Ma se avessimo un quartiere tutto di librerie?

Cara C.,

l’altra notte mi sono svegliata in preda al panico, mi ero persa in un labirinto, all’inizio l’ansia la paura e lo smarrimento, poi spalancando meglio le orbite ho iniziato a riconoscere che il mio sogno mi portava come un’”Alice “ su strade magiche ricoperte di volumi, in mezzo a botteghe di libri. Nel sogno c’era un quartier generale dell’Alice Potter maga dei libri. Che meraviglia!

Al risveglio mi sono ricordata che la sera prima, mi ero persa tra gli stand del Salone del libro, rapita dalle mille edizioni di parole.

Per prendere una boccata d’aria e tornare con i piedi per terra, sono andata a fare du passi per le vie di uno dei quartieri storici di Torino, Mirafiori sud, dove mi sono imbattuta in una libreria ormai storica della zona: Libreria Maramay, una libreria per bambini e ragazzi da o a 18 anni.

Conosco la libraia e la sua libreria sin dall’apertura, 13 anni fa e ricordo bene che allora, quando misi il piede nella bottega di Mara, mi sentii immersa nella magia di un atelierdel libro che tu puotresti trovare solo a Parigi, nel Marais.

Restai rapita dall’allestimento: la luce i colori gli scaffali e la scelta dei libri uniti alla presenza di oggetti e pezzi artistici e di artigianato.

Così l’altro giorno lasciata la grande fiera sono tornata a fare visita a Mara per raccogliere la sua storia di libraia di quartiere.

Da dove parte la tua storia?

La mia formazione artistica come restauratrice d’arte si è unita alla mia passione per la lettura, così quando ho deciso di aprire un’attività tutta mia, ho scelto la libreria, in particolare una libreria per bambini e ragazzi dove gli albi illustrati uniscono la lettura alla parte illustrata.

Com’è cambiato il panorama del tuo lavoro in questi anni?

Quando ho aperto la libreria il panorama delle librerie era già cambiato da tempo : le librerie non erano più solamente i luoghi in cui acquistare i libri. I librai e le libraie avevano già trasformato la libreria in un luogo in cui vivere esperienze, con offerte, club del libro e presentazioni.

Ogni libraio/a si è creato una personalità anche attraverso l’uso dei social.

Cos’è per te una libreria di quartiere?

Per me è avere una relazione con il quartiere, essere riconosciuti, essere chiamata per nome dai bambini, crescere con loro.

Avere un ruolo sociale, un contatto diretto con le scuole e le altre realtà culturali del territorio.

Cos’è è per te essere una libreria indipendente e cosa significa indipendente?

Indipendente significa che il/la libraia/o sceglie ogni singolo titolo, conosce e studia e si informa sulle 85.000 pubblicazioni che ogni anno escono in Italia.

Cara C.

se capiti a Mirafiori ti consiglio di fare un salto da Mara perché tra i titoli per ragazzi e bambini troverai tanti libri imperdibili.

E tu questa settimana dove sei andata a mettere il naso?

Elena

Cara E.,

che meraviglia le librerie! Per me che sono cresciuta in una casa di libri, ogni libreria, è come un pezzetto di casa. Se poi è una libreria piccola, magari un po’ incasinata, con libri ovunque e anche altri oggetti e oggettini, beh, è la vita mia!

Per questo, senza nulla togliere alle grandi catene che tutto offrono e tutto vendono, se posso scegliere, scelgo le piccole librerie di quartiere, quelle definite ‘indipendenti’, come la tua Maramay.

E quindi, chi da chi altri avrei potuto farci raccontare la sua storia, se non dalla nostra ospite degli incontri dal vivo, Catia Bruzzo de “La Piola-Libreria di Catia”? Perché in quelle tre stanze in via Bibiana 31, Borgo Vittoria, periferia Nord della città, si trovano libri, caffè, vini e molto, ma molto cuore.

Da dove parte la tua storia Catia?

Nasco libraia nel 2010, un po’ per caso e un po’ per passione. La piola era nata nel ‘69 con mia mamma e mio papà ed era una vera piola di quartiere, di quelle di una volta, ospitava soprattutto operai che bevevano grigioverde e vecchia romagna dalle 5 di mattina.

Nel momento in cui i miei genitori, stanchi, hanno deciso di chiudere, io, che avevo studiato lettere all’università, percorrevo la strada del giornalismo e per di più sono astemia, mi sono trovata a pensare cosa fare… perchè il mio cuore era là, nella piola, ma quello non era il mio ambiente, mi serviva qualcuno con cui dividere interessi e passioni e poter dialogare, così decisi di aggiungere la libreria al bar, tenendo però il nome piola perchè il passato è sempre fondamentale e quel nome, contiene l’idea della convivialità, elemento essenziale.

Agli inizi è stata dura, chi conosceva il vecchio locale non capiva il suo cambiamento, ma lentamente, si è aggregato e creato un mondo di persone e clienti che ama questo luogo, come me e insieme a me.

Com’è cambiato il panorama del tuo lavoro in questi anni?

E’ triste a dirsi, ma bisogna partire da un dato essenziale: c’è un impoverimento costante, economico e culturale, e qui in periferia si sente di più. Lavoro costantemente e con tenacia per restare in piedi, soprattutto dopo Covid che ha accentuato una crisi in essere. Le famiglie fanno davvero fatica con gli aumenti della vita di tutti i giorni e il loro budget per i libri si è ristretto. D’altronde, il libro non è un bene essenziale per tutti, il prezzo medio del libro non è per tutti ed è aumentato anche lui negli anni. Per fortuna, molto fanno i nonni: aiutano le loro famiglie, sovente sono loro a regalare libri ai nipotini.

Cos’è per te una libreria di quartiere?

E’ resistenza tenace. Che non conviene certo se pensi a tempo e passione spesa, e incasso, ma il conto lo fai su altro: vivi grazie alla gente che ti vuole bene e che ti sceglie come libreria di casa e ti fa sopravvivere! La piola-libreria è un luogo di aggregazione ormai, c’è gente che passa a salutare e magari non compra, ma aiuta il buon umore e anche questo conta molto.

Insomma, resisto per passione, volessi guadagnare dovrei cambiare mestiere, ma amo la vicinanza della gente, mi vogliono bene e mi aiutano a parole e a fatti e così resistiamo insieme. Nel mio caso poi, le due anime di questo posto si aiutano a vicenda: il bar trascina la libreria e la libreria trascina il bar, chi viene per un caffè magari esce con un libro e chi viene per il libro alla fine si ferma per una tazza di tè o un bicchiere di vino.

Cos’è è per te essere una libreria indipendente e cosa significa indipendente?

Per me è essenziale che nessuno mi dica cosa fare, cosa spingere, cosa mettere in vetrina e poter scegliere in base ai miei gusti, alle mie priorità politiche, culturali personali, in scienza e coscienza come si dice.

Inoltre, posso scegliere che progetti realizzare, con chi, come, lavorare in libertà con le scuole di quartiere, con le insegnanti, ad esempio con incontri che spiegano e raccontano cosa sia una libreria ai ragazzi, oppure esponendo quadri di artisti del quartiere per farli conoscere. Insomma, posso spargere piccoli semi nella comunità che certamente daranno frutto.

L’unico problema è essere realmente democratici, voglio dire, accogliere davvero tutto perché il rischio è scivolare dall’altra parte. Per fortuna, “chi si somiglia si piglia” per cui ho clienti simili a me, nel pensiero e nel cuore.

Riesci a resistere al tuo gusto personale nelle vendite?

Domanda difficile… Cerco di immedesimarmi e consigliare in base a chi ho davanti, ai suoi gusti, a cosa dice di sè e a cosa cerca, ma ti confesso che se a me non piace un libro non lo consiglio!

Chiara

Autore: Redazione

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2 pensieri riguardo “Ma se avessimo un quartiere tutto di librerie?”

  1. Io personalmente cercavo un pochino di pace interiore dopo la morte di mio marito, da Catia ho trovato tutto ciò che mi serve lettura amicizia gente allegra anche qualche divertimento ,ma sopratutto CATIA persona gentile disponibile bravissima in tutto, quello che fa lo con il CUORE…..Per cui grazie Catia ti voglio bene. ❤️

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