“Il pericolo maggiore è proprio la pesca – commenta Paolo Casale, responsabile progetto tartarughe Wwf Italia – anche se esistono attrezzature, già usate in altri Paesi, che eviterebbero di catturare questi animali, vittime delle reti a strascico. Ci sono, infatti, sistemi alternativi come ami circolari, griglie per pesci piccoli e medi che ridurrebbero la cattura di tartarughe, ma per la loro adozione, al momento non ci sono risorse e, inoltre, la pesca in Italia è talmente peculiare da variare di regione in regione.
Ciò che è utile, attualmente è la collaborazione con i pescatori, sempre molto buona. Li informiamo sul comportamento da tenere in caso di cattura ma, ancora di più serve informare i bagnanti italiani. Spesso, sono i primi a notare una nidiata di tartarughe, visto che le femmine, dopo aver depositato le uova nella sabbia, allontanandosi nel mare, lasciano una traccia molto evidente del loro passaggio. Ricorda un po’ la forma di una ruota di trattore ed è anche abbastanza profonda dato il peso di una tartaruga adulta media, 60, 70 chili, circa. Sono proprio gli italiani che vanno al mare, quindi a poter dare una mano alla salvaguardia delle tartarughe”.
Le spiagge che questi antichi rettili preferiscono sono quelle di Puglia, Sicilia e, soprattutto Calabria ionica. Per sensibilizzare l’opinione pubblica al problema estinzione, il Wwf ha anche ideato la “turtle summer”, mostra itinerante che, poco alla volta, sta facendo tappa in tutto il Paese con giochi on line, esposizioni, rappresentazioni in 3D delle attività pro tartarughe, coinvolgendo anche i bambini alla scoperta di uno degli animali più suggestivi del pianeta.