Le Persone Oltre i Numeri: per la business intelligence non siamo numeri ma storie da raccontare

Dai Big data alla centralità dell’utente, del cliente, dell’abitante. La prima cosa che ci chiediamo è che cos’è realmente  la Business Intelligence?Potremmo definirla come un insieme di processi aziendali per raccogliere dati ed analizzare informazioni strategiche; la tecnologia utilizzata per realizzare questi processi ma anche le informazioni ottenute come risultato di questi processi. Un processo dunque che permette  di trasformazione dati e informazioni in conoscenza  per permettere ai dirigenti di trasformarla n processi decisionali strategici. È dunque una metodologia interessante per qualsiasi azienda di qualsiasi settore merceologico o industriale.

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Gianni Bientinesi è esperto in Business Intelligence, studi e ricerche di mercato a livello internazionale. Ideatore dell’Osservatorio sulla casa di Leroy Merlin, ha messo a frutto tutta la sua esperienza per cercare di capire come sta cambiando il modo di raccogliere e analizzare le informazioni sui clienti. I dieci punti principali per sviluppare un business che sia davvero intelligente

Un antico proverbio orientale dice che quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito. Riprendendo questo concetto e inserendolo nel contesto in cui viviamo, strangolato dalla digitalizzazione delle nostre vite, riflettiamo sul ruolo predominante che oggi gli strumenti hanno rispetto ai sentimenti. In una società in cui si associa ai Big Data la risposta a tutti i quesiti del business, spesso ci dimentichiamo che dietro l’analisi dei numeri ci sono le persone.

La Business Intelligence  si propone oggi come un nuovo approccio multidisciplinare che parte dall’analisi dei dati, Big e Small, fino alle storie delle persone, per indirizzare le aziende ad adottare una strategia più completa. Non solo algoritmi, ma approccio, apertura mentale, condivi- sione e comunicazione di quelli che sono gli obiettivi strategici dell’azienda.

Questo saggio dunque cerca di offrire una visione più profonda della Business Intelligence, la disciplina che ripensa al ruolo del marketing per proporre un nuovo mo dello, più consapevole e responsabile, per guidare le strategie aziendali. Un business intelligente, infatti, che non si ferma al su- perfluo, ma ascolta le storie delle persone e migliora la qualità della vita di tutti noi.

Un saggio rivolto a tutti, in particolare a chi deve prendere decisioni strategiche a partire dai big data, e che permette di riconsiderare la centralità del cliente, della persona, dell’abitante, rendendosi conto che sopravvive nel tempo solo l’organizzazione in grado di soddisfare sempre tutti i suoi clienti.

Un libro che vi permetterà di:

1. Rimettere le emozioni al centro: le informazioni devono diventare delle storie che emozionano.
2. Spingere verso l’innovazione continua: la ricerca ha il compito di spingere verso il cambiamento.
3. Ripartire dalle idee: le aziende devono rifocalizzare le loro strategie.
4. Ascoltare i bisogni delle persone: le aziende devono imparare ad ascoltare.
5. Favorire la condivisione: lo scambio con le persone può essere una ricchezza per le aziende se spontanea.
6. Ripensare all’approccio con le persone: dobbiamo rivoluzionare l’approccio metodologico.
7. Ridare fiducia alle persone: occorre lavorare sul concetto di fiducia.
8. La parola chiave diventa “Rilevanza”: le aziende devono sviluppare contenuti rilevanti.
9. Riempire il tempo di senso: il tempo è la risorsa chiave per le aziende.
10. Valorizzare la relazione con le persone: le persone devono ritornare al centro delle riflessioni aziendali.

 

INCONTRO CON L’AUTORE  Martedì 30 ottobre 2018 ore 18:00 a Torino presso la fondazione PAIDEIA in via Moncalvo 1 Torino
INGRESSO LIBERO  – Seguirà rinfresco.

 

Laureato presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Torino nel 1999, Gianni Bientinesi si è specializzato in Sociologia della comunicazione e Metodologia della ricerca sociale con menzione al premio “Migliore tesi di laurea”, che viene depositata presso la Biblioteca nazionale universitaria e dal Centro Unesco di Torino.

Durante il percorso di studi inizia le sue prime esperienze lavorative nel campo della Ricerca presso AC Nielsen Customized, specializzandosi in indagini continuative su utenza consumer e business della telefonia fissa, mobile e internet.
Nel 2002 inizia la sua collaborazione presso Ipsos come ricercatore dell’indagine nazionale Audiopress e nel 2005 presso Tns si occupa delle indagini di mercato legate al settore mobile e internet.

Nel 2009 entra in Leroy Merlin Italia e nel 2013 lancia l’Osservatorio sulla Casa, il progetto che mette al centro i bisogni degli abitanti italiani, diventando punto di riferimento per la conoscenza del mercato del mondo della casa in Italia.
È da qui che è chiamato a tenere corsi di formazione sul marketing, comunicazione e ricerche di mercato nelle principali università di design e architettura italiane. Grazie a questa esperienza, sperimenta e sviluppa nuovi metodi di ricerca mettendo al centro le persone e proponendo un nuovo approccio alla Business Intelligence.

LA FONDAZIONE PAIDEIA 

Il progetto sostiene la Fondazione Paideia di Torino, che da oltre vent’anni lavora ogni giorno a fianco di famiglie e bambini in difficoltà, promuovendo progetti efficaci e innovativi, garantendo la creazione di contesti attenti e rispettosi delle necessità dei più piccoli. Perchè nessuna famiglia possa sentirsi sola e nessun bambino escluso.

 

 

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Un fisico torinese alla ricerca dell’unificazione tra meccanica quantistica e relatività speciale

In una ricerca pubblicata il 18 ottobre sul Journal of Modern Physics dal Prof. Massimo Auci, ricercatore italiano docente di fisica presso la Scuola Internazionale Europea Statale “A Spinelli” di Torino, viene  dimostrato che il misterioso comportamento duale della luce e della materia, ritenuto da molti studiosi causa di incompatibilità concettuale e formale tra Meccanica Quantistica e Relatività Speciale, è in realtà prodotto da un particolare modo di interagire della materia.

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La ricerca teorica iniziata più di trent’anni fa e già in parte pubblicata su prestigiose testate scientifiche come il Physics Letters A e l’International Journal of Modern Physics B,  mira a spiegare risultati sperimentali entrati a far parte della storia della scienza non più mediante il concetto di dualismo onda-particella, alla base della nascita della stessa Meccanica Quantistica, ma attraverso la formazione di una sorgente elettromagnetica dipolare tra due particelle elementari di segno opposto. Una particella, come per esempio  un elettrone, può interagire con ogni altra sua antiparticella nell’universo formando un sistema elettromagnetico stabile che, oltre a permettere uno scambio di informazione quantizzato a velocità superiore a quella della luce nel vuoto, è in grado di creare una connessione spazio-temporale fra osservatori di uno stesso sistema che emula il comportamento previsto della famosissima relatività di Einstein.

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Di fatto la ricerca riconduce ad un unico fenomeno comune il comportamento quantistico e relativistico della materia aprendo la strada alla comprensione dell’entanglement quantistico.

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Bibliografia: Superluminality and Entanglement in an Electromagnetic Quantum-Relativistic Theory

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APPROFONDIMENTI
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Stefano Pigolotti: “Vi spiego l’importanza della formazione continua in azienda”

“Partiamo da un presupposto suffragato da numerose ricerche statistiche: chi continua a studiare ha più probabilità di non essere licenziato o messo in cassa integrazione.  Le probabilità di perdere il lavoro sono direttamente proporzionali al nostro invecchiamento culturale, tecnico e scientifico.  Nelle PMI si è molto attenti alla formazione dei lavoratori: tutti dovrebbero avere una opportunità di crescere all’interno di una azienda. Non diventa solo un vantaggio per l’impresa ma anche per chi lavora: più si è competenti, aggiornati e preparati, più si è indispensabili in un ambiente produttivo”. 

“La possibilità di offrire formazione continua a chiunque  lavori – continua Stefano Pigolotti – soprattutto formazione finanziata, è quanto di meglio per migliorare il modo con cui l’impresa possa affrontare le trasformazioni del mercato del lavoro, nel breve e medio periodo. Pensiamo ad esempio all’evoluzione che stiamo vivendo dall’introduzione del digitale nei processi produttivi. Fino a trent’anni fa i macchinari erano analogici, poche piccole imprese aveva sistemi robotizzati. Oggi invece la robotica è prepotentemente entrata nello sviluppo e nella produzione. Macchine servo-assistite, robot collaborativi, processi che impiegano la programmazione (pensiamo alla stampa 3D), l’intelligenza artificiale, ecc.”

E se l’occupazione da anni un tasto dolente del Paese Italia,  con la crisi che ha colpito il mondo finanziario ed economico a partire dal 2008, la situazione di tutte quelle imprese che non vedono nel miglioramento del proprio bene più prezioso, la forza lavoro, non può che aggravarsi. A poco più di dieci anni dall’inizio di una delle peggiori crisi planetarie degli ultimi decenni, dobbiamo purtroppo constatare che la  crescita economica è in Italia più lenta di quella dell’economia dei paesi dell’area Euro. Con una cresciuta inferiore a quella di altri paesi UE la competitività delle PMI italiane è andata scemando nel corso degli ultimi anni. E questo anche per un problema di fondo molto importante:  le aziende faticano a trovare manodopera qualificata da assumere. E per manodopera qualificata intendiamo dire operai con laurea di primo livello, capaci di operare in autonomia utilizzando tecnologie all’avanguardia, come ad esempio la progettazione CAD-CAM, la programmazione avanzata di macchine a controllo numerico, la gestione di attività tecniche di alto livello. Ormai anche nelle catene di montaggio c’è sempre più bisogno di lavoratori qualificati_ la licenza media non è più sufficiente per essere competitivi nel mondo del lavoro.  Per questo dobbiamo lavorare sulle scuole, sulle famiglie, dobbiamo cambiare la percezione dell’azienda aprendo le nostre porte e facendo conoscere come l’impresa si sia trasformata.

L’industria non è più come la immaginiamo: si parla già di Formazione e Industria 4.0. Oggi le industrie sono molto più simili a laboratori. Scordiamoci dunque le linee di produzione sporche e rumorose che conosciamo dal passato. L’industria è cambiata e sempre più è alla ricerca di operai qualificati ad affrontare questo cambiamento.-

“Insomma, conclude Pigolotti – La forte automazione ed evoluzione tecnologica di questi ultimi anni, la trasformazione digitale non rappresenta solo un’opzione o un canale accessorio, ma diventerà sempre più un elemento centrale su cui basare le strategie evolutive dell’azienda del futuro. L’evoluzione tecnologica e digitale delle nostre aziende va incontro alle evoluzioni continue e imprevedibili del contesto economico e tecnico. La formazione delle persone in azienda diventa quindi fondamentale per avere persone pronte ad affrontare le sfide del futuro, conservando tutta l’esperienza del passato”. 

 

 

Per approfondire: http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/industria40

COMAU presenta MATE: un esoscheletro adatto ai lavoratori

L’esoscheletro MATE Fit for Workers è stato progettato e sviluppato per utilizzare un’avanzata struttura passiva a molle che assicura un supporto posturale leggero, traspirante ed efficace, senza alcuna necessità di usare batterie, motori elettrici o altri dispositivi complessi soggetti a guasti, riducendo quindi il peso a circa 3 kg. È stato inoltre progettato da COMAU secondo criteri di ergonomia nell’ambito di una partnership stretta con ÖSSUR, leader nel settore dei dispositivi ortopedici non invasivi, e IUVO, azienda spin-off dell’Istituto di BioRobotica (Istituto Superiore Sant’Anna).
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Maurizio Cremonini, Global Head of Marketing Comau ha commentato: “Siamo particolarmente orgogliosi di aver sviluppato questa innovazione tecnologica indossabile. MATE è stato progettato in stretta collaborazione con gli operatori all’interno dello stabilimento per rispondere alle loro specifiche esigenze di lavoro. Grazie al nostro esoscheletro possono compiere medesime operazioni, con minor fatica”.
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Al centro di tutto il progetto e la realizzazione di MATE si trova l’ergonomia, vale a dire la metodologia interdisciplinare che si occupa di migliorare il rapporto uomo-macchina, con il fine della soddisfazione dell’utente e di migliorare l’insieme delle prestazioni del sistema. In questo caso soprattutto di rendere meno usuranti i lavori più ripetitivi e faticosi, come quelli presenti nella catena di montaggio degli autoveicoli, migliorando le condizioni di salute degli operatori e riducendo il numero di persone colpite da malattie muscolo-scheletriche. FCA, che ha collaborato con Comau nella fase di sviluppo e sperimentazione, ha da anni fatto dell’ergonomia la chiave della progettazione delle catene di montaggio usate per produrre i suoi veicoli, in modo da migliorare il processo produttivo, renderlo più efficiente, ma senza costi per le persone che svolgono quotidianamente il loro lavoro, che sono coinvolte in fase di progettazione della linea.
In diversi casi, test svolti in fase di progettazione della linea hanno portato a un ripensamento delle procedure dopo i test fatti dalle persone che avrebbero dovuto applicare le procedure stesse. MATE è il passo successivo alle postazioni auto adattative, che si adeguano ai parametri antropometrici degli operatori che la useranno.
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Mate Comau
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MATE è un componente fondamentale delle strategie legate alla HUMANfacturing Technology promossa da Comau. Si tratta di un’espressione attraverso la quale tutte le persone sono protagoniste nella smart factory che nasce dalla rivoluzione nota come Industria 4.0, assieme a strumenti digitali avanzati, tecnologie abilitanti e prodotti robotici industriali “intelligenti” e collaborativi, all’interno di un sistema di produzione collegato in rete. La sinergia fra robot industriali collaborativi, la cui skin e le cui tecnologie consentono alle persone di interagire in totale sicurezza, anche indossando esoscheletri come MATE per svolgere compiti ripetitivi e pesanti, è alla base delle fabbriche e delle catene di montaggio del futuro prossimo.
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MATE ha diverse caratteristiche e vantaggi:

  • È stato progettato con gli operatori che quotidianamente operano negli stabilimenti, che dichiarano, dopo una settimana di test sul campo, di non volerne fare a meno
  • Consente di mantenere una struttura posturale comoda e senza problemi sulla pelle, dato che è realizzato con materiali traspiranti
  • Segue i movimenti degli arti superiori, diminuendo la fatica e senza gravare in maniera innaturale sulla zona lombare
  • Totalmente analogico. Dato che è realizzato con un sistema passivo a molle, non rischia alcun blocco legato a batterie scariche o motori elettrici fuori uso, dato che non ne fa alcun uso
  • Riduce lo sforzo muscolare nelle spalle fino al 50%, consentendo di ripetere le stesse operazioni con minor fatica e riducendo i rischi di malattie muscolo-scheletriche
  • Migliora la qualità del lavoro degli operatori che lo utilizzano.
MATE: A COMAU UN ESOSCHELETRO ADATTO AI LAVORATORI

Le Persone Oltre i Numeri: per la business intelligence non siamo numeri ma storie da raccontare

In un’epoca in cui i Big Data sono considerati la nuova ricchezza e dove si profetizza l’impatto devastante dell’Intelligenza artificiale sul lavoro e su tutti noi, un libro – Le Persone Oltre i Numeri – vuole ricordarci che le aziende non possono più pensare ai clienti o ai consumatori come a dei semplici dati da analizzare. Secondo l’autore del volume ora pubblicato dalla casa editrice Minerva, Gianni Bientinesi (esperto in Business Intelligence, studi e ricerche di mercato, ideatore dell’Osservatorio sulla casa di Leroy Merlin) nel processo di trasformazione della miriade di informazioni in conoscenza, noto come Business Intelligence, quello che conta sono le Persone, “perché i numeri in realtà rappresentano le storie delle Persone. Le Informazioni devono diventare dei racconti, devono parlare alla testa ed al cuore delle persone che li utilizzano”.
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Sino a cinque – sei anni fa la raccolta di informazioni di base sui clienti si sviluppava lungo un processo consolidato che prevedeva la redazione di un questionario più o meno strutturato, la definizione di un campione, una serie di interviste, una mole di dati raccolti anche su carta, infine quegli stessi dati diventavano numeri inseriti in un database informatico. Ora invece secondo l’esperienza maturata soprattutto in Leroy Merlin siamo, secondo Gianni Bientinesi, in una fase di real time dove non c’è neanche più tempo per riflettere. Ma il processo di trasformazione di dati in conoscenza è sempre fondamentale, solo che richiede un approccio diverso. Le Persone Oltre i Numeri (con la prefazione di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori) si chiede appunto come cambierà il modo di raccogliere, analizzare ma soprattutto utilizzare le informazioni sui clienti attuali o potenziali per far evolvere beni e servizi delle imprese. La vera questione su cui vuole riflettere Gianni Bientinesi è legata al fatto che non si può più parlare di consumatori in modo anonimo ed indifferenziato, ma che ogni persona, proprio perché unica, è complessa da capire con gli strumenti tradizionali.
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Gianni Bientinesi
Gianni Bientinesi

Senza considerare che se un’azienda può sapere molto se non tutto del cliente, allo stesso modo il consumatore è in grado di conoscere la storia, il modo di agire e la reputazione dell’impresa. Ogni azienda dovrebbe essere in grado di veicolare una propria identità in cui i consumatori possono in qualche modo riconoscersi e sentirsi partecipi dei suoi valori di riferimento. Per il cliente non è più sufficiente essere un consumatore soddisfatto, ma è alla ricerca della felicità: “Credo che la Business Intelligence – conclude Gianni Bientinesi – sia quell’approccio olistico multidisciplinare e multidimensionale che ti consente di comprendere il senso profondo delle cose che sono fondamentali per la costruzione di tutte quelle azioni che ti aiutano a “trasformare” un cliente soddisfatto in una persona felice”.

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Dalla riflessione condotta da Gianni Bientinesi emergono dieci punti su cui soffermarsi nel dettaglio:1. Rimettere le emozioni al centro: le informazioni devono diventare delle storie che emozionano.

2. Spingere verso l’innovazione continua: la ricerca ha il compito di spingere verso il cambiamento.

3. Ripartire dalle idee: le aziende devono rifocalizzare le loro strategie.

4. Ascoltare i bisogni delle persone: le aziende devono imparare ad ascoltare.

5. Favorire la condivisione: lo scambio con le persone può essere una ricchezza per le aziende se spontanea.

6. Ripensare all’approccio con le persone: dobbiamo rivoluzionare l’approccio metodologico.

7. Ridare fiducia alle persone: occorre lavorare sul concetto di fiducia.

8. La parola chiave diventa “Rilevanza”: le aziende devono sviluppare contenuti rilevanti.

9. Riempire il tempo di senso: il tempo è la risorsa chiave per le aziende.

10. Valorizzare la relazione con le persone: le persone devono ritornare al centro delle riflessioni aziendali.

I consigli di Stefano Pigolotti ai più giovani per la scelta universitaria

In un periodo storico in cui le coscienze sembrano essersi addormentate e le persone sono preda di passioni incontrollate e, a lungo termine, distruttive, è necessario riprendere maggiore consapevolezza di sé, risvegliare la propria coscienza e dare un senso alla propria vita. Un esempio di questa situazione è stata proposta da George Ivanovic Gurdjieff nella sua metafora della carrozza, rappresentazione ideale, e ancora attualissima, dell’essere dormiente, ovvero di colui che non decide la direzione della propria vita, ma ne è succube, condizionato dalle forze esterne che influenzano il proprio percorso. Il Prof. Stefano Pigolotti illustra e spiega la metafora della carrozza in un video.

In questo periodo di scelta dell’Università a cui i giovani devono o vogliono iscriversi, il problema è “a quale corso di laurea iscriversi”.

Sempre più giovani perdono il controllo della loro carrozza perché non sono in grado di scegliere quale sia la strada che vogliono percorrere durante la vita, e per questo si lasciano trascinare dalle emozioni. Farò quello che mi piace fare? Farò quello che mi dicono i genitori di fare?

Nonostante alla base della società occidentale contemporanea ci sia l’idea che ognuno sia artefice del proprio destino, la capacità di prendere decisioni ed effettuare scelte, anche sotto la pressione della scelta genitoriale o della società, non è per nulla scontata e facile, dato che è necessario assumersi le responsabilità delle conseguenze delle proprie scelte. Di conseguenza, esattamente come l’asino di Buridano, le persone non scelgono, morendo, non necessariamente dal punto fisico, sicuramente dal punto di vista spirituale e della coscienza.

Imparare a scegliere di fatto è un vero e proprio allenamento alla vita, e il risultato finale è vivere la vita al massimo delle sue possibilità, sapendo dove si va e facendo le scelte consapevolmente. Ovviamente il percorso di scelta parte dalle scelte di tutti i giorni, per poi passare a scelte sempre più importanti e impattanti sulla propria vita.

Le persone non prendono decisioni per una serie di motivi, fra cui le troppe alternative a disposizione. Avere troppe opzioni a disposizione manda in confusione, specialmente se le opzioni sono fra loro simili e non vi sono chiari elementi per scegliere una piuttosto che un’altra via. Un altro aspetto che blocca le persone è il perfezionismo nelle scelte. Puntare a fare sempre la scelta migliore, per non sbagliare, porta alla fine a non scegliere, pur di non commettere errori. Peccato sia esattamente quello l’errore più grande. Parente stretto del perfezionismo è l’eccesso di razionalismo. Scegliere seguendo solo ragionamenti razionali, si soffocano le emozioni e l’istinto, che sono parte integrante del nostro essere, perdendo aspetti fondamentali di noi stessi durante le fasi scelta. L’errore opposto è l’eccesso di emotività, che porta a fare scelte troppo condizionate dalle emozioni, che portano quindi a scelte mutevoli e ondivaghe.

Proprio per aiutare i più giovani ad orientarsi e scegliere, in maniera consapevole, il loro percorso di studio, sono nati  i Centri di Orientamento agli studi (qui quello dell’Università degli Studi di Torino  e qui quello del Politecnico di Torino).

L’Università  di Torino ha anche realizzato un’app per orientarsi nella scelta universitaria.

Ciò che non tutti considerano è che anche non scegliere in realtà è una scelta, e probabilmente la peggiore che si può prendere, dato che ci si abbandona al destino e si permette di scegliere ad altre persone quali sarà l’indirizzo della nostra vita. Un anno sabbatico preso per svolgere un soggiorno di studio-lavoro all’estero, e apprendere una lingua lavorando, potrebbe “schiarire le idee” a chi non ha ancora preso una decisione sulla propria vita.

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Le scelte più difficili da prendere, come è facile immaginare, sono quelle che costringono a cambiare le proprie abitudini personali e a uscire dalla propria comfort zone familiare, in cui non serve prendere decisioni perché tutto va come siamo abituati che vada. Tutto ciò che porta fuori dalla zona comfort può comportare sofferenza, ma allo stesso tempo fa sentire vivi e padroni del proprio destino.
Per fare scelte consapevoli è necessario conoscere se stessi, capire quali siano i punti di forza e i punti di debolezza da rafforzare, entrando in contatto, finalmente, con se stessi. Nello sport un personal coach, o nello studio un maestro, un docente, può aiutare a compiere questo importante passo, stimolando l’introspezione e la ricerca di se. Compreso chi si è, è possibile eliminare le influenze negative che arrivano dall’esterno, rafforzando solo quelle che aiutano a essere persone sempre più consapevoli e libere di scegliere. Riuscire a comprendere ciò che la voce interiore dice consente, in molti casi, di trovare dentro di sé le risposte per compiere le scelte.  e

E’ fondamentale dunque cercare di ascoltare la propria voce interiore e lasciarsi guidare da essa: sono in molti a sostenere che l’anima racchiuda già in se le risposte che si sta cercando, mentre ogni problema nasce semmai dal decidere di voler ascoltare o meno la propria coscienza.
Il mondo è ricco di persone che hanno avuto il coraggio di fare scelte importanti, talvolta andando contro tutto e tutti, ma la maggior parte di queste persone ha il sorriso stampato sul volto, il sorriso di ha ascoltato il proprio cuore e nient’altro.

Per fare scelte consapevoli serve sapere quale sia il proprio obiettivo. Tutte le scelte, anche quelle più piccole e quotidiane, sono fondamentali per arrivare al proprio obiettivo, sia esso giornaliero, mensile, annuale o della propria vita. Se l’obiettivo finale è particolarmente importante e richiede numerose scelte e sacrifici, la soluzione migliore è creare un piano e seguirlo, dividendo l’obiettivo lontano e apparentemente irrealizzabile in tanti piccoli obiettivi raggiungibili, che saranno la strada per realizzare l’obiettivo finale.

Le scelte importanti, che condizionano una vita intera, arrivano da dentro, ma non sono da prendere in totale solitudine. Parlare con persone fidate, amici, familiari consente di avere punti di vista esterni, anche sotto forma di consigli. È anche possibile scoprire che qualcuno ha preso la stessa decisione, e potrà dare un consiglio con la sua esperienza.

Prendere la vita per le redini è quindi la scelta migliore che chiunque possa fare. Diventare un passeggero consapevole della propria carrozza e non un passeggero dormiente, consente di avere il controllo sui cavalli e sul cocchiere, sia per evitare che i cavalli si lancino in una corsa selvaggia e senza controllo, che può avere esiti disastrosi, sia per evitare che il cocchiere ci porti a destinazione facendo il giro più lungo possibile, per fregare il passeggero e farlo pagare di più, facendogli perdere tempo.

Prendere la vita per le redini significa anche non fare scelte avventate, concedendosi il tempo di valutare le conseguenze, ma senza dimenticare di ascoltare il proprio cuore e il proprio istinto, restando sempre coerenti con se stessi, con le proprie visioni, i propri obiettivi e il proprio sentire. Lo stress della vita quotidiana può portare a pensare eccessivamente e a perdere di vista gli obiettivi importanti, facendo concentrare lo sguardo e i pensieri su dettagli che, in realtà, non sono importanti. Prima di pensare alle scelte da compiere, è sempre bene concedersi un momento di calma per poter ragionare a mente lucida.