Sventata la tassa comunale su cani e gatti

Eccola qua… l’ennesima stangata del Governo e stavolta su cani e gatti, sugli animali domestici. A tassarci avrebbero potuto essere i nostri Comuni di residenza che, colti da bontà d’animo e da spirito caritatevole, per evitare il fenomeno del randagismo, avrebbero optato per tassare i proprietari di cani e gatti. Ma lo scontento generale che questa notizia ha provocato negli ultimi giorni, le urla, seppur virtuali, di indignazione della Rete e, in particolare degli utenti dei social network, ha fatto fare un passo indietro al Governo.

Fido e Felix possono star tranquilli e i loro padroni pure. Per ora. La legge avrebbe tassato tutti tranne quelli che adottano, in maniera certificata, l’animale in un canile comunale, anche perché il cane ospite in un canile è a carico del Comune fino all’adozione, pertanto una volta adottato non è più una spesa dell’Amministrazione ma dell’adottante.

E se la legge fosse passata? facciamoci qualche domanda! Gli animali che ci vengono regalati o recuperati in strada da qualche anima pia che fine avrebbero fatto? oppure quelli che arrivano da cucciolate di amici, parenti, conoscenti, vicini di casa? Come si dichiara la spesa di Fido o Felix? con lo scontrino?

C’è qualcosa che non torna… ma a dover pagare dei soldi non si corre il rischio che le adozioni canine e feline, o anche gli acquisti nei pet shop (che andrebbero scoraggiati a favore delle adozioni nei canili, ma è sempre meglio portarsi a casa l’animale invece di lasciarlo in vetrina!) vengano meno? E allora addio alla tassa come deterrente del randagismo!La paventata proposta stava già per fare il suo ingresso in commissione Affari Sociali della Camera e avrebbe previsto che i Comuni istituissero una tariffa per i proprietari di cani e gatti al fine di finanziare iniziative contro il randagismo, appunto.

Si componeva di 39 articoli e prevedeva, tra l’altro, la creazione di un’anagrafe degli animali d’affezione – cosa che tra l’altro deve essere già presente oggi presso le asl –  l’obbligo di segnalare se si trova un animale ferito al servizio veterinario pubblico – cosa anche questa che esiste già, per legge, ed è promossa pure dalla polizia municipale dei vari Comuni.

I Comuni, inoltre sono già tenuti ad agire per prevenire ed evitare il randagismo anche attraverso la promozione dell’adozione degli animali, prestazioni medico-veterinarie di base erogate da medici veterinari liberi professionisti in regime di convenzione con i comuni, piani di controllo delle nascite con sterilizzazioni, etc.

Peccato che, di solito il budget comunale a disposizione delle associazioni di volontariato che curano, per i Comuni, i canili sia molto limitato e insufficiente a soddisfare tutti i fabbisogni più elementari degli animali.

La sventata legge pareva esplicativa sulla necessità di questa tassa, ma taceva su un dettaglio poco trascurabile: chi avrebbe vigilato che i Comuni, riscossa la tassa dalle già vuote tasche italiane, l’avrebbero utilizzata realmente per le necessità degli animali presenti nei canili pubblici e per stimolare le adozioni? Adozioni che i Comuni sono già tenuti oggi a stimolare.

Ma se proprio vogliamo parlare di tasse, allora facciamo un esempio. Parliamo delle accise sulla benzina. Da anni e anni noi tutti automobilisti paghiamo un caro benzina che, in parte è dovuto, ad una serie di tasse sul petrolio. Tra queste la guerra in Abissinia. Ebbene si, terminato da un pezzo (nel ’35. Forse è il caso che qualcuno avvisi di questa fine il Governo che, magari non se n’è accorto!) il conflitto, noi continuiamo a finanziarlo. Idem per la crisi di Suez del ’56, per il disastro del Vajont del ’63, per l’alluvione di Firenze nel ’66 etc. E sulle tasse viene applicata l’Iva.

Se una sola piccola parte di queste tasse venisse dirottata ai Comuni per il sostentamento dei canili… altro che box cuccia avrebbero i poveri animali abbandonati. Un hotel di lusso!

La legge, stavolta, ci è stata risparmiata, ma fino a quando?