Segni, numeri, colori. Giorgio Griffa a Miradolo

«Io non rappresento nulla, io dipingo». Così descrive il proprio lavoro Giorgio Griffa (Torino, 1936), tra i principali esponenti a livello internazionale della ricerca pittorica contemporanea, che in oltre 50 anni di ricerca artistica è stato associato ora all’Arte Povera, ora alla Pittura Analitica e al Minimalismo, senza mai appartenere davvero ad una specifica corrente, ma distinguendosi per originalità, vitalità e poetica. Fino al 25 dicembre il Castello di Miradolo gli rende omaggio con la mostra «Giorgio Griffa. Una linea, Montale e qualcos’altro». Prodotta dalla Fondazione Cosso e dalla Fondazione Giorgio Griffa, e curata da Giulio Caresio e Roberto Galimberti, la mostra coinvolge tutti gli spazi del Castello, non solo le sale interne, ma la serra e il parco, dove Giorgio Griffa ha realizzato alcune opere site specific.

Giorgio Griffa, Piccolo Dioniso, 1995, 80×120 cm, acrylic on canvas (tarlatana)
© Giulio Caresio, courtesy Archivio Giorgio Griffa

Il raffinato ed emozionante percorso espositivo ospita una ventina di lavori storici in cornice su carta e tela, da “Orizzontale” del 1973 a “Piccolo Dioniso” del 1995, e per la prima volta sono esposti insieme i “Bianchi”, realizzati cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80, quando Giorgio Griffa si trovò a dipingere d’estate in una casa nel bosco. Sopraffatto dal verde della natura si rese conto di non riuscire a gestire i suoi soliti colori e decise quindi di dipingere utilizzando solo il bianco.

Giorgio Griffa, Canone aureo 749, 2015, 52×73 cm, watercolor on paper
© Giulio Caresio, courtesy Archivio Giorgio Griffa

I 36 metri della serra sono scanditi dalle 18 tele di un lungo “Canone Aureo 980”, che appartiene al ciclo di lavori iniziato negli anni Duemila e dedicato alla sezione aurea. Qui, un’installazione di leggere tele trasparenti richiama la poesia “Arte povera” con cui nel 1971 Eugenio Montale riflette e ironizza sulla sua attività di pittore (da qui il titolo della mostra). In una sala del castello, “Venti frammenti” è costituito da 20 porzioni di tela diverse per natura e per forma: concepita come installazione temporanea, è poi diventata permanente.

Giorgio Griffa, Canone aureo 894, 2015, 51×148 cm, indian ink on paper (carta da spolvero),
tempera on paper (carta da spolvero)
© Giulio Caresio, courtesy Archivio Giorgio Griffa

Nel parco l’installazione “Sei colori” è composta da tre tele con colori complementari, posizionate come stendardi sugli alberi monumentali e destinate a includere i segni lasciati dal tempo: umidità, pioggia, neve, insetti e altro.

Sul grande prato del castello, una serie di ceramiche bianche e blu tracciano “Una linea”, collegando una quercia caduta con l’antica dimora che fu della Contessa Sofia di Bricherasio, mettendo così in relazione natura e architettura. Nel canneto di bambù gigante, in “Un filo” corde bianche parallele disegnano linee spezzate che, come un pentagramma, organizzano ritmicamente e filtrano le energie del parco.

Giorgio Griffa, Montale, 2019, 250×650 cm, acrylic on canvas
© Giulio Caresio, courtesy Archivio Giorgio Griffa

La mostra è accompagnata da una coinvolgente installazione sonora, a cura del progetto artistico Avant dernière pensée, con frammenti musicali di John Cage, Chick Corea, Steve Reich, Claude Debussy, Arvo Pärt e Johann Sebastian Bach. «L’immagine musicale-scrive Giorgio Griffa-percorre anch’essa il mondo nascosto, ci introduce in esso, impone silenzio alla ragione e la ragione ci aiuta a capire l’importanza estrema del suo silenzio. Apre la porta al nostro intimo profondo e sconosciuto».

http://www.fondazionecosso.com

Emanuele Rebuffini

Dalla serie “Bianchi”