E’ il decennio dei cambiamenti epocali. Dopo la lira, congedata dall’avvento dell’euro nel 2002, un altro pezzo storico del ventesimo secolo, la tv analogica, si appresta ad andare in pensione, sostituita dalla sua versione in digitale terrestre. Il 2008 ha visto i primi esperimenti in Sardegna, nel 2009 toccherà a una porzione più grande del territorio italiano, a cominciare dalle province piemontesi di Torino e Cuneo. Un passaggio a nord ovest che prenderà il via nella seconda metà di maggio e probabilmente non sarà indolore. Ecco alcune informazioni, emerse dal convegno La tv digitale terrestre in Piemonte (tenutosi lunedì 9 febbraio a Torino), per non farsi trovare impreparati.
I vantaggi
La transizione al digitale terrestre non è solo una faccenda italiana. In questi giorni anche la Francia sta mettendo in moto la macchina della conversione e – se le tabelle di marcia verranno rispettate – entro il 2012 tutti i maggiori paesi europei avranno spento definitivamente la tv analogica. Con quali vantaggi per i telespettatori? In genere ne vengono indicati cinque:
Moltiplicazione dei canali, quindi maggiore pluralismo. Già oggi, per esempio, la Rai presenta un’offerta digitale che va ben oltre ai tradizionali tre vecchi canali (esiste una Rai4, arriverà una Rai5, oltre alle varie RaiGulp per ragazzi, RaiEdu, RaiStoria…). Il dubbio è se questa proliferazione di canali porterà a un reale pluralismo dell’offerta, con la discesa in campo di nuovi attori (anche locali), o semplicemente a un rafforzamento dello status quo (mantenendo dunque l’attuale duopolio, con Rai e Mediaset, che avranno cinque, dieci o quindici canali a testa).
Migliore qualità audio/video. Il segnale digitale comporterà un netto passo avanti rispetto a quello analogico e, complice l’acquisto di nuovi televisori da parte delle famiglie italiane, dovrebbe anche accelerare il passaggio al formato panoramico 16:9 (rispetto al tradizionale 4:3). La nuova tecnologia, tuttavia, per ora non supporta l’HDTV, la tv ad alta definizione (come quella disponibile su alcuni canali pay-tv di Sky). Per quella bisognerà attendere i decoder di nuova generazione, in arrivo nei prossimi anni.
Interattività. E’ una delle potenzialità più reclamizzate e innovative del digitale: la possibilità per gli utenti di partecipare direttamente alle trasmissioni, con meccanismi di selezione e televoto più sofisticati. Anche il servizio teletext (Televideo e affini) verrà implementato, con l’aggiunta di nuove funzioni. La gestione delle funzioni di interattività più sofisticate non passerà soltanto attraverso il televisore e l’antenna, ma richiederà anche il collegamento alla linea telefonica fissa. Non sono invece previste interazioni con la banda larga, Internet, l’IPTV (proprio l’isolamento rispetto a Internet è un’altra fonte di polemiche sull’effettiva modernità e attualità della nuova tecnologia).
Servizi di pubblica utilità. Il telespettatore della tv digitale terrestre non avrà solo a disposizione i normali canali televisivi, ma potrà anche fruire di servizi a distanza, gestiti dalle istituzioni e dagli enti pubblici.
Riduzione dell’inquinamento elettromagnetico. Il passaggio al digitale terrestre implicherà una conversione dei vecchi trasmettitori analogici, sostituiti da quelli digitali. In questo modo si prevede di ridurre sensibilmente gli attuali livelli di inquinamento elettromagnetico.
I tempi e le operazioni da compiere
Attraverso un Decreto Ministeriale del 10 settembre 2008 è stato stabilito il calendario del passaggio definitivo alla televisione digitale terrestre (lo puoi consultare qui). Si tratta di una transazione progressiva, basata su una suddivisione del territorio italiano in 16 aree. Ha iniziato la Sardegna a fine 2008 e quest’anno si passerà a regioni più popolose, a cominciare dal Piemonte occidentale (le province orientali saranno coinvolte nel 2010). Le date ufficiali per le province di Torino e Cuneo, che coinvolgeranno circa tre milioni di cittadini, sono le seguenti:
– 20 maggio 2009: transizione dall’analogico al digitale di Rai2 e Rete4 (i due canali non si vedranno più sui vecchi televisori analogici, ma solo su quelli dotati di decoder digitale terrestre, interno o esterno)
– tra il 24 settembre e il 9 ottobre 2009: switch-off di tutti gli altri canali dall’analogico al digitale (tutti i canali della tv saranno solo più visibili in digitale terrestre)
Cosa vuol dire questo per il telespettatore medio? Che per continuare a vedere Rai 2 e Rete4, dovrà procurarsi entro il 20 maggio un decoder da collegare al suo vecchio televisore analogico. Oppure dovrà acquistare un nuovo modello di televisore: da aprile, tutti i modelli in commercio conterranno per legge un ricevitore per il digitale terrestre. Chi ha acquistato di recente una tv a schermo piatto, deve verificare se è già predisposta per la nuova tecnologia. In quel caso, non dovrà effettuare altri acquisti.
Da marzo partirà una campagna d’informazione istituzionale, attraverso tv, giornali, radio e anche nei grandi centri commerciali (dove, il sabato pomeriggio, si acquista il 70% dei nuovi televisori in Italia). Il Ministero delle Comunicazioni istituirà un call center a cui rivolgersi per consigli e informazioni.
I costi e i dubbi
Non sono poche le polemiche e i dubbi che stanno accompagnando questa transizione. Le questioni più importanti sono le seguenti:
– per i cittadini si tratta di una vera opportunità o di un’imposizione dall’alto?
– il digitale terrestre porterà davvero a un cambiamento nell’offerta televisiva nazionale o si tratterà solo di un aggiornamento tecnologico della realtà preesistente, condotto a spese del cittadino?
– è stata scelta la tecnologia migliore sul mercato o la nuova tv nasce già vecchia?
Vediamo alcuni degli aspetti più discussi, a cominciare dai costi.
La spesa per un decoder da collegare a un vecchio televisore dipende dal modello scelto. Secondo Massimo Negarville, presidente del Co.Re.Com Piemonte (il Comitato Regionale per le Comunicazioni), i modelli con funzioni di interattività si attestano intorno ai 90 euro. Il governo ha previsto un sostegno economico per la fasce più anziane e meno abbienti: potrà beneficiarne chi ha più di 65 anni o un reddito inferiore ai diecimila euro. A meno di iniziative speciali degli enti locali, tutti gli altri dovranno mettere mano al portafoglio.
In linea di massima, per il passaggio alla nuova tecnologia non è richiesto essere o rivolgersi a tecnici professionisti. Chiunque può collegare facilmente il decoder alla vecchia antenna e alla vecchia tv e iniziare a vedere i canali. Ancora più semplice è l’operazione se si acquista un nuovo televisore con il decoder incorporato. Un problema immediato, banale ma probabilmente diffuso, sarà quello della sintonia dei canali: andranno reimpostati, Rai1 sull’1, Rai2 sul 2 e così via. Una seccatura forse meno diffusa, ma di sicuro anche meno banale, potrebbe riguardare gli impianti centralizzati. E’ possibile che il proprio impianto condominiale presenti filtri, difetti o altri intoppi tecnici che impediranno la corretta visione del digitale terrestre. Pur avendo acquistato il decoder, quindi, si potrebbero avere dei problemi nella ricezione dei canali. In questo caso sarà necessario l’intervento di un antennista. Una città come Torino, ad alta densità abitativa e ad alto tasso di antenne condominiali, rappresenterà il primo vero terreno di prova in materia.
Se ne parla ancora poco, ma uno dei problemi più significativi che riguarderà soprattutto le famiglie numerose e gli appartamenti più grandi è quello di chi possiede più televisori. Come ha confermato Andrea Ambrogetti, presidente di DGTVi (l’associazione che riunisce Rai, Mediaset, Telecom e le altre aziende coinvolte direttamente nel passaggio), non è prevista alcuna possibilità di decoder centralizzato che sia in grado di servire più televisori. Tradotto in soldoni: se si vorrà continuare a vedere la tv su più apparecchi diversi, bisognerà acquistare un decoder per ogni televisore. Oppure, con una spesa ovviamente maggiore, più televisori nuovi.