Spine d’acaia, alberi e foglie: le “impronte di luce” di Giuseppe Penone

«L’arte di Penone dà luce, dà luce alla materia» (Carlo Ossola). Fino al 16 febbraio la Fondazione Ferrero di Alba ospita la mostra «Giuseppe Penone. Impronte di luce», ampia antologica dedicata al lavoro di uno dei più grandi protagonisti dell’arte contemporanea internazionale.

L’esposizione, curata dal danese Jonas Storsve in collaborazione con l’artista, riunisce oltre cento opere, alcune delle quali presentate in Italia per la prima volta, in un racconto visivo, articolato in nove sale, che attraversa la ricca produzione di Giuseppe Penone (nato a Garessio nel 1947), dagli anni Sessanta fino alle più recenti sperimentazioni, individuando come filo rosso l’elemento ricorrente dell’impronta. Spiega l’artista: «L’impronta rivela la sezione aurea che ho nelle mani. Ad occhi chiusi il punto di contatto della mia pelle non ha confini. La mano che si appoggia alla superficie crea l’ombra che diventa luce quando si ritrae e appare il colore».

Una mostra di rara bellezza, che omaggia i sessantanni di ricerca artistica di uno dei principali protagonisti dell’Arte Povera (a soli 22 anni, nel 1969, esponeva alla galleria di Gian Enzo Sperone), confermando la straordinaria vocazione culturale della Fondazione Ferrero.

Il tema dell’impronta, che innerva la carriera di Giuseppe Penone fin dai primi lavori, diviene metafora del legame indissolubile tra uomo e natura e strumento del profondo dialogo tra l’artista e l’ambiente che lo circonda, interpretato attraverso una vasta selezione di tecniche e materiali. Dal disegno alla fotografia, dall’intaglio alla scultura e alla pittura, il motivo dell’impronta diviene nella visione dell’artista sinonimo di contatto tra superfici differenti e trova una propria manifestazione ideale nella natura, intesa come ecosistema globale di cui ogni elemento è parte integrante, dall’essere umano alle foglie, dagli alberi alla terra. Non un’arte “ecologica”, anche se la natura è protagonista, in particolare l’albero, che per Giuseppe Penone è materia plasmabile, “idea prima e più semplice di vitalità, di cultura, di scultura”.

Il percorso espositivo si apre con una prima sala che richiama l’idea della crescita naturale, rappresentata in opere come “Alpi Marittime – Continuerà a crescere tranne che in quel punto” (1968-1978) e “Albero libro” (2019).

Si prosegue con uno spazio dedicato a opere fotografiche tra cui “Svolgere la propria pelle – 10 giugno 1970” e la serie “Coincidenza di immagini” (1971), in cui il braccio destro dell’artista è stampato a grandezza naturale. Sopra la fotografia Penone ha incollato una lunga striscia di carta ritagliata con l’impronta di ciascun dito della mano e di una parte del braccio rilevati con l’inchiostro: la sovrapposizione perfetta ne afferma la coincidenza.

Non mancano le sperimentazioni nel campo del disegno, restituite in mostra con lavori come “Sento il respiro della foresta” (1968). La terza sala accoglie la serie di sculture “Avvolgere la terra – il colore nelle mani” (2022), terrecotte di piccole dimensioni, che l’artista realizza prendendo tra le due mani un pezzo di argilla, azione primordiale della scultura, e ricava il calco negativo della mano. Con il colore l’artista rileva l’impronta del gesto. Segue un affondo dedicato a grandi installazioni come “Spine d’acacia – occhio” (2014), in cui Giuseppe Penone utilizza spine d’acacia su tela per restituire impressioni visive che richiamano parti del corpo umano come gli occhi e le labbra.

L’idea di un contatto diretto tra essere umano e natura prosegue nei lavori presentati nella quinta sala, tra i quali figurano opere a matita e inchiostro come “In punta di spine la sensibilità della pelle” (2001) e acquerelli su carta come “Pelle di foglie. Sguardo all’orizzonte da terra” (2004). La sesta e settima sala accolgono una selezione di sculture monumentali, tra cui spiccano “Pensieri di foglie” (2014) e “Soffio” (1978), che restituiscono l’attenzione di Giuseppe Penone nell’utilizzo di materiali diversi spaziando dal bronzo alle pietre di fiume, dal marmo bianco di Carrara alla terracotta.

Giuseppe Penone, Impronte di luce, 2022
Olio su tela
183 × 183 cm
Foto © Archivio Penone, by SIAE 2024

L’ottava e la nona sala sono riservate alla recente serie “Impronte di luce” (2022), per la prima volta presentata in Italia. Le opere, realizzate con olio su tela, rievocano nelle dimensioni e nei colori il Modulor dell’architetto francese Le Corbusier e raffigurano forme evocative del corpo umano, catturate a partire da ingrandimenti delle mani dell’artista. Il percorso di mostra trova la propria conclusione nel giardino della Fondazione Ferrero, con le opere in bronzo “Equivalenze” (2016) e i “Gesti vegetali” (1983).

 http://www.fondazioneferrero.it

Emanuele Rebuffini

@photo Murialdo Muratore