Impariamo da Torino come si fa gioco di squadra

Ivan Berni su Repubblica

L’impietosa analisi di Stefano Boeri sulla perdita di ruolo di Milano come capitale mondiale del design pubblicata su queste stesse pagine sabato scorso, termina con una amara constatazione: se la città perde terreno anche su suoi primati storici, come il design, è perché manca la capacità di organizzare «un progetto culturale, politico ed economico». Tutto vero. E siccome il declino di Milano fa il paio con l’ascesa di  Torino, forse è utile chiedersi cosa sta trasformando l’ex “motor town” italiana in una metropoli attraente, dinamica, competitiva a livello nazionale e internazionale.

Oltre al Congresso mondiale degli architetti, quest’anno Torino è stata anche nominata World design Capital dall’Associazione internazionale del design industriale. Nell’arco del 2008 in programma ci sono oltre 200 iniziative, che culmineranno nella mostra storica sul premio Compasso d’Oro e sul conferimento dello stesso premio alla Reggia della Venaria, recentemente restaurata.

Per ottenere il Congresso mondiale degli architetti Torinoha preparato la candidatura nel 2000 e l’ha ottenuta nel 2002, mentre il titolo di capitale mondiale del design se l’è guadagnato nel 2005, partecipando al primo bando indetto dall’Associazione internazionale del design industriale. In tutte e due queste occasioni Milano non c’era. E vale appena la pena di ricordare che la Reggia della Venaria è stata restaurata in nove anni mentre il nostro Palazzo Reale è ancora, per metà, un cantiere. Da tempo immemore.

Torino ha iniziato a fare squadra dieci anni fa, creando l’associazione Torino Internazionale, un organismo nato con il pieno coinvolgimento di Comune, Provincia e Regione (altempo governata dal centrodestra), dalle Università subalpine, da istituti bancari, associazioni di categoria e sponsor privati.

Questa Torino Internazionale è per metà un think-thank che elaboraprogetti e scenari di sviluppo e per metà è una efficientissima agenzia di marketing territoriale. In sostanza, un gruppo di lavoro che ha elaborato in dieci anni due piani strategici per la città – orientandola verso l’idea di una città della conoscenza- e al tempo stesso si è messo in moto per costruire relazioni, partnership e intercettare opportunità. Già ora, per dire, si lavora alle grandi celebrazioni per il l5oesimo dell’Unità d’Italia, in programma nel 2011.

A Torino si progetta e si implementa il progetto, utilizzando uno strumento sul quale la città ha “fatto sistema”. Perché Milano non fa lo stesso? In effetti nella nostra città qualcosa di simile a Torino Internazionale esiste: è l’agenzia Milano Metropoli, promossa dallaProvincia e partecipata dalla Camera di Commercio. Peccato che il Co mune non ne faccia parte. E la Regione nemmeno. Col risultato di una struttura che non può agire a tutto campo come avviene per i cugini torinesi.

Si può obiettare che nella candidatura per l’Expo 2015 una sinergia fra le istituzioni milanesi e lombarde c’è stata e si è vista. Ma è di tutta evidenza che si tratta di una collaborazione episodica e per giunta a denti stretti. Se per disgrazia la candidatura dovesse sfumare è certo che sfumerebbe anche la sinergia fra istituzioni che, spesso, sembrano trovare una ragione d’esistenza nel reciproco dispetto, invece che nel perseguimento dell’obiettivo comune.

Le differenti coloriture politiche delle amministrazione non c’entrano. A Torino e in Piemonte, infatti, progetti e iniziative so no state messe in moto da sindaci di centrosinistra come Castellani e Chiamparino con presidenti di Regione come Enzo Ghigo, di centro destra. Forse quel che manca agli amministratori di Milano è un p0′ di umiltà.

Quella che ha indotto i torinesi, dieci anni fa, a ripensarsi. A considerare che il titolo di capitale dell’auto poteva trasfor marsi in una prigione e ad aprirsi al mercato delle nuove vocazioni metropolitane.

l'informatica italiana strozzata dalla PA

Via Punto Informatico

C’è un tumore nel mercato informatico italiano, che si è sviluppato negli anni e che nonostante le pubbliche ripetute denunce non è mai stato affrontato seriamente, tanto che è cresciuto e ha diffuso metastasi in tutta la Pubblica Amministrazione: è il buco nero delle società pubbliche della tecnologia, quelle in house, quelle che da sole amministrano più di metà delle necessità tecnologiche della Pubblica Amministrazione. Sono emanazione della PA, sfuggono alle regole di mercato perché sono parte dei propri clienti, sottraggono dunque quote di lavoro al mercato legittimo, quello fondato sulla concorrenza.

Sull'ICT la cappa della PA italiana - Assinform

C’è questo e di più nei dati delle rilevazioni Assinform. L’associazione dei produttori del settore tecnologico e delle telecomunicazioni si rallegra dell’aumento delle spese ICT di famiglie ed imprese, ma segna un -0,6% nel 2007 per quanto riguarda la domanda ICT della PA. Una domanda che negli ultimi tre anni è oscillata “attorno ad un’asfittica quota di 3 miliardi di euro”. E ora si riduce, ma solo per quella parte “che viene posta sul mercato”. Il tumore si è ingrossato. Spiega Assinform: “Oltre la metà, infatti, pari a 1,5 miliardi di euro, finisce direttamente nelle casse delle società pubbliche in house, cifra che cresce di oltre 100 milioni di euro l’anno”.

Job Meeting Torino

Il 18 marzo, presso la zona espositiva del Centro Congressi Lingotto in via Nizza 288, si svolge il Job Meeting Torino rivolto a laureandi e laureati di tutte le aree disciplinari.
L’accesso è gratuito, con orario continuato dalle 9.00 alle 17.00.

Nel corso della giornata, i neolaureati e gli studenti possono accedere liberamente agli stand e partecipare ai workshop, informandosi, direttamente dai responsabili aziendali, sulle modalità di selezione e di formazione, sui profili e sulle tipologie di laureati maggiormente ricercati, sulle possibilità di sviluppo professionale e di carriera in ciascuna azienda, consegnando personalmente il proprio curriculum vitae ai responsabili del personale presenti.

Tra gli stand partecipanti: Regione Piemonte, Provincia di Torino e Città di Torino, che hanno patrocinato l’evento e presentano i propri servizi per il lavoro. Alla manifestazione partecipa con un proprio stand anche l’Università degli Studi di Torino.

Una copia del book “Ateneo&Azienda 2008–the neojob directory” viene consegnata gratuitamente, all’ingresso, a tutti i partecipanti.

Alle ore 11.00, presso la Sala Roma (piano mezzanino del Centro Congressi Lingotto), AlmaLaurea presenta la X° Indagine AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati e un approfondimento sugli atenei piemontesi.

Progetto Torino

Beppe Minello e Emanuela Minucci su Lastampa.it

A dispetto di chi continua a raccontare una Torino da Sodoma e Gomorra, la nostra è una città sempre più appetibile agli occhi degli investitori: e saremmo amministratori irresponsabili se non ci impegnassimo ad aggiornare le regole del suo sviluppo urbanistico». Lunedì sera, ore 8 e mezzo, Sala Rossa, prende la parola il sindaco.

Spiega che Torino è diventata un prodotto più appetibile che mai, e sbaglia chi guarda il dito (la sudatissima approvazione, sempre lunedì sera, del grattacielo Intesa-Sanpaolo) e si perde lo spettacolo della luna: la nuova Torino che emergerà grazie a strumenti come la mozione approvata sempre lunedì sera dal Consiglio comunale (sulla ridefinizione urbanistica della città).

Ma che emergerà soprattutto da quelle venti pagine elaborate dall’assessore Viano che circolavano ieri in giunta, di imminente presentazione ai capigruppo, e di cui pubblichiamo ampi stralci qui a lato. «La realtà è che questi signori si vogliono vendere Torino, ma la città non è in vendita» commentavano uscendo dal Consiglio, amareggiati da una giornata non propriamente filata liscia, i consiglieri della Sinistra Arcobaleno. Ma sia «il dito» sia «la luna» continuano a fare il loro corso. A consolazione di chi tanto ha osteggiato la torre Intesa-Sanpaolo c’è la promessa del capogruppo del Pd Giorgis e della stessa giunta che d’ora in poi ogni novità urbanistica verrà partecipata il più possibile: nelle sedi più titolate a discuterne (come l’ordine degli architetti o quello degli Ingegneri) e fra i cittadini comuni.

Okay, il referendum non si farà, ma, secondo la maggioranza che sostiene Chiamparino, se tutto procederà come da copione, non si libereranno più nel cielo palloncini neri contro il nuovo asse di corso Marche, il recupero delle «barriere industriali», il nuovo nodo d’interscambio dell’ex scalo Vanchiglia, giusto per citare alcuni capisaldi del dossier elaborato da Viano. Ma nemmeno contro il nuovo quartiere (con tanto di grattacielo) che Finmeccanica intende costruire sull’area ex-Alenia. «Perché le nuove linee guida dell’urbanistica saranno più che mai condivise» come ha ribadito in giunta l’assessore dopo aver presentato il documento.

Venti pagine con la seguente premessa: «La città non può che operare un progressivo adeguamento del Piano del ‘95 che ha bisogno di ritrovare senso complessivo e coerenza interna attraverso un atto di indirizzo del Consiglio che tracci le linee a cui i singoli atti amministrativi dovranno ispirarsi». Un documento d’indirizzo, insomma.

Si parte dal futuro della Spina centrale che andrà oltre la sua funzione di bacchetta magica (sulla cicatrice dei vecchi binari nasce un abile mix di industria, servizi e residenze: la vecchia intuizione firmata Cagnardi e Gregotti). Passando per un grande protagonista come l’asse del Po (loisir, ma anche tante aree da valorizzare) e il nuovo corso Marche, si arriva alla vera filosofia del piano: una città davvero integrata, dove il mix delle vocazioni da quella industriale a quella turistica sono alla base di un cocktail riuscito. Tutto da gustare per gli investitori.

E' nata e-periscope

Unioncamere Piemonte ha deciso di realizzare E-Periscope, la nuova rivista trimestrale di informazione economica regionale che guarda all’Italia e al mondo, redatta esclusivamente in lingua inglese.
La newsletter è stata presentata presso il Centro Congressi Torino Incontra di via Nino Costa 8, a Torino. Sono intervenuti alla conferenza stampa Renato Viale, Presidente Unioncamere Piemonte; Massimo Deandreis, Direttore Unioncamere Piemonte; e Mike Arcamone, Vicepresidente GM Powertrain Europe.

“E-Periscope si inserisce idealmente nel solco di una delle più tradizionali funzioni svolte delle Camere di commercio italiane: quella del monitoraggio e dell’informazione economica. Crediamo infatti che imprese e policy makers possano prendere decisioni ottimali solo in presenza di un’informazione di base corretta, puntuale ed aggiornata. La newsletter è l’unica a rivolgersi in particolare agli investitori e agli operatori esteri presenti in Piemonte, oltre a tutti coloro che, anche se residenti all’estero, intrattengono con la nostra regione frequenti rapporti.

Più che una scommessa editoriale, si tratta di una decisione basata sull’importanza dell’internazionalizzazione per la competitività e la crescita del nostro territorio: un’internazionalizzazione intesa non solo come esportazione di merci, ma anche come capacità di essere attrattivi. E per essere attrattivi bisogna innanzitutto essere conosciuti” ha commentato Renato Viale, Presidente di Unioncamere Piemonte.

La pubblicazione intende colmare un vuoto informativo presente in Piemonte. E-Periscope si occupa, infatti, di dati economico-statistici in ambito internazionale, italiano e piemontese, ed è arricchita da una sezione di marketing territoriale con le notizie per le aziende: nuovi investimenti, accordi commerciali, incentivi e aspetti normativi regionali, news legate all’innovazione tecnologica e spunti di livello internazionale provenienti dalle diverse Camere di commercio.

Nel primo numero vengono analizzate le previsioni sulle dinamiche dell’economia italiana nel 2008, per poi scendere nel dettaglio delle previsioni regionali di medio-lungo periodo, con approfondimenti dedicati al posizionamento del Piemonte sui mercati internazionali e al Contratto d’investimento regionale. La rivista contiene inoltre un’intervista al Vicepresidente GM Powertrain Europe Mike Arcamone e una sezione dedicata alle news provenienti da enti e istituzioni locali.

Il nome e-periscope evoca la potenza dell’esplorazione e dell’aumento di conoscenza che deriva dall’osservazione della superficie quando ci si trova al di sotto di essa. Vuole essere uno strumento a disposizione per orientarsi nel mercato, non solo piemontese, segnalando opportunità e nuove sfide.
La rivista è rivolta in particolare agli investitori e agli operatori esteri in Piemonte, ai docenti e professionisti stranieri che operano in Piemonte o che intrattengono relazioni con il mondo produttivo regionale, agli enti e alle organizzazioni internazionali presenti sul nostro territorio oltre che ai funzionari europei.

In Piemonte si contano 42.345 imprenditori stranieri, pari al 5,5% del totale 2007. È forte la presenza dei giovani: il 13% ha meno di 30 anni, il 77% meno di 50 anni. Più della metà opera in un’impresa individuale, il 13% in una società di capitali.

Gli italiani l'innovazione la vorrebbero

Via Punto Informatico

Quanto si è permeabili all’innovazione? Quanta fiducia si ripone nella tecnologia? L’Italia vince su Finlandia e Paesi Bassi nella disponibilità ad accogliere nella propria vita prodotti innovativi.

Si è proposto di sondare l’atteggiamento dei consumatori su scala globale l’Institute for Innovation & Information Productivity, un’organizzazione non profit che conta fra i suoi membri Microsoft e HP, Fraunhofer Institute e Oxford University, e che si occupa di stimolare nelle persone e nelle aziende la fiducia e entusiasmo nel nuovo che avanza.

25mila i soggetti adulti coinvolti, dodici le nazioni sotto la lente degli analisti, inaspettati i risultati. Ai campioni rappresentativi di popolazioni eterogenee sono state poste tre domande: la prima riguardo alla disponibilità o all’intenzione, nei prossimi sei mesi, di acquistare prodotti innovativi che verranno lanciati sul mercato; la seconda in merito alla disponibilità a provare servizi che implementano tecnologie che potrebbero sconquassare le loro abitudini; la terza, volta a misurare la fiducia che le persone ripongono nella capacità della tecnologia di migliorare le proprie vite.


I paesi più disponibili ad abbracciare l’innovazione sono quelli i cui mercati sono in fermento, quelli composti da una popolazione giovane, dinamica e aperta, ha spiegato uno degli autori dello studio. Ciò giustifica la posizione guadagnata dai paesi emergenti. Ma, precisano i ricercatori, non è ancora possibile stabilire con certezza quanto l’atteggiamento della popolazione possa influire sul fiorire del comparto industriale, né quale correlazione ci sia tra l’atteggiamento dei consumatori e il grado di innovatività del paese.

Gli italiani e la tecnologia

Via Vittorio Pasteris blog

In Italia i beni tecnologici più diffusi sono la televisione, presente nel 95,9% delle famiglie e il cellulare (85,5%). Seguono il videoregistratore (62%), il lettore DVD (56,7%), il personal computer (47,8%) e l’accesso ad Internet (38,8%). Tra i beni tecnologici presenti nelle famiglie hanno un certo rilievo anche l’antenna parabolica (28,6%), la videocamera (26,1%), il decoder digitale terrestre (19,3%) e la consolle per videogiochi (17,5%).
Tra le famiglie si osserva un forte divario tecnologico da ricondurre a fattori di tipo generazionale, culturale ed economico. Le famiglie costituite da sole persone di 65 anni e più continuano ad essere escluse dal possesso di beni tecnologici: appena il 6,5% di esse possiede il personal computer, soltanto il 4,8% ha l’accesso ad Internet ed è quasi del tutto inesistente la diffusione di connessioni a banda larga (2,2%). Inoltre, in queste famiglie è limitato il possesso delle nuove tecnologie collegate alla TV: antenna parabolica (10,6%) e il decoder digitale terrestre (6,4%). L’unico bene diffuso (a parte il TV color) è il cellulare (52,2%).

All’estremo opposto si collocano le famiglie con almeno un minorenne che possiedono il personal computer e l’accesso ad Internet rispettivamente nel 71,2% e nel 55,7% dei casi. Sono queste famiglie ad avere il più alto tasso di possesso di connessione a banda larga (34%), mentre per loro il telefono cellulare ha raggiunto i livelli di diffusione della televisione (97,9%). Molto diffusi anche il videoregistratore (80,3%) e il lettore DVD (81,4%

Sono le famiglie del Centro e del Nord a possedere le quote più elevate di beni tecnologici. Il personal computer, ad esempio, è diffuso in uguale misura al Centro e nel Nord (circa il 50%) e meno nel Sud (42,7%). Nel Centro-nord si riscontra la quota più alta di famiglie con accesso ad Internet (oltre il 41%) e alla connessione a banda larga (circa il 25%), mentre nel Sud e nelle Isole le quote scendono rispettivamente al 32% e al 18% circa.

Considerando la percentuale di famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni che possiedono un accesso ad Internet da casa, indicatore definito da Eurostat per esigenze di confronto internazionali, l’Italia è indietro rispetto a molti dei paesi della Comunità Europea, risultando solo al diciottesimo posto in questa graduatoria (con un tasso di penetrazione del 43% rispetto alla media europea del 54%).

Le aziende piemontesi a corto di cervelli

Pierpaolo Luciano su Affari e Finanza di Repubblica

Gli industriali hanno difficoltà a trovare personale per le qualifiche più elevate, ma anche assumere un saldatore o un segretario amministrativo non è facile. Ma c’è la fila per diventare commesso all’Ikea con contratto a tempo indeterminato. Problemi anche per il centro europeo della Gm

Un bravo saldatore? Un miraggio. Un manutentore capace di destreggiarsi tra macchine utensili di ultima generazione? Trovarne. Un esperto di software, hardware e via dicendo? Disponibili con il contagocce. Manodopera specializzata cercasi disperatamente. Firmato: le imprese del Torinese. Per certi mestieri non c’è crisi che tenga, il mercato ne ha sempre bisogno.

L’indagine dell’Unione Industriale per il primo trimestre del 2008 non lascia dubbi: 4 aziende su 10 dell’area hanno difficoltà a reperire personale qualificato. Spiega Mauro Zangola, responsabile dell’Ufficio Studi: «Gli ostacoli aumentano con le dimensioni delle aziende: più sono grandi, più appare difficile coprire i buchi nell’organico. Un fabbisogno che tocca tutte le aree funzionali, ma in particolare quella della produzione. Lì ci sono problemi anche nella ricerca di addetti con bassa qualificazione. Soprattutto tra le aziende metalmeccaniche e della gomma e plastica».

Stessa fotografia da via Pianezza, sede dell’Api, 3 mila piccole imprese associate: al servizio infojob del 2007 figurano ai primi posti impiegati contabili, segretarie amministrative, disegnatori, tornitori e perfino centralinisti.

Rimedi? Alberto Tazzetti, presidente degli imprenditori torinesi dice: «Bisogna che la scuola rivaluti le specializzazioni tecniche che — contro un generalismo che ormai riguarda persino i licei — sono essenziali per non fare arretrare i saperi tecnologici. A Torino abbiamo intrapreso un’intensa attività di “formazione dei formatori” rivolto all’istruzione tecnica, iniziando con i grafici, continuando con la plastica e ora con la meccanica». Anche i sindacati puntano sulla formazione per creare le figure che mancano. Con un progetto che mutua quello della Fiat a Pomigliano: corsi di riqualificazione per gli operai in mobilità o in cassa integrazione, finanziati dall’Europa.
Ma c’è anche una certa disaffezione verso la tuta blu: «I ragazzi oggi non vedono come il massimo obiettivo finire in fabbrica», sintetizza Zangola. Una prova arriva dalle assunzioni 2007 in Piemonte (poco meno di 60 mila, con appena 6500 laureati e poco più di 21mila diplomati): nella top ten dei mestieri figurano ai primi posti commessi, baristi e cassieri di supermercati. Numeri che trovano un immediato riscontro nella realtà: l’Ikea sta per aprire un nuovo megastore nell’hinterland di Torino e per cento posti da commesso sono arrivate 20 mila domande. «L’incentivo in questo caso è senza dubbio rappresentato dall’assunzione a tempo indeterminato spiega Luciano Gallino, sociologo In un Paese in cui i contratti a termine sono ormai più della metà, assicurarsi un posto senza scadenza è un fattore importante».

E i cosidetti lavori legati alla società della conoscenza? «Vengono dopo», aggiunge Gallino. Eppure almeno nel Torinese l’indagine lo prova c’è bisogno anche di manodopera altamente qualificata. Ne sa qualcosa Mike Arcamone, numero due di GM Powertrain Europe e responsabile del centro di ricerca di Torino, dove la casa automobilistica americana studia nuovi motori diesel. «Ad ottobre ci trasferiremo nella cittadella del Politecnico, che diventerà il nostro quartier generale europeo. Non sarebbe male trovare sin da subito i 150 tecnici che nei prossimi mesi dovremo selezionare e assumere». Perché tutta questa difficoltà?

È ancora Gallino a tentare una risposta: «La realtà è che si parla molto di crescita della conoscenza, ma poi ai giovani si offrono soltanto lavori e salari modesti». E Francesco Profumo, rettore del Politecnico: «La competizione con gli altri paesi è più che difficile. Il livello di internazionalizzazione delle nostre università è minimo, chi vuole prendere la strada della ricerca ha difficoltà a intravedere una carriera e se trova un’opportunità all’estero, se ne va volentieri. Bisogna mettere un freno a questa fuga».

Un problema che il sindaco di Torino Sergio Chiamparino ribalta così: «Bisogna attrarre di più». E si spiega: «Mio figlio Tommaso si è laureato a Torino. Ora è ad Amsterdam per un master. I giovani hanno voglia di vedere il mondo. Il problema vero è convincere l’amico di mio figlio, Peter, a venire da Amsterdam a Torino. La questione non è fermare chi vuole andare fuori, ma attrarre di più».

Torino questa pista sta provando a percorrerla. Già quest’anno su 12 mila immatricolati all’Università di Torino oltre il 4% sono stranieri, al Politecnico siamo al 12%. «Si cominciano a vedere i risultati di una politica impostata anni fa» dice Ezio Pelizzetti, rettore dell’ateneo. Gli fa eco Profumo, numero uno del “Poli”: «Se passate nei corridoi del nostro ateneo vi sembrerà ormai di essere in un’università americana, con studenti che provengono da 94 Paesi». E proprio il “Poli” è una delle carte che Torino intende spendere meglio nella nuova sfida: diventare un polo della conoscenza.

D’altronde l’università di corso Duca degli Abruzzi ha già un certo appeal internazionale. Sono infatti più di 800 i contratti di ricerca con partner di tutto il mondo, compresi Nokia, Microsoft, Motorola, Michelin, Ibm, Hp e Jac per citarne alcuni. E poi c’è il centro del design che gli enti locali stanno per aprire negli spazi di Mirafiori acquisiti dalla Fiat. Sono attesi 2mila studenti, non solo italiani.

Ma decisivo appare per il progetto del polo della conoscenza il ruolo delle imprese. Due Unicredit e Fonsai hanno già scelto Torino come sede dei loro centri di formazione. E poi l’altra carta si chiama Onu. Sì, perché Torino grazie allo Staff College è ormai il secondo polo più importante in Europa nel campo della formazione per l’Organizzazione internazionale. E l’ambasciatore Staffan De Mistura, numero uno della struttura ricavata lungo le rive del Po, promette che è solo l’inizio.

Scienza e tecnologia in cifre 2007

ceriscnr.jpgIl CERIS del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha realizzato un data book, dal titolo ‘Scienza e tecnologia in cifre. Statistiche sulla ricerca e sull’innovazione’, che raccoglie i principali indicatori relativi all’impegno italiano e internazionale in ricerca e sviluppo (R&S): risorse finanziarie ed umane, pubblicazioni, brevetti, import-export, high-tech, innovazione, ricadute a livello economico e produttivo.

“Il sistema scientifico italiano soffre ancora per l’insufficiente livello di stanziamenti”, sostiene Secondo Rolfo, direttore dell’Istituto di ricerca sull’impresa e lo sviluppo (Ceris) del Cnr di Torino: 15.252 milioni di euro complessivi tra comparto pubblico e imprese (dati 2004) pari all’1,1 % del Prodotto interno lordo. Una cifra che colloca l’Italia al nono posto tra i paesi Ocse, Cina e Israele: al primo posto della graduatoria compaiono gli Stati Uniti con 312,5 miliardi di dollari Usa (a parità di potere di acquisto), seguono con 118 il Giappone e la Cina con 94, Germania (59,2) Francia (38,9) e Regno Unito (32,2), Corea (28,3), Canada (20,8). Nel 2004 si segnala comunque un aumento rispetto al 2003 dell’1,2 per cento, dopo una generale diminuzione negli anni novanta.

L’1,1% come rapporto R&S/Pil assegna all’Italia l’ultimo posto nei Paesi Ocse, Cina e Israele, a pari merito con la Spagna: nella graduatoria, Israele è al primo posto con il 4,4%, la Svezia investe il 4,0%, la Finlandia il 3,5%, il Giappone 3,2%, la Svizzera e la Corea il 2,9%. Gli altri paesi oscillano tra il 2,7% degli Stati Uniti e l’1,2% dell’Irlanda. Sia come valore assoluto, sia come incidenza percentuale, le risorse finanziarie impegnate nelle attività di R&S collocano insomma l’Italia nella fascia medio-bassa dei paesi industrializzati, molto lontano dal 3% del Pil proposto a Lisbona come obiettivo della politica comunitaria tesa a fare dell’Unione la prima economia al mondo basata sulla conoscenza.

La spesa complessiva per R&S intra-muros, cioè svolta da imprese private, istituzioni pubbliche e istituzioni non profit al proprio interno, con proprio personale e con proprie attrezzature, nel 2004, è sostenuta per il 47,8 % dalle imprese (7.293 milioni di euro) e per il 32,8 % dalle università (5.004 milioni di euro). Più contenuto il peso delle altre istituzioni pubbliche e del non profit, rispettivamente con il 17,8% e l’1,5% per cento.

In Italia la spesa delle imprese in ricerca rappresenta lo 0,53% del Pil, dunque circa la metà dello sforzo complessivo nel comparto. Ma si posiziona molto distante da quella delle imprese degli altri paesi Ocse, Cina e Israele. Sempre in rapporto percentuale al Pil è Israele con il 3,25 a occupare la prima posizione; seguono Svezia e Finlandia rispettivamente con 2.93 e 2,42. Prima di noi Germania con l’1,75, Danimarca (1,69), Austria (1,51) e Francia (1,34), ma anche Cina (0,82), Irlanda (0,78) e Spagna (0,58).

A livello locale, osservando i dati sulla spesa, al primo posto compare il Nord-ovest con il 36,9 % della spesa complessiva, seguito dal Centro (26,6%), dal Nord-est e dal Mezzogiorno (rispettivamente 18,3% e 18,2 %). L’investimento in R&S delle imprese è concentrato per più della metà (54,9 %) nel Nord-ovest. Le differenze territoriali si attenuano considerando la spesa per ricerca sostenuta dagli altri settori: il 57,3 per cento dell’attività di ricerca delle istituzioni pubbliche si svolge infatti nell’Italia centrale (in particolare nel Lazio) e il 30,7 per cento di quella universitaria nel Mezzogiorno.

Il data book del CERIS (formato pdf)

State of the net a Udine

stateofthenet.jpgFare il punto sulla situazione di internet in Italia: nasce con questo ambizioso obiettivo la conferenza State of the net  che si svolgerà a Udine l’8 e 9 febbraio 2008.

Sempre più, infatti, la presenza di internet come strumento di comunicazione, come luogo editoriale, ma soprattutto come spazio di interazione tra persone, sta prendendo piede in Italia. La popolazione di internet è crescente e le evoluzioni che si prospettano contamineranno molti settori della società.
Si terrà dunque a Udine, città dell’innovazione, ed in anteprima alla terza edizione di Innovaction ,  una conferenza di due giorni che affronterà internet e il suo uso in Italia da vari punti di vista.

Supportata dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, state of the Net affronterà le diverse tematiche in cui è  importante la presenza del fenomeno-internet, nella sua fase attuale, il cosiddetto web 2.0, considerando le ricadute sociali, economiche e politiche del suo sviluppo.

Fare il punto sulla rete italiana non limiterà comunque la conferenza ad una dimensione nazionale. Gli ospiti internazionali che saranno comunicati a breve garantiranno una visione globale: nel board degli organizzatori ci sarà anche il blogger americano Dave Winer, inventore dei feed Rss, ovvero la tecnologia che è alla base dei blog.