Quello che Monti chiede all’Europa

AGENDA MONTI
“Quello che l’Italia deve chiedere all’Europa.
L’Europa da sola non è la ricetta che risolve i problemi dell’Italia. L’Unione europea
non è qualcosa al di sopra o al di fuori dei suoi Stati membri. Le sue politiche sono il
risultato di un mix di interessi generali e interessi particolari dei vari Stati. Per questo trarre pienamente vantaggio dalla partecipazione all’Unione richiede una
presenza costante e vigile per far valere il proprio punto di vista quando si
definiscono le politiche, che poi fissano la cornice per le azioni a livello nazionale.
Per contare nell’Unione europea non serve battere i pugni sul tavolo. Se non si
convincono gli altri Stati delle proprie ragioni, si resta con un pugno di mosche in
mano. Né serve fare i soci poco esigenti al tavolo del negoziato e magari provare ad
allentare gli obblighi successivamente quando devono essere attuati. L’influenza
sulle decisioni comuni nasce dalla credibilità, dal saper far valere peso economico e
politico, dal lanciare idee su cui creare alleanze. Per questo l’Italia, paese
contributore netto al bilancio europeo e che sostiene finanziariamente lo sforzo di
salvataggio dei Paesi sottoposti a programma del Fondo Europeo Salva?Stati, deve
chiedere all’Europa politiche orientate nel senso di una maggiore attenzione alla
crescita basata su finanze pubbliche sane, un mercato interno più integrato e
dinamico, una maggiore solidarietà finanziaria attraverso forme di condivisione del
rischio, una maggiore attenzione alla inclusione sociale e alla sostenibilità
ambientale. Politiche che ne riflettono i suoi interessi e i suoi valori.”

C O M M E N T O

Vi e` una chiara sottostima degli effetti di un dissenso italiano rispetto alle decisioni europee. Queste richieste sono troppo vaghe. Su queste basi non e’ pensabile che l’Italia possa cessare di impoverirsi e crescere.
Va detto chiaro che un’Unione monetaria solo orientata alla lotta all’inflazione, non dotatata di un sistema di aggiustamento delle competitivita’ e priva di un bilancio comune pari almeno al 10% del PIL non e` sostenibile ed e` velleitaria. Un chiaro esempio de “La fantasia al potere”. Un programma del genere porta effetti negativi.

Autore: Gustavo Rinaldi

Nato a Torino nel 1967, la sua prima maestra e` stata una vittima delle repressioni bolsceviche, Maria Bruch. Ha frequentato sia la scuola pubblica che quella dei Gesuiti. Come volontario ha promosso prima una raccolta carta e poi la riorganizzazione del gentro di formazione agricola di Andriamboasary in Madagascar. Ha fondato l'associazione Enthusiasmus che per piu' di dieci anni si e` occupata di formazione politico-sociale dei giovani, permettendo a molti giovani di conoscere il mondo esterno ed a qualcuno/a di trovare moglie o marito. Nel 1991 e` stato testimone oculare dei moti di piazza che a Leningrado si opponevano al tentato golpe anti-riformatore. Nel 1994 si e` laureato in economia con Sergio Ricossa ed ha prestato servizio presso l'Istituto Penale Minorile "Ferrante Aporti", occupandosi dei denari e delle spese dei detenuti. Dal 1995 ha iniziato a lavorare per diversi progetti di valutazione e formazione promossi dall'Unione Europea e da altri enti nell'ex Unione Sovietica. Nel 2000-2001 e` stato consigliere economico del governo della Georgia. Nel 2006 ha conseguito il Ph.D. in economics all'Imperial College dell'University of London. Ha lavorato come economista per l'Institute of Alcohol Studies di Londra. Dal 2008 lavora per l'universita' di Torino dove oggi insegna public economics; insegna inoltre fundamentals in mathematics ed economics for managers ad ESCP-Europe.