7 short story feline da ridere… ma quante ne fanno i nostri gatti!

Sette brevi storie legate ad episodi di cui sono protagonisti i nostri gatti di casa.

Mattina: Sento un rumore che riconosco… è il mio gatto che, con i suoi 8 kg di pelo e leggiadria, sta combinando qualcosa. Vado a controllare chiedendomi cosa abbia escogitato stavolta la sua mente felina instancabile… Lo vedo… è lì, felice come una pasqua che cerca di bucare la confezione di plastica delle sue crocchette! Ebbene si, dopo aver dimenticato l’anta aperta del mobiletto dove si conserva la sua pappa, lui, bello bello, ci ha infilato il muso, ha trascinato fuori la confezione (da 5 kg integra) per 4, 5 metri e si è messo d’impegno per aprirla bucandola con i denti, come ha già fatto una volta (è pure recidivo!). Sono arrivata prima che riuscisse nell’intento e quando ho ripreso possesso della confezione, mi ha guardata come per dire:”e allora? dovevi solo chiudere l’armadietto”. E… aveva pure già mangiato prima del “furto”!

Sera: finita la cena, mi appresto a sparecchiare, lascio sul tavolo il mio piatto di brodo di carne e verdure (quasi vuoto) e mi volto verso il lavandino. Poi, con le spalle alla tavola, sento un “clap clap” continuo, una specie di “risucchio con leccata”, mi volto e… Eccolo lì, con tutta la sua faccia tosta (pardon muso), il mio gatto, sempre con i suoi 8 kg di leggiadria e la pancia già piena delle sue crocchette, si sta degustando il brodo dal piatto e lecca, lecca, lecca… gli piace proprio… Ma dico io, pure il brodo gli piace? Va bene che poi fa tanta plin plin!

Colazione: mangio yogurt alla frutta. In piedi, altrimenti il mio gatto mi salta sulle gambe e lo pretende. Adora lo yogurt. Una volta che il vasetto è vuoto, lui mi guarda con occhioni tristi e io, bipede impietosita, mi chino verso di lui e glielo faccio leccare. Infila il musetto nel vasetto e lecca. Lecca, si… ma, il musetto non raggiunge il fondo del vasetto di yogurt, così, stanco di farsi strada, senza successo, con il muso, infila una zampetta nel contenitore di plastica, la sporca ben bene del residuo dello yogurt e poi, tutto soddisfatto, se la lecca! Un genio del male!

Terremoto: all’ora della scossa, quando, in teoria, gli animali dovrebbero avvertire il movimento della Terra, agitarsi o mostrare ansia, il mio gatto era a pancia all’aria, sdraiato sul davanzale della finestra, a godersi il sole che filtrava… e quando, ad un certo punto, è scattato dritto in piedi, ho pensato… ecco ha avvertito il sisma… e invece, miagolava dirigendosi verso la ciotola. Voleva mangiare… altro che scossa… con quella mica ci si riempie la pancia!

Notte: Avverto un rumore in cucina, la caduta del coperchio del bidone dei rifiuti e qualcuno che scava. Capisco subito! E’ lui. Il gatto di famiglia che non è proprio un fiore di leggerezza dato il peso (non è grasso, è diversamente magro!) che cerca, in perfetto stile clochard, di rovistare tra i rifiuti (dopo aver mangiato la sua razione di crocche) per uno spuntino notturno! Troppo assonnata, rinuncio a verificare la situazione e torno a dormire. Dopo qualche ora, assalita dalla sete, vado in cucina e trovo sul pavimento – e pure in bella mostra – una busta vuota di formaggio grattuggiato (scaduto e, quindi gettato) con quel po’ di formaggio rimasto, tutto sparso sulle piastrelle… L’epilogo è ovvio! Però deve averne mangiato poco, non era parmigiano reggiano… e lui ha un palato troppo fine per accontentarsi di meno.

Mattina: Mi sveglio a causa di un rumore insolito. E quando, in casa mia i rumori sono insoliti, vuol dire che qualcuno ci ha messo la zampa. Letteralmente. E quel qualcuno miagola, pesa 8 kg ed è peloso. Mi alzo e vado a controllare, già temendo il misfatto. Ed è lì. Il misfatto! Accanto al balcone a godere della luce solare (la poca che c’è) ho collocato, su un piccolo ripiano, una bella pianta grassa per evitare che, d’inverno, all’esterno patisca il freddo, ma – ahime’ – non ho pensato che, all’interno, patisca il gatto che, non avendo il pollice verde (a dire il vero nemmeno il pollice), invece di lasciarla in pace, ha deciso di cambiarle posto e, con una zampata, l’ha scaraventata a terra. Povera pianta. Dopo averla soccorsa, ho deciso di metterla su un altro ripiano, stavolta in alto dove una zampa maldestra non arriva!

Pomeriggio: appena finito di stirare una pila alta di indumenti. Tutti lindi, profumati e piegati. Soddisfatta (e felice di aver finito!) appoggio la montagna di tessuti su una sedia. Errore! Eh, si pure bello grande. Dopo un po’, non vedendo in giro il mio gatto e non sentendolo (8 kg con un campanellino al collare si sentono per forza!) mi preoccupo. Sospetto malfatti, così cerco a destra, cerco a sinistra, ma lui non c’è. All’improvviso, una fulminazione. Vuoi vedere che si è seduto, bello comodo, sulla pila dei miei panni stirati? Con occhio indagatore mi chino sotto il tavolo. Dirigo lo sguardo timoroso verso la sedia in questione e… Lui è lì. Proprio sulla montagna stirata! Comodo e pure al caldo, visto il precedente passaggio del ferro da stiro. E che dirgli? Tanto il gatto è come il lupo. Perde il pelo. Sui vestiti!