Un luogo Materia dove approfondire una cucina sostanziale, nessuna scelta è mai banale, di nuova morale e di nuove ideologie senza impoverire l’anima della cucina stessa. La Location è minimal, elementare, bianco e nero per un mood confortevole. Si contano all’incirca trenta coperti dislocati in due sale.
Materia Davide Caranchini
La figura dello chef ai tempi nostri è molto rilevante, soprattutto sé la definizione della sua cucina passa agli onori della cronaca, alcuni di questi cuochi sono, e sono stati veramente straordinari, bisogna necessariamente nominarne qualcuno:
Nino Bergese (1904 – 1977). Dopo la guerra apre il suo ristorante La Santa a Genova, dove crea i suoi piatti più noti, come gli spaghetti legati e il risotto mantecato.
Angelo Paracucchi (1929 – 2004), Chef innovatore della cucina italiana. Le sue attitudini gli hanno permesso di riesaminare le materie prime della terra e della pesca, rivoluzionandone l’uso tradizionale, nuove combinazioni in sintonia con il mutamento dei prodotti e del modo di vivere.
Alain Ducasse (1956), considerato da molti l’Escoffier moderno. Ha ottenuto a soli 33 anni le tre stelle Michelin, presso il ristorante d’albergo Le Louis XV di Montecarlo.
Gualtiero Marchesi (1930 –2017) E’ stato un cuoco, gastronomo e ristoratore italiano. Viene considerato il fondatore della “nuova cucina italiana”
Paul Bocuse, (1926 – 2018) Uno dei più grandi chef del ventesimo secolo, inventore della Nouvelle cuisine. Per 50 anni ininterrotti il suo ristorante ha mantenuto 3 stelle Michelin.
Massimo Bottura ( 1962). E’ un cuoco italiano, proprietario dell’Osteria Francescana a Modena, ristorante premiato con tre stelle Michelin e classificatosi primo ristorante al mondo nella lista dei The World’s 50 Best Restaurants Awards 2016 di New York.
Ovviamente i geni della cucina sono tanti con disparate filosofie.
Da qualche decennio in Italia i cuochi italiani under 30 hanno dato prova di essere una generazione d’assalto, capaci di trasformare alcuni punti di vista in cucina. Un temperamento che non è sfuggito alla critica, è quello di Davide Caranchini, giovane ventisettenne e già chef patron a Como del ristorante Materia.
Davide Caranchini acquisisce la sua tecnica in giro per il mondo, vanta un back ground di lavoro da Gordon Ramsey, Heinz Beck, ma principalmente al Noma con René Redzepi. Si ingegna nella realizzazione di piatti creativi dalla filosofia audace d’autore, tosto al punto giusto da esprimere una cucina elegante ma complessa. Ama le erbe selvatiche che coltiva con dedizione.
Raviolo di lingua di vitello
La sua Cucina
Una cucina quella di Davide incentrata nell’utilizzo delle erbe, le coltiva con impegno documentandole poi nei suoi piatti, se ne contano circa un centinaio di varietà presenti nella serra del ristorante. E’ la natura che detta i tempi nella sua cucina, gusti acidi e amari, ma ben equilibrati per chi a voglia di scoprire un’esperienza diversa. Tre menu degustazione: il “Classico” formato da cinque portate per gli amanti del gusto tradizionale, “Green power”, cinque passaggi vegetariani per chi ama osare, “ Sperimentazione a mano libera”, un percorso di sei o undici assaggi scelte a sorpresa dallo Chef, dove l’espressione di Caranchini ha una forte costante tra acidità e amarezza mantenendo il bilanciamento dei sapori. Nel menu alla carte troviamo diverse proposte ne menzioniamo alcune degustate: Trota salmonata marinata, rafano, kiwi fermentato e brodo freddo di mela. Linguine “pastificio Felicetti” al non pomodoro, “Risotto carnaroli “Riserva San Massimo”, cipolla, mela e levistico”. Baccalà, prezzemolo, cipolla rossa.
Risotto carnaroli “Riserva San Massimo”, cipolla, mela e levistico
Accoglienza e servizio
Ambra, Marco e Luca Sberna, rimane tutto in famiglia. In sala ad accoglierci troviamo Ambra, compagna Davide, Marco entusiasta del servizio cura con passione anche il giardinaggio, le sue cure e il suo modo di essere polivalente rendono la serra un valore aggiunto singolare del locale, piante, erbe e radici e l’estro prende forma. La cantina è seguita da Luca e Marco, che hanno messo insieme delle avvincenti referenze di spessore.
Linguine al non pomodoro
Baccalà, prezzemolo, cipolla rossa
Trota salmonata marinata, rafano, kiwi fermentato e brodo freddo di mela
Tiriamo le somme
Un luogo Materia dove approfondire una cucina sostanziale, nessuna scelta è mai banale, di nuova morale e di nuove ideologie senza impoverire l’anima della cucina stessa. La Location è minimal, elementare, bianco e nero per un mood confortevole. Si contano all’incirca trenta coperti dislocati in due sale.
Infine qui il cibo è sintesi di una cultura “oscar green”, incentrata sull’esaltazione delle proprietà delle spezie e delle erbe aromatiche di un variopinto campionario che pittura in ogni piatto tinte vive e luminose.
Insalata di cavolo rosso, midollo affumicato, caviale e latte di mandorla amara
Pre dessert
Ristorante Materia
22012 Cernobbio (CO)
Via V Giornate, 32
Tel. (+39) 031 2075548
Chiuso lunedì, martedì a pranzo
Boatta rappresenta la tipica gastronomia mediterranea, pasta, pesce, verdure, olio, erbe aromatiche, mescoloanze d’ingredienti che esaltano un patrimonio unico di biodiversità e tradizioni. Un territorio che si è sempre contraddistinto per la sua cucina . I piatti della tradizione e le materie prime preziose si concentrano in piatti pieni di orgoglio e di sapori.
Boatta la Sicilia saporita .
La cucina siciliana rappresenta la tipica gastronomia mediterranea, pasta, pesce, verdure, olio, erbe aromatiche, mescoloanze d’ingredienti che esaltano un patrimonio unico di biodiversità e tradizioni. Un territorio che si è sempre contraddistinto per la sua cucina . I piatti della tradizione e le materie prime preziose si concentrano in piatti pieni di orgoglio e di sapori.
Linguine ai ricci di mare ( Boatta)
Ogni provincia della Sicilia annovera piatti tipici, ad esempio a Palermo, sono noti la pasta con le sarde, pane e panelle, il panino con la meusa (la milza). A Catania la pasta alla norma, la parmigiana di melanzane, la caponata, la lista è lunga di ogni prelibatezza. In tutta la Sicilia si possono gustare gli arancini, granite, dolci celebri in tutto il mondo, come la cassata, i cannoli. Oltre quando già detto è la terra del pistacchio di Bronte, del cioccolato di Modica e molti altri ingredienti allettanti.
Dopo un breve excursus sulla cucina Siciliana, vi racconto l’esperienza culinaria fatta al Boatta, un interessantissimo ristorantino dalle proposte Sicule, quelle della vera tradizione, e da Siciliana come sono il giudizio è più sincero.
Boatta ( Cucina a vista)
Davide e Francesco i proprietari hanno scelto di portare un po’ della Sicilia a Milano, la cucina popolare senza filtri o contaminazioni, ma elaborate nel rispetto delle cotture più semplici col tutto il sapore del mediterraneo.
Piatto Signature
“Boatta Fish”
“Boatta Fish”, servito all’interno dell’apposito barattolo Cozze, vongole, calamari, ricciola, salmone e gamberi rossi di Mazara, un sapore ricco variegato, con tanti aromi che contribuiscono a rendere il piatto saporito.
Sapori ed ingredienti scopriamo il menu; serviti in miniatura troviamo gli arancini di totano, a seguire i moscardini affogati con fette di pane abbrustolito, il flan di zucca con fonduta di pecorino, nel menù diverse proposte come il classico fritto misto e la deliziosa caponata, tra i primi piatti tutti a base di pasta fresca fatta in casa menzioniamo, ( riso cacio e pepe e tartare di tonno, bucatini con le sarde, linguine ai ricci di mare). Tra i secondi troviamo proposte classiche dal gusto accentuato, come il trancio di Ombrina e il carciofo saporito, le polpette di baccalà, involtini di vitello alla messinese e tantissime prelibatezze che si evolvono in base alla stagione.
Arancino al ragù di Totano
Risotto cacio e pepe con tartare di Tonno e pistacchio di Bronte
Flan di zucca con fonduta di pecorino
Moscardini affogati con fette di pane abbrustolito
Bucatini con le sarde e il finochietto
L’idea in più è il “beverage Boatta” cocktail scelti con cura e preparati con prodotti di qualità, gli aromi e le spezie danno quello sprint in più ai cocktail, che possono essere perfettamente serviti insieme alla vostra cena per quanto particolari ed originali. Qualche dritta; Mojito speciale al Gin mare, il “Boatta Mule” con vodka infusionata al jalapeno, Saint Germain, pompelmo e ginger beer.
Croccanti bocconcini di baccalà
La location è graziosa e attuale con cucina a vista che rende una bella visuale a chi ama sbirciare la preparazione dei piatti, i proprietari hanno fatto realizzare a mano da un artigiano Siculo un peculiare bancone bar che corre lungo la sala dove il bianco delle pareti suscita un atmosfera rilassata in combinazione alle luci soffuse delle candele, per poi trovare guardando all’insù uno stravagante soffitto verdeggiante annesso di piante.
Da provare
Il tris di tartare servito nei vasetti dove il pesce è adagiato su sfiziose creme di frutta,( tartare di tonno, salmone, pesce bianco). Spaghetto grezzo alla Seppia ed il suo nero, passatina di pomodoro Bufala e pane aromatizzato all’origano.
Curiosità
Boatta significa lattine ermetiche, in siciliano si pronuncia ‘buatte’ comunemente usate per conservare e mantenere i cibi.
Mano al portafogli
Spenderete a persona circa 35/40 euro, vino escluso. A pranzo troverete un menu speciale a 10 euro
La formazione sta assumendo un carattere sempre più importante in un contesto come quello attuale, nel quale sono richieste dal mercato del lavoro competenze sempre più professionali, capacità e attitudini specifiche.
La formazione professionale è per il CIOFS-FP un’opportunità a cui tutti hanno diritto: in particolare giovani donne e persone a rischio di esclusione, per diventare cittadini attivi e capaci di partecipazione. È un’opportunità significativa con una continua azione di orientamento, con la costruzione insieme di capacità progettuale e qualificazione professionale, con un’attenzione particolare ai processi di accompagnamento al lavoro.
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3 CORSI SONO DISPONIBILI PER I RAGAZZI CON SCADENZA DI ISCRIZIONE 6 FEBBRAIO 2018
OPERATORE DELLA TRASFORMAZIONE AGROALIMENTARE: PANIFICAZIONE, PIZZERIA E PASTICCERIA (Triennale)
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L’Operatore della trasformazione agroalimentare interviene, a livello esecutivo, nel processo lavorativo di trasformazione alimentare con autonomia e responsabilità limitate a ciò che prevedono le procedure e le metodiche della sua operatività. La qualificazione nell’applicazione/utilizzo di metodologie di base, di strumenti e di informazioni gli consentono di svolgere attività relative alla trasformazione alimentare con competenze nello svolgimento
delle operazioni fondamentali del ciclo di trasformazione, conservazione, confezionamento e stoccaggio dei prodotti alimentari.
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OPERATORE DELLA TRASFORMAZIONE AGROALIMENTARE – VALORIZZAZIONE DELLE FILIERE TERRITORIALI (TRIENNALE DUALE)
L’Operatore della trasformazione agroalimentare interviene, a livello esecutivo, nel processo lavorativo di trasformazione alimentare con autonomia e responsabilità limitate a ciò che prevedono le procedure e le metodiche della sua operatività. La qualificazione nell’applicazione/utilizzo di metodologie di base, di strumenti e di informazioni gli consentono di svolgere attività relative alla trasformazione alimentare con competenze nello svolgimento delle operazioni fondamentali del ciclo di trasformazione, conservazione, confezionamento e stoccaggio dei prodotti alimentari.
. OPERATORE AI SERVIZI DI VENDITA (Triennale)
L’operatore si può inserire all’interno di una organizzazione commerciale di qualsiasi settore (piccole imprese artigiane e commerciali – negozi e supermercati, studi professionali del territorio)
Il centro di formazione professionale Ciofs ha recentemete vinto l’Equity Partecipation Decision Making Award, un concorso europeo che aveva l’obiettivo di scoprire e valutare pratiche promettenti di promozione della partecipazione in ambito lavorativo, educativo e formativo. La “peer education” del Ciofs diventa così un modello di pratica inclusiva, ripetibile in qualsiasi contesto formativo in Europa.
L’appuntamento con il condimento più amato dagli italiani; l’olio, va in scena oggi dal 1 al 3 febbraio a Milano, la kermesse è “Olio Offina Festival” un movimento ideato da Luigi Caricato, appassionato e grande conoscitore in materia.
Olio Officina Festival 2018
Il tema è comunicare l’importanza e le diversità degli oli esistenti con l’obiettivo di valorizzarne la cultura, il tema di sostegno del 2018 è; “Io sono un albero”, dove albero è vita, legame con la terra e l’olio che ne rappresenta uno dei suoi frutti.
Tante questioni di attualità e di analisi, ne elenchiamo alcuni: l’olio nella Gdo, il packaging, la comunicazione visiva, le nuove tendenze dell’olio, l’olio nella ristorazione, i frantoi del futuro, la sintesi percettiva attribuita all’olio, gli abbinamenti tra carne e olio, e tanti numerosi contenuti.
Stimolante l’argomento; “Progettare Cibo”, relativamente alla recenti acquisizioni intorno alla caratterizzazione dei fattori nutrizionali dell’olio extra vergine di oliva, del cacao, della mela e del globulo di grasso del latte.
Oltre 60 oli in degustazione da tastare in purezza o combinati alle vivande. Non mancherà un importante inchiesta sugli oli territoriali italiani senza dubbio realtà olivicole affascinanti, motore di una materia prima che rende l’Italia il cuore pulsante della produzione.
L’olio adatto a ogni piatto, a ogni inclinazione a ogni appetito, a ogni momento della giornata, potete venire a scoprirlo ad “Olio Officina Festival”
Olio Officina Festival 2018
Presso Palazzo delle Stelline, C.so Magenta, 61, Milano.
Siamo sul set del premio Nonino con l’inviato Massimo Gelati, un viaggio enogastronomico, culturale, all’interno della più celebre distilleria Italiana, a cui si riconosce profondamente l’arte della tradizione volta a valorizzare i valori globali della conoscenza. In questo report ve lo raccontiamo.
Ronchi di Percoto, 27 Gennaio 2018
Gia’ da molti anni il Premio Nonino è diventato un punto di riferimento obbligato per il mondo della cultura: ciò non solo perchè la scelta dei premiati va a individuare ogni anno personaggi di prima grandezza a livello internazionale, ma soprattutto perchè in ogni sua edizione va a toccare temi di estrema importanza in un mondo nel quale sembrano sgretolarsi i valori tradizionali, in cui la stessa etica e’ messa pesantemente in discussione dalle ragioni della politica, dell’economia e della finanza, in cui un’informazione ansiosa e superficiale finisce per mettere in ombra con la cronaca del momento, la riflessione sui problemi reali della nostra società.
Premio Nonino 2018
Quest’anno la Giuria del Premio Nonino, presieduta da V.S. Naipaul, premio Nobel per la Letteratura 2001, e composta da Adonis, John Banville, Ulderico Bernardi, Peter Brook, Luca Cendali, Antonio R. Damasio, Emmanuel Le Roy Ladurie, James Lovelock, Claudio Magris, Norman Manea, Edgar Morin ed Ermanno Olmi ha così assegnato i Premi Nonino Quarantatresimo Anno.
Premio Nonino Risit d’Aur – Barbatella d’Oro 2018 a P(our)
Nel nome, unione delle parole OUR e PURE, cioè nostro e puro, si sottolinea la missione del gruppo, che ricerca la “purezza” del prodotto, non contaminato, e del “nostro” inteso come passato condiviso in ogni angolo della terra. tre sono i paradigmi imprescindibili di P(our): conoscenza, sostenibilità e crescita. Alex Kratena, Ryan Chetiyawardana, Jim Meehan, Simone Caporale, Monica Berg, Joerg Meyer e Xavier Padovani sono i sette giovani bartender che si sono lanciati nella non facile impresa di rilanciare i valori fondanti di ogni società, gli stessi alla base del Premio Nonino.
Il loro progetto più significativo è PourProject Progetto Amazzonia, ideato per salvare l’ajè negro, una salsa fermentata di manioca amara, frutto di una cultura millenaria preparata dalle tribù indigene della foresta fluviale amazzonica. Esploratori del passato, immersi nel presente e proiettati nel futuro, ogni anno, organizzano il Symposium, un incontro internazionale per affrontare e approfondire temi fondamentali della società, come la questione del Gender, anche nel settore della bartender community. Ha consegnato il premio Adonis.
Premio Nonino 2018
Nel 1975 ricercando gli antichi vitigni autoctoni friulani, per distillarne le vinacce, i nonino scoprono che i più rappresentativi – schioppettino, pignolo e tazzelenghe – sono in via d’estinzione, essendone vietate la coltivazione. Ad essi si aggiunge la ribolla gialla. il 29 novembre, con lo scopo di “stimolare, premiare e far ufficialmente riconoscere gli antichi vitigni autoctoni friulani”, e preservare così la biodiversità del territorio, istituiscono il Premio nonino risit d’aur – Barbatella d’oro.
Premio Internazionale Nonino 2018 a ISMAIL KADARE
Poeta, romanziere, autore di saggi e sceneggiatore nato in Albania, aedo innamorato e critico del suo popolo, tra realtà storiche e leggende, che rievocano grandezze e tragedie del passato balcanico e ottomano, ha creato grandi narrazioni. Esule a Parigi dal tempo della dittatura “per non offrire i suoi servigi alla tirannide”, ha rifiutato il silenzio, che è la metà del male, immergendo spesso il suo raccontare in mondi immaginari, divenendo testimone degli orrori perpetrati dal totalitarismo e dai suoi inquisitori. Ha fatto della tolleranza religiosa uno dei cardini della sua opera. Ha consegna il premio John Banville, dopo un videomessaggio di Claudio Magris.
Premio Nonino 2018 a ‘un Maestro del nostro tempo’ a GIORGIO AGAMBEN
Le sue indagini, sempre in cerca delle fonti, spaziano dal linguaggio alla metafisica e dall’estetica all’etica. Giorgio Agamben si definisce un epigono, considerate le sue intense esperienze con il fiorire del libero pensiero; costruisce sull’esempio di Michel Foucault, delle sue idee e intuizioni, una biopolitica e crea il concetto dell’Homo Sacer, un essere umano la cui vita è sacra, il che significa che può essere ucciso ma non sacrificato; traccia un’evoluzione, da un uomo antico che “poteva” a un uomo moderno che “vuole”, e si pone al di sopra sia delle leggi umane sia di quelle divine, aprendo la strada a un’età di olocausti. Per rendersi visibili, le società devono lottare fra due opposti principi: quello dei diritti legali e quello dell’anomia. Agamben spesso traduce la sua filosofia in pura poesia immersa nella natura; ascoltate la sua mirabile descrizione tratta dal suo ultimo libro, Autoritratto nello studio: “L’erba è Dio. nell’erba – in Dio – sono tutti coloro che ho amato. Per l’erba e nell’erba e come l’erba ho vissuto e vivrò”. Ha consegnato il premio Antonio R. Damasio.
La consegna dei premi è avvenuta presso le Distillerie Nonino a Ronchi di Percoto, Sabato 27 Gennaio, dove, dopo l’arrivo alle distillerie di Cristina, Antonella, Elisabetta, Benito e Giannola Nonino, con Chiara, Davide, Francesca, Sofia, Gaia, Caterina, Costanza e Beatrice, si sono aperte le celebrazioni per gli oltre 120 anni delle Distillerie Nonino.
Per il brindisi di benvenuto la Famiglia Nonino a distillato per gli ospiti una preziosissima Grappa Nonino Monovitigno® Ribolla gialla* Cru Vigna Nonino Buttrio-Friuli.
Dopo la toccante performance del Coro Manos Blancas del Friuli, sostenuto sin dalla nascita da Giannola Nonino, che si pone l’obiettivo di emancipare bambini e ragazzi dal disagio, offrendo loro un’opportunità di riscatto sociale tramite l’accesso gratuito allo studio della musica, lo spettacolo è proseguito con il coro “Artemisia” di Torviscosa ed il coro del Friuli Venezia Giulia, per concludersi con il gruppo folkloristico “Chino Ermacora” di Tarcento.
Al termine della pranzo, brindisi con Grappa Nonino Riserva Antivca Cuvee®, invecchiata 5 anni in barriques e piccole botti, e ÙE ® Acquavite d’Uva Nonino in barriques.
Moltissime le personalità presenti, tra i quali si notavano Rosita Missoni, il Conte Marzotto, Matteo Zoppas, Cesare Rimini, Riccardo Illy, numerosi giornalisti televisivi e della carta stampata, autorità civili e militari e rappresentanti dell’industria e della finanza internazionale.
Il segreto di questo successo risiede sicuramente nella capacità di pensare in grande, ma anche nel coraggio di saper decidere di modificare continuamente la propria creatura, anche quando sembra essere già baciata dal successo internazionale. Giannola Nonino questa manifestazione l’ha fatta nascere e crescere, e continua ancora a emozionarsi come nelle prime edizioni, garantendo l’eternità al Premio Nonino.
Il Moro propone una cucina di tradizione ispirata dal mare, e sempre con una punta di innovazione, tutti sapori che valgono un viaggio, tra cui spicca il gusto delle materie prime.
Quando si tratta della famiglia Butticè rimaniamo sempre soddisfatti perché la loro cucina fonde elementi Siciliani e influssi creativi, tutto caratterizzato da una filosofia elegante, molto ben equilibrata, frutto di una precisa ricerca.
Salvatore Butticè
Il Moro propone una cucina di tradizione ispirata dal mare, e sempre con una punta di innovazione, tutti sapori che valgono un viaggio, tra cui spicca il gusto delle materie prime.
L’ambiente trasmette una sensazione di intimità, favorita dall’accoglienza di Antonella Butticè, responsabile di sala e attenta tutrice nella scelta delle etichette in cantina. Non sfugge la preferenza di costruire una lista dei vini mirata alle biodiversità italiane, con una forte vocazione ai vini della terra natia, la Sicilia. E come tale ci accompagna a degustarne alcune etichette.
Zuppetta di conchiglie e granita
Salvatore e Vincenzo Butticè gli chef si fanno apprezzare, hanno pensato ad un menu di trasporto con tante raffinate creazioni. Le sarde beccafico, cipolla bruciata, finocchietto e arancia, l’uovo di gallina allevata a terra, calamaro spillo Sicilia e tartufo uncinato, i paccheri dei Monti Sibillini con pistacchio di Raffadali e gamberi. Tra il secondo e il pesce crudo; zuppetta di conchiglie e granita, polpo, zucca piacentina e i suoi semi, indivia e amaretto.
La grande degustazione di crudo, ostriche, fasolari, cannelli, tartufi di mare, gamberi e scampi di Mazara del Vallo e carpacci (€60,00)
Uovo di gallina allevata a terra, calamaro spillo Sicilia, tartufo uncinato
Le sarde beccafico, cipolla bruciata, finocchietto e arancia
Lasagna al ragu di tonno
Ma un buon pasto deve accompagnarsi ad un buon vino
Sciuscia, vendemmia tardiva di Nero d’Avola, un vino di notevole struttura, fresco e complesso
Carricante Planeta Brut Spumante Metodo Classico Sicilia
Lalùci Baglio del Cristo di Campobello è un vino bianco siciliano ottenuto da sole uve Grillo
Note Positive
Profumi e sapori autentici, con delle proposte a mano libera dei “Butticè”. Si possono sperimentare tre diverse combinazioni elaborate così: 3 portate €55,00. 4 portate €65,00. 5 portate €70,00. Una buona soluzione che unisce il giusto connubio tra “gusto, qualità, prezzo”. Per la pausa pranzo hanno creato un Menu Business Lunch, un piatto unico a €18,00.
Riso carnaroli riserva San Massimo, tartufo e gamberi di Sicilia
Guazzetto di spigola e molluschi con ortaggi
Mano al Portafogli
Prezzo medio p.p. bevande incluse: 55€
Così aggiungo alle parole un pizzico di sale, personalmente i piatti dei fratelli Butticè mi hanno dato golose soddisfazioni, ho ritrovato i sapori della mia terra, la “Sicilia”, una terra che una volta scoperta e assaporata vi si aprirà un mondo, in questi piatti ritroverete il gusto di meravigliarvi.
Crema di cime di rapa, ragù di tonno. Arancino di riso, Parmigiano e zafferano
Giovedì 01 febbraio 2018 ore 17.00 il TRIO JUVARRA, composto da Andrea Maffolini al violino, Martino Maina al violoncello, al Mirko Bertolino al pianoforte si esibiranno alla Villa della TesorieraBiblioteca Civica Musicale A. Della Corte in Corso Francia 186/192 conMusiche di: F. Martin, G. Fauré, R. Schumann L’Ingresso è Libero ma a sostegno del concerto è gradita una offerta.
Torino Chamber Music Festival è alla sua IV Edizione ed offre al pubblico 23 concerti prevalentemente composti da repertorio cameristico. Il calendario propone un alternarsi di musicisti già affermati, giovani professionisti e le eccellenze segnalate dal Conservatorio di Torino. Gli incontri saranno svolti a Torino presso la Cappella dei Mercanti, la Chiesa di San Rocco e presso la Biblioteca Civica A. Della Corte all’interno della Vila Tesoriera
La villa è chiamata La Tesoriera poiché fu costruita per il consigliere di Stato e tesoriere generale dello Stato sabaudo di qua dai Monti, Aymo Ferrero di Cocconato che aveva acquistato nel 1713 i terreni sui quali sorge la costruzione. L’architetto cui venne affidato l’incarico dell’edificazione fu Jacopo Maggi, che s’ispirò allo stile di Guarino Guarini. Il Ferrero, già possessore di modesti diritti di giurisdizionali (ad esempio nel feudo di Cavoretto) aveva acquistato parte del feudo di Cocconato dai fratelli Carlo e Francesco Boetti nel 1697. L’inaugurazione della villa avvenne nel 1715 alla presenza di Vittorio Amedeo II e della corte. Purtroppo gli avvenimenti storici segnarono il lento decadimento artistico della Villa che solo nel 1844, sotto la guida del Marchese Ferdinando di Breme e di Sartirana, subì sostanziali mutamenti e conobbe, per un breve periodo, fasto e splendore. Allora la villa chiamata “Sartirana”
vantava una biblioteca di oltre 1.500 volumi di storia naturale e botanica, oltre ad una collezione ornitologica con rarissimi esemplari di uccelli esotici e arredi.
A metà Ottocento, la Tesoriera era un delizioso giardino botanico, con camelie, rododendri, azalee, melograni, viburni, e parecchie nuove specie di conifere e querce. La ricchezza botanica viene compromessa durante la seconda guerra mondiale e con la vendita dell’area nel 1962 all’Istituto Sociale dei Gesuiti, che abbatterono molti alberi secolari. Nel 1976 varie manifestazioni di protesta e raccolte di firme dei Cittadini portano il Comune di Torino ad espropriare il Parco ed in seguito ad acquistare la Villa. Oggi, dopo importanti restauri realizzati negli anni 2009 2011, che hanno restituito all’edificio il suo antico splendore, è la sede della Biblioteca Musicale “Andrea Della Corte” e appartiene al Sistema bibliotecario urbano della Città di Torino.
La Biblioteca è intitolata al musicologo e critico musicale Andrea Della Corte, del quale conserva la biblioteca e l’archivio personale. Studiosi, studenti e appassionati di musica, in particolare di musica classica, trovano in questa biblioteca ricche collezioni di libretti d’opera, di saggistica musicale, dischi e CD e un’interessante sezione di manoscritti e documenti iconografici. La Biblioteca accoglie inoltre un’ampia documentazione sulla danza e le arti coreutiche, grazie anche alle raccolte già facenti parte del Centro per la danza (documentazione e ricerca) e successivamente integrate nelle sue collezioni. Villa della Tesoriera è anche sede di eventi musicali strettamente legati alla musica classica organizzati da enti e associazioni musicali del territorio.
TRIO JUVARRA
Il Trio Juvarra nasce nel 2013 in seno al Conservatorio G.Verdi di Torino nella classe di Musica da Camera del M. Antonio Valentino, che da sempre è stato fonte di ispirazione e grande riferimento musicale per i componenti. Da due anni frequenta il corso di Musica da Camera presso l’Accademia di Musica di Pinerolo con il Trio Debussy, approfondendo lo studio del repertorio per questa
formazione. Attualmente studia anche presso la Scuola di Musica di Fiesole con il Trio di Parma. Grazie al sostegno del Conservatorio il trio ha preso parte a numerose iniziative quali la masterclass con il M. Bruno Giuranna (al termine della quale ha eseguito il quartetto con pianoforte op. 26 di Brahms con il maestro stesso), la masterclass con la prof.ssa Christa Butzberger e con il M. Amiram Ganz. Si è esibito inoltre in concerto presso la reggia di Venaria, Palazzo Barolo, Palazzo Carignano, Musei Vaticani e per le stagioni interne all’istituzione torinese. Ha tenuto un concerto nella stagione concertistica estiva dell’Accademia di Pinerolo a Bardonecchia. Nel 2016 e 2017 si è aggiudicato una borsa di studio per merito della fondazione CRT nel progetto “Talenti Musicali”. Inoltre ha conseguito il primo premio al Concorso Internazionale di Musica da camera “Marco Fiorindo” della città di Nichelino. Nell’aprile 2017 ha conseguito il primo premio al Concorso Internazionale “Grand Prize Virtuoso Competition” esibendosi presso la Royal Albert Hall di Londra per il concerto di premiazione. Ha ottenuto inoltre il secondo premio al Concorso Gasparo da Saloʼ di Brescia. I membri del trio si sono inoltre esibiti per l’Unione Musicale in altre formazioni, affiancati dal Trio Dubussy per il progetto Atelier Giovani e Atelier Parigi da loro curati. Andrea Maffolini e Martino Maina sono da anni accomunati dalla collaborazione cameristica, non solo in trio, ma anche in quartetto d’archi. Con tale ensemble hanno ricevuto il Premio Abbiati “Piero Farulli” della Critica Italiana per l’anno 2016. Nel maggio 2017 ha avuto occasione di cimentarsi con il triplo concer to di Beethoven con l’orchestra del Conservatorio.
Io bevo così ci insegna a conoscere ed apprezzare una categoria di vini non convenzionali, dove il risultato ci consegna un vino con profumi, colori e sapori ampiamente diversi, stuzzicando i nostri sensi ad apprezzare elementi di carattere più complessi.
La Quinta Edizione di “Io Bevo Così” si è svolta oggi lunedì 22 gennaio 2018, presso l’Hotel Excelsior Gallia nella cosmopolita Milano
Il focus è sempre il vino e i suoi produttori. Una rassegna che ci ha permesso di assaggiare e degustare più di 600 vini naturali, biologici e biodinamici provenienti da tutta Italia e da alcune regioni della Francia, Spagna e Grecia così da confrontandosi con diversi produttori.
Ca Del Vent Memoria e Sogno (Io Bevo Così)
Un appuntamento dedicato ai vini naturali e il territorio.
Biologico, biodinamico, naturale, quali differenze possiedono? non si può infatti dire che biologico e il naturale siano la stessa cosa, ecco una breve sintesi che vi riferisce le diversità degli attributi.
L’entrata in vigore della legislazione europea sul vino Biologico è stata varata nel (2012) è necessario sapere che i prodotti coltivati secondo le norme ‘bio’ vantano l’eliminazione di sostanze chimiche per il trattamento delle piante., quindi seguono precisi standard qualitativi.
Non è consentito l’uso di acido sorbico e la desolforazione
Viene stabilito un tetto per i solfiti pari a 30-50 mg/litro in meno rispetto al vino convenzionale.
La derivazione del prodotto da uve biologiche sarà controllata e certificata.
Vino naturale
Con la dicitura “vino naturale” si fa cenno alla categoria di vini che adottano le tecniche dell’agricoltura biologica, ma non aggiungono nessuna sostanza al mosto, quindi nessun correttore di acidità, anidride solforosa o coadiuvanti vari. Non essendo controllati da nessuna normativa e spesso i solfiti vengono comunque aggiunti per prevenire ossidazioni o deviazioni batteriche.
Vino Biodinamico
Con la dicitura “vino biodinamico” si fa riferimento ad un vino ottenuto da uve da agricoltura biodinamica, dove vengono fissano limiti ancor più severi dal bio, soprattutto nella fase della lavorazione in cantina.
Nell’agricoltura biodinamica non vengono utilizzati prodotti di sintesi chimica (concimi, fitofarmaci, diserbanti). Si somministrano in dosi omeopatiche dei preparati naturali ottenuti da processi fermentativi, decotti e minerali, come polvere di quarzo, sempre tenendo conto delle fasi della luna e del sole. Il terreno si lavora con metodi tradizionali come arare (con il cavallo, non con il trattore).
Viene seguito un calendario lunare sia in cantina che per i travasi e l’imbottigliamento. L’uva sana e maturata bene e non ricorre ad interventi fisici o chimici, il mosto fermenta sui propri lieviti originari.
I vini ottenuti da uve di agricoltura biodinamica sono caratterizzati da una grande vivacità e da un colore intenso.
Di seguito riportiamo la nostra personale lista degli assaggi per regione:
Merita la mia preferenza: la Lombardia con “Stefanago Ancestrale Rosé” e “Stefanago Cruasé” DOCG dell’Oltrepò Pavese. Con la stessa tecnica anche lo Spumante Metodo Classico da uve Müller Thurgau.
LA TORRETTA (Piemonte)
ALDO VIOLA (Sicilia)
I MANDORLI (Toscana)
VITTORIO STILLO (Calabria)
CASEBIANCHE (Campania)
IL GELSOMORO (Marche)
ORESTE TOMBOLINI (Puglia)
MONTISCI (Sardegna)
BODEGA SCHATZ (Spagna)
VIN DES POTES (Francia)
JORG BRETZ (Austria)
MARVLA TINDO (Slovacchia)
KTIMA LIGAS (Macedonia)
I Mandorli vino Bio e biodinamico della costa Toscana. (Io Bevo Così)
Io bevo così ci insegna a conoscere ed apprezzare una categoria di vini non convenzionali, dove il risultato ci consegna un vino con profumi, colori e sapori ampiamente diversi, stuzzicando i nostri sensi ad apprezzare elementi di carattere più complessi.
Divella da uve Chardonnay e Pinot Nero a dosaggio zero. (Io Bevo così)
Oggi vi parlo di Kisen restaurant, già dal nome si capice che si tratta di un ristorante giapponese, fa parte di una catena di ristoranti in grado di soddisfare pienamente ogni necessità, la sperimentazione e la scelta delle materie prime rendono il un menù prelibato e unico.
Oggi vi parlo di Kisen restaurant, già dal nome si capisce che si tratta di un ristorante giapponese, fa parte di una catena di ristoranti in grado di soddisfare pienamente ogni necessità, la sperimentazione e la scelta delle materie prime rendono il menù prelibato e unico.
Flower_nero_double_Kinsen
Uno spazio ampio che richiama la natura giapponese, la pietra solida e caratteristica, il legno caldo che richiama semplicità, le canne di bambu fonte d’ispirazione culturale estetica.
La cucina giapponese è amatissima e viene a sua volta rielaborata e spiegata in maniera più alternativa, i giapponesi sono liberi di scegliere tra una varietà di abbinamenti incredibili visto che la cultura gastronomica giapponese si basa sulla mescolanza di cucine diverse e ingredienti ereditati dalle varie incursioni straniere.
Kisen Restaurant è un’evoluzione di combinazioni che valorizzano fin da subito ogni proposta assaggiata, sfogliando il menù si apprende la creatività e nel contempo la semplicità della loro filosofia, assaggiamo ciò che viene pensato per noi per essere gustato.
Piatti tipici senz’altro il sushi cardine primario la varietà tris di tartare preparate con armonia di forme e colori (Salmone,avocado, tobiko, mandorle, chicchi di melograno con salsa maio sbagliata.Tonno, avocado, tobiko, mela verde, philadelphia, kisen souce. Ricciola, avocado, pomodorini, olive taggiasche e salsa al sesamo).
Bellezza e soddisfazione ci donano queste proposte;
Bignè di patate croccanti avvolte da salmone scottato alla piastra. kani cream korokke (crocchette in crema di granchi al latte con salsa dello chef) Ebi flower (tempura di gambero e fiore di zucca avvolto da salmone scottato alla piastra) dim sum (alla barbietola al the verde, nero di seppia e zafferano).
Degustazione mista di gunkan
degustazione mista di dragon ball (salmone, tonno, gambero) Temaki (Sake furai: salmone impanato, tartare di salmone, insalata e tobiko; Amaebi: gambero crudo avocado e tobiko; Yellow: riso allo zafferano, tartare di ricciola, mango, gambero rosso e chips di fiori di loto)
Tra gli special roll (Yellow roll con riso giallo, tartare di ricciola, gambero rosso e chips di fiori di loto; Fritto Maki Special; Barbabietola con riso rosso, salmone teriyaki, avocado, gambero crudo e chips di barbabietola)
Dragon ball
Special roll
Tris di tartare
Per tutti gli appassionati di conoscere una nuova apertura giapponese il Kisen vi coinvolgerà deliziandovi sulle più gustose specialità nipponiche.
19,26 Bistrò: rispecchia una vocazione “simply food” l’ideale per stare qualche ora rilassati ad assaggiare i piatti più buoni della tradizione casalinga, caratterizzata dai piatti regionali della tradizione di “Mammà”, sapori unici, piatti e ricette che sono stati creati dalle nonne più che dagli chef, qui assaggerete la cucina casereccia con una nota originale.
Così cercate un posto dalla cucina tradizionale ma con l’attenzione alla qualità; 19.26 la data di nascita di Livia, mamma dei proprietari. Questo delizioso Bistrò nel cuore di Milano in zona Brera è quello che fa per voi.
Il locale rispecchia una vocazione “simply food” l’ideale per stare qualche ora rilassati ad assaggiare i piatti più buoni della tradizione casalinga, la filosofia di questo luogo è proprio caratterizzata dai piatti regionali della tradizione di “Mammà”, sapori unici, piatti e ricette che sono stati creati dalle nonne più che dagli chef, qui assaggerete la cucina casereccia con una nota originale. I proprietari Aldo Franco e Anita, vogliono darci il meglio.
Dopo aver dato un’occhiata al locale nato negli spazi di uno storico ristorante milanese (il Giallo), il concept si rivoluziona lasciando spazio al gusto retrò con sfumature moderne, anni ’50 con arredamenti alternativi dei tempi contemporanei, colori calmi dalle panche in ecopelle, ai tavoli in legno, fino al tocco stravagante delle lampade in cristallo molato e l’elegante tavolo conviviale tirato a lucido, di personalità ce n’e tanta la carta da parati presente è un dettaglio che non passa inosservato, tutto risalta la scelta dei colori beige e grigio antracite.
E’ lo chef Domenico di Capua a curare le proposte del Bistrò 19,26, piatti dalla struttura forte, dai sapori della terra.
Assaggiamo alcuni must da decantare senza falsa modesta; tortino di riso Venere con verdure croccanti gamberoni argentini al curry sono una delizia. Tra gli antipasti un’inedita parmigiana di zucchine con mozzarella di bufala, un’eccellente variante del tipico piatto conosciuto, pietanza diffusa nella tradizione culinaria napoletana, si continua col tortino di patate e porcini con fonduta allo Zola dolce novarese, un antipasto perfetto se e amate i sapori delicati ma irresistibili, allora questo piatto è quello che fa per voi!
Tortino Venere con verdure croccanti gamberoni argentini al curry
Tortino patate porcini e zola
Parmigiana di zucchine
I primi favolosi. Paccheri 19.26 al ragù bianco di vitella ti apre l’appetito, tutti in silenzio, una ricetta tradizionale campana che ha un solo segreto: un ragù prelibato. Passiamo alle Chicche di patate verdi con fonduta di Zola, guanciale di amatrice e gherigli di noci, sono uno di quei primi piatti che gli amanti del gorgonzola non possono lasciarsi scappare, e non solo perché hanno messo tutti d’accordo.
Paccheri 19.26 al ragù bianco di vitella
Chicche di patate verdi con fonduta di Zola, guanciale di amatrice e gherigli di noci
E trai secondi assaggiamo il filetto di manzo ai carciofi con salsa allo zafferano, un delizioso piatto dei mesi invernali indubbiamente la salsa è avvolgente delicata e dolce. l’Ossobuco accompagnato da un profumato risotto giallo è un piatto unico ricco di gusto.
Filetto di manzo ai carciofi con salsa allo zafferano
Piovra scottata
Mano al portafogli
Si parla di rapporto qualità/ prezzo. Spenderete per gli antipasti da €10/15 la selezione di antipasti è ottima e senz’altro conveniente, per i primi piatti i prezzi si aggirano intorno a €12/18 , secondi di carne e pesce €18/24, i dolci da €5/8. Il rapporto qualità prezzo è un punto di forza per questo delizioso Bistrò, difficile da trovare a certi standard.
Note positive
Dal punto di vista dell’accoglienza tutto è coordinato per far si che il cliente si senta davvero il benvenuto. Le porzioni sono generose che in effetti non guasta mai. A pranzo propongono il menù alla carta o un piatto unico del giorno. La cucina chiude oltre le 23 per i nottambuli milanesi affamati. E’ possibile fermarsi per bere un interessante aperitivo, dalle 19 alle 21, con formula di tre assaggi degli antipasti in menu, serviti con un calice di vino, o una birra o un cocktail a 10
La cena dei sapori si è conclusa, ovvero siamo sazi e appagati, la genuinità e la tradizione dei piatti del bistrò 19,26 ci ha reso ghiotti di voler presto ritornare, del resto non c’è piacere più grande di quello del cibo, e se poi è tradizionale ci piace di più.