Pelizzetti all'attacco del Poli

Andrea Rossi su Lastampa.it

L’affondo arriva a metà dell’intervento del rettore dell’Università Ezio Pelizzetti. Inatteso. Duro. Quasi brutale. «Mentre la contingenza imporrebbe il rafforzarsi di un fronte comune delle università, non posso negare che qualche danno è venuto dall’atteggiamento non sempre collaborativo del Politecnico, che in molte occasioni ha preferito perseguire atteggiamenti di palese concorrenzialità». Frase che fa da sintesi a una serie di macigni che il numero uno di via Po ha appena finito di sganciare, quasi trasformando la cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico in uno scontro fratricida. Come se in ballo, oggi, ci fosse la supremazia cittadina.

La frecciata più indolore arriva dai dati sugli studenti stranieri presenti nell’ultimo rapporto del Comitato per la valutazione del sistema universitario. Il Politecnico ha il 3,6 per cento di studenti non italiani, nonostante il forte investimento «sulla politica degli accessi fin dal primo anno». L’Università, invece, è al 4,6 per cento e – ricorda Pelizzetti – non ha mai fatto «alcuna politica di sollecitazione a iscriversi».

Piccola scaramuccia. Un attimo prima erano state bordate. La politica dei piccoli passi dell’Università usata come clava contro la politica degli annunci roboanti del Poli. Il lavoro quotidiano contro il marketing e la grancassa mediatica. Pelizzetti dipinge due mondi diversi. E il suo ha i tratti della «responsabilità». Lo ripete cinque volte in pochi secondi.

E attacca a testa bassa: «Responsabilità significa non fare politiche di annunci a cui non seguano fatti concreti; significa non illudere o innescare fasulle speranze stendendo trionfali tappeti di porpora per l’ingresso a Torino di multinazionali che ci usano come una sorta di Bangalore d’occidente per poi abbandonarci e abbandonare al proprio destino forza lavoro qualificata al primo barlume di crisi o di migliori condizioni economiche in altre località». Torino come Bangalore, il distretto indiano saccheggiato dalle multinazionali. A Torino le multinazionali si chiamano Motorola e Microsoft e – spiega Pelizzetti – «sono lì ad ammonirci con la crudezza dei fatti». Quali? Motorola e «l’esborso di ulteriori 25 milioni di denaro pubblico a fronte del disastro di oggi, sotto gli occhi di tutti». O Microsoft, «con la confusione tra la fondamentale attività di ricerca della fondazione e lo sviluppo dei sistemi applicativi».

E i «cugini» attaccati? Tacciono. Telefoni spenti – o che suonano a vuoto – per tutto il giorno. Non una replica ufficiale. Commenta, invece, l’assessore regionale all’Università Andrea Bairati, che era presente alla cerimonia: «Motorola non ha ricevuto un euro di contributi pubblici». Chiamparino però, ha detto il contrario. «Quanto all’essere intervenuti per trovare una soluzione, è stata la scelta giusta – aggiunge l’assessore – Era un valore da tutelare: la ricerca è un valore collettivo pubblico ma non è fatta solo dal pubblico». E la polemica tra atenei? Bairati taglia corto: «Sono entrambi tra i migliori d’Italia e, nelle sedi istituzionali, hanno sempre collaborato».