Silicon Valley made in Torino

Marco Ferrando su Il Sole 24 Ore

Visto dal finestrino dell’aereo, il Politecnico di Torino non si distingue facilmente. È come se Torino, gelosa, volesse abbracciarlo, quasi nasconderlo. Non è un caso, o un’illusione ottica: l’ateneo è integrato, profondamente, con il resto della città. Ed è curioso che questa integrazione quasi perfetta emerga proprio oggi che Torino rinasce così come era stata immaginata negli anni Novanta, all’alba dei primi ripensamenti da post-fordismo. D’altronde negli ultimi vent’anni del Politecnico c’è la storia recente di tutta una città e del tessuto socio-economico che la compone. Le stesse tensioni, paure, limiti che l’hanno segnata dalla fine degli anni Ottanta, ma anche i valori, e le scommesse. Poi le prime, e per questo significative, risposte.

È guardando al Politecnico che si trova una città al centro di una crisi profondissima ma che sembra aver ritrovato la strada. Perché ha ripreso ad applicare formule vincenti, che combinano elementi vecchi e nuovi: la tecnologia e la passione per il lavoro, componenti fondamentali del ben noto “paradigma dell’ingegnere”, con l’apertura all’altro, al diverso, al nuovo. Una città che negli ultimi anni si è scoperta capace di fare sintesi nuove e di costruire nuovi progetti di sviluppo. Forse perché forte anche di un progetto, nuovo, di persona.

Leggi tutto “Silicon Valley made in Torino”

Meeting Epiwork: scienziati europei contro la pandemia influenzale

Da lunedì 16 a mercoledì 18 novembre 2009 si svolgerà a Torino, presso la Fondazione ISI, il meeting del progetto Epiwork: tre giorni di incontri con 25 scienziati provenienti da Italia, Regno Unito, Portogallo, Olanda, Belgio, Svezia, Germania e Israele per discutere di sistemi di sorveglianza e predizione della pandemia influenzale in Europa.

L’iniziativa, promossa e co-finanziata dalla Comunità Europea, punta all’estensione su scala europea nei prossimi 4 anni, di un sistema di monitoraggio dell’influenza basato sull’aspetto collaborativo del web 2.0. Attraverso un portale web dedicato, ogni cittadino può, previa registrazione, indicare i propri sintomi respiratori per contribuire a una mappatura dettagliata e aggiornata in tempo reale della situazione influenzale in Europa.  Il progetto è stato avviato nella stagione 2003/2004 in Olanda e Belgio da Carl Koppeschaar, e successivamente esteso anche al Portogallo e all’Italia. In seguito all’emergenza dell’influenza A/H1N1 la piattaforma è stata esportata in anticipo in Gran Bretagna, Messico e Brasile, paesi nei quali è operativa già dalle prime settimane di maggio 2009.

Declinazione italiana del progetto Epiwork è il sistema di monitoraggio influweb, coordinato da Alessandro Vespignani e sviluppato presso il Laboratorio Lagrange della Fondazione ISI di Torino nell’ambito del Progetto Lagrange – Fondazione CRT. Avviata a gennaio del 2009, la campagna collaborativa di raccolta dati conta ad oggi circa 2500 iscritti. Il sistema di monitoraggio si basa sulla partecipazione volontaria di utenti che riportano il loro stato di salute compilando settimanalmente un breve questionario online  sul sito www.influweb.it. Le informazioni fornite vengono processate in tempo reale e visualizzate in forma di mappe e grafici costantemente aggiornati, direttamente accessibili sul sito insieme alle risposte alle domande più frequenti sulla nuova influenza, alle linee guida e alle news sulle iniziative di sorveglianza e prevenzione promosse dal Ministero della Salute italiano e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La piattaforma consente inoltre di rilevare tutti i casi di influenza in cui non viene consultato il medico di base o non si ricorre all’ospedalizzazione, e che quindi sfuggono ai sistemi di sorveglianza tradizionali

Trentacinque anni al Politecnico

Valentino Castellani su La Stampa

Ho passato trentacinque anni nel Politecnico, cinque da studente e trenta come docente. Ho anche sperimentato il legame profondo che il Politecnico ha con Torino e che ho vissuto nella straordinaria esperienza da sindaco. La cultura di ingegnere politecnico mi è stata di grande aiuto soprattutto per il rigore al quale mi aveva formato e per la costante attenzione alla concretezza degli obiettivi.

Ma ciascuno di noi è forgiato anche dalle persone che ha incontrato e che gli hanno trasmesso insegnamenti, valori e soprattutto esempi di vita.
Per quanto mi riguarda, ho avuto la fortuna di incontrare al Politecnico maestri che mi hanno segnato per sempre: Mario Boella, Piero Buzano, Renato Einaudi, Lorenzo Marenesi e Giovanni Jarre. Non sono stati i soli, naturalmente, ma nella mia piccola storia loro sono stati i più importanti. Tante cose sono cambiate negli ultimi decenni. Ai miei tempi – fine Anni 50 – erano poche le studentesse di Ingegneria. Oggi sono il 20% dei laureati. Gli studenti stranieri erano rarissimi, oggi sono proprio tanti, e danno l’immagine della internazionalità del Poli.

Ma che cos’è la cultura politecnica? All’inizio del secolo scorso il professor Tessari poteva dire: «Possiamo affermare con tutta sicurezza che la prosperità economica delle nazioni, il progresso sociale, l’incivilimento umano, sono dovute in gran parte all’attività ed ai lavori dell’ingegnere». Che la cultura politecnica di buona parte del secolo scorso sia stata attraversata, sia pure con tanti distinguo, da tentazioni tecnocratiche, pare innegabile. Ma negli ultimi decenni molto è cambiato se sul sito del Poli si può leggere: «Sono passati i tempi in cui i “polytechnicien” si occupavano solo del progetto tecnico. Il mondo è sempre più complesso e i problemi sono collegati. Il Poli non si limita a trasmettere conoscenza: gli studenti acquisiscono un metodo di lavoro “critico” per tutta la vita».

La storia di Torino si intreccia con le tante storie di ingegneri e architetti illustri che hanno dedicato il loro impegno allo sviluppo della città. La grande crisi dalla quale stiamo faticosamente uscendo richiederà ancora l’impegno degli ingegneri e degli architetti che il Poli continuerà a formare. Come saggiamente ammonisce Gustavo Zagrebelsky, la democrazia non promette nulla a nessuno, ma richiede molto a tutti. E Torino potrà contare sulle grandi risorse di questo nostro Politecnico che ha l’età dell’Italia unita.

Torino la capitale del futuro

Gabriele Ferraris su La Stampa.it

La notte, è stanotte. La password è «contemporaneità». Il posto, un po’ dovunque, in una Torino che pare uscita da un romanzo di Bruce Sterling (non a caso Bruce Sterling ha scelto di abitarci) più che da una poesia di Gozzano. Stanotte è la notte in cui vengono al pettine i fili che Torino ha tessuto negli anni, e ha intrecciato in questa eccitante settimana di novembre. La città è piena di collezionisti e galleristi per Artissima, la fiera dell’arte contemporanea che si tiene al Lingotto; è piena di nightclubbers per Club to Club, il festival della musica elettronica che stanotte esplode proprio al Lingotto con il deejay-set stellare di Jeff Mills, Carl Craig e altri mammasantissima della consolle; ed è piena di guru del digitale, maghi della computer grafica, stregoni del videogame, creativi del computer, calati a frotte a Torino per View Conference, o per Share Festival.

Stanotte Torino è tutta loro: al chiarore complice delle Luci d’Artista, le gallerie d’arte rimarranno aperte, e aperti saranno tanti musei, e la festa mobile andrà dai giochi d’acqua della Reggia di Venaria alle provocazioni urbane della contro-Fiera «Paratissima» nel quartiere multietnico di San Salvario; fino a piazza Vittorio, dove è annunciata una «installazione d’arte sociale» dall’allarmante titolo «Crash in Turin». Centinaia di eventi, spettacoli, performance. Il fatto è che i torinesi – per fronteggiare la crisi ottimizzando le risorse (concetto molto contemporaneo) – si sono messi in testa di fare, di novembre, un mese speciale, il mese delle arti contemporanee: e hanno concentrato in questo mese, e di questo mese in questo weekend, una serie di manifestazioni straordinarie, ciascuna delle quali s’intreccia con le altre, scambiandosi iniziative e unendo le forze, e portando in città il meglio del meglio nel proprio ambito.
Leggi tutto “Torino la capitale del futuro”

Intellisemantic presenta Tracesense

IntelliSemantic ha ufficializzato l’inizio della demo del suo prodotto TraceSense. TraceSense è un sistema di navigazione semantica dei contenuti multimediali (video, ecc.) nata dalla collaborazione di IntelliSemantic con il Politecnico di Torino che ne ha condotto congiuntamente la ricerca e lo sviluppo. TraceSense permette l’interpretazione e la classificazione semantica dei metadati associati ai contenuti multimediali tramite un sistema di estrazione, riconoscimento ed organizzazione degli stessi in domini di conoscenza. Il fine è permettere una ricerca molto efficace dei video in virtù dell’organizzazione automatica dei contenuti stessi, in linea con l’ottica di riutilizzo tipica dei diffusi sistemi Web 2.0 come sono i social networks.

IntelliSemantic è una startup nata a Torino nel 2005. Dopo avere vinto il premio MIP, viene ospitata dall’incubatore I3p del Politecnico di Torino. La sua attività principale è lo sviluppo di applicazioni di ricerca semantica, secondo le più recenti tecnologie e standards, anche in collaborazione con lo stesso Politecnico. Il motore di ricerca IntelliFacet su cui si basa l’offerta è in grado di operare in vari ambienti IT e contesti di business.

Italiane campionesse di innovazione

Via Gravità Zero

Performance vincente della squadra italiana a Helsinki nel concorso dell’ “European Women Innovators & Inventors Network” – Special Award per la comunicazione della Scienza a Elisabetta Durante Centinaia di delegati provenienti da quasi tutti i paesi europei si sono riuniti nello storico palazzo Saatytalo (The House of Estates) di Helsinki per partecipare ai lavori della European Women Innovators & Inventors Network Conference & Awards (7-9 ott. 2009), culminati con l’assegnazione dei premi per le migliori Inventrici ed Innovatrici europee.

Inaugurato da una brillante e appassionata relazione della Ministra finlandese del Lavoro On. Anni Sinnemaki, il convegno ha visto alternarsi esperti e soprattutto esperte di organismi e strutture pubbliche e private di tutta Europa, che hanno affrontato molte e complesse questioni: dalla proprietà intellettuale alla brevettazione, dal technology transfert alla open innovation, dal capitale di rischio al networking, dalle nuove sfide della ricerca scientifica a quelle della formazione avanzata e del lifelong learning.

Parallelamente al programma della conferenza, un panel internazionale di esperti (guidato da Timo Kivi-Koskinen, Presidente della Central Organization of Finnish Inventors), ha avuto il compito di esaminare i progetti presentati dalle inventrici e innovatrici europee che, dopo una prima scrematura, erano già state selezionate per la finale degli Euwiin Awards. Il primo premio è andato alla finlandese Eija Pessinen per il Relaxbirth, un rivoluzionario letto per il parto, già brevettato e adottato da vari ospedali, del quale i giudici hanno apprezzato sia il rivoluzionario design che il valore umano.

Sono state però le italiane, insieme alle islandesi, ad ottenere i maggiori riconoscimenti tra tutte le squadre presenti, da cui sono complessivamente emerse non solo belle idee ma anche numerosi e importanti progetti: il gruppo delle inventrici e innovatrici italiane ha infatti riscosso un generale consenso sia per la qualità che per il grado di innovazione dei progetti presentati.

Leggi tutto “Italiane campionesse di innovazione”

Share Festival fra arte emercato

Alessandra C su Lastampa.it

piemonte share 2009

Da martedì 3 a domenica 8 novembre il Museo Regionale di Scienze Naturali (via Giolitti 36), ospita la quinta edizione di Piemonte Share Festival, www.toshare.it, evento annuale dedicato alla promozione e divulgazione dell’arte digitale, a ingresso libero e gratuito.
Per l’edizione 2009 le curatrici, Chiara Garibaldi e Simona Lodi, propongono come filo conduttore il tema «Market Forces – dalla teoria della complessità ai supermercati d’artista ». La complessità del mercato, dell’economia dell’arte e le forze che intervengono al suo interno, la loro relazione con i nuovi media e la cultura digitale, sono dunque il fulcro di Share 2009, che nell’anno della crisi finanziaria affronta un tema di spinosa attualità, in un percorso di cinque giorni tra installazioni, mostre, performance, dibattiti, che culminerà con l’assegnazione dello Share Prize. Tutte le iniziative sono gratuite sino a esaurimento posti.

Dal 3 all’8 novembre, al Museo Regionale di Scienze Naturali, sono esposte le opere dei sei artisti ammessi alla selezione finale del premio Share, lanciato nel 2007 per scoprire, promuovere e sostenere le arti digitali. La giuria ha scelto i sei finalisti esposti tra quasi 400 progetti provenienti da tutto il mondo. Gli artisti finalisti sono Ernesto Klar (Usa/Venezuela), con l’installazione interattiva «Convergenze Parallele »; Random International (Gran Bretagna) con «audien- Ce»; Ralf Baecker (Germania) con «CalCulating SPaCe»; Francesco Meneghini e William Bottin (Italia) si ispirano al comportamento collettivo degli insetti con «SCiame 1»; Andreas Muxel (Germania) espone la scultura cinetica «ConneCt»; Lia (Austria) presenta un’opera di net.art classica «Proximity of need».
Lo Share Prize sarà assegnato sabato 7, alle ore 18, nella sede della mostra.

S’intitola «Market Forces» la mostra collettiva ospitata, sempre dal 3 all’ 8 novembre, al Museo Regionale di Scienze Naturali. Per visualizzare le forze e le tensioni, la complessità del mercato, la curatrice, Simona Lodi, ha scelto di allestire un vero supermercato, dove le opere si propongono come fonte alternativa di conoscenze sull’economia.

Nell’ambito di Share sono previste alcune performance. Orchestra Meccanica Marinetti plays Nag Hammadi. Martedì 3 e giovedì 5 novembre (ore 18,30) al Museo di Scienze Naturali. L’Orchestra, ideata da Angelo Comino a.k.a. Motor, è costituita da due robot percussionisti che suonano «dal vivo» su bidoni d’acciaio sotto la guida di un performer. Il movimento e il lavoro delle fabbriche, che hanno costruito la città di Torino, si mostrano attraverso i linguaggi contemporanei digitali e interattivi.
Optofonica. Venerdì 6 (ore 22) alla Sala Espace, via Mantova 38. Optofonica è un progetto iniziato dall’artista multimediale TeZ nel 2006 e portato avanti con la fondazione Optofonica di Amsterdam i cui membri sono passionalmente coinvolti nella ricerca, produzione e proliferazione di «ambienti immersivi» per installazioni e performance. E’ un evento (a pagamento) di «Digital Orbit», cartellone che riunisce alcuni momenti significativi di Share, View, Club to Club.
La Terra guasTa. Sabato 7 (ore 21) alla Galleria Allegretti Contemporanea, via S. Francesco d’Assisi 14. «La Terra guasTa» è un’installazione di Andrea Valle che fa uso di sorgenti sonore attivate da motori elettrici e controllate dal calcolatore.

I giorni di View Fest e View Conference

Alessandra C su Lastampa.it

I guru della cultura digitale si danno appuntamento a Torino per due imperdibili appuntamenti: ViewFest, festival del cinema digitale, e View Conference, conferenza internazionale di computer grafica che quest’anno festeggia la decima edizione.
Dieci anni di una lunga marcia che hanno portato View Conference, sotto la direzione di Maria Elena Gutierrez, a diventare un punto di riferimento europeo per la divulgazione e la promozione della cultura digitale in tutte le sue sfumature. Per loro natura, ViewFest e View Conference non sono appuntamenti dedicati unicamente agli addetti ai lavori, ma una settimana digitale aperta a chiunque voglia entrare in contatto con la creatività, la tecnica, l’arte e incontrare dal vivo i maestri del settore.

L’immersione nel mondo dell’animazione 3D, quest’anno celebrato anche al Festival di Cannes, parte con ViewFest, dal 30 al 1 novembre presso il Cinema Massimo. ViewFest è un’occasione per capire come le nuove tecnologie hanno cambiato il linguaggio cinematografico e l’immaginario. Lo scorso anno, in occasione di View Conference, Brad Lewis, produttore di «Ratatouille», attualmente impegnato nella direzione di «Cars 2», della Pixar, disse: «La gente pensa che qui girino tutti in scooter, spargendo, ovunque, polvere di stelle». Forse i corridoi della Pixar non sono ricoperti di polvere di stelle, ma i loro film fanno sognare in tre dimensioni. ViewFest propone due capolavori del’animazione targati Disney-Pixar, «Toy Story» e «Toy Story 2» nella versione 3D con gli occhialini attivi. Sempre targato Pixar, sempre nella versione 3D attivo, il cortometraggio «Partly Cloudy» che introduce l’ultimo capolavoro «Up». Anche quest’anno ViewFest propone due anteprime italiane, la nuova pellicola di Disney «A Christmas Carol» di Robert Zemeckis e trenta minuti del film «Piovono polpette», targato Sony/Imageworks, diretto da Chris Miller e presentato a Torino da Denny Dimian, responsabile della computer grafica.

ViewFest non è solo cinema, ma una panoramica sulla computer grafica, animazione e arte, rappresentate al meglio da Siggraph Asia 2008 Computer Animation Festival e il meglio di Siggraph 2009. L’Italia e la nostra città sono presenti a ViewFest con due eventi, ItalianMix e Torino That Arts, presentato in sala da Andrea Bessone, Elena Volpato e Giorgio Cugno.

Dopo il ViewFest la settimana digitale prosegue con View Conference, dal 4 al 7 novembre presso il Centro Congressi Torino Incontra in via Nino Costa 8. Un’immersione totale ad alto livello nelle culture digitali, un palinsesto ricco di dibattiti, seminari, presentazioni e workshop. L’ingresso è gratuito, dato l’alto profilo della manifestazione e caldamente consigliato di accreditarsi nel sito www.viewconference.it

Le piccole guidano l'innovazione

Stefano Manzocchi sul Sole 24 ore

Industria in Italia significa piccola impresa: prima della crisi, erano attive circa mezzo milione di piccole aziende industriali, che impiegavano 3,5 milioni di addetti, i tre quarti dell’occupazione manifatturiera. Le piccole imprese rappresentano il 50% delle imprese esportatrici (in termini di unità attive) e gli addetti all’estero delle piccole aziende sono passati dal 4 al 9% del totale dell’industria nel decennio prima della crisi.

La retorica dell’internazionalizzazione – perseguita da molte piccole in passato – è stato un abbaglio, alla luce della crisi? L’internazionalizzazione ha comportato investimenti e un impegno finanziario che hanno molto esposto le nostre piccole imprese manifatturiere alla recessione, tenuto conto anche dell’intermittente sostegno del sistema bancario italiano. Ma la scelta d’internazionalizzarsi ha portato anche indubbi benefici, in termini di proiezione verso i mercati più promettenti, e di diversificazione e riduzione del rischio. In particolare, sia per i beni intermedi e d’investimento sia per i beni di consumo, dal 1998 al 2008 il peso relativo dei mercati emergenti per l’export italiano è cresciuto di oltre il 50 per cento. Questa tendenza si rispecchia in una progressiva diversificazione dei nostri mercati di sbocco. Internazionalizzarsi non è stato solo sensato in termini di diversificazione, ma anche obbligato per un’economia a bassa crescita della domanda come la nostra, e parte di un continente europeo anch’esso caratterizzato da dinamiche modeste della domanda.

Nonostante le difficoltà di questa fase, la piccola impresa industriale italiana è sovente ottimista per il medio periodo, come dimostrano le elaborazioni delle associazioni di categoria: la crisi potrà rallentare ma comunque non arrestare le grandi trasformazioni in corso nei paesi emergenti, dove segmenti significativi di popolazione sono in procinto di affrontare importanti cambiamenti di struttura produttiva, di status economico e di stili di consumo. Anche la spinta decisa delle politiche macroeconomiche negli Stati Uniti potrà gradualmente alimentare investimenti e consumi nelle Americhe.