Avventura a Dublino, inseguendo Nolan

Nolan: chi era costui? Poeta e scrittore, Christopher Nolan (1965 – 2009), laurea ad honorem in lettere, è vissuto e  ha studiato a Dublino, ha pubblicato libri significativi, è stato insignito di importanti riconoscimenti, come la Medaglia d’Eccellenza della United Nations Society of Writers e il premio Person of the Year della Repubblica d’Irlanda. Una biografia rigorosamente letteraria potrebbe fermarsi qui. Ma nella vita di ognuno di noi c’è qualcosa che sfugge ad archivi, anagrafi ed enciclopedie. Ed è proprio questo qualcosa che ci rende unici. Ecco, la storia di Nolan è una di quelle storie che tutti, una volta della vita, dovrebbero poter ascoltare. Come un patrimonio universale di bellezza, come un inno alla vita, come la cupola del Brunelleschi o la cappella Sistina.

A causa di alcune complicazioni durante il parto, Christopher Nolan nacque con una paralisi cerebrale infantile. Parlava con gli occhi, il solo canale comunicativo che non gli fosse precluso. La rivoluzione nella sua vita si ebbe quando, con la somministrazione di un particolare farmaco, i medici riuscirono a fargli muovere alcuni muscoli del collo. E si dischiuse un mondo interiore, ricco quanto imprevedibile. Grazie a un congegno fatto a forma di unicorno e a una tastiera speciale, Christopher riusciva a scrivere a computer. Sua madre, che da sempre credeva nelle possibilità del ragazzo speciale, gli stava accanto, tenendogli la testa e aiutandolo nei movimenti. E’ in questo modo che Nolan ha scritto la raccolta Il crollo della diga dei sogni e il racconto Sotto l’occhio dell’orologio, un bestseller tradotto in tutto il mondo. Quando l’impossibile diventa possibile non è mai per una ragione sola. In questo caso ci sono tanti ingredienti: una mente straordinaria, una volontà da scalatore, i progressi della medicina, l’amore di una madre. Nolan si è spento due anni fa, ma la sua vita resta un segno di speranza e un esempio per tutti.

Una prova? C’è chi, recentemente (dall’8 all’11 aprile) è partito dal Piemonte per inseguire a Dublino la storia del grande scrittore. Protagonisti 30 ragazzi con vari tipi di disabilità, tutti iscritti all’Istituto Boselli di Torino. Il progetto è stato possibile grazie al coraggio degli insegnanti e del Preside della scuola, ma anche grazie all’impegno di ragazzi normodotati che hanno fatto da accompagnatori. Così, per quattro giorni, la squadra ha conquistato Dublino: ha visitato i luoghi simbolo della vita di Nolan (come la scuola dove studiò), ma si è anche concessa qualche allegra bevuta nei pub cittadini. Molti dei ragazzi non si erano mai allontanati dalle loro famiglie. Tantomeno per andare all’estero. E’ stata una bella avventura, quindi. Una di quelle sfide da pionieri silenziosi che non fanno rumore, ma hanno la forza di cambiare la storia. Non solo quella dei protagonisti, ma in qualche modo (e questo è l’aspetto che non finirà mai di sorprenderci) anche la nostra.  

Dal crollo del Darwin allo sport paralimpico: Andrea, il sogno che non si arrende

I. Poteva essere un sabato mattina come tutti gli altri per i ragazzi del liceo Darwin di Rivoli: gli zaini pieni di libri, le voci dei compagni nella nebbia novembrina, la matematica alla lavagna, la teste appesantite dal sonno e forse dalla voglia di essere altrove. Ma non è stato così. Quel 22 novembre 2008 si è trasformato in un giorno di tragedia. Quando radio e tv hanno dato la notizia dell’incidente, il tutto pareva così assurdo che si faceva fatica ad assimilarlo: il soffitto crollato, un ragazzo, Vito Scafidi, rimasto ucciso e un suo compagno, Andrea Macrì, gravemente ferito. Sulla città, frastornata dal dolore, è calato il silenzio, come per un’improvvisa eclissi o per il passaggio di una nuvola nera. Poi, secondo un meccanismo inesorabile nella società dell’informazione, nuove notizie si sono affastellate nella memoria collettiva e quel ricordo è diventato via via più labile. Di Vito, dalla sua famiglia, di una tragedia che rende impossibile ogni commento, qualche volta si è ancora parlato. Di Andrea non più.

II. Andrea Macrì, 20 anni non ancora compiuti, sembra nato per lo sport. Ha un cuore da atleta e una mente da lottatore. Calmo, lucido, dinamico: l’agonismo è il suo pane quotidiano. Fa parte delle Lame rotanti, club di scherma per atleti disabili nato nel dicembre 2010. Non solo: è un campione di sledge-hockey e gareggia nei Tori seduti di Torino. Convocato in nazionale, a febbraio è partito per la Svezia ed è ritornato con un titolo europeo. Insomma, detto in poche parole, Andrea si avvia a diventare una stella dello sport paralimpico. E’ difficile (anche lavorando per immedesimazione) capire come lui possa aver vissuto questi ultimi due anni e mezzo: il tempo che si ferma, il coma farmacologico, la vita in bilico, poi i nove mesi di durissima riabilitazione e la consapevolezza di avere un corpo ineluttabilmente trasformato. L’unico dato certo è che in questa seconda vita Andrea ha trovato una scintilla, una ragione per lottare, per desiderare di essere al meglio ciò che è. E’ senz’altro merito della sua volontà, ma anche dell’Unità Spinale del Cto di Torino, che lo ha avvicinato allo sport paralimpico.

Recentemente vari giornali, tra cui Luna Nuova di Rivoli, hanno parlato di questo ragazzo tenace, della sua energia, della sua voglia di farcela. Naturalmente raccontare la sua storia non significa mettere da parte la tragedia, negare quello che è successo, nascondere che ci sono delle precise responsabilità e che su quanto è accaduto al Darwin non è ancora stata fatta sufficiente chiarezza. Ma al di là di tutto questo, resta l’imprevedibile grandezza di un “essere speciale”. Sono le persone come Andrea che hanno ancora il potere di scuoterci da tanti momenti di torpore e inerzia. Possiamo prendere in prestito le parole di una bellissima canzone di Niccolò Fabi, intitolata proprio Essere speciale: “e quando ho la testa chinata sul marmo tu possa gridare e svegliare il mio sonno”.

All’Unione Ciechi il vino si ascolta: oggi per gioco, domani chi sa…

Ascolta il vino: questa sinestesia (dal sapore un po’ baudelairiano) è il titolo di una proposta rivolta a persone cieche e ipovedenti. Si tratta di un minicorso organizzato dall’Onav (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) in collaborazione con l’Uici (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) del Piemonte. Le lezioni, che si terranno il 16 e il 17 aprile nella sede torinese dell’Uici, si concentreranno su diversi argomenti: si parlerà di comunicazione sensoriale, ma anche di storia dei vini, delle uve, del territorio. E Naturalmente non mancheranno le esercitazioni conclusive. A fine corso i partecipanti riceveranno un attestato di frequenza e un kit con bicchieri e valigetta per qualche assaggio casalingo. Certo, sarebbe ridicolo pensare di formare dei sommelier in appena 8 ore: è ovvio che il corso ha carattere meramente introduttivo. E’ un assaggio, appunto, minimo ma magari sufficiente per destare in qualcuno la curiosità. A volte accade (complice una buona dose di fortuna) che una passione maturi nel tempo trasformandosi, proprio come un buon vino stagionato, in lavoro.

Non vedenti e ipovedenti sono in grado di svolgere egregiamente molte professioni: questo è (o almeno sarebbe bello che fosse) un dato acquisito. Finora la realtà ci ha tramandato tante storie di musicisti, fisioterapisti, avvocati, perfino artigiani, insegnanti e negli ultimi anni (grazie alle nuove tecnologie) operatori di banca. Mi fermo per brevità, ma si potrebbe continuare. La strada del gusto, forse, era ancora inesplorata. Per questo la collaborazione tra Onav e Uici è una realtà promettente, che nel tempo potrebbe dare i suoi frutti, soprattutto in Piemonte. Non dimentichiamo che la nostra regione è la terra di Eataly, del Salone del Gusto, di Slow Food, di Terra Madre, dell’Università di Pollenzo e del WiMu, il museo del vino che ha aperto i battenti a Barolo appena qualche mese fa. In tempi di crisi generale, il settore dell’enogastronomia dà segni di crescita che fanno ben sperare. E allora perché non immaginarsi che qualche “assaggiatore per caso” di oggi possa diventare domani uno stimato professionista?