Società cooperativa e società di capitali

La crescente complessità del mercato del lavoro, porta sempre più spesso i lavoratori ad entrare in contatto, in modo più o meno diretto, con questo particolare tipo di società, senza tuttavia che se ne conoscano a pieno le caratteristiche. Perciò, per comprenderla adeguatamente è necessario partire dalla sua origine.

La prima cooperativa vede la propria origine durante la seconda rivoluzione industriale, con precisione a Londra, quando nel 1844 un gruppo di poveri tessitori, al fine di migliorare la propria condizione sociale, decise di associarsi e aprire una bottega di beni di prima necessità.

Questi, sin da subito, si vollero distaccare dal modello capitalista, non inseguendo perciò la massimizzazione del profitto bensì cercando di migliorare la condizione dei i propri soci, designandoli come  destinatari ultimi dei vantaggi derivanti dall’attività. Ragion per cui a fine esercizio, l’avanzo di gestione veniva in parte accantonato per investimenti futuri, in parte utilizzato per vantaggi collettivi e ciò che avanzava distribuito tra i soci, non in ragione del capitale investito come avviene normalmente nelle società di capitali, ma in base all’utilizzo di ciascun socio, dei servizi della cooperativa.

Vediamo ora da vicino quali siano oggi  gli elementi fondanti della società cooperativa.

Principio che unifica ogni tipo di cooperativa, e le separa dalle società di capitali, è lo scopo mutualistico: secondo cui, in base alla tipologia di cooperativa, assicura ai soci condizioni lavorative, beni di consumo o servizi a condizioni migliori di quelle che offrirebbe il libero mercato. Questo si distanzia nettamente dallo scopo di lucro, normalmente perseguito dalle società di capitali, che si concretizza nella divisione degli utili.

Altro corollario, già presente nella cooperativa di Rochdale,  che rimarca ulteriormente il distacco tra le cooperative e le società di capitali è il voto per teste: ogni socio ha infatti un voto all’interno dell’assemblea, indipendentemente dalla quota di capitale sociale posseduta; questo perché sin dagli albori la cooperativa ha voluto porre in risalto la figura del socio, cercando il più possibile una sua partecipazione attiva.

Rimane un’ultima caratteristica, sancita in Costituzione, ossia: la cooperativa senza fini di speculazione privata svolge una funzione sociale. In questa funzione trovano fondamento le agevolazioni fiscali per  la cooperativa che svolge la maggior parte della propria attività con i soci.

Ora, dopo questa breve introduzione sugli elementi essenziali, ci si domanda come sia possibile che questi principi, sulla carta virtuosi, si siano poi di fatto persi nella selva oscura che è la realtà di fatto.

Sicuramente ha contribuito a ciò il sorgere di numerosissime tipologie di cooperative, alcune molto distanti dall’originale (basti pensare alle cooperative di credito), altro argomento è la smisurata crescita che ha caratterizzato alcune cooperative, trasformandole in colossi dell’imprenditoria. Processo che da un lato attenuato fino a farli quasi sparire, principi cardine come la centralità del socio, dall’altro ha fatto emergere elementi tipici delle società di capitali, come l’emissione di obbligazioni o l’abuso della figura del socio finanziatore (come suggerito dal nome, è un socio non interessato allo scambio mutualistico ma ad un mero investimento).

In conclusione ci troviamo di fronte ad un processo di “capitalizzazione” della cooperativa, che senza un intervento del legislatore, non si potrà certamente essere invertito. Ciò che possiamo dunque auspicare, premesso che difficilmente vedremo uno spontaneo cambio di rotta degli imprenditori, è che vengano introdotti strumenti efficaci per limitarne la speculazione, che tanto avrebbe fatto rabbrividire i “Probi pionieri di Rochdale”.

Dott. Flavio Ruffinatti

Studio Legale Franzetta Dassano

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