Chrysler sarà il centro di competenza del gruppo Fiat a livello mondiale per le vetture ibride ed elettriche. Paolo Ferrero, senior vicepresident di Chrysler Powertrain, nel suo intervento nel corso della presentazione del piano di rilancio della casa americana alla comunità finanziaria e ai giornalisti ad Auburn Hills. Ferrero ha aggiunto che il gruppo Fiat prevede una tecnologia diesel per i veicoli Chrysler e che é già iniziato il trasferimento della tecnologia Fiat alla Chrysler quanto al sistema Multiair, al Gdi, turbo e combustibili alternativi. Nuovi prodotti Chrysler efficienti a livello di combustibili saranno lanciati “a partire dal 2010”, ha concluso.
Le prime auto completamente elettriche targate Chrysler arriveranno nel 2011. L’ambizione del Gruppo in questo ambito è differenziare nei due settori delle auto elettriche alimentate con le sole batterie (Bev) e dei veicoli ibridi (Hev e Phev).
Dal 2010 sarà già disponibile una versione ibrida del pick-up Dodge Ram 1500, mentre a cavallo tra il 2011 e il 2012 arriverà negli Usa una variante ‘full electric’ di un veicolo commerciale Fiat. Nel 2011 sono invece previsti dal piano per la New Chrysler altri due modelli: un Dodge Ram 1500 e un Minivan (derivato dalla nuova generazione della Voyager) entrambi appartenenti al sottosegmento dei PHEV, cioè dei plug-in hybrid. Ram 1500 e Minivan faranno parte di una flotta che avvierà le sperimentazioni nell’ambito di un accordo con il Dipartimento dell’Energia.
Categoria: Investire
I finalisti di Mind the Bridge 2009-2010
KublaiCamp 2010 a Roma sabato 30 gennaio
Data e luogo sono confermati: il KublaiCamp 2010 sarà sabato 30 gennaio all’I.S.A di Roma (Istituto Superiore Antincendi – qui le foto della sede, qui qualche informazione in più su come raggiungerla).
Il KublaiCamp è come sapete il momento in cui la community creativa di Kublai si ritrova annualmente, per conoscersi finalmente dal vivo, confrontarsi su idee e progetti, e celebrare la creatività come forza per lo sviluppo e l’innovazione anche attraverso l’assegnazione del KublaiAward al miglior progetto creativo sviluppato su Kublai durante l’anno.
A breve maggiori dettagli su tutti gli aspetti; per ricevere gli aggiornamenti e darci una prima idea di quanti saremo a partecipare intanto iscrivetevi agli eventi su Ning e Facebook.
Silicon Valley made in Torino
Marco Ferrando su Il Sole 24 Ore
Visto dal finestrino dell’aereo, il Politecnico di Torino non si distingue facilmente. È come se Torino, gelosa, volesse abbracciarlo, quasi nasconderlo. Non è un caso, o un’illusione ottica: l’ateneo è integrato, profondamente, con il resto della città. Ed è curioso che questa integrazione quasi perfetta emerga proprio oggi che Torino rinasce così come era stata immaginata negli anni Novanta, all’alba dei primi ripensamenti da post-fordismo. D’altronde negli ultimi vent’anni del Politecnico c’è la storia recente di tutta una città e del tessuto socio-economico che la compone. Le stesse tensioni, paure, limiti che l’hanno segnata dalla fine degli anni Ottanta, ma anche i valori, e le scommesse. Poi le prime, e per questo significative, risposte.
È guardando al Politecnico che si trova una città al centro di una crisi profondissima ma che sembra aver ritrovato la strada. Perché ha ripreso ad applicare formule vincenti, che combinano elementi vecchi e nuovi: la tecnologia e la passione per il lavoro, componenti fondamentali del ben noto “paradigma dell’ingegnere”, con l’apertura all’altro, al diverso, al nuovo. Una città che negli ultimi anni si è scoperta capace di fare sintesi nuove e di costruire nuovi progetti di sviluppo. Forse perché forte anche di un progetto, nuovo, di persona.
Trentacinque anni al Politecnico
Valentino Castellani su La Stampa
Ho passato trentacinque anni nel Politecnico, cinque da studente e trenta come docente. Ho anche sperimentato il legame profondo che il Politecnico ha con Torino e che ho vissuto nella straordinaria esperienza da sindaco. La cultura di ingegnere politecnico mi è stata di grande aiuto soprattutto per il rigore al quale mi aveva formato e per la costante attenzione alla concretezza degli obiettivi.
Ma ciascuno di noi è forgiato anche dalle persone che ha incontrato e che gli hanno trasmesso insegnamenti, valori e soprattutto esempi di vita.
Per quanto mi riguarda, ho avuto la fortuna di incontrare al Politecnico maestri che mi hanno segnato per sempre: Mario Boella, Piero Buzano, Renato Einaudi, Lorenzo Marenesi e Giovanni Jarre. Non sono stati i soli, naturalmente, ma nella mia piccola storia loro sono stati i più importanti. Tante cose sono cambiate negli ultimi decenni. Ai miei tempi – fine Anni 50 – erano poche le studentesse di Ingegneria. Oggi sono il 20% dei laureati. Gli studenti stranieri erano rarissimi, oggi sono proprio tanti, e danno l’immagine della internazionalità del Poli.Ma che cos’è la cultura politecnica? All’inizio del secolo scorso il professor Tessari poteva dire: «Possiamo affermare con tutta sicurezza che la prosperità economica delle nazioni, il progresso sociale, l’incivilimento umano, sono dovute in gran parte all’attività ed ai lavori dell’ingegnere». Che la cultura politecnica di buona parte del secolo scorso sia stata attraversata, sia pure con tanti distinguo, da tentazioni tecnocratiche, pare innegabile. Ma negli ultimi decenni molto è cambiato se sul sito del Poli si può leggere: «Sono passati i tempi in cui i “polytechnicien” si occupavano solo del progetto tecnico. Il mondo è sempre più complesso e i problemi sono collegati. Il Poli non si limita a trasmettere conoscenza: gli studenti acquisiscono un metodo di lavoro “critico” per tutta la vita».
La storia di Torino si intreccia con le tante storie di ingegneri e architetti illustri che hanno dedicato il loro impegno allo sviluppo della città. La grande crisi dalla quale stiamo faticosamente uscendo richiederà ancora l’impegno degli ingegneri e degli architetti che il Poli continuerà a formare. Come saggiamente ammonisce Gustavo Zagrebelsky, la democrazia non promette nulla a nessuno, ma richiede molto a tutti. E Torino potrà contare sulle grandi risorse di questo nostro Politecnico che ha l’età dell’Italia unita.
Italiane campionesse di innovazione
Performance vincente della squadra italiana a Helsinki nel concorso dell’ “European Women Innovators & Inventors Network” – Special Award per la comunicazione della Scienza a Elisabetta Durante Centinaia di delegati provenienti da quasi tutti i paesi europei si sono riuniti nello storico palazzo Saatytalo (The House of Estates) di Helsinki per partecipare ai lavori della European Women Innovators & Inventors Network Conference & Awards (7-9 ott. 2009), culminati con l’assegnazione dei premi per le migliori Inventrici ed Innovatrici europee.
Inaugurato da una brillante e appassionata relazione della Ministra finlandese del Lavoro On. Anni Sinnemaki, il convegno ha visto alternarsi esperti e soprattutto esperte di organismi e strutture pubbliche e private di tutta Europa, che hanno affrontato molte e complesse questioni: dalla proprietà intellettuale alla brevettazione, dal technology transfert alla open innovation, dal capitale di rischio al networking, dalle nuove sfide della ricerca scientifica a quelle della formazione avanzata e del lifelong learning.
Parallelamente al programma della conferenza, un panel internazionale di esperti (guidato da Timo Kivi-Koskinen, Presidente della Central Organization of Finnish Inventors), ha avuto il compito di esaminare i progetti presentati dalle inventrici e innovatrici europee che, dopo una prima scrematura, erano già state selezionate per la finale degli Euwiin Awards. Il primo premio è andato alla finlandese Eija Pessinen per il Relaxbirth, un rivoluzionario letto per il parto, già brevettato e adottato da vari ospedali, del quale i giudici hanno apprezzato sia il rivoluzionario design che il valore umano.
Sono state però le italiane, insieme alle islandesi, ad ottenere i maggiori riconoscimenti tra tutte le squadre presenti, da cui sono complessivamente emerse non solo belle idee ma anche numerosi e importanti progetti: il gruppo delle inventrici e innovatrici italiane ha infatti riscosso un generale consenso sia per la qualità che per il grado di innovazione dei progetti presentati.
Torino Design Week: il design torna a Torino
Al via il 3 novembre la prima Torino Design Week, l’iniziativa – che si terrà nel centro città fino all’8 novembre prossimo – vuole dare un segno di continuità con l’anno mondiale del design presentando al pubblico una serie di iniziative legate al tema della cultura del progetto.
Uno degli obiettivi della manifestazione è anche quello di favorire lo sviluppo di una rete fortemente partecipata, stimolando il dialogo tra tutte le componenti della filiera del design e coinvolgendo quindi il mondo della formazione, della progettazione, della produzione e della distribuzione. Molte delle iniziative presenti nel calendario della Torino Design Week sono il frutto di suggerimenti e proposte provenienti dalla comunità del design locale.
L’evento, organizzato dall’Associazione Torino Design Week – con il sostegno della Camera di commercio di Torino e della Regione Piemonte e con il patrocinio della Città di Torino, della Provincia di Torino e dell’ADI-Associazione per il Disegno Industriale – si inserisce all’interno del calendario di Contemporary Arts Torino PIemonte, la rassegna che caratterizza la stagione autunnale delle arti contemporanee con la programmazione di eventi relativi alle arti visive, alla musica, al teatro, al cinema e alle performing arts.
Uno dei temi principali dell’edizione 2009 della TDW sarà “Technology for food”, un’occasione per riflettere sulle responsabilità e sulle potenzialità che l’apporto della cultura del design può offrire al mondo dei prodotti e dei servizi per il cibo. Technology for food è infatti un esempio emblematico della relazione tra cibo e tecnologia, declinazione del più complesso e controverso rapporto tra naturale e artificiale, tra tradizione e innovazione. All’interno di questa dinamica si inserisce il design, che diviene cardine e mediatore in grado di equilibrare l’apporto delle trasformazioni tecnologiche del cibo nell’ottica di uno sviluppo basato sulla sostenibilità.
Il fulcro della manifestazione sarà in Piazza Vittorio Veneto, con una installazione dove saranno esposti gli elaborati degli studenti delle Scuole di Design di Torino proprio sul concetto di “Technology for Food”. Sullo stesso tema una “mostra diffusa” che si terrà in oltre 45 esercizi commerciali del centro cittadino – definiti per l’occasione GreenPoint – all’interno dei quali saranno esposti progetti e prodotti di altrettanti designer piemontesi.
Io mi ricordo
Nel giugno del 2008 quattro giovani torinesi – Lorenzo Fenoglio, Franco Nicola, Luca Novarino e Valentina Vaio – creano una «banca della memoria» per raccogliere, sotto forma di interviste video pubblicate su YouTube, i racconti degli anziani, prima in Piemonte e poi in tutta Italia. L’obiettivo è impedire che vadano persi per sempre i ricordi di chi il secolo scorso lo ha vissuto in prima persona. L’iniziativa ha, in breve tempo, un successo tale da ispirarne di analoghe in altre paesi europei. In Italia ne parlano Walter Veltroni su Repubblica e i telegiornali nazionali, e la notizia rimbalza anche sulle pagine del tedesco Der Spiegel.
Oggi la Banca della memoria ha un proprio sito, che vanta più di un milione di visitatori e raccoglie oltre 420 mila interviste da tutto il mondo, per un totale di 31.239 persone intervistate.
Al materiale raccolto negli anni dalla Banca della memoria è dedicato il Dvd Io mi ricordo. Novanta minuti di interviste per raccontare il Novecento attraverso le memorie di persone comuni che lo hanno vissuto quasi interamente, testimoni dei grandi eventi della storia come della vita quotidiana. Tra loro, un personaggio d’eccezione, lo scrittore Andrea Camilleri, che alla Banca della memoria ha regalato una lunga intervista.
Insieme al Dvd Stile libero pubblica il libro Io mi ricordo. Ritratti di nonni scritti da nipoti a cura di Giacomo Papi. Alla base del libro un appello lanciato tempo fa, su Internet, da Banca della memoria: chi lo desiderava poteva inviare un breve ricordo di una persona anziana amata quando si era bambini.
Le risposte sono state quasi mille in poco più di un mese e il libro raccoglie settanta di questi brevi ritratti che raccontano gli anziani del Novecento attraverso gli occhi dei bambini di allora.
Dal venerdì di Repubblica
Tre giovanotti e una ragazza hanno un’idea che nessuno aveva mai avuto: intervistare gente nata prima del 1940 e riversare le videointerviste in rete. Ognuno racconta quello che vuole, dal primo giorno di scuola al primo amore, dalla guerra alla pesca, dal pane fatto in casa al bucato con la cenere. Boom: in 15 mesi, la loro invenzione, battezzata Banca della memoria, colleziona seicento interviste, quattromila iscritti, mille visitatori al giorno.
E ottiene una copertura mediatica da far scoppiare d’invidia il press agent più agguerrito. Veltroni si esalta. Gelmini pure, visto che i maturandi del 2009 sono invitati a discettarne nella prova d’italiano (saggio breve, ambito tecnico scientifico).
Ora, Einaudi pubblica il cofanetto Io mi ricordo, con un dvd in cui le pantere grigie scovate dalla Banca della memoria narrano a ruota libera, e un volume, Ritratti di nonni scritti da nipoti, che seleziona 71 racconti fra i circa quattrocento inviati in un mese alla Banca da discendenti e discepoli affezionati nostalgici, addirittura inconsolabili.
Ma cos’è tutta questa voglia di memoria in un Paese tanto smemorato? E, se è vero che un terzo dei visitatori del sito ha meno di trent’anni, come mai
questi giovani sono così benevolmente interessati alla terza età, quando gli anziani, a parte i gerontocrati avvinghiati al potere, fanno notizia solo se rapinati
o arrotati dai pirati della strada?
La premiazione di StartCup 2009
Martedì 6 ottobre 2009 a partire dalle ore 14.00, presso la sala Agorà di I3P, Incubatore Imprese Innovative del Politecnico di Torino – C.so Castelfidardo 30/a; via PierCarlo Boggio 59 – Torino, avrà luogo la cerimonia di premiazione dei vincitori della V edizione della Start Cup Torino Piemonte, la competizione regionale di imprese innovative promossa dagli Atenei piemontesi ed organizzata dalle rispettive strutture di incubazione di impresa.
La green economy regala benessere e lavoro
«Sulla green economy abbiamo anticipato Obama» dice sorridendo, con una punta di autoironia, Mercedes Bresso, presidente del Piemonte per sottolineare come gli investimenti della sua amministrazione nelle energie alternative siano stati una delle priorità in questi cinque anni di governo del Piemonte.
D’altronde lei, definita dagli avversari “la zarina” per il piglio decisionista, nella sua vita precedente, prima cioè di impegnarsi in politica, era stata docente di economia dell’ambiente al Politecnico di Torino. Un’esperienza che non ha mai dimentatico. Antinucleare o meglio «contro questo nucleare che è pericoloso e antieconomico», è stata tra le prime a convincersi che le energie alternative non sono solo una questione legata alla tutela dell’ambiente, ma anche una grande opportunità economica. «La green economy è la migliore risposta alla crisi — spiega — il primo obiettivo nella nostra amministrazione è creare benessere, quindi economia e lavoro, guardando al futuro e alla qualità della vita. Il futuro, come dimostrano le scelte di molti paesi del mondo avanzato, è legato all’economia verde, che incrocia praticamente tutti i settori economici, dall’edilizia alla meccanica, dalla chimica all’agricoltura. E il Piemonte che è una regione storicamente all’avanguardia, non vuole rimanere indietro in questo settore».L’obiettivo è quello che “la zarina” chiama del 20+20+20: vale a dire ridurre, entro il 2020, i consumi di energia primaria del 20 per cento, abbattere il livello dei gas serra del 20 per cento rispetto al 1990 e coprire, sempre per quella data, almeno il 20 per cento del fabbisogno con le energie rinnovabili. «Raggiungere questi obiettivi significa creare lavoro, economia, risparmio per i cittadini e migliorare la qualità della vita. Obiettivi tanto ambiziosi però — dice Bresso — si possono raggiungere solo a due condizioni: bisogna favorire in Piemonte la nascita e lo sviluppo di una filiera produttiva che renda disponibili prodotti tecnologicamente avanzati per la produzione di energia da fonti rinnovabili. E allo stesso tempo bisogna fare in modo che i cittadini acquistino una consapevolezza nuova, ovvero capiscano che mettere sul tetto della propria casa o della propria azienda una serie di pannelli fotovoltaici non significa soltanto “fare un’opera buona per l’ambiente”, ma consente anche risparmi consistenti e duraturi. A loro e a tutti. Insomma inquinare meno è conveniente».