Quante volte pronunciamo la parola mamma nel corso della nostra vita? Centinaia, anzi probabilmente migliaia. Ho provato a cercare in rete se ci fosse qualche studio o statistica al riguardo ma ahimè nessun folle si è imbarcato in questa impresa titanica. Se anche comunque la dicessimo un milione di volte, sono sicura che almeno l’ottanta per cento di queste sarebbe stata pronunciata nei primi sei anni di vita. Proprio in questo momento, mentre sto scrivendo, ho un treenne attaccato alla caviglia che mi ripete come un disco rotto “Mammamammamammamamma…” quindi sono costretta a sospendere per andare a guardare la straordinaria torre di Lego che ha creato, onde evitare di andare avanti così altre due ore. A onor del vero la torre è bellissima, anzi lo era, già buttata giù, e io posso riprendere il filo del discorso fino alla chiamata successiva, approssimativamente fra cinque minuti. Fortunatamente scrivo molto in fretta! Tornando a noi, probabilmente iniziamo a sognare di sentirci chiamare mamme già mentre ancora abbiamo il test di gravidanza in mano, ma prima che questo si realizzi occorrerà attendere almeno una quindicina di mesi o più, se il pargolo decide di temporeggiare. Dai sei mesi in poi, siamo attentissime a ogni suono , a ogni lallazione nella speranza di cogliere le due dolci sillabe “MAM-MA”. Certo è un bello smacco se la prima parolina è invece pappa, cacca, o addirittura il nome del cane di casa. Ma l’affronto peggiore che può farci l’amato erede è un altro: dire prima “PAPÀ”. Come amiamo spesso ricordare, noi abbiamo affrontato nove mesi di gravidanza, noi abbiamo partorito, allattato, vissuto in simbiosi con il nuovo nato rinunciando anche a cose fondamentali come una doccia o andare in bagno al bisogno, ma il piccolo somiglia platealmente, esclusivamente al padre. Almeno l’onore di chiamare noi per prime dovrebbe farcelo, ci spetterebbe di diritto. A casa mia ancora ci sono accese discussioni su quale sia stata effettivamente la prima parola di Simone. Mio marito sostiene che sia stata appunto “papà”. Devo ammettere che un suono simile alla parola incriminata è effettivamente uscito dalle labbra del piccolo, ma siccome è successo di fronte ad un piatto di mais e tapioca, ho decretato senza possibilità di replica che il bambino si riferisse alla pappa. Alcune settimane dopo è arrivato il tanto atteso “mamma” e con ciò ritengo che quella sia stata la sua prima vera parola, con buona pace del papà che preferisce raccontare un’altra versione. Che sia stata la prima parolina o meno, comunque nel giro di alcuni mesi diventa senza ombra di dubbio la più usata. Sembra impossibile ma per quanto sia stata attesa e desiderata, a un certo punto sogniamo esattamente il contrario. Essere chiamate a ripetizione per decine e decine di volte rischia di farci perdere la testa, è come un martello pneumatico, come un picchio su un tronco che batte, batte, batte. Si dice che per pronunciare la parola mamma le labbra debbano baciarsi due volte, io aggiungo che però a me tocca mordermi la lingua due volte per non urlare “Bastaaaaaaaa” dopo il milionesimo richiamo del pargolo. Ma voglio essere più poetica di così, presa con calma mi piace pensare che i bimbi ci chiamino così tanto per permetterci di fare una piccola scorta di questa parolina, da tenere nelle orecchie e nel cuore, perché crescendo ci chiameranno sempre meno e qualche ricordo in più non guasterà per lenire quel pizzico di nostalgia che accompagna ogni genitore quando il piccolo lascia in nido.
Questo articolo è tratto dalla pagina Facebook La filosofia di Lucy di Lucia Falbo