Internet, a Torino il summit dei nuovi talenti

Giuseppe Futia via Lastampa.it

Infrastruttura e talento sono due concetti che apparentemente si trovano su due piani distinti: mentre l’uno definisce una “mera” struttura fisica e tecnica (in questo caso la Rete Internet), l’altro s’insinua in una dimensione più sociologica, condensando aspetti legati principalmente alle capacità umane.

A scovare il punto di raccordo tra questi due aspetti ci hanno provato i numerosi relatori che si sono susseguiti ieri nella conferenza organizzata a Torino dal Top-IX (TOrino Piemonte Internet eXchange), consorzio che si occupa di favorire lo sviluppo della produttività del territorio attraverso l’uso sistematico delle tecnologie ICT.

Durante la conferenza sono state approfondite tematiche che riguardano la complessità di Internet, le nuove frontiere tecnologiche ed economiche del cloud computing e l’impiego sempre più massiccio del cosiddetto Saas (Software As A Service), cercando di trovare il filo conduttore che attraversasse tutte queste problematiche.

Alessandro Vespigiani, Senior Research Scientist della University of Indiana, si è occupato del discorso introduttivo, ponendo l’attenzione sul significato di complessità nell’ambito di Internet: “E’ importante distinguere ciò che definiamo con i termini di complicazione e complessità”. Se il primo è paragonabile allo sviluppo di un progetto in cui si devono assemblare tante componenti distinte, il secondo definisce un ”un sistema dinamico che si auto-organizza e in cui le diverse proprietà che lo caratterizzano emergono spontaneamente”.

Per questi motivi, ha osservato Vespigiani, “risulta necessario analizzare la Rete non più con un approccio di tipo ingegneristico, ma come se fosse un vero e proprio sistema naturale”, in cui si alternano dinamiche che coinvolgono aspetti tecnici, sociologici, demografici e, ovviamente, economici. “Internet risulta un modello globale e la complessità, ha concluso Vespigiani, è lo strumento per poterlo analizzare”.

Sugli aspetti relativi al cloud computing, sistema di tecnologie che permette all’utente l’utilizzo, attraverso la Rete, di risorse informatiche distribuite, si sono confrontati diversi esperti del settore. Antonio Nulli di Cisco Systems si è soffermato la necessità di distinguere le due dimensioni di cloud computing, ovvero quella privata e quella pubblica.

Franco Roman di Sun Microsystem ha dichiarato che Sun stessa ha attivato una vera e propria business unit con il compito di analizzare il mercato della “nuvola”, soprattutto in relazione allo sviluppo delle linguaggio Java e del sistema Open Office, tentando di creare un “cortocirquito e una disintermediazione tra gli sviluppatori e gli utilizzatori dei vari sistemi”. In quest’ottica, Franco Barberis ha esposto l’intenzione da parte di IBM di “collegare l’attività dei centri di ricerca con gli aspetti che riguardano la vita quotidiana”. Barberis si è inoltre soffermato sull’importanza di un sistema di protezione dei dati sicuro e robusto, che allo stesso tempo non trascuri l’importanza dei consumi energetici.

Dalla discussione è poi emersa l’importanza di garantire la paternità dei dati memorizzati nella “nuvola” e ci si è interrogati sulla propensione da parte degli utenti di immettere o meno le informazioni al di fuori del proprio sistema. Roman su questo punto è apparso molto sicuro: “Dieci anni fa si diceva che mai nessuno avrebbe effettuato pagamenti su Internet. Entro i prossimi dieci, nessuno più si chiederà dove stanno i propri dati”.

La mattinata si è conclusa ponendo l’accento su ciò che viene definito Software as a Service, espressione che identifica un modello che prevede la distribuzione e l’utilizzo dei software e delle applicazioni attraverso la Rete Internet. Simone Brunozzi, Web Services Evangelist di Amazon.com, collegato in web-cam da Parigi, ha delineato la politica della propria azienda: “Amazon ha introdotto molto presto infrastrutture di web services per sostenere la propria complessità.

Successivamente ci siamo accorti che questi servizi potevano essere utilizzati anche da altre realtà aziendali, ed oggi abbiamo circa 400 mila sviluppatori in tutto il mondo.” Maurizio Capobianco di Saleforces.com ha sottolineato l’importanza di tradurre in benefici immediati l’innovazione tecnologica, “garantendo in tal senso bassissime barriere all’ingresso per i propri servizi”. Eddie Budgen, VP of Technology & Services di Sensible Cloud, ha introdotto invece l’importanza del concetto di fiducia: “Per poter far si che tutto questo sistema complesso, dal cloud computing all’Internet as a Service, venga messo in funzione, è necessario che da parte degli utenti vi sia una fiducia totale”, in modo tale che si affaccino a questa nuova “filosofia” del mondo dell’informatica. Una fiducia che, naturalmente, le diverse realtà aziendali dovranno in qualche modo riuscire a conquistarsi.