Succo di Melone: il portale delle idee

SuccoDiMelone (SdM) è il primo e unico “Portale delle Idee” in Italia, che ti consente di pubblicare, con la semplicità e l’immediatezza di un blog, idee creative e innovative realizzate da te o trovate su Internet.

Le idee possono essere formate da:
– testo (un articolo, una poesia, un racconto, il codice di un programma…)
– immagini (una foto, un’illustrazione, un quadro…)
– video (la preview di un corto, uno spot, un video girato col telefonino…)
– documenti (un progetto, un brevetto, una presentazione…)

SdM è anche la community dei creativi e dei concreti artefici dei propri sogni: tutti quelli che a noi piace chiamare “meloni”. Mancava un vero portale della creatività e dell’innovazione in Italia, un serbatoio di Idee che contribuisse a mettere in contatto la domanda e l’offerta di immaginazione, ovvero i creativi con i potenziali interessati e le persone creative tra loro. Un posto dove mostrare la propria creatività e misurarla con quella degli altri, divertirsi a condividere la propria “lista dei desideri”, farsi la giusta pubblicità per ciò che si è faticosamente creato e trovare i contatti giusti per emergere. Un posto dove incontrare creativi, artisti, visionari, pazzi totali, geni, imprenditori di loro stessi. Un posto dove questi incontri possono generare anche nuovi business.

Se sei un creativo:
– Pubblicare e promuovere un’opera creativa che hai realizzato (ad esempio un racconto, un brano musicale, un video, una foto, un quadro, un software…) allo scopo di condividerla con gli altri utenti della community o di fornire un “assaggio” a potenziali interessati a produrre la tua idea
– Far conoscere ed eventualmente trovare un acquirente per un brevetto che hai registrato
– Pubblicare un desiderio/un suggerimento/uno spunto innovativo che vorresti venisse realizzato per migliorarti la vita
– Conoscere altri creativi o contatti che possono esserti utili per realizzare le tue idee e creare business

Se sei un imprenditore/sponsor:
– Pubblicizzare un’attività che hai progettato e realizzato, facendoti trovare
– Cercare spunti/idee che vale la pena implementare o finanziare
– Trovare persone creative che potrebbero aiutarti nell’implementazione di un’idea
– Acquistare idee/brevetti su cui avviare nuovi business

Qualche esempio:
Hai scritto un romanzo? hai registrato una canzone? Hai girato un corto? Pubblica la tua opera su SdM e ingolosisci i produttori!
– Hai aperto un locale unico nel suo genere? Hai realizzato un programma open source mai visto prima? Pubblica il tuo progetto su SdM e fatti raggiungere!
– Ti è venuto in mente un possibile nuovo programma televisivo ma non sei un autore? Hai un’idea per nuovo ristorante ma non ti interessa la ristorazione? Hai scovato un nuovo sport che dovrebbe andare alle Olimpiadi? Pubblica la tua genialata su SdM e divertiti a discuterne con gli altri meloni!
– Trovi assurdo che nel 2000 si lavori ancora in ufficio e vuoi suggerire un modo diverso di lavorare? La scuola italiana è vecchia di 100 anni e vuoi suggerire al Governo come migliorarla? Sei stufo di fare la coda all’ASL e sapresti come evitarlo? Pubblica la tua idea su SdM e aiutaci a vivere meglio!

Partner per l'innovazione

Dal sito della Regione Piemonte

da sx Profumo, Bresso, Bairati, Courtois e ComastriRegione Piemonte, Microsoft Italia, Politecnico e Università degli Studi di Torino (Scuola di Amministrazione aziendale) hanno stipulato una partnership per l’innovazione mirata alla crescita scientifica e delle competenze informatiche per incrementare la competitività dell’industria ICT e delle piccole e medie aziende locali nel territorio, oltre che per la creazione e sperimentazione di nuove soluzioni di e-government.
L’intesa – firmata il 9 maggio dalla presidente della Regione, Mercedes Bresso, Marco Comastri, amministratore delegato di Microsoft Italia Mercedes Bresso, e Francesco Profumo, rettore del Politecnico di Torino, alla presenza di Jean-Philippe Courtois, presidente di Microsoft International, e Andrea Bairati, assessore regionale all’Innovazione – include una serie di progetti che saranno avviati e sviluppati nei prossimi anni, oltre ad attività e collaborazioni per la formazione e lo sviluppo di competenze manageriali in ambito tecnologico. Gli accordi si inseriscono all’interno del protocollo d’intesa del 7 maggio tra ministero dell’Università e della Ricerca e Microsoft Italia per la diffusione delle tecnologie e delle competenze informatiche in tre Regioni italiane – tra le quali appunto il Piemonte – a supporto dell’innovazione e della competitività delle imprese.
Un momento della firmaCuore della partnership sarà proprio il Centro per l’Innovazione, struttura che sarà ospitata dal Politecnico di Torino e supporterà le aziende locali nell’analisi e nella prototipazione di tecnologie, nella formazione e nel trasferimento di know-how sulle tecnologie “embedded”, un filone importante, anche per i potenziali sviluppi futuri, su cui la Regione intende consolidare una leadership a livello internazionale. Questo tipo di tecnologie consente la gestione e il controllo di dispositivi che sono al cuore di sofisticate soluzioni hardware e software in campi strategici quali ad esempio l’automotive, la robotica e la protezione civile.
Il Centro sarà strutturato sul modello dei “Microsoft Innovation Center” (MIC), strutture avanzate che l’azienda ha sviluppato in numerosi Paesi al mondo in collaborazione con le autorità locali (al momento se ne contano circa 120 in 60 Paesi). Ospiterà specialisti informatici per gli sviluppi tecnologici di base e la realizzazione di soluzioni avanzate insieme ad altri partner privati e pubblici. Sarà inoltre promotore sul territorio del trasferimento tecnologico, che avverrà attraverso formazione e iniziative di incontro e diffusione della conoscenza informatica. La struttura sarà aperta alle società private, istituzioni pubbliche e Università. Tutte le aziende informatiche, a prescindere dal loro modello di business e di sviluppo (commerciale o open source), potranno collaborare. La principale tecnologia di riferimento utilizzata nel Centro piemontese (Windows Embedded CE) verrà usata in modalità “shared source”, che essendo di tipo aperto e pubblico consente lo studio, la modifica, l’adattamento del codice e l’eventuale distribuzione commerciale. Altro obiettivo sarà l’interoperabilità e l’ibridazione dei prodotti e delle piattaforme tecnologiche, commerciali e non.
In occasione della firma, Bresso ha ricordato che ad Ivrea verrà riattivata una sede della fondazione Olivetti, per volontà di Laura Olivetti e in accordo con Regione, Politecnico e Microsoft: “Lavoreremo insieme sul tema degli asset intangibili, il capitale intellettuale che spesso il mondo delle imprese sottovaluta, ma che al contrario è una risorsa inestimabile e un patrimonio di conoscenza e di arricchimento per le imprese stesse”.
“Con questo protocollo d’intesa si chiude un quadro di accordi a 360° aperto la scorsa estate con Microsoft Research. – ha dichiarato l’assessore regionale alle Politiche per l’Innovazione, Andrea Bairati – L’obiettivo principale è far fare un salto di qualità al sistema delle information technologies piemontesi con un partner che è leader mondiale assoluto nel settore”.

Sette aziende promosse al MIT del Politecnico

Giovanni Favro dalla Stampa del 6 maggio

Il Politecnico ha scelto i suoi «magnifici sette». Tanti sono i gruppi industriali selezionati dall’ateneo fra i 29 che da mezzo mondo, dopo aver letto il bando sul Financial Times, hanno presentato domanda per insediare i loro centri di ricerca nella Cittadella del Poli, per poter lavorare a stretto contatto con i suoi scienziati e laboratori. Fra le prescelte che sbarcheranno con i loro migliori cervelli in corso Duca degli Abruzzi 24, ci sono autentici colossi. Microsoft, e altri numeri uno al mondo nei loro settori, come la Vishay, la cinese Huawei e l’italiana Metecno. Se sette, e non di più, sono i marchi, è perché il Poli non ha per ora spazi per ospitarne altri nel campus (fuori dal quale le industrie non vogliono collocarsi). Come spiega il rettore Francesco Profumo, «per i 22 esclusi, scrematura degli 85 fattisi avanti in prima battuta, ho creato una lista d’attesa».

I sette, alcuni dei quali sbarcano con i loro ricercatori per la prima volta non solo a Torino, ma in Italia, sono stati scelti badando a più fattori, «dalla qualità delle imprese alle loro prospettive di sviluppo, alla nostra necessità di variare i settori, per lo sviluppo armonico dei segmenti dell’ateneo». S’insedieranno «entro uno o due mesi» nelle ex Fucine Ogr, in 4 mila mq del «Business and Research Center», che ospiterà anche la nuova sede dell’Incubatore di imprese innovative. Qui ha già ha trovato casa anche il primo polo di venture capital italiano: 11 fondi che gestiscono un miliardo di euro.

Il modello, molto in piccolo, è quello del Massachusetts Institute of Technology, dove convivono campus universitari e industriali. Sempre in piccolo, è l’idea applicata da Profumo con General Motors, che insedierà al Poli il suo centro di ricerca mondiale sui diesel. Con l’arrivo dei 7, i vantaggi saranno, oltre ai contratti di ricerca pagata al Poli, più d’uno. «Siamo soddisfatti di questo ennesimo riconoscimento alla nostra qualità scientifica. I ricercatori aziendali saliranno nel campus a 1300, sommando i 650 di General Motors, i 500 delle 80 aziende dell’Incubatore e i 7 centri, in ciascuno dei quali lavorerà una ventina di persone. Oltre ad offrire lavoro ai nostri dottori di ricerca, sarà occasione di internazionalizzazione e crescita per l’ateneo e per la città».

Le prescelte: Chi sono e cosa fanno
Asja Ambiente: torinese, opera nelle tecnologie per produrre energia da fonti rinnovabili.
Huawei Technologies: cinese, leader mondiale per i dispositivi di telecomunicazione.
Intelligence Focus: è spin-off del Poli, opera nella security informatica.
Jac Automotive: cinese, produce veicoli commerciali leggeri.
Microsoft Corporation:
è il colosso informatico creato da Bill Gates.
Metecno Group: milanese, opera nell’edilizia, è il più grande produttore al mondo di pannelli coibentati.
Vishay Semiconductors: leader mondiale nella componentistica di potenza, tra le più grandi fabbriche di semiconduttori del pianeta.

ALPI365 Expo

ALPI365 Expo  Biennale delle montagne rappresenta il momento cardine del programma di ALPI365, un evento sulla montagna “fuori dal comune”, che si terrà a Torino dal 4 al 7 ottobre 2007 a Lingotto Fiere.

ALPI365 Expo Biennale delle montagne si candida ad essere l’appuntamento più innovativo nel panorama fieristico del settore. Un’esposizione in grado di conciliare il gradimento del grande pubblico e le esigenze degli operatori.

La montagna deve essere vissuta intensamente, 365 giorni l’anno.

Da questo concetto nasce ALPI365, il nuovo ed esclusivo punto di riferimento per chi promuove la montagna in ogni sua dimensione. ALPI365 racchiude un programma triennale di iniziative ed eventi culturali promosso dalla Regione Piemonte e dedicato alle tante espressioni della cultura montana: storia, letteratura, ambiente, sapori, artigianato, innovazione e sport.

Le folli spese del povero Cnr

Da Lastampa.it
Piange miseria e vorrebbe una fetta del tesoretto, ma investe 500 mila euro nel museo dell’orologio

Bontà loro, anche i vertici del Cnr hanno scoperto che i fondi disponibili per la ricerca di Stato bastano giusto per affitti, stipendi e bollette. Così s’è arrivati a discutere di sottogoverno più che di alta ricerca. Il presidente del Cnr Fabio Pistella pensa al tesoretto: «Spero – ha spiegato all’inizio della scorsa settimana – che la stagione dei congressi della maggioranza sia proficua e che, riguardo la ripartizione del tesoretto, porti buone notizie». Al Cnr raccontano che sono i sintomi di un addio annunciato. Che magari si concretizzerà proprio appena chiusa la «stagione dei congressi»: sarebbe pronto un accordo per sostituire Pistella offrendogli in cambio un incarico all’Autorità per l’Energia e il gas. Bisogna però trovare spazio per il suo vice Roberto De Mattei, di professione storico e nel tempo libero animatore del Centro Lepanto, cenacolo di ispirazione cattolica integralista. L’ha voluto accanto a Pistella Gianfranco Fini, che lo reclutò come consigliere di politica estera quand’era alla Farnesina.

«Dateci 70 milioni»
Venerdì Pistella ha fatto la seconda mossa: ha chiesto al ministero della Ricerca 70 milioni, accodandosi alle proteste dei Rettori contro il ministro dell’Università e della ricerca Fabio Mussi. Meglio tardi che mai: Pistella è al Cnr da tre anni, il rubinetto dei finanziamenti è in secca almeno da altrettanto e il braccino corto del ministero è ormai un fatto acclarato: tra il 1998 e il 2006 il fondo ordinario ha perso 86 milioni. La novità è che il vertice del Cnr non sente più la necessità di tener buono Mussi. Come accadde in autunno con la Finanziaria, quando l’ultima sforbiciata ha ridotto i fondi a 509 milioni nel disinteresse generale. Pistella, però, taglia corto su come il consiglio d’amministrazione (che lui presiede) ha suddiviso i sacrifici: 27 milioni di taglio? 23 pesano sulla ricerca. È lo stesso consiglio, d’altronde, che ha deliberato un aumento delle spese per convenzioni e consorzi del 63,15%: da 7 milioni 600 mila euro nel 2006 a 12 milioni 400 mila nel 2007. Meglio glissare.

Per chiedere 70 milioni al ministro – forse – sarà necessario spiegare anche nel dettaglio la ragione di contributi come i 500 mila euro spesi per acquistare il Museo degli orologi a muro di San Marco dei Cavoti, in provincia di Benevento, con tanto di finanziamento decennale (un milione) per poi mantenerlo. O quelle che hanno indotto il cda a destinare nel bilancio di previsione 2007 la bella cifra di 120mila euro a Geophysica-Geie, ente che figura in liquidazione dallo scorso 18 gennaio. Bisognerà ragionare sulle priorità della ricerca italiana, tanto per chiarire se davvero lo studio del «lessico intellettuale» europeo ed italiano meritino la dignità – e le necessità di bilancio – di istituti di ricerca.

Il balletto delle cifre
Potrebbe addirittura essere necessario mettere una volta per tutte nero su bianco i risultati raggiunti. Da settembre a oggi il Cnr ha prodotto tre documenti sull’argomento senza riuscire nell’impresa. Basta mettere accanto il Rendiconto 2005, il Piano triennale 2006-2008 e una nota di risposta alla rivista Le Scienze che aveva pubblicato un servizio sul calo della produzione scientifica, per accorgersi che i numeri non combaciano mai. In tanta confusione, una certezza resta inossidabile: se si tratta di burocrazia, tagliare è vietato. Le spese per gli istituti sono state ridotte da 75 a 52 milioni, ma in bilancio è rimasto ben saldo l’accantonamento di 5 milioni e 850 mila euro per la nomina dei nuovi direttori, e poco importa se il governo ha bloccato le nomine per decreto. Fermi anche un milione e 300 mila euro destinati ai capiprogetto, figura che aggiunge l’ennesimo gradino alla già burosaurica gerarchia del Cnr. A dispetto dei meriti «manageriali» sbandierati spesso e volentieri dai vertici, la nuova organizzazione costa – con questi chiari di luna – oltre 14 milioni di euro all’anno. Basta, per esempio, trasformare i direttori di istituto da professori universitari in manager con contratto privatistico per quintuplicare i costi di indennità.

Privato dimezzato
Pistella insiste sulla partecipazione privata: «Servono partenariati, programmi concordati e risorse concordate tra pubblico e privato – dice -. In questo quadro il Cnr ha superato le aspettative. I 500 milioni del ministero siamo riusciti a metterli a frutto recuperando altrettanto da varie altre fonti, da privati e con privati, anche partecipando a fondi europei». A leggere i documenti, si scopre che la raccolta privata (273 milioni) vanto del presidente altro non è che l’ennesima marcia indietro. Decide tutto Roma e gli istituti, presenti sul territorio e più adatti a raccogliere denaro da imprese e amministrazioni pubbliche, non hanno peso. Sarà un caso? La previsione iniziale 2006 parlava di oltre 42 milioni di euro raccolti tra Regioni ed enti locali. Nella previsione iniziale 2007 sono diventati 15, meno della metà.

Torino Valley cresce e si moltiplica

E’ partito dal primo aprile Torino Valley, il Piemonte che produce innovazione, un progetto per promuovere e consolidare Il Piemonte che produce innovazione.Torino sta diventando la città dell’innovazione; il destino industriale ed economico di Torino e del Piemonte è evidente essere quello di diventare territorio della scienza, della tecnologia della ricerca e dell’innovazione; Torino Valley vuole contribuire a velocizzare e amplificare il potenziale del processo di sviluppo della comunità di persone, aziende, enti che vivono l’innovazione e la ricerca.
Torino Valley vuole proporre un vero brand per dare riconoscibilità al territorio geografico, economico, agli attori economici e ai singoli individui che vi operano aumentando l’auto consapevolezza di tutti gli operatori.

Torino Valley vuole essere la comunità compartecipata dei protagonisti della trasformazione torinese e piemontese, generando altre sottocomunità verticali, creando comunicazione interna ed esterna per diventare una fonte di informazione, un hub di comunicazione su quello che avviene nella Torino Valley dell’innovazione e dello sviluppo economico per chi la vive e per il mondo esterno.

Per circa un anno Torino Valley è stato un blog che ha cercato di costruire un primo abbozzo di comunità intorno a informazioni e riflessioni. Ora Torino Valley si è trasformato in un progetto complesso che comprende aree distinte e indipendenti con diverse funzioni strategiche: un sito-portale classico, il blog, un wiki che permette di creare e condividere informazioni, una piattaforma di e-learning, un sito per terminali mobili, uno shop per prodotti di merchandising e altro ancora

Torino Valley è per tutti gli individui, le aziende e le istituzioni che operano sul suo territorio. Torino Valley è aperta a tutti coloro i quali vorranno partecipare alla sua costruzione

Torino Valley si rivolge ai blogger proponendo loro un network di siti chiamato Pensa Torino che vuole diventare un gruppo impegnato nel cercare di ideare e progettare il futuro economico e evolutivo di Torino. Sempre per i blogger Torino Valley propone il Network Torino Valley in Feedburner per guadagnare attraverso la visualizzazione di pubblicità nel feed RSS.

Torino Valley sfrutta tutti gli strumenti del web 2.0 e utilizza per la sua costruzione solo software Open Source come Joomla, WordPress, Wikimedia e Moodle. Torino Valley non è solo una rete virtuale, ma vuole diventare una rete reale, infatti in futuro organizzerà eventi e meeting a Torino e in Piemonte.
Torino Valley è anche un gruppo su Linkedin il maggiore social network di tipo business al mondo e nasce grazie alla collaborazione di Topix.

Le Settimane della Scienza 2007

Le Settimane della Scienza 2007 hanno due punti focali molto diversi ma entrambi di grande rilievo per la società del futuro: il rapporto natura e civiltà delle macchine, tra naturale e artificiale, proposto dal Ministero dell’Università e della Ricerca, e il rapporto donne e scienza, nell’ambito dell’Anno europeo delle pari opportunità per tutti voluto dalla Commissione europea.

La proposta europea trova a Torino una risposta forte: al Circolo dei Lettori è allestita una
mostra sui Nobel negati che ripercorre la vita delle scienziate che non hanno ottenuto il
premio pur avendo contribuito in modo determinante al progetto di ricerca poi consacrato da quello che a ragione è considerato il più prestigioso riconoscimento a livello mondiale. A
corollario, è in programma una tavola rotonda con ricercatrici e giornaliste per affrontare il
problema delle pari opportunità nei laboratori scientifici, tuttora molto maschili nella
conduzione anche quando le donne che vi lavorano sono numerose e brillanti.

Mostre, visite guidate, performance, laboratori, teatro di strada, caffè scientifici e iniziative
nelle scuole, porte aperte dei centri di ricerca scruteranno da molteplici punti di vista il tema del rapporto natura-civiltà delle macchine voluto dal Ministero. Sarà l’occasione per chiarire alcuni equivoci che spesso sono all’origine di una cattiva comunicazione e comprensione tra scienziati da una parte e cittadini dall’altra.

Il marketing pubblicitario ha sequestrato le parole natura e naturale potenziandone in modo acritico l’accezione positiva. Di riflesso, artificiale ha assunto connotati negativi.
In realtà le cose non sono così semplici e ormai sempre più spesso queste forzature
linguistiche stanno diventando gravi ostacoli per la ricerca, l’introduzione di nuove tecnologie e la realizzazione di opere di interesse pubblico a forte contenuto tecnologico.

Le “Settimane” sono un’opportunità per documentare come “natura”, “naturale”, “artificiale” e “macchina” siano parole di per sé neutre. Nulla nella nostra civiltà è totalmente naturale e nulla è totalmente artificiale. C’è una natura che possiamo interpretare come “buona” e una natura che possiamo considerare “cattiva”. Ma la natura è, e rimane, soltanto se stessa, e l’intervento dell’”artificiale” è teso quasi sempre a trovare un equilibrio conveniente tra la crescita dell’umanità e le risorse naturali.

…e corre, corre, corre la locomotiva, recitava una vecchia canzone di Guccini ambientata
all’inizio del secolo passato. Erano tempi nei quali la civiltà delle macchine s’imponeva come
idea di progresso scientifico e tecnologico senza limiti dei cui frutti tutti avrebbero prima o
poi beneficiato. La grande macchina solcava paesaggi che a noi oggi appaiono incontaminati,
radicata era la convinzione che la potevamo comunque controllare e dominare con il pensiero e con la mano. Non è andata sempre così. Ci sono state tante delusioni. Ma rimane innegabile che le nostre condizioni di vita si siano avvantaggiate enormemente grazie alla scienza e alla tecnologia e alle sue macchine.

Certo, oggi ci sembra di percepire una contrapposizione tra naturale e artificiale, ma spesso è solo un limite della nostra cultura. Per questo è forse necessario guardare con occhio attento nel nostro passato, con la mostra Ötzi, sull’uomo di Similaun di oltre 5.000 anni fa al Museo di Scienze Naturali o visitare siti protoindustriali come accade a Pinerolo al Museo di Archeologia e Antropologia e nella miniera di Lessolo.

Sarà utile anche scandagliare uno scorcio del nostro prossimo futuro in settori, come quello
della nanotecnologie, dove la civiltà delle macchine scompare ai nostri occhi immergendosi in quell’universo di pochi miliardesimi di metro nel quale le proprietà della materia divengono inconsuete e straordinariamente potenti per le applicazioni soprattutto in campo biologico e medico. Alla bellezza a volte inquietante di questo nanomondo è dedicata la mostra Blow-up alla Cavallerizza Reale, mentre alle prospettive che apre in molti settori è dedicato un caffè scientifico alla Fnac.

Appuntamenti delle Settimane della Scienza 2007

BLOW-UP: immagini del nanomondo
Ötzi, l’uomo venuto dal Ghiaccio
Dynamic Tango
Tutti matematici con Harry Potter
Matefitness
Nobel negati alle donne di scienza
L’aria e l’auto in città
Made in Natura
La Commedia Rocciosa
TorinoLab
Dentro l’Accademi@
Scienza e Arte nella civiltà delle Macchine
Che impronta lasci?
La fucina delle molecole
Ancora e, come sempre, scienza
Nanocaffè
Alla ricerca delle radici dell’industria piemontese
Dai BIT agli Atomi
I virus nei vegetali
100 giorni di sole
Scoprire il passato
Visite all’osservatorioPer aggornamenti continui sul programma

Tempo di innovation forum 2007

In occasione del secondo Innovation Forum di IDC verrà presentato in anteprima il Rapporto “Il Sistema dell’Innovazione in Italia: ICT e Società dell’Informazione”, che illustra i risultati del lavoro del Forum sugli scenari di sviluppo dell’innovazione sul territorio e per filiere verticali. L’Osservatorio del Forum dell’Innovazione presenta l’Indice del Sistema dell’Innovazione delle Regioni Italiane (ISIR), sviluppato sulla base di una metodologia originale di IDC ispirata allo European Innovation Scoreboard. L’indice presenta un benchmarking delle Regioni sulla base dei fattori di input e output dell’innovazione, i fattori di sviluppo IT e i fattori del contesto macroeconomico e mette a fuoco le criticità del sistema dell’innovazione in Italia, che spiegano il suo difficile posizionamento internazionale.

Il rapporto pubblicato in marzo 2006 aveva identificato la necessità di un profondo cambiamento delle politiche per l’innovazione per sostenere l’evoluzione del Sistema Paese verso un modello di sviluppo basato sull’economia della conoscenza. Rispetto ad un anno fa, è cambiato il governo e il contesto istituzionale dei ministeri attivi nelle politiche per l’innovazione, portando ad alcuni miglioramenti, ma anche ad alcune battute d’arresto. Ma soprattutto è cambiata la congiuntura economica ed è in corso una ripresa della crescita e delle esportazioni, sostenuta da quella parte del sistema delle imprese che ha saputo ristrutturarsi, internazionalizzarsi e giocare la carta dell’innovazione per recuperare competitività.

L’Indice del Sistema dell’Innovazione delle Regioni Italiane (ISIR) colpisce per la scarsa dinamicità nel periodo 2000-2005, con un valore medio per il sistema Italia sostanzialmente stabile e i valori delle Regioni trainanti addirittura in leggera diminuzione salvo che per il Piemonte. In sostanza ciò riflette un Sistema Paese relativamente
statico, influenzato dalla congiuntura economica negativa, ma soprattutto con una scarsa produttività in termini di capacità innovativa (data dal rapporto input-output dell’innovazione), influenzata in particolare da un calo nella produzione di brevetti. Emerge un quadro nazionale in cui alcune aree compiono notevoli passi avanti e allo stesso tempo altre aree che al contrario fanno dei passi indietro: nello specifico, si evidenzia la distanza che separa la Lombardia, come regione più avanzata e il Molise, che risulta essere quella più arretrata.

Sul fronte delle politiche per l’innovazione, il rapporto del Forum di marzo 2006 aveva evidenziato una serie di debolezze, soprattutto relativamente ai problemi di implementazione a livello di sistema, e di conseguenza la necessità di considerarle prioritarie da un punto di vista politico e strategico. Il primo anno di attività del’attuale
Governo presenta un forte rilancio della politica per l’innovazione industriale sulla base di una visione strategica coerente e di una rinnovata strumentazione di misure di intervento.

Gli investimenti previsti per ricerca e innovazione registrano un certo incremento, anche se inferiore alle speranze. Il riassetto istituzionale ha però creato una certa frammentazione delle competenze, controbilanciata da una buona sintonia fra alcuni dei Ministeri chiave (in particolare Ricerca, Sviluppo Economico e Riforma e Innovazione). Per quanto riguarda l’innovazione nella PA e nel sistema pubblico in generale si registra invece una certa carenza di incisività nelle azioni, più che nelle dichiarazioni ed un supporto di principio per alcune delle iniziative del precedente Governo (per esempio il codice digitale). Nel campo dell’eGovernment in particolare la riorganizzazione interna e la revisione delle priorità hanno rallentato le attività del Governo.

Un segnale positivo è la moltiplicazione degli attori dell’innovazione sul territorio, che hanno un ruolo critico per consentire il miglioramento del rapporto fra sistema della ricerca e imprese e quindi una maggiore produttività dell’innovazione. Lo studio ha analizzato le tre principali tipologie di attori oggi prevalenti in Italia: i distretti tecnologici, gli uffici di trasferimento tecnologico delle università (UTT) e i parchi scientifici e tecnologici. Sono stati identificati i principali modelli che stanno emergendo, illustrati dai profili di good practice presentati nel rapporto. Non esiste infatti un unico modello di successo di technology transfer fra mondo della ricerca e imprese, gli esempi validi possono essere molti e diversi. Lo studio per la prima volta confronta i modelli emergenti di distretti tecnologici e scopre che i distretti attivi assomigliano, più che alla Silicon Valley, ad agenzie dell’innovazione con forte orientamento a gestire bandi e supportare le PMI. Ma ci sono anche molti distretti tecnologici rimasti da tre anni sulla carta: forse sarebbe il caso di abbandonare il tentativo di forzare lo sviluppo di distretti inventati dove il sistema
economico locale non è in grado di sostenerli.

Le università hanno abbandonato l’ideale della torre d’avorio a favore di un profilo di università imprenditoriale, dove si favoriscono le imprese spin-off fondate da docenti o ricercatori per sfruttare la proprietà intellettuale generata dalla ricerca pubblica. Le imprese spin-off sono più di 450, di cui la metà nata negli ultimi due anni, molte concentrate in veri e propri poli di sviluppo intorno ai principali atenei. Ma a fronte di questa vivacità di iniziative esiste il rischio di una dispersione delle risorse e duplicazione degli sforzi. Pur evitando un coordinamento rigido probabilmente impossibile da realizzare, è fondamentale che Governo e Regioni si occupino di monitorare queste esperienze,
facilitando le sinergie all’interno della filiera dell’innovazione. Particolarmente importante è introdurre una cultura di obiettivi e valutazione dei risultati per guidare investimenti e incentivi, evitando di sostenere per sempre esperienze fallimentari o non adatte alle caratteristiche del territorio.

Il Forum dell’Innovazione ha infine analizzato in profondità le dinamiche di sviluppo di tre filiere nelle quali l’innovazione digitale rappresenta uno strumento indispensabile per la competitività e l’innovazione.
Il primo settore verticale analizzato è quello relativo alla sanità elettronica. IDC ha illustrato come gli strumenti tecnologici possono sostenere la trasformazione del sistema sanitario per rispondere alle nuove sfide di personalizzazione dell’assistenza, contenimento dei costi, razionalizzazione della gestione. La domanda emergente di sanità elettronica, volta a contribuire alla risoluzione di queste sfide, rischia di essere insoddisfatta a causa di una serie di problemi: la frammentazione e dispersione delle esperienze innovative, la carenza di una visione strategica condivisa sul ruolo dell’innovazione, la scarsità di risorse per gli investimenti, la visione riduttiva delle tecnologie informatiche come semplici strumenti di automazione gestionale. Per stimolare un circolo virtuoso di sviluppo
dell’innovazione digitale nel Sistema Sanitario i rappresentanti del Forum dell’Innovazione Digitale presentano alcune raccomandazioni al Governo, alle Regioni ed ai principali attori del Sistema Sanitario, tra cui la necessità che il Governo e le Regioni stringano un patto per accelerare l’implementazione dell’innovazione tecnologica nel Sistema Sanitario; la priorità di sviluppare una visione strategica condivisa dell’innovazione nella sanità; il potenziamento da parte del Governo del ruolo di supporto tecnico e di know-how alle Autonomie Locali per l’implementazione dei servizi di eHealth, eGov e Telecare; la promozione della ricerca e della formazione interdisciplinare sulla sanità
elettronica; il decentramento dell’assistenza attraverso la telemedicina e la teleassistenza.

La domanda emergente di cultura digitale, cioè di nuove modalità di fruizione dei beni culturali caratterizzate da multimedialità, personalizzazione e interattività, può generare nuovi ricavi e aprire nuovi orizzonti agli attori del settore quali i musei. In particolare l’ICT può rappresentare una leva strategica per rinnovare il sistema dell’offerta e della domanda nella filiera integrata turismo-beni culturali, favorendo nuove forme di marketing territoriale. Secondouno studio di IDC Italia realizzato per il Forum, i servizi innovativi digitali per il turismo culturale potrebbero generare al 2011 circa 270 milioni di euro di spese aggiuntive dei turisti, secondo uno scenario ottimistico, oppure 177 milioni
di euro in uno scenario conservativo. Questa stima si basa sull’iniziativa di un piccolo numero di città e di musei (rispettivamente 12 e 10 nello scenario ottimistico, 6 e 6 in quello conservativo) e non considera il possibile incremento del numero di turisti/visitatori dovuto alla maggiore attrattività del territorio. Si tratta quindi di una stima
riduttiva rispetto a quello che può essere il potenziale di mercato.

Per innescarne lo sviluppo il gruppo di lavoro del Forum dell’Innovazione Digitale propone alcune linee guida, come lo sviluppo di politiche integrate del marketing del territorio che prevedano una forte integrazione tra cultura e turismo; la promozione di una strategia di fruizione dei beni culturali che comprenda il concetto di cultura digitale, superando la nozione riduttiva di pura digitalizzazione dei beni esistenti; la predisposizione di piani per la formazione di personale specializzato nell’utilizzo dell’ICT applicato ai beni culturali che affianchi le strutture museali; la definizione di incentivi per la creazione di siti evoluti da parte degli enti culturali e dei musei, per facilitare la fruizione online e l’integrazione con i siti degli operatori del territorio; la predisposizione di strumenti per il monitoraggio del
turismo culturale.

Per finire il Forum si è focalizzato sul Made in Italy, in cui la sfida delle nuove tecnologie, come l’innovazione di prodotto e di processo, sta aiutando le nostre imprese a riprendere competitività sui mercati internazionali. Una serie
di attori da tempo si adoperano per supportare le imprese e le aggregazioni di riferimento, quali i distretti industriali, nel ripristino di quelle condizioni di competitività che nei decenni scorsi hanno fatto conoscere il made in italy in tutto il mondo. Una delle difficoltà incontrata dalle piccole e medie aziende del made in italy è trovare motivazioni per
sganciarsi dalle logiche tradizionali consolidate. L’ottimizzazione della catena di fornitura, produzione e distribuzione è resa difficile da colli di bottiglia generati da attività ancora molto manuali, dalla mancanza di soluzioni tecnologiche in grado di rendere più fluidi ed efficienti determinati processi. Per innescare lo sviluppo dell’innovazione nei settori del made in italy il gruppo di lavoro del Forum dell’Innovazione Digitale evidenzia alcune priorità, tra cui l’esigenza di capitalizzare l’esperienza delle medie imprese dinamiche del made in italy; la necessità di prepararsi a segmentare una domanda di acquisto crescente del sud est asiatico; la creazione di osservatori e politiche per la compliance nelle filiere del made in italy; e infine, per il made in italy delle grandi aree urbane/metropolitane, la
definizione di politiche rivolte al recupero di quella capacità di fare sistema che la contrapposizione di grandi interessi in gioco rischia di indebolire.

In conclusione, l’innovazione procede per filiere superando i confini tradizionali dei settori. Il gap di innovazione digitale in Italia è legato ad un utilizzo riduttivo delle infrastrutture dell’informazione nelle filiere, che non sostiene i nuovi modelli di cooperazione-concorrenza fra attori e di stretta interazione con fornitori, clienti, interlocutori istituzionali.

Il gap di innovazione digitale è anche un sintomo delle molteplici dogane della conoscenza, le barriere che impediscono la mobilità di idee, competenze, modelli organizzativi e persone, fra settori e comparti tradizionali. Ma esiste anche un ritardo delle infrastrutture tecnologiche sul territorio, con particolare riferimento alla larga banda. E’
fondamentale stimolare il dialogo fra fornitori di tecnologie e stakeholders delle filiere per risolvere i problemi comuni, come propone il Forum dell’Innovazione Digitale.

Il ritardo di innovazione è particolarmente evidente nei grandi sistemi dei servizi (sanità, turismo, beni culturali, università e ricerca), dove l’intreccio fra operatori pubblici e privati, punto di forza rispetto al capitale sociale, diventa un ulteriore elemento di freno rispetto all’innovazione di filiera. In questi sistemi diventa sempre più urgente il problema della governance: occorre un modello più efficace di coordinamento Governo-Regioni per l’innovazione, che eviti di rallentare i pionieri e incentivi invece i comportamenti virtuosi.

Ridurre il divario digitale in Piemonte

Per sostenere e incrementare il livello di competitività di tutto il sistema economico regionale è stato avviato il progetto Reduce Digital Divide (RDD), con il quale la Regione si è posta l’obiettivo di rendere disponibile entro il 2008 la connettività a banda larga per i Comuni non direttamente toccati dal protocollo d’intesa siglato con Telecom Italia nel giugno scorso. La copertura prevista dall’azienda non raggiunge infatti la totalità del territorio piemontese per ragioni di ordine tecnico-economico. I 222 Comuni esclusi. ovvero non coperti al 100%, sono oggetto di intervento nell’ambito di RDD.

Il progetto lanciato dalla Regione Piemonte con il bando pubblicato il 13 marzo (le offerte potranno essere presentate fino alla fine di maggio) è così sintetizzato dall’assessore alla Ricerca, Andrea Bairati: ”La disponibilità di infrastrutture a banda larga e di tecnologie e di servizi ad essa correlati è ormai un fattore strategico per sostenere e incrementare il livello di competitività di tutto il sistema economico regionale. Occorre sviluppare le infrastrutture necessarie a raccordare gli utenti finali – aziende. strutture di ricerca, luoghi di pubblica utilità e singoli cittadini – al nodo di backbone, l’autostrada digitale in fibra ottica locale. Solo in tal modo saremo in grado di creare le condizioni tecnologiche e di mercato affinché l’opportunità di accesso risultati realmente diffusa, anche nei confronti dei cittadini”.

Le risorse disponibili a base d’asta sono 4,6 milioni di euro, compreso il cofinanziamento di 170.000 euro della Provincia di Cuneo. I lotti sono tre: Cuneese, Asti e Alessandria, le altre province.