Muore all’età di 82 anni Neil Armstrong, il primo uomo che, il 20 luglio del 1969, mise piede sulla Luna dopo aver condotto la missione di allunaggio dell’Apollo11.
Nella pagina a sinistra la copia del New York Times che segna la data storica di una impresa che sembrava impossibile.
Le sue parole entrate nell’immaginario collettivo furono “That’s one small step for a man, a giant leap for mankind“(trad. “Un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità”)
Armstrong, il 7 di agosto, due giorni appena dopo aver compiuto 82 anni, aveva subito un intervento chirurgico di quadruplo bypass coronarico.
Neil Armstrong nasce il 5 agosto 1930 in Ohio, dai genitori Stephen Koenig Armstrong e Viola Louise Engel, una famiglia di origine tedesca.
Iniziò la sua avventura come pilota jet per la marina militare americana nella guerra di Corea.
Dopo essersi laureato in ingegneria alla Purdue University, diventa pilota civile e per la NASA inizia a testate aerei come l’X-15.
La sua avventura come candidato astronauta inizia nel 1962. Dapprima come comandante della missione Gemini 8, che nel 1966 per prima provò l’aggancio di due oggetti orbitanti, poi interrotta a causa di un guasto nei propulsori.
Fu comandante di riserva nella missione Apollo 8 (in orbita lunare) e il 6 maggio 1968 vide la morte in faccia durante una esercitazione con il simulatore volante LLRV (Lunar Landing Research Vehicle).
Finalmente nel 1969 Armstrong prese il comando della Apollo 11 che comprendeva una fase di avvicinamento e di allunaggio. con il modulo Eagle.
Il 21 luglio di quell’anno diventa il primo uomo a poggiare piede sulla Luna.
Una curiosità per quell’epoca: la voce di Armstrong veniva trasmessa alla base con un primo rudimentale microfono wireless, una nuova invenzione, il prototipo di quelli che utilizziamo oggi nei moderni cellulari.
Di seguito un inedito filmato a colori girato in 16mm con Neil Armstrong sulla Luna: si può notare il viso di Neil attraverso il visore dallo schermo con lamina d’oro, usata per proteggerlo dalle radiazioni solari (Project Apollo Image Archive).
Si ringrazia Marco Grappeggia per il contributo