L’estetica della ripetizione. Peter Mohall alla Luce Gallery

Fino al 21 aprile la Luce Gallery ospita, nella sua nuova sede di Largo Montebello, «Astonishing Alterations for the Anterograde Amnesic», la personale dell’artista svedese Peter Mohall (1979, vive e lavora a Nesoddtangen, in Norvegia). Un artista minimale il cui lavoro è una ricerca sulle conseguenze estetiche della ripetizione, come dimostrato dalle tre serie di opere in mostra a Torino.

Brushstrokes” sono dei dipinti realizzati attraverso una pluralità di pennellate identiche, anche se diverse per forma e lunghezza. Nella serie “Flat Gradient Painting”, invece, troviamo opere costituite da circa 10-12 sottili strati di pittura. Ogni strato è dipinto accuratamente ad olio, levigato su una superficie piana con gradazioni morbide senza segni di pennello visibili, sulla quale Peter Mohall dipinge alternativamente con pennellate gestuali di cera fusa e nuovi strati di olio. Alla fine la cera viene sciolta di nuovo e rimossa, cosicché gli strati sottostanti diventano visibili attraverso forme di pennellate gestuali.

«Peter Mohall è interessato a confrontarsi con due “impossibilità” artistiche spiega il gallerista Nikola Cerneticla prima è rifare la stessa identica pennellata. Una cosa impossibile, ma Mohall ci riesce ricorrendo a una sorta di stampino, un calco, quindi la pennellata è in realtà una scultura che viene poi applicata sulla tela. La seconda “impossibilità” consiste nel fare una pennellata sfumata. In questo caso utilizza una tecnica molto particolare: per prima fa la sfumatura sulla tela grezza senza applicare alcun fondo, poi pennella utilizzando una cera trasparente e, una volta seccata, applica il fondo e gratta via la cera. Di solito, prima si fa il fondo e poi si pennella sopra, qui, invece, è il fondo che viene applicato sulla pennellata». Un chiaro riferimento alla pittura digitale, che consente di dipingere cancellando.

Nella serie di sculture “Ab-x”, Peter Mohall utilizza i dispositivi di allenamento addominale Ab-rollers, quelli delle televendite, che vengono assemblati in modo impossibile, alterandoli e fondendoli. Il titolo “Ab-x” suggerisce un marchio fittizio e accattivante, un riferimento all’espressionismo astratto e al tempo stesso una riflessione sullo stile di vita moderno, l’ideale del corpo, l’auto-miglioramento e il fenomeno dello shopping in TV. Sculture o, meglio, pittura in forma scultorea, infatti  la forma della struttura in acciaio ricorda il linguaggio gestuale delle pennellate nella pittura astratta, il pennello come un’estensione del braccio.

http://www.lucegallery.com

Emanuele Rebuffini