Sono solo canzonette?

Cara E.,
A volte ritornano, ci ha insegnato il buon vecchio Stephen King, e allora come oggi, non sempre è un bene. Lui parlava di paura, io, oggi, ti parlo di canzoni. E ti assicuro che c’è un nesso.
Dopo dieci anni di pausa, è uscito il nuovo disco dei Club Dogo. So che sai chi sono, ma per la cronaca il primo grande gruppo Rap di strada italiano, insomma Guè Pequeno, Jake la Furia e Don Joe di nuovo insieme.
Vediamo un po’ di recensioni. Da TGLA7 web: “…raccontano in modo realistico la vita di strada e le vicende delle periferie milanesi… una conferma e la sensazione che questi dieci e lunghi anni di pausa non siano mai esistiti”. Da Rolling Stones Italia: “…ecco i Club Dogo tornare dopo dieci anni a prendersi il titolo di “venerati maestri” della scena con un disco fedele alla linea senza essere nostalgico, attento alle aspettative di una fan base molto esigente, e ispirato nella riscrittura di quel mondo di mezzo che è lo street rap, un immaginario iper realistico e identitario…”.

Ecco. Che bellezza le Reunion! Alcune fanno la storia, pensa ai Led Zeppelin, agli Eagles, ai Police, alle Space Girls! Anche i Club Dogo adesso, i fan certo li aspettavano, giustamente. Io no, ma io sono una Boomer, quando loro nascevano, io entravo in un’età prossima al lavoro, alla famiglia, ai figli, insomma invecchiavo e la musica con cui ero cresciuta non era certo il rap di strada milanese.
Io sono venuta su con lo Zecchino D’oro la sera prima di andare a nanna, De André, Battisti, Farassino in macchina per chilometri di viaggio con i genitori, schiacciata sul sedile posteriore tra le mie sorelle, senza seggiolini né cinture o sdraiata sul pianale a cuocere sotto il sole che filtrava dal lunotto e rischiando la vita, in modo felicemente inconsapevole. Ho scavallato le medie con gli Wham! cantando Last Christmas e sognando di baciare George Michael, alternati a Madonna che mi portava su La Isla Bonita e Vasco Rossi che giustificava tutte le CocaCola che volevo bere per digerire! Ho affrontato il liceo condito di U2, Depeche Mode, Eurythmics, Ligabue, Venditti, DeGregori e poi The Cure, I Police, Nirvana, GreenDay, Red Hot Chili Peppers, Pearl Jam a seconda del livello di esaltazione o di depressione del momento. E tu dirai poi, Guccini, i Marlene Kunts, gli Alamamegretta, i Subsonica, Carmen Consoli… possiamo andare avanti due giorni. Aggiungiamo ancora Battiato che il maestro e il centro di gravità permanente non possono mancare.

Ecco, ora, noi, noi che siamo cresciute così, tra i Treni di Tezeur da guardare passare lenti, mentre eravamo confuse&felici e il cielo di Torino si muoveva al nostro fianco, cosa facciamo quando sentiamo i nuovi testi dei ClubDogo: «Do fuoco al fuc*ing tetto, Super set, droghe e sex, brucia il setto, Non fossi nel jet set io sarei al serT, oh, Tu non chiamarmi baby,, dentro di me c’è un devil, Non me ne fotto un ca**zo, dico quello che non devi» …Oppure «Riempio la tua tipa come un taco (Ahah), Se apro e taglio questi rapper come un pacco, Ti schiaccio come le palle del toro in galleria» … O ancora, una chicca di Sferaebbasta «Sul mio display la tua bitch fa lo strip per le tips…» e una di Fedez con Dark polo gang «Mangio queste tipe come M&M’s. Museruola e collare. Lei la tratto come un cane. Vuole che le faccio male…». Chissà, parla di Chiara F? O in quel caso avrebbe detto che se la mangia come fette di Pandoro?
Io dubito, faccio la cartesiana e dubito, dubito seriamente e mi arrovello, tra il sospetto concreto di essere inesorabilmente vecchia alla soglia degli anta e la netta sensazione che qualcosa di prezioso si sia perso per sempre, tra le pieghe della rivalsa sociale, della rabbia a tutti i costi, della libertà assoluta imperante e trasversale, dei diritti negati e ripresi con violenza.

Chiara

Cara C.,
Sa sa (prova prova microfono)
“Solo solo solo solo
solo una sana e consapevole libidine
Salva il giovane dallo stress e dall’azione cattolica”

E cara C. ti do man forte e apro la mia “battle di freestyle” a colpi di stile libero anzi direi di vecchio stile
La mia risposta ai “versi” dei Clubdogo è in prima battuta con Sugar Zucchero Fornaciari.
C. non che Sugar fosse al primo posto nella mia playlist, ma chi può rispondere meglio al Club dei cani con una strofa blues a dir poco rivoluzionaria?
Sweet Sugar ci ricorda che possiamo salvarci dal bigottismo imperante con una sana attività sessuale a colpi di musica o meglio a colpi di blues, cioè ci parla di sesso e sessualità con una rima impazzante di filosofia e note rivoluzionarie. Esplode la gioia della ribellione e non la paura dell’altro che ti sputa in faccia la rabbia della periferia nascosta in un orgasmo.
Il discorso per me è sempre filosofico, cosa spinge un uomo o una donna a compiere un’azione?
Direi che non basta cogliere la contemporaneità con raffiche di parole come una manciata di denti buttata a caso in una bocca. Se un altro filosofo scaltro della nostra piccola finestra temporale ci ha insegnato che “le parole sono importanti!!” io un attimo di scrupolo etico me lo faccio prima di mettere in una rima una donna con il collare senza essere il nuovo Cecco Angiolieri.
Appunto C., ti ricordo che un grande cantautore dei nostri tempi Fabrizio De André incide su vinile le strofe epiche di un giullare medievale e consegna al mondo il suo spirito anarchico dissacrante e giullaresco.

Mi viene alla mente un dubbio che porto alla tua attenzione come se lo scrivessi sulla nostra lavagna.
Ma la gang della Crusca dell’epoca di Angiolieri non lo avrà considerato un sonettatore da quattro soldi che butta all’aria la morale e tutta la sua grammatica?
Proseguo lanciandomi in una battle di freestyle:

“Quindi cani del dogo io vi sfido con il fuoco
Fucking dog senza museruola
stai zitto o scegli la parola
smetti di ollare la mia medicina è studiare
Fra o bro ti presento la mia gang
il capo è un fra che non ti piacerà
è fatto di carta che mai brucerà”

Ti dirò cara C. che il rap a me piace ed è sempre piaciuto dagli esordi con i 99 Posse, Pitura Freska, Neffa e Fabri Fibra. Forse i “cani” non sanno che hanno una tradizione alle spalle di tutto rispetto e che il primo gruppo rap italiano nato negli anni 90, Onda Rossa Posse, leggendo il tempo in cui viveva cantava “Batti il tuo tempo”.

Ti lascio con l’ascolto di quelle che in fondo mia cara ci dicono esser solo canzonette.
Ma non per metterti alle strette, sono solo canzonette?

Elena 

L’immagine utilizzata è di Gorupdebesanez

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