Dalla Stampa di sabato 9 giugno 2006
Se Torino diventerà la sesta sede del Guggenheim Museum nel mondo lo dovrà probabilmente a un risotto. Galeotta fu la tavola attorno a cui, in maggio, si sono incontrati il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, lamministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, il direttore dello Staff College Staffan De Mistura e Tom Banks del Guggenheim.
Si era a New York, Palazzo di vetro delle Nazioni Unite. In quel momento ambasciatori e personalità degustavano le prelibatezze preparate dagli undici cuochi piemontesi sbarcati allOnu per il «Food Festival». E tra un apprezzamento e un bicchiere di Barolo, ecco lidea. Quasi buttata lì, tra i tovaglioli della tavola, per fare conversazione. «Torino sarebbe unottima sede per il Guggenheim, perché non ci viene a trovare?».
Al ritorno a Torino, lidea è piaciuta, ha cominciato a prendere forma. E così ci si è messi al lavoro. Con De Mistura, direttore della scuola per alti funzionari dellOnu, a stabilire rapporti e il sindaco a coltivarli.
Alla fine la visita cè stata. Memore del risotto, e delle buone chiacchiere, lesponente del Guggenheim a Torino cè venuto davvero, nelle scorse settimane. E ha fatto un giro per verificare se quel progetto nato un po per caso fosse davvero realizzabile.
I ciceroni del Comune lhanno accompagnato in giro per la città. Lidea era soprattutto quella di proporre la reggia di Venaria Reale come sede. Banks lha visitata, lha trovata splendida, ma non adatta. Per riuscire a farne un distaccamento dellimportante museo di arte moderna e contemporanea sulla Quinta Avenue ci sarebbero stati troppi lavori.
Poi, però, lambiente idoneo è spuntato fuori. Quando Banks ha visto i 30.000 metri quadri delle ex Officine Grandi Riparazioni di via Castelfidardo, gli si è acceso un sorriso sul volto.
Il passaggio successivo è stato contraccambiare il gentile invito. «Signor sindaco, perché a metà luglio non viene a visitare il Guggenheim di Bilbao, così le mostriamo che cosa abbiamo fatto da quelle parti?».
Il distaccamento spagnolo ha dimensioni simili a quelle delle ex Officine Grandi Riparazioni: 32.500 metri quadri studiati e disegnati dalle effervescenti linee dinamiche dellarchitetto nordamericano Frank O. Gehry. È costato 300 milioni di dollari. Per rimettere in sesto le ex Ogr ce ne vorrebbero 500. Ma dove trovarli?
È stato a quel punto che la tavola è tornata utile unaltra volta. Il sindaco ha subito informato Corrado Passera dei passi avanti fatti. E questultimo pare si sia dimostrato molto entusiasta. Tanto da promettere il suo impegno nel reperimento dei fondi.
Il progetto è ancora in fase embrionale, ma i contatti che ci sono stati fanno ben sperare. Soprattutto per le ex Ogr, da tempo indicate come futura sede della Gam ma con problemi di finanziamento.
Riuscire a portare il Guggenheim a Torino sarebbe un salto di qualità impressionante per una città che vive da sempre larte contemporanea come uno dei suoi fiori allocchiello ma che sconta ancora un certo provincialismo. Il collegamento con il Castello di Rivoli, noto a livello internazionale per la qualità delle sue collezioni focalizzate sullarte povera, permetterebbe di ampliare non poco lorizzonte. Senza contare che sinserirebbe perfettamente nei progetti per il centocinquantenario dellUnità dItalia del 2011.
In questi mesi le idee su cosa fare e come per la manifestazione sono state piuttosto confuse, con accelerazioni e retromarce improvvise dovute essenzialmente alla questione del reperimento dei fondi. Le ex Ogr sono state al centro della discussione insieme ad altre opere importanti come il Grattacielo di Renzo Piano e la biblioteca multimediale di Bellini proprio nelle vicinanze delle ex Ogr.
La partita si è fatta difficile fin già da prima delle Olimpiadi. Lo stallo tra Comune e Ferrovie nella trattativa sulle ex Ogr ha creato qualche imbarazzo, con Palazzo civico arrivato a pagare un progetto di ristrutturazione senza essere ancora proprietario delle aree. Per questo lassessore comunale alla Cultura, Fiorenzo Alfieri, era stato costretto a rivedere il suo progetto di trasferire la Gam dallattuale sede di via Magenta alle ex Ogr, ripiegando su Torino Esposizioni. Poi, nel settembre scorso, la situazione si era sbloccata. E allora sembrava che il problema delle opere in eccesso rispetto agli spazi della Gam potesse trovare nelle strutture di via Castelfidardo la soluzione migliore. In ottobre già si cambiava: nessun intervento su Torino Esposizioni e manutenzione leggera sulle ex Ogr solo a patto che le Ferrovie avessero ceduto le ex Ogr per 30 anni al Comune.
A questo punto è iniziata la trattativa con il governo, che con la Finanziaria ha sgonfiato qualunque sogno di grandeur. I 600 milioni di euro di budget e gli 8 milioni di visitatori sono diventati un obiettivo difficile da raggiungere.
In febbraio già si parlava di 274 milioni di euro da richiedere allo Stato e di un progetto Torino 2011 che prevedeva due villaggi come motori delliniziativa: uno rivolto al passato e uno al futuro. Ma sempre con le ex Ogr al centro del progetto.