Da La Stampa del 10 gennaio 2007
Dopo anni di incertezza sulle prospettive economiche dellItalia, il 2006 si è chiuso su segnali di ripresa, al punto che, nella conferenza stampa di fine anno, Romano Prodi ha creduto di poter consegnare al passato il lungo dibattito sul declino che ha accompagnato il confronto sulle misure di politica economica.
Ma quali sono i caratteri della ripresa economica in atto? E soprattutto si tratta di un fenomeno congiunturale, destinato a esaurirsi nel breve termine, o esso ha radici strutturali?
Alcuni spunti di riflessione vengono dai dati che lUfficio Studi dellUnione Industriale di Torino sta per diffondere e che aiutano a comprendere i cambiamenti avvenuti nel tessuto produttivo. Va subito detto che leconomia torinese ha chiuso lanno con un aumento del prodotto interno lordo stimabile in un 2-2,2 per cento a livello provinciale, un valore dunque superiore alla media nazionale. Un effetto delle Olimpiadi, si dirà, in linea col fatto che il sistema economico locale si è retto, in annate grigie come il 2004 e il 2005, sul settore delle costruzioni, impegnato a portare a termine le opere in programma per i Giochi invernali.
Non è così: a trainare la ripresa è stato un motore tradizionale come lindustria manifatturiera, che ha rilanciato investimenti ed esportazioni. Per quanto riguarda i primi, si è registrata uninversione di tendenza: gli investimenti sono infatti cresciuti di oltre il 3 per cento, dopo la contrazione del 2005 e lincremento molto modesto degli anni precedenti. Le esportazioni sono salite del 6,3 per cento, mettendo fine a un lungo periodo tuttaltro che positivo. Lindicatore più significativo riguarda i mercati emergenti, ma il risultato appare apprezzabile anche sui mercati tradizionali come l’Europa.
Merito del rilancio della Fiat, allora? Certo la ripresa del maggiore protagonista delleconomia locale di Torino ha avuto il suo peso, ma non tutto quello che è avvenuto nel 2006 è ascrivibile allazione di recupero della grande impresa.
Gli indicatori economici non permettono sempre di intravedere il lavorìo che si è compiuto nel profondo del sistema delle imprese: il 2006, da questo punto di vista, rappresenta il momento di svolta rispetto alla prolungata fase di stasi avviatasi nel 2001.
Ne sono state artefici imprese che, magari senza conquistare la scena pubblica, hanno dato prova di uneccellente capacità di sviluppo.
Quando si farà un bilancio di questo inizio del Ventunesimo secolo, si dovranno ricordare le sigle e i marchi di aziende come la Seven che, incorporando la Invicta, si è aggiudicato un ruolo di leader nella produzione di zainetti, o come Azimut, nella fabbricazione di barche di prestigio, o come Prima Industrie, allavanguardia nelle tecnologie di taglio dei metalli mediante laser.
Ma si dovranno altresì citare la F.M.T., leader nella meccanica strumentale, o la Bitron, che opera nell’ambito della meccatronica. E ancora sta emergendo un’«azienda cervello» come la Spea, che realizza macchinari per testare i microchip.
Nellinsieme, si delinea il profilo di una Torino neoindustriale che si organizza a sua volta attorno alla novità dellultimo decennio, enfatizzata dalle ricerche di Mediobanca e Unioncamere: larcipelago in espansione delle medie imprese, le «multinazionali di nicchia» che rappresentano lattore innovativo e dinamico del nostro sistema economico.
In questo senso, un altro degli elementi di originalità da registrare è costituito dal processo di convergenza in atto fra i sistemi del Nord Ovest e del Nord Est, avvicinati oggi dal ruolo di punta che esercitano le medie imprese e che rende meno divaricati del passato due assetti produttivi a lungo contrapposti nei loro assi portanti.
Questa ricognizione autorizza a ritenere – come mostra l’analisi congiunturale dellUnione Industriale – che il potenziale di sviluppo dellindustria torinese potrà essere mantenuto anche nel 2007, seppure con un tasso di crescita un po inferiore allanno passato. Al di là delle cifre, tutto lascia pensare che l’industria torinese proseguirà nella propria metamorfosi, fino ad approdare alla stabilità di un nuovo assetto.