UE: più di 1 miliardo di euro per lo sviluppo rurale del Piemonte

wheat-926876__180 Il 28 ottobre 2015 la Commissione europea ha formalmente adottato il Programma di sviluppo rurale (PSR) 2014-2020 della Regione Piemonte. Grazie a ciò nei prossimi anni ci saranno circa 1,09 miliardi di euro da destinare ad investimenti nelle nostre zone rurali: 471 milioni di euro provengono dall’Unione europea e 621 milioni fanno parte del cofinanziamento regionale e nazionale.

Molte le azioni che potranno essere messe in atto con tali fondi, ma il programma in particolare si sofferma su: azioni legate alla preservazione, al ripristino e alla valorizzazione degli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura; al potenziamento dell’agricoltura; ammodernamento delle aziende agricole; aiuto ai giovani agricoltori per l’insediamento iniziale e l’adeguamento strutturale delle aziende.

Le sei priorità dell’Unione europea in materia di sviluppo rurale sono:

  • Trasferimento di conoscenze e innovazione
  • Competitività dell’agricoltura
  • Filiere alimentari e gestione dei rischi
  • Ambiente (biodiversità e paesaggi, acque, suoli)
  • Cambiamento climatico (meccanismi per contrastarlo)
  • Inclusione sociale e sviluppo delle zone rurali

 

Nel PSR della Regione Piemonte verrà data anche attenzione a montagne e foreste.

Ora non resta che sperare che i bandi partano velocemente e che le persone interessate sappiano cogliere le opportunità che possono arrivare in Piemonte tramite questi fondi.

UE: 50 milioni di euro per giovani agricoltori

mietitura Il Consiglio di Amministrazione della Banca Europea degli Investimenti (BEI) ha autorizzato la concessione all’ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare)  di una prima linea di credito di 50 milioni di euro. Questi soldi saranno destinati finanziamento di iniziative di start-up e ampliamento di imprese agricole da parte di agricoltori che siano under 40. I giovani imprenditori agricoli potranno utilizzare tali fondi in particolare per investimenti destinati al miglioramento dell’efficienza aziendale, all’internazionalizzazione e al commercio elettronico.

Nelle prossime settimane verranno definite le modalità di intervento dell’Istituto e potranno essere avviate le prime istruttorie di fido da parte dell’ISMEA.

Si tratta di una importante occasione per il nostro territorio che può essere utile per molti dei giovani imprenditori agricoli che incontro spesso quando visito le aziende piemontesi e che si contraddistinguono per il loro entusiasmo.

Nuove regole per gli OGM

mietituraRiuniti a Strasburgo i parlamentari europei hanno approvato – con 480 voti favorevoli, 159 voti contrari e 58 astensioni – la nuova legge che regolamenta la coltivazione degli OGM, gli organismi geneticamente modificati.

Questa legge era stata presentata fin dal 2010, ma era rimasta impantanata in Parlamento per una mancanza di accordo tra gli Stati membri. Cosa succederà con questa nuova legge? Innanzitutto con questa nuova legge ci sarà una maggiore vigilanza per verificare che le coltivazioni geneticamente modificate non contaminino altri prodotti, o attraversino involontariamente i confini nazionali. Inoltre consentiranno agli Stati di vietare oppure di limitare la coltivazione di OGM per ragioni di politica ambientale, diverse da quelle espresse nella valutazione dei rischi legati alla salute e all’ambiente effettuata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) o di vietarli per motivi legati alla pianificazione urbana e rurale e all’impatto socio-economico.

Ricordo che in questo momento il mais MON810 è attualmente l’unica coltura OGM autorizzata e coltivata nell’UE (prevalentemente in Spagna), mentre in Italia la sua coltivazione continua ad essere vietata.

Il gruppo dei Socialisti e Democratici avrebbe voluto che fosse previsto anche un risarcimento danni per i campi eventualmente contaminati, ma tale risarcimento non è stato al momento previsto.

Personalmente sono contraria agli OGM, in particolare per il Piemonte, perché rendono le aziende dipendenti dalle multinazionali e perché noi siamo un paese di prodotti tipici e di qualità. E non di prodotti massificati.