Ibm e Politecnico di Torino: accordo per il futuro

Luca Castelli su Lastampa.it

Andare avanti assieme, anche per combattere la crisi economica internazionale. Il Politecnico di Torino e IBM firmano stamattina al Castello del Valentino di Torino una convenzione quadro per il triennio 2008-2011, che viene a rinsaldare e rilanciare una collaborazione oramai lunga sette anni. Le voci dell’accordo sono molteplici e riguardano sia la ricerca che la formazione, sia iniziative già consolidate che possibili nuove aperture, sia investimenti materiali (circa cinquecentomila euro, tra finanziamenti per progetti di ricerca e donazioni di hardware) che contributi immateriali (licenze software, collaborazione con gli scienziati dei laboratori IBM, tesi negli Stati Uniti per gli studenti).

“Il Politecnico di Torino è una delle migliori università italiane”, spiega Luciano Martucci, presidente e amministratore delegato di IBM Italia, protagonista oggi al Valentino con il Rettore dell’ateneo Francesco Profumo. “Ci piacciono il suo dinamismo, i rapporti diretti con l’industria, la ricerca mirata. Un approccio che coincide con la nostra idea di università, da cui escono ragazzi che devono avere una formazione che li aiuti a inserirsi professionalmente nel processo produttivo del Paese”.

L’accordo arriva in un momento a dir poco drammatico per l’economia globale, con nuvoloni che si addensano un po’ ovunque, anche su Torino, violando persino le cattedrali dell’eccellenza professionale (vedi il caso dei 350 ingegneri di Motorola). Più che una coincidenza, sembra una risposta. Proprio una “alleanza salda e sinergica tra sistema della ricerca, formazione e mondo produttivo”, dice Francesco Profumo, “è l’unico modo per diventare competitivi nell’innovazione e nel trasferimento tecnologico”. “Nessuno può sottovalutare la serietà della situazione”, aggiunge Martucci. “E’ un momento difficilissimo e non sappiamo neanche quando e come finirà. Ma non siamo mica arrivati al giorno del giudizio: non bisogna perdere la bussola e smettere di guardare al futuro, l’attitudine di arroccarsi è la più dannosa possibile”.

Ma come si presenta questo futuro, secondo i termini della convenzione tra il colosso informatico americano e l’ateneo torinese? Nel settore della ricerca, la collaborazione si concentrerà su due campi specifici: elettronica e fisica. Verranno proseguite le simulazioni di circuiti elettronici che da anni sono al centro del rapporto tra le due parti e si rafforzerà il lavoro sulle nanotecnologie iniziato nel 2007, con la trasferta di alcuni tesisti torinesi nei laboratori di IBM ad Almaden, in California.

Poi c’è il discorso della formazione e delle iniziative “aperte”, quelle che dovranno svilupparsi dalla teoria alla pratica. A cominciare dallo “smart campus”, cioè l’idea di applicare all’ambiente del Politecnico le soluzioni più innovative che hanno portato al boom del social networking su Internet: nuovi paradigmi di collaborazione, di gestione e condivisione della conoscenza tra docenti, studenti e ricercatori. Semplificando e lavorando un po’ di fantasia, si potrebbe immaginare un Facebook universitario, basato anche su dispositivi tecnologici portatili, più mirato al lavoro di ricerca e formazione che non alle foto delle vacanze.

In più, c’è la scienza dei servizi. “Noi la chiamiamo Services Science, Management and Engineering”, spiega Carla Milani, responsabile dei rapporti tra IBM Italia e le università. “E’ una nuova scienza multidisciplinare che prevede l’applicazione di principi scientifici, management e di ingegneria per formare i professionisti del domani. Sempre più spesso le aziende richiedono profili con competenze tecniche e manageriali, ma in Italia non esistono ancora dei veri e propri corsi di laurea in materia. Da un paio d’anni stiamo lavorando per crearli e il Politecnico di Torino, come confermano le parole pronunciate dallo stesso rettore all’inaugurazione dell’anno accademico, è uno degli atenei che ha mostrato maggior interesse al riguardo”.