A cavallo della tigre, il titolo scelto per questo Dodicesimo rapporto sull’economia globale e l’Italia, vuole ricordare l’elemento che più sembra caratterizzare l’anno appena trascorso e quello da non molto iniziato: la vertiginosa accelerazione dell’instabilità e dei processi di mutamento in atto nel mondo, la sensazione che uomini e governi siano spesso sospinti da forze che non riescono a controllare.
Gli scenari politico-strategici non sono per conseguenza rassicuranti: il sanguinoso errore della guerra irachena, l’incancrenirsi della guerriglia afghana, i rapporti israelo-palestinesi, fonte continua di attrito e tensione nel mondo arabo, le guerre e i massacri dimenticati in angoli sperduti del mondo come il Darfur, la proliferazione nucleare, le «maniere forti» che tornano a caratterizzare la Russia sono tutti elementi di un’insicurezza profonda che la timida riscoperta di un approccio multilaterale (o forse, meglio, meno rigidamente unilaterale) ai problemi del mondo non basta a dissipare.
In questo mondo complicato l’Italia stenta a trovare o a mantenere un ruolo veramente significativo. Parti importanti del sistema hanno però scelto di puntare le loro chances sul merito e sulla competenza anziché sul compromesso e sul patteggiamento in un quadro immobile. E può anche darsi che ci stiano riuscendo, dal momento che l’Italia ha, sia pur timidamente, ripreso a crescere.