“L’Illusion Comique”: al Teatro Gobetti il capolavoro barocco di Pierre Corneille

«Parlare de L’Illusion Comique non è impresa facile. Corneille lo definisce uno “strano mostro” per la condensa di generi teatrali in esso contenuti e per la capacità che ha l’opera di sovvertire tutti gli schemi. La cosa che da sempre mi ha affascinato de L’Illusion è il rapporto tra il suo bizzarro rigore formale e la libertà di invenzione che è nascosta tra le sue maglie». Il giovane regista ed attore messinese Fabrizio Falco torna al Teatro Stabile di Torino, e dopo “Galois” di Paolo Giordano e il “Ritratto d’Italia” tratto da Giacomo Leopardi, questa volta porta in scena un capolavoro del teatro barocco, “L’Illusion Comique” di Pierre Corneille, in scena in prima nazionale al Teatro Gobetti fino al 4 febbraio. 

Commedia in cinque atti scritta da Pierre Corneille nel 1635, “L’Illusion Comique” segna un punto cruciale nella carriera letteraria del drammaturgo francese che tragredendo le regole classiche della rappresentazione teatrale, condensa tutti i generi teatrali, “teatro nel teatro” passando dalla “commedia imperfetta” alla “tragicommedia”, dall’eroico al farsesco, fino all’ultimo atto che «è una tragedia, e tutto questo, cucito insieme, fa una commedia.»

Una sfida impegnativa per il trentenne Fabrizio Falco, che qui cura la regia oltre ad esserne interprete indossando i panni di Clindoro. Tra i più validi talento del teatro nostrano, formatosi all’Accademia di Arte Drammatica di Roma, allievo di Luca Ronconi, con cui ha lavorato nella trilogia dei “Lehman Brothers”, Fabrizio Falco alterna il teatro con il cinema (da “Bella addormentata” di Bellocchio a “Le ultime cose” della torinese Irene Dionisio), aggiudicandosi importanti riconoscimenti in entrambi gli ambiti, come il Premio Mastroianni a Venezia nel 2012 ed il Premio Ubu nel 2015 come miglior attore under 35.

“L’Illusion Comique” racconta la storia di un padre (Pridamante, Leonardo De Colle) alla ricerca del figlio (Clindoro, Fabrizio Falco) fuggito da lui per troppa severità. Il mago Alcandro (Titino Carrara) crea un’illusione mostrando, grazie all’apparizione di “fantasmi parlanti”, le scene della vita di Clindoro e le varie peripezie che lo vedono protagonista, dalla prigione alla fuga d’amore con Isabella (Elisabetta Misasi). In questo “teatro nel teatro” tutto è vero e tutto è falso, c’è un continuo gioco di specchi tra la magia e la vita, il reale e l’illusione.

«Per me il nucleo centrale di questo testo – spiega Fabrizio Falco – si trova proprio nel rapporto padre-figlio, vissuto attraverso il filtro del teatro. Il padre a sua insaputa assiste ad una rappresentazione (forse menzognera?) della vita di Clindoro. Vita e teatro, così si impastano, rendendo labili i confini tra verità e menzogna. Il teatro inteso, quindi, come potente forma di comunicazione umana (uno degli ultimi baluardi), capace di coinvolgere e di far riflettere sulla sua stessa utilità.»

“L’Illusion Comique” è prodotto dal Teatro Stabile di Torino in collaborazione con il Centro Teatrale Santacristina e vede protagonisti in scena anche Loris Fagiani, Mariangela Granelli, Massimo Odierna, Matthieu Pastore, Maurizio Spicuzza. Le scene e i costumi sono di Eleonora Rossi, le luci di Pasquale Mari, le musiche di Angelo Vitaliano.

http://www.teatrostabiletorino.it

Emanuele Rebuffini

(immagini di Marina Alessi)