All’Unione Ciechi il vino si ascolta: oggi per gioco, domani chi sa…

Ascolta il vino: questa sinestesia (dal sapore un po’ baudelairiano) è il titolo di una proposta rivolta a persone cieche e ipovedenti. Si tratta di un minicorso organizzato dall’Onav (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) in collaborazione con l’Uici (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) del Piemonte. Le lezioni, che si terranno il 16 e il 17 aprile nella sede torinese dell’Uici, si concentreranno su diversi argomenti: si parlerà di comunicazione sensoriale, ma anche di storia dei vini, delle uve, del territorio. E Naturalmente non mancheranno le esercitazioni conclusive. A fine corso i partecipanti riceveranno un attestato di frequenza e un kit con bicchieri e valigetta per qualche assaggio casalingo. Certo, sarebbe ridicolo pensare di formare dei sommelier in appena 8 ore: è ovvio che il corso ha carattere meramente introduttivo. E’ un assaggio, appunto, minimo ma magari sufficiente per destare in qualcuno la curiosità. A volte accade (complice una buona dose di fortuna) che una passione maturi nel tempo trasformandosi, proprio come un buon vino stagionato, in lavoro.

Non vedenti e ipovedenti sono in grado di svolgere egregiamente molte professioni: questo è (o almeno sarebbe bello che fosse) un dato acquisito. Finora la realtà ci ha tramandato tante storie di musicisti, fisioterapisti, avvocati, perfino artigiani, insegnanti e negli ultimi anni (grazie alle nuove tecnologie) operatori di banca. Mi fermo per brevità, ma si potrebbe continuare. La strada del gusto, forse, era ancora inesplorata. Per questo la collaborazione tra Onav e Uici è una realtà promettente, che nel tempo potrebbe dare i suoi frutti, soprattutto in Piemonte. Non dimentichiamo che la nostra regione è la terra di Eataly, del Salone del Gusto, di Slow Food, di Terra Madre, dell’Università di Pollenzo e del WiMu, il museo del vino che ha aperto i battenti a Barolo appena qualche mese fa. In tempi di crisi generale, il settore dell’enogastronomia dà segni di crescita che fanno ben sperare. E allora perché non immaginarsi che qualche “assaggiatore per caso” di oggi possa diventare domani uno stimato professionista?