Con Closet Monster siamo di fronte ad un film molto particolare, a tratti con spunti surreali. Stephen Dunn ci racconta la vicenda di un ragazzo che deve affrontare un doppio trauma: prima la separazione dei genitori, poi la consapevolezza di essere omosessuale.
Si comincia con la mamma che molla la famiglia lasciando un criceto in cambio della sua presenza. Poi passiamo al bambino che diventa adolescente, dopo aver osservato un pizzico della sua crescita accanto al padre.
Le difficoltà a scuola, affiancato dall’amica di sempre e da un amico che arriva come nuova scoperta.
Dimenticavo, ed è fondamentale, un terzo trauma, sempre in tenera età. Gli capita infatti di assistere al pestaggio con conseguente morte, di un ragazzo omosessuale. Capite che il percorso di vita del giovane non è facile.
E infatti Dunn ci mostra incubi ricorrenti su toni dell’horror, il (molto) difficile rapporto col padre, il suo tentativo (unico e fallimentare) di farsi perndere al college.
L’unica ancora di salvezza è la sua passione per il trucco Fx e l’amicizia con il criceto gay. La figura più divertente del film.
E si viaggia così tra difficoltà, rischi, delusioni, tentativi di uscirne e nuovi crolli. Fino ad una conclusione che strizza l’occhio direttamente a Cronenberg e sblocca (ci si augura definitivamente) un animo sofferente.