Cara E.,
nella vita o sei leone o sei gazzella. Di base, devi correre, per prendere o per dare.
Ma c’è anche un’altra opzione: potresti essere un banale passerotto, un piccolo uccellino, dai colori opachi, innocuo e come tutti i volatili attento ad osservare ogni mossa e rumore intorno a sè, per salvarsi, nel caso, e non perdere le briciole lasciate da chi corre. Ma anche per studiare la mossa del prossimo volo.
Ecco, io credo che molti di noi, allora come oggi, siano stati un banale passerotto.
Mentre noi ci arruffavamo tra le briciole, scampando i piccioni che ce le rubavano, grossi e poco puliti nei modi, mentre noi osservavamo più che partecipare e tentavamo il volo nelle ali immaginarie che la vita ci aveva fatto intravedere, qualche gazzella o qualche leonessa non solo volava, ma si faceva incoronare.
Sì, cara E., parlo proprio di Miss Liceo, e so che te lo ricordi. Ce lo ricordiamo, per quanto allora facessimo finta che quello sfoggio di beltà assoluta e indiscutibile non esistesse (questo per poter sopravvivere alla coscienza di non essere altro che passeri solitari e spennacchiati destinati alle briciole) e quella sfilata di pezzi di carne in mostra sulle passerelle di un locale dove si pagava pure per entrare, bere e osservare, non potesse essere nel mondo reale (e questo per poter reggere all’urto di non farne parte, nè ora, nè mai, e di desiderarlo, pur sapendo bene che i desideri dovevano essere ben più alti di quelli, come ci insegnava mammà!).
Da noi, tra l’altro, per Miss Liceo non c’era manco partita. Abbiamo avuto la sorte deliziosa e insperata di capitare negli anni del trio angelico rinomato in tutta la città, roba che venivano dagli altri licei all’uscita da scuola per rimirarlo al completo. Le nostre Charlie’s Angels personali erano tutte bionde, ma non un biondo normale, no, un biondo che più biondo non si può. Ed erano anche alte, magre, sorridenti, ricche, ben vestite. Le si venerava e spesso le si blandiva. Molti passerotti e passerotte cadevano vittime dell’entourage per poter vivere di luce riflessa e raccattare le famose briciole in modo più rapido e redditizio. Oppure si odiavano a distanza, cordialmente, se optavi per la finzione, apertamente, se avevi già le palle a quindici anni.
Ora, la parte interessante di questo preambolo, è che gli angeli venivano eletti Miss Liceo in jeans e maglietta, un filo di trucco e sneakers di pelle. Ok, mercificavano la loro immagine, vendevano sorrisi e mossette in cambio della popolarità cittadina, ci umiliavano tutte a colpi di passerelle e svenimenti maschili. Ma lo facevano in jeans e maglietta. E di tutto quel cine la traccia sarà qualche foto sbiadita sul giornaletto del liceo o tra le pagine di un diario conservato per affetto.
Adesso proviamo ad immaginare la stessa scena oggi, cara E., io me la vedo, e tu?
Guardale le nuove Miss, avvolte in microvestitini super attillati, super corti e super usa&getta comprati su piattaforme online di fast-fashion. Truccate come quarantenni navigate grazie ai tutorial di TikTok, ciglia finte lunghe un metro, labbra rifatte come regalo dei diciotto. Texani tornati di moda o sneakers limited edition comprate a rate da genitori disperati vittime anche loro del consumismo e dell’idea che i figli debbano avere tutto, ma tutto tutto, anche a rate.
E le tracce di questo teatrino? Per sempre, nella rete, tra i profili social finsta e non, tra le chat criptate e le foto a una visualizzazione, tra le gallery dei locali che danno in pasto al mondo immagini di minorenni che ricordano una certa Iris di Taxi Driver.
E quindi? Si stava meglio quando si stava peggio? Ai posteri, o a te, l’ardua sentenza.
Cara C.,
l’altro giorno ero in coda dall’estetista con mia figlia di quindici, quasi sedici anni. Come ben sai mi devo ancorare all’idea che abbia quasi sedici per acconsentire al percing ombelico- lingua e alle unghie rifatte con il gel lunghe come il mio grattino per la schiena. Non voglio sembrarti bacchettona sui temi del femminile ma ne ho uno in testa a cui non riesco ad abdicare moralmente, culturalmente e per presa di posizione. Non me ne faccio una ragione.
Il tema è delicato C., ed io mi chiedo come sia possibile che sia precipitato addosso alle nostre figlie come un meteorite che anticipa la fine del mondo, del nostro mondo che aveva già in sé tanta rivoluzione nell’abito che non fa il monaco e nelle marche sfoggiate per essere parte di qualcosa o qualcuno. Va bene tutto, ma il labbrone finto botox? Nella nostra generazione quel labbrone era di Francesca Dellera, Alba Parietti…
Osservo mia figlia che con fare sicuro dà indicazioni sulla lunghezza degli artigli e al contempo si fa dei selfie con il labbrone disegnato con la matita e rimpolpato da un rossetto rimpolpante. Cosa ho fatto io di male per vedere tutto il femminile ridotto ad un bacione? Kiss amo, kiss kiss, la rivoluzione Kulturale.
Allora ripenso ai cicli e ai ricicli storici e a Cleopatra. Cerco sul motore di ricerca “immagini di Cleopatra”, aveva i labbroni, a canotto, ma su dai come hai fatto a non capirlo, è un segnale non verbale che la femmina manda al maschio nella stagione degli amori!
Mi faccio un selfie mettendo le labbra a bacio e cerco di simulare Cleopatra con Cesare, poi mando un messaggio al mio compagno che mi scrive se sto bene o se ho fatto un aperitivo con le amiche alle tre del pomeriggio.
Metto giù la testa mesta e riprendo il mio saggio di antropologia culturale e lascio ai posteri l’ardua sentenza: che la globalizzazione ci abbia portate tutte su un’Isola che non c’è, omologata per il super divertimento cosmico senza pensieri e tanti tanti shottini. La parola a Prince e Kiss Kiss.
** Un sondaggio condotto dall’azienda di beauty SkinSpirit rileva che oltre il 70 per cento delle donne si è sottoposta al botox o lo farebbe. Lo stesso dicasi per filler o laser. E il 45 per cento delle donne afferma che piattaforme come Zoom e i social media hanno influenzato l’accettabilità di trattamenti come questi, come nessuna diffusione aveva mai fatto fino a oggi.
Si iniettano botulino e acido ialuronico per svegliarsi perfette. Anzi, perfette secondo lo standard di bellezza del momento. La maggior parte delle intervistate, il 90 per cento, erano donne di età compresa tra 25 e 44 anni, a dimostrazione del fatto che Gen Z, Millennial e Gen X apprezzano e normalizzano trattamenti estetici non chirurgici