Sperimentazione sugli animali. Cosa cambia con la nuova direttiva europea

Sperimentazione animale

Sulla sperimentazione animale l’Italia deve recepire la direttiva europea (2010/63) che è un corretto compromesso tra la necessità della indispensabile sperimentazione animale e il rispetto per gli animali. Lo affermano i biologi dell’Accademia dei Lincei, antica istituzione mondiale che annovera, tra i suoi primi soci, Galileo Galieli, volta alla promozione delle conoscenze culturali e scientifiche, in un documento inviato al Parlamento e ai ministri competenti. I biologi lincei, si legge nel comunicato ufficiale dell’istituto, esprimono la loro preoccupazione per le modifiche, attualmente in discussione nel nostro Parlamento, relative alla direttiva che dovrà essere recepita dall’Italia entro gennaio 2013 e che riguarda la protezione degli animali utilizzati per fini scientifici. Questa direttiva è stata studiata a lungo, discussa in molte sedi istituzionali, compresa l’Italia, deve essere, quindi, recepita senza ulteriori appesantimenti e restrizioni che pongano ancora una volta limiti non razionali alla ricerca scientifica italiana.

Da qualche anno gruppi contrari all’uso degli animali nella sperimentazione scientifica cercano di opporvisi in modo sempre più vigoroso. Queste interferenze, come scritto nel documento, hanno già provocato gravi danni alla ricerca biomedica italiana. Gran parte delle conoscenze scientifiche, in base alle quali un medico può svolgere la sua attività a salvaguardia della salute dei cittadini, deriva dalla sperimentazione animale.

Occorre quindi rendersi conto, soprattutto quando ci si rivolge a un medico per una malattia, che il progresso della medicina, e quindi delle terapie, è legato alla sperimentazione animale”. I biologi Lincei ricordano, inoltre che “la sperimentazione animale viene già condotta nel rispetto di rigide regole: ogni programma di ricerca deve essere approvato dal veterinario incaricato dal Ministero della Sanità e gli stabulari vengono controllati da ispettori dell’azienda sanitaria locale. D’altra parte i ricercatori sarebbero pronti a rinunciare alla sperimentazione animale, se questa non fosse indispensabile. Occorre, pertanto far conoscere la realtà e impedire l’interpretazione non corretta delle norme sulla sperimentazione animale”.

Nel frattempo, la Lav, lega anti vivisezione, fa presente che ogni anno 12milioni di animali vengono usati per esperimenti nei laboratori d’Europa e che la nuova direttiva, che revisiona la precedente del 1986 dopo due anni di discussioni in merito, fissa gli standard minimi sulle modalità di impiego e detenzione di tutti gli animali utilizzati in esperimenti negli Stati dell’Unione Europea.

Aspetti positivi della direttiva, secondo la Lav, riguardano una maggior trasparenza grazie all’ampliamento delle specie animali e dei campi di applicazione regolamentate dalla legge, all’inclusione nelle statistiche degli animali soppressi e degli stabilimenti allevatori e fornitori, alla possibilità di adozione da parte di privati degli animali sopravvissuti, alla classificazione del livello del dolore inferto durante le procedure sperimentali, all’implementazione dei metodi alternativi e le ispezioni.

Aspetti negativi, invece sono la possibilità di utilizzare specie in via d’estinzione o catturate in natura, la bassa protezione per specie particolari quali cani, gatti e primati, la mancanza di divieto per le grandi scimmie, la possibilità di ricorrere a randagi, metodi di uccisione dolorosi, la possibilità di non utilizzare l’anestesia, l’autorizzazione anche per esperimenti molto dolorosi e la mancanza di limitazione per organismi geneticamente modificati.

Il recepimento in Italia della nuova direttiva può servire a costruire la base per un profondo cambiamento dello scenario nazionale e internazionale della ricerca scientifica e del riconoscimento della vita umana e animale che deve tenere conto degli enormi progressi scientifici raggiunti e della crescente coscienza dell’opinione pubblica su questa tematica.