma che entra da subito nel coro generale delle proteste?
«Faccio un esempio che credo possa spiegare. In inverno Venaria non ha lavorato come d´estate, ovvio. Chi gestisce il bar ovviamente si lamenta, ma bisogna riflettere che quel bar due anni fa non esisteva e adesso sì».

Quanta occupazione crea in Piemonte la cultura?
«Diciamo circa 40-45 mila persone a tempo pieno, ma il raggio di riferimento è molto più ampio, diciamo 100 mila persone. C´è poi il lavoro indotto sul commercio, sui trasporti, sul sistema alberghiero e della ristorazione. Non deve essere sottovalutato ed è per tutto questo che noi siamo convinti che la cultura sia un settore centrale sul quale si debba investire, crea occupazione e migliora la vita dei cittadini. E mi lasci anche aggiungere un dettaglio che credo importante».

Prego?
«In proporzione costa poco. Con un bilancio di 50 milioni promuovo un circuito ricchissimo di offerta culturale. Con la stessa cifra faccio una circonvallazione. Vogliamo riflettere sulla ricaduta degli investimenti anche tenendo conto di questi confronti?»

Torino verso il wifi cittadino

Via Vittorio Pasteris

Consultare la portineria telematica di Dagospia spaparanzati su un aiuola dei Giardini Reali. Rispondere agli amici di Facebook seduti su una panchina di piazza San Carlo. Mandare una mail alla fidanzata dal mercato di corso Racconigi.

A partire da questa primavera tutto questo sarà possibile. Per soddisfare anche le esigenze dei fanatici del wireless all’aria aperta l’assessorato diretto da Beppe Borgogno ha indetto una gara per rendere possibile la navigazione on line in diverse piazze storiche del centro e in alcuni parchi. «Il bando di “service provider” per la rete wi-fi in aree pubbliche della città è partito il 22 dicembre – spiega Sandro Golzio, direttore della divisione Telematica e del Patrimonio di Palazzo civico -, a febbraio avremo il nome dei vincitori ed entro la primavera il servizio potrà partire». Ma sarà gratuito? «Sì, per quanto riguarda l’accesso ai siti istituzionali, come quello, per esempio di Comune, Regione e Provincia. Per tutti gli altri, invece, ci sarà un prezzo standard ancora da stabilire: ma farà premio chi proporrà il prezzo più basso».

Giovani di talento per far crescere Torino

Via Repubblica

<!–
OAS_RICH(‘Middle’);
//–>

La strada di un proficuo ricambio generazionale della classe dirigente cittadina passa per la capacità di reinventarsi che Torino ha dimostrato negli ultimi anni, e che non deve restare un´opera incompiuta. E´ lo sguardo che Elisa Rosso, direttrice di Torino Internazionale e studiosa di sociologia urbana, lancia sul recente passato della città e sulle sue difficili e appassionanti prospettive future. Rosso, 33enne torinese, è tra i fondatori di NewTo e parteciperà al dibattito “L´Italia da sbloccare. E Torino?”, che si terrà domani all´Auditorium della Fondazione Sandretto.
Rosso, secondo lei c´è un problema di blocco del ricambio generazionale a Torino?
«C´è una difficoltà oggettiva in Italia a dare corso al ricambio generazionale, tutti i dati lo indicano. Credo però che Torino rappresenti, pur in un contesto generale difficile, una città che sta provando a sbloccare queste dinamiche».
A cosa è dovuta questa capacità?
«Negli ultimi dieci anni Torino ha dovuto reinventarsi come città non più solo industriale, e questo ha favorito l´accesso di figure ed energie nuove in posizioni dirigenziali. Ma da qui a un meccanismo che funziona e ad un ricambio generazionale facile c´è tanta strada. E´ importante continuare. Credo che ci sia stato un elemento di discontinuità che è necessario coltivare, soprattutto in un momento di crisi in cui è ancora più necessario fare squadra, oltre la contrapposizione tra giovani e vecchi».
Al bando, quindi, il conflitto tra attuale classe dirigente e giovani leve?
«E´ vero quello che dice il sindaco, che il ricambio generazionale non avviene senza conflitto, ma secondo me siamo ancora allo stadio precedente: creare, spinte, possibilità, forze propulsive. L´idea del ricambio generazionale è per crescere le nuove leve, per favorire la creazione di spinte innovative».
Come si mantiene la rotta del percorso di reinvenzione seguito dalla città negli ultimi anni?
«Credo che a Torino ci siano le potenzialità ma manchino le possibilità. Mancano occasioni d´incontro e di scambio reciproco, soprattutto nelle professioni e nell´industria. I meccanismi non sono sufficientemente oliati. NewTo vuole proprio fare questo, creare nuove reti per stimolare la crescita in un clima di confronto reciproco».

Domande a chi FA la scienza

Il 2009 è proclamato dall’Unesco Anno Mondiale dell’Astronomia e il Circolo dei Lettori di Torino organizza una serie di incontri su temi scientifici di grande interesse, in cui Scienziati e Autori intrecciano le proprie esperienze di ricerca e le proprie riflessioni per offrire al pubblico una scoperta affascinante: la Scienza può rispondere alle domande di ognuno di noi e fa parte della nostra vita più di quanto immaginiamo.

Gli argomenti scientifici sono spesso ammantati da un’aura fantastica, suscitano domande, stimolano l’immaginazione, sono spunto per la letteratura, per l’arte, per il cinema. Tuttavia si pensa in genere che la conoscenza scientifica sia inaccessibile ai profani e sia riservata esclusivamente agli addetti ai lavori. In realtà la scienza ha a che fare con la vita di noi tutti, con la società, con la politica, con l’economia, con la cultura.

Il ciclo di incontri proposto dal Circolo dei Lettori vuole instaurare un dialogo tra mondi diversi, che hanno in comune l’entusiasmo, la fantasia, la creatività, oltre alla volontà di costruire una rappresentazione del mondo che ci circonda per cercare una risposta alle domande di fondo sulla nostra vita e sulle nostre origini.

Gli incontri si svolgerano il 21 gennaio, 4 e 18 febbraio, 11 marzo, 1 e 15 aprile. Ingresso libero fino ad esaurimento posti