«Genesi». Le origini del mondo secondo Salgado

«Prima avevo fotografato solo una specie: gli esseri umani. Genesi è il mio omaggio al pianeta. È un suo ritratto». Il più importante fotografo documentario del nostro tempo, il brasiliano Sebastião Salgado (Aimorés, 1944) porta alle Sale dei Paggi della Reggia di Venaria l’ultimo suo grande lavoro, «Genesi», un progetto iniziato nel 2003 e durato 10 anni. Un atto d’amore per la terra e un monito per gli uomini. Un’opera enciclopedica composta da 245 immagini in bianco e nero che raccontano l’incanto e la bellezza del patrimonio più prezioso, il nostro pianeta.

La mostra, curata dalla moglie Lélia Wanick Salgado su progetto di Amazonas Images e Contrasto e realizzata con Civita Mostre, è suddivisa in cinque sezioni che ripercorrono le terre in cui Salgado ha realizzato le fotografie: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl.

Kafue National Park, Zambia, 2010

Dopo aver immortalato il dolore del mondo, raccontando il Sahel stremato dalla siccità, lo sfruttamento della manodopera e l’umanità in movimento di profughi e rifugiati, «Genesi» è uno sguardo appassionato, teso a sottolineare la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di cambiare il nostro stile di vita, di assumere nuovi comportamenti più rispettosi della natura e di quanto ci circonda, di conquistare una nuova armonia. Un viaggio alle origini del mondo per preservare il suo futuro.

Il percorso espositivo presenta una serie di fotografie, molte delle quali di straordinari paesaggi, realizzate con lo scopo di immortalare un mondo in cui natura ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’ambiente («circa metà del pianeta è rimasto esattamente come nel giorno della Genesi»). Una parte del suo lavoro è rivolto agli animali che sono impressi nel suo obiettivo attraverso un lungo lavoro di immedesimazione con i loro habitat.

Etiopia, 2007

Sebastião Salgado ha vissuto nelle Galapagos tra tartarughe giganti, iguane e leoni marini, ha viaggiato tra le zebre e gli animali selvatici che attraversano il Kenya e la Tanzania rispondendo al richiamo annuale della natura alla migrazione. Un’attenzione particolare è riservata anche alle popolazioni indigene ancora vergini: gli Yanomami e i Cayapó dell’Amazzonia brasiliana; i Pigmei delle foreste equatoriali nel Congo settentrionale; i Boscimani del deserto del Kalahari in Sudafrica; le tribù Himba del deserto della Namibia e quelle più remote delle foreste della Nuova Guinea. Sebastião Salgado ha trascorso diversi mesi con ognuno di questi gruppi per poter raccogliere una serie di fotografie che li mostrassero in totale armonia con gli elementi del proprio habitat.

Brasile, 2009

Viaggio unico alla scoperta del nostro ambiente, l’ultimo progetto di Sebastião Salgado rappresenta il tentativo, perfettamente riuscito, di realizzare un atlante antropologico del pianeta, ma è anche un grido di allarme e un monito affinché si cerchi di preservare queste zone ancora incontaminate, per far sì che, nel tempo che viviamo, sviluppo non sia sinonimo di distruzione.

Penisola Antartica, 2005

«Genesi – spiega la curatrice Lélia Wanick Salgado – è la ricerca del mondo delle origini, come ha preso forma, si è evoluto, è esistito per millenni prima che la vita moderna accelerasse i propri ritmi e iniziasse ad allontanarci dall’essenza della nostra natura. È un viaggio attraverso paesaggi terrestri e marini, alla scoperta di popolazioni e animali scampati all’abbraccio del mondo contemporaneo. La prova che il nostro pianeta include tuttora vaste regioni remote, dove la natura regna nel silenzio della sua magnificenza immacolata; autentiche meraviglie nei Poli, nelle foreste pluviali tropicali, nella vastità delle savane e dei deserti roventi, tra montagne coperte dai ghiacciai e nelle isole solitarie. Regioni troppo fredde o aride per tutto tranne che per le forme di vita più resistenti, aree che ospitano specie animali e antiche tribù la cui sopravvivenza si fonda proprio sull’isolamento. Fotografie, quelle di Genesi, che aspirano a rivelare tale incanto; un tributo visivo a un pianeta fragile che tutti abbiamo il dovere di proteggere». Fino al 16 settembre.

www.lavenaria.it

Isola di Siberut, Sumatra, Indonesia, 2008