smoKings, la storia della Yesmoke, azienda di Settimo che sfida le multinazionali del tabacco. Intervista a Michele Fornasero

C’è un film di cui sentiremo parlare parecchio (mi auguro). Si chiama smoKings e lo vedremo in sala a fine febbraio 2015.
Si tratto di un documentario firmato da Michele Fornasero che racconta la storia dei fratelli Messina e della loro azienda. La Yesmoke di Settimo Torinese è praticamente l’unico produttore italiano di sigarette, solo che è un produttore molto particolare.

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I due Messina puntano infatti a smontare l’impianto creato dalle multinazionali del tabacco, a smascherare le truffe e le bugie. E per farlo hanno messo in gioco tutto, dando vita ad un’azienda che è un caso probabilmente unico al mondo.

Smokings racconta tutto questo, passando da cause nei tribunali a multe non pagate, a idee geniali e vittorie inaspettate. Fornasero ha lavorato per quattro anni alla vicenda, finendo per essere testimone di molti degli eventi che si sono susseguiti. Guardando il film scoprirete una storia davvero sorprendente e vedrete anche quanta parte i due fratelli piemontesi hanno avuto nella storia del tabacco mondiale.

Michele Fornasero ha avuto la bontà di rispondere ad alcune mie domande e vi propongo qui di seguito l’intervista completa.

1. Come sei venuto a conoscenza della storia dei fratelli Messina e perchè hai deciso di raccontarla?

Mi sono imbattuto nei fratelli Messina mentre stavo girando un altro documentario che si chiama “Uno scampolo di Paradiso”per la regia di Gabriele Vacis. In questo documentario cercavamo di raccontare una cittadina, Settimo torinese appunto, che negli anni 70 aveva tutte le premesse per diventare una banlieu e invece curiosamente oggi non lo era affatto, anzi tutt’altro era appunto una specie di Scampolo di Paradiso, per certi versi. In questo racconto fatto di storie che si intrecciano tra di loro, avevamo pensato di raccontare anche il fatto che cinquant’anni dopo le antiche manifatture di tabacchi, c’era di nuovo una piccola fabbrica di sigarette. Questo era l’approccio. Poi abbiamo visitato la fabbrica e parlato con i fratelli Messina e abbiamo capito che in quella storia c’era molto di più da raccontare e che inserirla in un racconto corale come era “scampolo di Paradiso” avrebbe sbilanciato troppo la narrazione, così l’abbiamo tagliata. Io l’ho sempre tenuta lì da parte in un cantuccio, aspettando il momento giusto e poi un paio di anni dopo, ho deciso insieme ai miei colleghi di Indyca di provare a svilupparla e vedere come reagiva il mercato a quell’idea. Era il 2010. Mi sembrava il paradigma perfetto del Davide contro Golia, i piccoli contro le grandi multinazionali, fu questo il primo aspetto che mi colpì di tutta questa vicenda.

2. I fratelli Messina come hanno accolto la tua intenzione di raccontare la loro storia ed in che momento della vicenda sei entrato nelle loro vite?

Con i fratelli Messina ho fatto un percorso molto lungo, le prime immagini le ho girate nel 2008, ma diciamo che il grosso della documentazione parte dal 2010. All’inizio quando gli ho spiegato che volevamo fare un vero e proprio film sulla storia della Yesmoke, erano un po’ titubanti, ma credo che si aspettassero di sbrigarsela velocemente, non immaginavano che li avremmo perseguitati per 4 anni!! Ovviamente per loro era più importante mostrare il lato corrotto del mondo del tabacco, diciamo quello più giornalistico e di reportage, per me man mano che andavo avanti, invece, diventava sempre più interessante il loro lato personale, il loro modo di pensare e di agire. Diciamo che c’è voluto del tempo prima di imparare a fidarsi a vicenda, come nel piccolo principe ci siamo “addomesticati” a vicenda. E questo mi ha permesso di raccontare anche la loro sfera più intima, che per me è la più importante.

3. Quanto tempo hai impiegato nella realizzazione del film e per quanto tempo hai vissuto fianco a fianco con i protagonisti?

Forse ti ho già risposto nelle altre domande, comunque diciamo che l’arco temporale delle riprese va dal 2010 al 2013, ovviamente non è stato un lavoro continuativo, perché avevamo delle grosse pause in mezzo in cui bisognava aspettare gli esiti delle cause, e contattare le persone per le interviste… alla fine del lavoro comunque abbiamo portato a casa circa 300 ore di girato.

4. Diverse delle società protagoniste della vicenda non vi hanno voluto concedere interviste. Che risposte avete avuto quando li avete contattati?

Questa è stata la parte più faticosa e incerta in assoluto, sapevamo fin dall’inizio che non sarebbe stato facile parlare di un argomento spinoso come quello del tabacco, ma non pensavamo che sarebbe calato un muro di omertà tale. Dato che il mio scopo non era fare un documentario di parte, ho sempre cercato di ottenere degli altri punti di vista sulla vicenda. Il tutto è sempre molto grigio in questa storia, difficilmente si può affermare che ci siano buoni tout court contro cattivi tout court, il più delle volte tutto dipende da dove si osserva. Quindi abbiamo letteralmente mosso mari e monti per avere delle interviste con quelli che potevano darci dei punti di vista diversi sull’argomento, niente, le tre multinazionali ci hanno risposto carinamente che non ci avrebbero mai rilasciato nessuna intervista al riguardo, e questo anche se non lo condivido posso accettarlo, ma la cosa che più mi ha turbato è stato quando anche l’AAMS, ovvero un ente pubblico, si è rifiutato di rilasciare interviste su un argomento di pubblico interesse come questo. La cosa più divertente è stata quando abbiamo contattato un ex direttore dei monopoli di stato che in prima battuta sembrava entusiasta di parlare con noi della faccenda ed aveva addirittura fissato data e ora per l’intervista, poi passata una settimana, evidentemente qualcuno deve avergli consigliato di ritrattare la cosa, e anche lui stranamente non era più disponibile a parlare con noi. Quello che ho capito è che in questo settore ci sono veramente degli interessi forti che sarà molto difficile scardinare perché sono strettamente connessi con l’ambiente politico.

5. La scelta dell’organizzazione temporale del racconto è sicuramente fondamentale nel dare il giusto ritmo alla narrazione. Hai pensato fin da subito di organizzarla in questa maniera?

L’idea di massima che non ho mai cambiato è sempre stata “non tutto è come appare” e quindi l’idea di scavare nel passato, man mano che la narrazione procedeva e ribaltare i punti di vista è rimasta. Ma io credo che la scelta narrativa in un documentario debba essere molto relegata alla fase di montaggio, certo avevo chiaro il concetto che avremmo giocato tra presente e passato, che non sarebbe stata una cosa lineare, ma durante le riprese di un documentario non sai mai cosa succederà il mese prossimo e che intensità avrà nel tuo film, quindi devi essere molto recettivo nel cogliere quello che succede nel presente senza troppi sovraschemi narrativi preconcetti. Invece nel montaggio avviene esattamente il contrario, devi riscrivere il film con occhi nuovi, senza farti condizionare da quanto ti sono costate quelle scene in termini di fatica e di risorse, e giocare con la narrazione cercando di tenerla in equilibrio. Marco Rezoagli, il montatore del film, ed io abbiamo passato più di un anno al montaggio, cercando la soluzione più giusta, questo ha richiesto uno sforzo enorme, ma credo che per questo tipo di storia sia stato anche necessario.

6. Un ruolo importante nell’accompagnare la narrazione e sottolineare risvolti ironici lo hanno senza dubbio le musiche…

Il lavoro con le musiche è stato fondamentale e difficile, però devo dire che ho avuto la fortuna di lavorare con persone come Giorgio Giampà, il compositore di quasi tutte le musiche originali del film che ha fatto un lavoro strepitoso. E’ riuscito a creare musiche orchestrali, jazz, swing (e altre che tutt’ora non saprei bene definire) e musiche elettroniche che in qualche modo si richiamavano tra di loro, questo mi è piaciuto davvero molto. Abbiamo avuto la fortuna di trovare una società, la Just Temptations, che ha co-finanziato la parte musicale del film che ci ha permesso di registrare una serie di pezzi con l’orchestra al completo e questo è sicuramente un valore aggiunto. Poi per altre musiche invece abbiamo lavorato con dei giovani musicisti torinesi che hanno scritto ed eseguito il pezzo blues “bad guys”.

7. Avete avuto difficoltà, visto il tema che affrontate, a trovare un distributore interessato?

Se parliamo di vendite internazionali, fortunatamente abbiamo trovato quasi subito l’interesse della Deckert Distribution, credo ci sia andata bene perché in effetti con questo tema la diffidenza da parte delle televisioni e delle istituzioni è molta. Hanno un po’ tutti il timore che incentivi il fumo, quando in realtà noi più che altro parliamo di un’idea di Business, per di più in maniera molto critica. Dal punto di vista di distribuzione nazionale Officine Ubu ha deciso di distribuire il nostro film nelle sale e per noi è stata veramente un’ottima sorpresa.

8. Oltre all’uscita in sala state anche ottenendo una serie importante di passaggi nei festival

Si, lo stiamo mandando ai principali festival nazionali ed internazionali, sperando che non si facciano condizionare dal fattore fumo e dal fatto che i nostri protagonisti lo producano e lo vendano. In fondo lo diciamo sempre in questa storia non ci sono i buoni, ma solo piccoli cattivi contro grandi cattivi.
Il film è stato presentato in anteprima mondiale in Svizzera al Visions du Réel International Film Festival, dove ha vinto il Premio della Giuria, e ha ricevuto un’ottima accoglienza anche in Spagna al Semana Internacional de Cine de Valladolid e in Croazia al Zagreb Film Festival. Ora ci sarà un’anteprima italiana sabato 29 novembre al Festival dei Popoli di Firenze nella sezione Panorama. Smokings concorrerà per aggiudicarsi il Premio “CG Home Video – cinemaitaliano.info” (distribuzione home video) e il Premio “Gli Imperdibili” (distribuzione nel circuito dei Cinema d’Essai della Toscana).

9. Hai già in mente un nuovo progetto? Ci puoi anticipare qualcosa?

Ho un paio di idee che però vanno ancora sviluppate, e poi dopo 4 anni sinceramente vorrei prendermi qualche mese per riflettere e dedicarmi agli altri progetti che stiamo portando avanti con Indyca.

10. Ultima, inevitabile, domanda: ma tu fumi?

Sigarette? no.

smoKings (Italia/Svizzera, 2014, 90′) è un documentario di Michele Fornasero prodotto da Simone Catania. Una produzione Indyca in co-produzione con Ventura Film, in associazione con Majade Filmproduktions, realizzato con il sostegno di Media Development – Single Project e con il sostegno di Piemonte Doc Film Fund – Fondo Regionale per il Documentario.
Distribuzione italiana: Officine UBU

Qui di seguito il trailer di smoKings

smoKings trailer from INDYCA on Vimeo.

Autore: Gabriele Farina

Blogger, scrittore, regista, poeta, in fondo narratore di storie. Nel 2005 nasce il suo storico blog Vita di un IO