Marco Accossato su Lastampa.it
Il digitale terrestre non sarà il «paradiso terrestre» della televisione. Non sarà la panacea delle trasmissioni disturbate, dei canali che oggi si ricevono male o non si ricevono affatto. Digitale terrestre non sarà – per tutti gli italiani – sinonimo di maggiore qualità in alta definizione. Grandi promesse, ma anche molte perplessità per la tivù interattiva che sta per diffondersi in tutto il Paese. L’allarme parte da Torino, prossima regione – dopo la Sardegna – a far scattare il 20 maggio il cosiddetto switch-over che spegnerà per sempre i segnali analogici di Rai 2 e Rete 4, e fra settembre e ottobre anche i restanti canali nazionali e locali. Durante il convegno «La Tv digitale terrestre in Piemonte: opportunità e problemi» nessuno ha negato le potenzialità di questa rivoluzione, «ma non dobbiamo aspettarci – dice chiaro Massimo Negarville, presidente del Corecom – che dove il segnale oggi arriva disturbato il digitale migliorerà la situazione». Al contrario: «Nelle valli piemontesi e in quelle del resto d’Italia dove la televisione addirittura non si vede, il decoder non servirà». Per 25 mila famiglie nel solo Piemonte, insomma, la rivoluzione non ci sarà affatto.
La speranza è allora nella piattaforma concorrente a Sky, Tivu Sat, attraverso la quale i canali Rai e Mediaset entreranno via satellite anche nelle case dove il decodificatore sarà inutile. «Proprio per questo motivo – annuncia Roberto Moisio, direttore della comunicazione istituzionale del Piemonte – chiediamo lo slittamento dello switch-over se il 20 maggio, quando dovrebbero essere oscurati i segnali analogici di Rai 2 e Rete 4, non sarà già disponibile il satellite alternativo a Sky». Timori. Dubbi sulla copertura. Ma anche preoccupazioni per i costi. E’ confermato: per chi ha più di un televisore non basterà un solo decoder, a meno che la tv non sia di ultima generazione, predisposta a ricevere le trasmissioni in digitale. Andrea Ambrogetti, presidente di Dgtvi, conferma: dove non c’è copertura non ci sarà neppure segnale digitale. «Ma – garantisce – questa è stata da subito una nostra preoccupazione, e insieme alla Rai abbiamo affrontato parallelamente la questione del satellite».
Tivu Sat, annuncia, «sarà un servizio gratuito». Costo del decoder a parte; decoder che non può essere quello di Sky. «Chi ha più di 65 anni, è abbonato Rai e ha un reddito non superiore ai 10 mila euro riceverà dallo Stato un contributo per la conversione», annunciano da Roma: 50 euro per l’acquisto del nuovo decoder, i cui prezzi vanno da 20 euro a oltre 100 per i modelli interattivi che prevedono la possibilità di inserimento delle schede per la pay tv. Dopo il Piemonte occidentale (Torino, Cuneo e alcuni Comuni dell’Astigiano) sarà il Lazio ad abbandonare in parte l’analogico (16 giugno), poi alcuni Comuni della Campania (10 settembre), l’intera Valle d’Aosta, il resto del Piemonte, il Trentino, l’Alto Adige, le ultime aree del Lazio e della Campania, fino alla Sicilia. Sarà coinvolto oltre il 70 per cento della popolazione: 14 milioni di cittadini nel 2009, altri 23 milioni nel 2010. Nei tre mesi che separano la sospensione delle trasmissioni analogiche del Piemonte occidentale da quello orientale, anche i Comuni piemontesi che oggi ricevono il segnale della Lombardia potranno finalmente vedere i telegiornali regionali Rai.
«Il Piemonte – aggiunge Roberto Moisio – ha avviato anche una serie di incontri con i rappresentanti degli antennisti, il cui ruolo sarà fondamentale in questo passaggio tecnologico». Sugli scaffali degli ipermercati e dei negozi specializzati stanno arrivando le prime grandi forniture di decoder. Tre mesi per prepararsi all’evento. «Da aprile – ricorda Massimo Negarville – tutti i televisori dovranno essere predisposti per il nuovo segnale». Ma tra perplessità e timori di non riuscire a configurare i decoder, c’è anche chi teme che i prezzi di tv e decodificatori inizieranno subito a lievitare.