Terremoto: la scelta

Michelle Obama ha
pianto e Angela Merkel ha promesso che dara` una mano ad Onna. Carla Bruni
Sarkozi ha detto che gli aquilani son tosti e Clooney ha addirittura promesso
di girare un film. Tutte ottime cose.

Tutte queste
lodevoli iniziative vanno messe in relazione con i bisogni dei terremotati che
sembrano pero’ di gran lunga piu’ grandi.

I bisogni dei
terremotati sembrano essere quello di vivere presto in case solide econfortevoli,
quello di poter riprendere a lavorare e quello di non perdere il senso di
identita` e di comunita`.

In parte questi
obiettivi possono essere in conflitto tra loro.

Se si da la
priorita` alla rapida costruzione di case confortevoli, probabilmente si deve
investire massicciamente sulla costruzione di nuove aree residenziali al di
fuori dalle vecchie citta`. Cio’ puo’ condurre con relativa velocita`
all’edificazione di vere e proprie case dotate di isolamento termico e dei
principali comforts cui siamo tutti abituati.Questa scelta ha come
controindicazione che, dovendo investire massicciamente per la costruzione di
queste case, sara’ poi difficile spendere anche per la ristrutturazione dei
vecchi edifici.In certi casi i vecchi edifici erano delle semplici palazzine
fatte dal locale geometra, ma in molti altri casi si tratta dei vecchi centri
storici di cittadine e paesi.

Praticamente per
avere presto delle vere e proprie case, probabilmente si deve condannare le
vecchie alla malora, forse un po’ come e` successo a Salemi, in Sicilia. La
malora delle vecchie case significa una perdita di patrimonio paesaggistico, la
distruzione di numerose zone agricole e forestali per l’edificazione delle
nuove case e, piu’ grave, l’indebolimento del senso di comunita` e la perdita`
d’identita` da parte di numerose persone. A cio’ si aggiunga che in aree dove
il turismo e` una risorsa attuale o potenziale abbandonare al loro destino i
centri storici significa indebolire di molto l’attrattivita` del territorio e
quindi indebolire la possibilita` di rilanciare quella parte dell’economia
locale  che dal turismo dipende.

Qualcuno mi fara`
notare che restaurare le vecchie case significa tempi molto piu’ lunghi ed
implica la necessita` di sistemare le persone in baracche e case temporanee e
la rinuncia alle nuove case antisismiche. Mentre devo accettare la prima
critica (restaurare le vecchie case significa vivere piu’ scomodamente per un
periodo piu’ lungo) posso tranquillamente respingere la seconda. Oggi e`
infatti possibile restaurare vecchie case rendendole antisismiche.

Si tratta di
scegliere tra la ricostruzione dei centri storici ed una rapida sistemazione in
vere case.

Volete voi case
tra sei mesi o baracche ora e centri storici ricostruiti entro un anno e mezzo
o due?

Io credo che gli
unici che hanno il diritto di scegliere siano gli interessati. In uno stato
liberale la scelta sarebbe demandata alle comunita` locali, ai comuni.

Sembra che
cosi’non sia stato, sembra che il governo abbia deciso al posto degli
interessati.

 

Concludo con un
racconto.

Anni fa in
Kazakistan incontrai un russo che era stato tra i primi colonozzatori sovietici
sulle isole Curili  appena sottratte al
Giappone alla fine della seconda guerra mondiale. I sovietici comunicarono ai
residenti giapponesi che avrebbero avuto poche ore per andarsene. Dovevano abbandonare
la terra in cui erano nati, le loro case ed ogni loro avere. Magnanimamente le
autorita` sovietiche permettevano loro di portarsi via qualcosa come venti
chilo di bagaglio. I Russi la’ presenti, e tra loro il mio conoscente, furono
stupiti dal vedere che tutte le famiglie giapponesi avevano scelto di portare
con loro pochi vestiti, monili e cibo, ma tutte, avevano scelto di portar via
le urne con le ceneri degli antenati. Vennero poi a sapere che quando l’armata
rossa consegno’ gli espulsi all’esercito americano, quest’ultimo aveva imposto
regole ancor piu’ strette, riducendo i chili di bagaglio che ogni profugo
poteva portare con se’. I profughi giapponesi dalle Curili, abbandonarono
vestiti, cibo e monili e tennero con loro soltanto le urne delle ceneri degli
antenati.

Il russo mi
spiego’: sapevano che cibo, vestiti e  monili son tutte cose che si possono
comperare; le ceneri degli antenati, pero’, rappresentavano la loro identita`,
e quella sul mercato non si trova.

Autore: Gustavo Rinaldi

Nato a Torino nel 1967, la sua prima maestra e` stata una vittima delle repressioni bolsceviche, Maria Bruch. Ha frequentato sia la scuola pubblica che quella dei Gesuiti. Come volontario ha promosso prima una raccolta carta e poi la riorganizzazione del gentro di formazione agricola di Andriamboasary in Madagascar. Ha fondato l'associazione Enthusiasmus che per piu' di dieci anni si e` occupata di formazione politico-sociale dei giovani, permettendo a molti giovani di conoscere il mondo esterno ed a qualcuno/a di trovare moglie o marito. Nel 1991 e` stato testimone oculare dei moti di piazza che a Leningrado si opponevano al tentato golpe anti-riformatore. Nel 1994 si e` laureato in economia con Sergio Ricossa ed ha prestato servizio presso l'Istituto Penale Minorile "Ferrante Aporti", occupandosi dei denari e delle spese dei detenuti. Dal 1995 ha iniziato a lavorare per diversi progetti di valutazione e formazione promossi dall'Unione Europea e da altri enti nell'ex Unione Sovietica. Nel 2000-2001 e` stato consigliere economico del governo della Georgia. Nel 2006 ha conseguito il Ph.D. in economics all'Imperial College dell'University of London. Ha lavorato come economista per l'Institute of Alcohol Studies di Londra. Dal 2008 lavora per l'universita' di Torino dove oggi insegna public economics; insegna inoltre fundamentals in mathematics ed economics for managers ad ESCP-Europe.