Torino la capitale del futuro

Gabriele Ferraris su La Stampa.it

La notte, è stanotte. La password è «contemporaneità». Il posto, un po’ dovunque, in una Torino che pare uscita da un romanzo di Bruce Sterling (non a caso Bruce Sterling ha scelto di abitarci) più che da una poesia di Gozzano. Stanotte è la notte in cui vengono al pettine i fili che Torino ha tessuto negli anni, e ha intrecciato in questa eccitante settimana di novembre. La città è piena di collezionisti e galleristi per Artissima, la fiera dell’arte contemporanea che si tiene al Lingotto; è piena di nightclubbers per Club to Club, il festival della musica elettronica che stanotte esplode proprio al Lingotto con il deejay-set stellare di Jeff Mills, Carl Craig e altri mammasantissima della consolle; ed è piena di guru del digitale, maghi della computer grafica, stregoni del videogame, creativi del computer, calati a frotte a Torino per View Conference, o per Share Festival.

Stanotte Torino è tutta loro: al chiarore complice delle Luci d’Artista, le gallerie d’arte rimarranno aperte, e aperti saranno tanti musei, e la festa mobile andrà dai giochi d’acqua della Reggia di Venaria alle provocazioni urbane della contro-Fiera «Paratissima» nel quartiere multietnico di San Salvario; fino a piazza Vittorio, dove è annunciata una «installazione d’arte sociale» dall’allarmante titolo «Crash in Turin». Centinaia di eventi, spettacoli, performance. Il fatto è che i torinesi – per fronteggiare la crisi ottimizzando le risorse (concetto molto contemporaneo) – si sono messi in testa di fare, di novembre, un mese speciale, il mese delle arti contemporanee: e hanno concentrato in questo mese, e di questo mese in questo weekend, una serie di manifestazioni straordinarie, ciascuna delle quali s’intreccia con le altre, scambiandosi iniziative e unendo le forze, e portando in città il meglio del meglio nel proprio ambito.

Voglio dire: per View, la conferenza internazionale dedicata a tutti gli aspetti della computer grafica, si sono mossi mezza Pixar, premi Oscar come se piovesse, i realizzatori di «Star Wars», «Ratatouille, «Harry Potter»: mica il ragazzetto di bottega. E così per le altre manifestazioni. Provate a chiedere a vostro figlio chi sono i deejay di Club to Club. O andate a vedere che cosa espone Artissima. Ovvio, dovreste quanto meno convenire che queste cose hanno un senso, e non sono soltanto «roba che non si capisce», giudizio condiviso da molti, specie in materia di arte contemporanea. Comunque, anche se vi iscrivete a tal partito, oggi pomeriggio potreste godervi con i vostri figli «A Christmas Carol», l’annunciato blockbuster di Natale, di cui View presenta una ricca stra-anteprima. O passare domani dal Museo di Scienze Naturali, dove Share Festival, interrogandosi sulle «forze del mercato», vi fa pure conoscere la signora inglese che è riuscita a vivere per un anno spendendo una sterlina al giorno. Può servire. Tirare la cinghia è contemporaneo. Dunque siamo tutti contemporanei. Chi più, chi meno.

Il punto cruciale (e indubbiamente, persino lessicalmente contemporaneo) di quanto che accade in questi giorni a Torino è che tutto accade insieme, tutto si sovrappone, si interseca, si incontra e scontra e confronta. È come nel web, tu parti e non sai bene dove arrivi, di link in link (notate, questo è davvero contemporaneo): stamattina potreste ascoltare a View Conference Jonathan Knight, il creatore dell’attesissimo videogame «Dante’s Inferno», poi nel pomeriggio visitare la mostra di cinque Fondazioni europee alla Sandretto; quindi buttare un occhio alla premiazione di Share e incontrare l’artista digitale Erik Natzsche all’inaugurazione della sua mostra; se preferite, verso sera passate al Lingotto per scoprire le nuove tendenze ad Artissima, e già che siete lì vi stonate ben bene con i suoni elettronici di Mills e soci; poi ficcanasate in qualche galleria d’arte nel cuor della notte, e domattina fate un po’ di shopdropping in centro.