Cercate di capirmi.
Quando nel 2001 iniziò la produzione di Centovetrine stavo concludendo il mio percorso universitario che mi permise di scoprire la passione per il cinema di qualità ma allo stesso tempo l’importanza delle produzioni come queste, che obiettivamente di qualità ne hanno pochina ma che rivestono un’importanza fondamentale dal punto di vista lavorativo.
Già all’epoca era chiaro che quello che stava succedendo a San Giusto Canavese era una cosa grande.
stava nascendo un polo produttivo enorme (negli stessi luoghi ben presto venne anche trasferita la produzione di Vivere, altra soap di grande successo, anch’essa ormai chiusa).
Telecittà si stava proponendo come la nuova Cinecittà pensata per la televisione, con grandi ambizioni e obiettivi importanti.
Ed è innegabile che la faccenda abbia funzionato, se è vero che ha occupato 300 persone per più di 10 anni (parlando solo di Centovetrine).
Nessuna pretesa di qualità, ma senz’altro un grosso volano con un ritorno importante non solo diretto (più volte mi sono sentito chiedere da ospiti in visita a Torino quale fosse il centro commerciale in cui è ambientata la fiction).