Innovation forum per far crescere le imprese

Via Sole 24 Ore

La tecnologia e la sostenibilità come chiave per la crescita. Non che la situazione italiana sia rosea, ma l’analisi critica del presente può fornire la struttura per la costruzione di un futuro più solido. In particolare per l’ecosistema dell’innovazione. Con un obiettivo chiaro: il 2015, recita la locandina dell’Innovation forum, evento organizzato dalla società di analisi Idc a Milano dal 12 al 15 marzo. Perché “Obiettivo 2015”?

«Perché sullo sfondo si intravedono due scommesse strategiche per il Paese che portano proprio quella data – spiega Roberto Masiero, presidente Idc Emea – e cioè l’Expo 2015, un evento che può favorire un’importante reazione e favorire la trasformazione del sistema economico, in particolare nell’area del Nord-Ovest, e Industria 2015, interessante perché si pone l’obiettivo di favorire i progetti in alcuni settori strategici».

Ci saranno istituzioni, mondo accademico e della ricerca, aziende che vogliono introdurre l’innovazione tecnologica per migliorare i propri modelli di business e i servizi offerti, proponendo e sviluppando analisi per la crescita dell’innovazione digitale e individuando opportunità di sviluppo per i cittadini e per le aree settoriali più strategiche per il Paese: sanità, turismo e cultura digitale, infomobilità e mobilità sostenibile, eprocurement ed e-sourcing nella pubblica amministrazione; energia e ambiente.

Opportunità da cavalcare soprattutto «innovando il prodotto prima degli altri – prosegue Masiero – e soprattutto meglio, puntando sulla qualità. E’ importante arrivare prima dei concorrenti asiatici che puntano invece sui costi ridotti».
Qual è la fotografia del Paese sul fronte innovazione? “Parlare di Italia è ormai limitativo, l’analisi va sempre più fatta a livello internazionale – risponde Masiero – comunque la situazione è complessivamente critica. C’è una crisi finanziaria e di instabilità politica. Ma nonostante la debolezza del dollaro ostacoli le esportazioni, devo dire che nei settori del Made in Italy a più alto contenuto tecnologico il nostro Paese se la sta cavando benissimo”. Resta un grosso divario con altri Paesi per quanto riguarda “gli investimenti in capitale digitale”, per fare in modo che si crei quel benedetto circolo virtuoso tra ricerca e innovazione industriale. C’è poi il tema del nanismo delle imprese, che hanno poco capitale da investire in questa direzione.

C’è poi il tema del nanismo delle imprese, che hanno poco capitale da investire in questa direzione.
Ma da quest’analisi non si esce per forza con le ossa rotte. «Guardiamo avanti – prosegue Masiero – concentrandoci sul ruolo delle tecnologie, che da sempre viene considerato un fiore all’occhiello, ma oggi è l’elemento trainante di settori che hanno direttamente a che fare con la qualità della vita».

Il rapporto annuale del forum dell’innovazione promette di illustrare proprio come le aziende IT possano essere strategiche per i settori tradizionali del Made in Italy e le filiere più dinamiche dell’economia del Paese. In particolare, il ricorso alla tecnologia può risultare determinante nell’affrontare due tematiche prioritarie nell’agenda politica e al centro della sensibilità e dei bisogni dei cittadini: l’infomobilità e l’introduzione di sistemi intelligenti nei trasporti per sviluppare la mobilità sostenibile, e l’efficienza energetica, intesa come lotta contro il cambiamento climatico e per la razionalizzazione delle risorse. “E’ un tema sempre più strategico – dice Masiero – basta guardare quello che sta succedendo al Cebit, la fiera della tecnologia di Hannover, dove il verde e l’efficienza energetica sono i temi dominanti. E’ un tema concreto sul quale i nodi stanno venendo al pettine, con delle opportunità”.
Di questi e di altri temi parleranno anche ospiti e intellettuali molto noti come Jacques Attali, presidente della commissione sulla “liberazione della crescita francese” – ma soprattutto “un grande visionario”, spiega Masiero -, Don Tapscott, autore di “Wikinomics”, Jeremy Rifkin, presidente di “The foundation on economic trends” e Derrick de Kerckhove, direttore del programma McLuhan in cultura e tecnologia.