Torino puo' farcela

Quello che Monti chiede all’Europa

AGENDA MONTI
“Quello che l’Italia deve chiedere all’Europa.
L’Europa da sola non è la ricetta che risolve i problemi dell’Italia. L’Unione europea
non è qualcosa al di sopra o al di fuori dei suoi Stati membri. Le sue politiche sono il
risultato di un mix di interessi generali e interessi particolari dei vari Stati. Per questo trarre pienamente vantaggio dalla partecipazione all’Unione richiede una
presenza costante e vigile per far valere il proprio punto di vista quando si
definiscono le politiche, che poi fissano la cornice per le azioni a livello nazionale.
Per contare nell’Unione europea non serve battere i pugni sul tavolo. Se non si
convincono gli altri Stati delle proprie ragioni, si resta con un pugno di mosche in
mano. Né serve fare i soci poco esigenti al tavolo del negoziato e magari provare ad
allentare gli obblighi successivamente quando devono essere attuati. L’influenza
sulle decisioni comuni nasce dalla credibilità, dal saper far valere peso economico e
politico, dal lanciare idee su cui creare alleanze. Per questo l’Italia, paese
contributore netto al bilancio europeo e che sostiene finanziariamente lo sforzo di
salvataggio dei Paesi sottoposti a programma del Fondo Europeo Salva?Stati, deve
chiedere all’Europa politiche orientate nel senso di una maggiore attenzione alla
crescita basata su finanze pubbliche sane, un mercato interno più integrato e
dinamico, una maggiore solidarietà finanziaria attraverso forme di condivisione del
rischio, una maggiore attenzione alla inclusione sociale e alla sostenibilità
ambientale. Politiche che ne riflettono i suoi interessi e i suoi valori.”

C O M M E N T O

Vi e` una chiara sottostima degli effetti di un dissenso italiano rispetto alle decisioni europee. Queste richieste sono troppo vaghe. Su queste basi non e’ pensabile che l’Italia possa cessare di impoverirsi e crescere.
Va detto chiaro che un’Unione monetaria solo orientata alla lotta all’inflazione, non dotatata di un sistema di aggiustamento delle competitivita’ e priva di un bilancio comune pari almeno al 10% del PIL non e` sostenibile ed e` velleitaria. Un chiaro esempio de “La fantasia al potere”. Un programma del genere porta effetti negativi.
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