Cara C.,
e siamo a Maggio il mese delle rose, del formaggio e, qui da noi, a Torino del libro, della lettura, del salone, degli autori, degli editori, della fiera e soprattutto dei lettori.
In questo mese così fiorito sono assalita da una serie di domande che partono da una scritta su un muro in cui mi sono imbattuta: “scemo chi legge”.
Cara C., mi chiedo e ti chiedo ma chi legge è scemo o è saggio?
La lettura per te è un passatempo come mangiare un buon gelato in centro la domenica o è fonte di ispirazione per la vita?
Quali letture hanno cambiato le sorti della tua esistenza?O sciolto nodi interiori, dubbi esistenziali amletici o intrecciato nuove trame come stoffe di macramè?
Leggere per te è intrattenimento o è curiosità ?
In quale campo giochi?
Se mi chiedi cosa ne penso ti rispondo con una strofa di Ghali
“Io mi sento fortunato
Alla fine del giorno
Quando sono fortunato
È la fine del mondo
Io sono un pazzo che legge, un pazzo fuorilegge
Fuori dal gregge, che scrive “Scemo chi legge””
Cara E.,
ti rispondo con la citazione di una frase di Charles Montesquieu che ho spesso in mente:
“Non ho avuto mai un dolore che un’ora di lettura non abbia dissipato”.
Certo, parliamo per estremi, ma per me la lettura è sempre stata questo: una coperta calda nelle notti fredde, una bibita fresca nella calura estiva, un fiore che sboccia quando la mente è a secco, un cammino, un viaggio, una fermata necessaria, un balsamo sulle ferite più aspre, un pozzo di pensieri e parole a cui attingere al bisogno.
Leggere mi ha sempre salvata, intrattenuta, consolata, in certi attimi illuminata.
L’ha fatto nei tempi della lettura “senzatempo”, durante l’adolescenza e la prima maturità, quando un giorno intero poteva scorrere tra le pagine di un libro che non potevi mollare. L’ha fatto nell’età di mezzo, quando ho riscoperto la magia delle fiabe e della fantasia più semplice, tra le pagine dei librini illustrati dei miei figli. Lo fa ora, nei ritagli della sera, prima di addormentarmi, o nelle ore lente dell’estate, quando posso perdere le ore dietro parole altrui che si fanno mie che si fanno vostre, nostre, loro, di tutti.
Nella sua opera intitolata “Con i libri” Maurizio Bettini, filologo e antropologo, scrive: “La lettura è un obbligo, un’attività compulsiva. Quando si viaggia con la macchina, è impossibile non leggere la frase ‘Dio c’è’ sui segnali stradali; così come mentre si è a piedi per la strada, gli occhi restano infallibilmente catturati dalle insegne dei negozi. Per lo stesso motivo non si può neppure evitare di leggere i graffiti” e ancora: “Non si legge impunemente. Chiunque si accinge a leggere un libro, deve sapere che alla fine avrà contratto un legame indissolubile con ciò che ha letto… Ai libri si ubbidisce come a qualsiasi altra trappola tesa dalla scrittura”.
Ma soprattutto, scrive questo: “La lettura è una lente puntata in primo luogo sul lettore… I libri parlano sistematicamente di noi e ogni lettura altro non è che la decifrazione di una parte di noi stessi”.
Allora, cara E., chi legge non solo non è scemo, a parer mio e credo a parer di molti, ma è qualcuno che ha il coraggio di guardare il mondo e se stesso, con gli occhi e le parole di un altro, cercando di capire e di capirsi, di conoscere e di conoscersi, perchè davvero la parola e il pensiero sono l’unica strada per potersi comprendere e per stare nel mondo. Le parole, sono importanti.