Disabili in piazza contro la manovra

Ci saranno le principali associazioni di categoria dei disabili, ma ci saranno anche alcuni sindaci di piccoli Comuni piemontesi, delegazioni sindacali, associazioni di volontariato e cooperative. Ovviamente l’invito non mette paletti: tutti i cittadini sono idealmente convocati. L’appuntamento è per domani, 13 settembre (ore 16.30) in piazza Castello 165, davanti alla sede della Regione. L’obiettivo è fin troppo chiaro: dire un risoluto no ai provvedimenti introdotti dalla Manovra Finanziaria, che rischiano di danneggiare pesantemente le persone più fragili. “Non si taglia sul sociale”: ecco lo slogan comune. E in ballo c’è ben più di una semplice ragione economica.

A suscitare preoccupazioni e indignazione tra i disabili è il disegno di legge delega 4566 relativo alle riforme fiscale e assistenziale. Il capitolo incriminato, il numero 10, ha un titolo assolutamente innocuo: interventi di riqualificazione e riordino della spesa in materia sociale. Di riordino ci sarebbe un gran bisogno, questo è un pensiero condiviso da tutte le associazioni di categoria. Resta però da capire quali saranno gli interventi cui il governo allude. Ed ecco la stoccata: le indennità di accompagnamento potrebbero essere vincolate al reddito e anche la percentuale di invalidità necessaria per accedere ai contributi potrebbe salire dal 74% all’80%.

Tra le voci che si levano con maggior forza c’è quella di Enzo Tomatis, presidente piemontese dell’Uici (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti), una delle associazioni coinvolte nella manifestazione di domani. “Partiamo dal presupposto – spiega Tomatis – che il diritto all’uguaglianza sociale è tutelato dalla Costituzione. Un conto è imporre oneri fiscali maggiori a chi possiede più beni (e questo sarebbe un provvedimento sacrosanto). Un conto è accanirsi sulle persone più fragili. Le indennità di accompagnamento nascono da un semplice principio: mettere tutti nelle stesse condizioni di partenza. Pretendere che siano i disabili a pagare per la loro condizione di svantaggio è in’ingiustizia clamorosa. Tanto più sapendo che comunque, all’atto pratico, un disabile e un normodotato non saranno mai nelle stesse condizioni di partenza”.  Cedere ora significherebbe, secondo Tomatis, aprire la strada a un crescendo di diseguaglianze. “Poniamo che con questa legge il reddito massimo per accedere alle indennità di accompagnamento sia fissato a 100.000 Euro. Sicuramente tra qualche anno questo tetto sarà abbassato a 80.000 Euro, poi a 70.000 e così via: ecco i rischi cui vanno incontro le persone più fragili. In questo senso ci sentiamo solidali con i poveri, gli anziani e le altre fasce deboli. Tutti saremo penalizzati”. Un giudizio molto duro, che tuttavia non esclude la possibilità del dialogo: “Vorremmo essere consultati prima che si facciano le leggi e non dopo. Altrimenti il nostro peso sarà nullo. Siamo in ogni caso disponibili ad aprire un tavolo di trattative con le forze politiche. Purché si arrivi a una decisione più equa”.