Attimi di storia (e di vita). Alfred Eisenstaedt a «Camera»

Due sono i “baci” più famosi nella storia della fotografia. E hanno in comune il fatto di essere stati pubblicati su “Life”.

Il 9 marzo del 1950 Robert Doisneau immortalava una giovane coppia intenta a baciarsi davanti l’Hôtel de Ville, uno scatto divenuto un simbolo della rinascita nel dopoguerra. Qualche anno prima, il 14 agosto del 1945, Alfred Eisenstaedt coglieva un marinaio ubriaco nell’atto di baciare un’infermiera (in realtà era un’igienista dentale), in mezzo alla folla a Times Square, durante i festeggiamenti del V-J Day, ovvero la resa del Giappone. Il bacio francese era frutto di un’attenta costruzione, non vi era nulla di spontaneo. Il bacio americano, invece, era un attimo abilmente colto dal fotografo.

Alfred Eisenstaedt
Università del Michigan
Ann Arbor, Michigan, 1951
© Alfred Eisenstaedt / The LIFE Picture Collection / Shutterstock

Devi essere pronto, perché se perdi l’occasione, le immagini potrebbero svanire per sempre. La vita si muove rapidamente e inaspettatamente; non aspetterà che tu ti distragga con il controllo della messa a fuoco o l’avanzamento della pellicola”. Questa capacità di afferrare momenti memorabili con sguardo ironico e poetico ha fatto di Alfred Eisenstaedt uno dei Maestri della fotografia novecentesca.

Fino al 21 settembre, CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia ospita la mostra «Alfred Eisenstaedt», curata da Monica Poggi. Un’esposizione inedita che attraverso 170 fotografie, molte delle quali mai esposte, racconta le tante sfaccettature della sua carriera e rende omaggio al talento poliedrico e in continua evoluzione di un artista che ha contribuito a definire il fotogiornalismo americano, soprattutto con gli oltre 2500 servizi e le 90 copertine per “Life”, il magazine con il quale collaborò dalla nascita fino alla cessazione delle pubblicazioni nel 1972.

Hollywood, California, 13 dicembre 1954
© Alfred Eisenstaedt / The LIFE Picture Collection / Shutterstock

Nato nel 1898 nell’allora Prussia Occidentale (oggi Polonia), Alfred Eisenstaedt inizia il suo percorso artistico nella Germania degli anni Venti, quando il linguaggio fotografico si sta velocemente trasformando grazie alla grande diffusione delle riviste illustrate (“Il fotogiornalismo moderno è stato inventato in Germania da un gruppo di editori e fotografi fra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta. È stata una mia grande fortuna essere coinvolto in questa nuova ed entusiasmante fase del reportage fotografico, anche se in quel momento non ero davvero consapevole della sua importanza”). La prima fotografia venduta al settimanale “Der Weltspiegel” ritrae una partita di tennis. Ama raccontare lo stravagante mondo dell’alta società mentre si diverte sulla neve a St. Moritz; ma riceve incarichi e committenze dalle principali riviste tedesche del periodo, che lo faranno viaggiare in tutta Europa per ritrarre eventi politici e celebrità. Documenta il primo storico incontro fra Mussolini e Hitler a Venezia nel 1934 e ritrae Joseph Goebbels mentre guarda in macchina con un’espressione inquietante e piena di disprezzo (“lo sguardo dell’odio”).

Ginevra, 1933
© Alfred Eisenstaedt / The LIFE Picture Collection / Shutterstock

Alfred Eisenstaedt descrive le sue fotografie come candid, ovvero capaci di racchiudere l’essenza spontanea del momento, nonostante una forte carica teatrale. Ispirandosi alla luce e alla composizione dei dipinti degli antichi maestri (Rembrandt, Rubens, Degas), il fotografo realizza scatti scenografici e armoniosi, tra cui anche le iconiche fotografie delle ballerine di danza classica di George Balanchine.

Alfred Eisenstaedt
Sophia Loren
Roma, 1961
© Alfred Eisenstaedt / The LIFE Picture Collection / Shutterstock

A causa del crescente antisemitismo, nel 1935 Alfred Eisenstaedt lascia l’Europa e si stabilisce a New York dove viene immediatamente assunto dalla nascente rivista “Life”. Da questo momento la sua indagine si concentra prevalentemente sulla società americana, in tutti i suoi aspetti, con un’attenzione sempre molto forte alla sfera delle esperienze umane e con un’ironia sempre più esplicita.

Parigi, 1963
© Alfred Eisenstaedt / The LIFE Picture Collection / Shutterstock

Anche il suo stile si evolve: se all’inizio della sua carriera le composizioni sono prevalentemente molto studiate e ‘pittoriche’, il suo lavoro diventa progressivamente più dinamico. Il mosso o i dettagli fuori fuoco che caratterizzano alcune porzioni dell’inquadratura servono proprio a trasmettere il senso di urgenza che si avverte fra le strade trafficate della città o all’interno di vagoni della metropolitana colmi di pendolari.

Alfred Eisenstaedt
Marilyn Monroe
Hollywood, California, 1953
© Alfred Eisenstaedt / The LIFE Picture Collection / Shutterstock

La mostra di CAMERA rivela come la carriera di Alfred Eisenstaedt sia stata un insieme di tanti punti di vista e di differenti modalità di raccontare il mondo: gli Usa del boom economico, il Giappone post-atomico, i reportage in Etiopia, i viaggi in Francia e Italia (fotografa anche la catena di montaggio della Fiat dove si costruisce la Topolino), la gente comune (le infermiere che si affacciano da uno scalone o i volti stupiti dei bambini che assistono ad uno spettacolo di marionette) e i personaggi dello spettacolo e della politica. Albert Einstein, J. Robert Oppenheimer, Ernest Hemingway, Marlene Dietrich, Marilyn Monroe, Angela Lansbury ed una Sophia Loren, il cui scatto in lingerie, apparso sulla copertina di “Life” nel 1966, suscitò scandalo. “Durante tutta la mia vita professionale ho fotografato persone: re e dittatori, musicisti e star di cinema, contadini e lavoratori, uomini e donne, giovani e anziani. I miei incarichi mi hanno messo in contatto con un numero incredibile e variegato di esseri umani. Quando guardo indietro tra i miei file, mi sento stupito: ho davvero incontrato tutte quelle persone e scattato tutte quelle foto?”.

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Emanuele Rebuffini