L'innovazione del distretto

Riccardo Viale Presidente della Fondazione Rosselli sul Sole 24 Ore

Perché alcune aree sono più innovative di altre? Perché sembra esserci una propensione dei territori verso certe specializzazioni tecnologiche? Perché il venture capital prospera in alcune regioni e non in altre, pur all’apparenza simili?

Varie sono le domande di questo tipo che hanno come denominatore comune aree territoriali sempre più ristrette.Mentre anni fa il centro dell’attenzione di analisti e “policy makers” erano gli Stati nazionali, ora il baricentro della dinamica innovativa e di sviluppo industriale si è spostata verso le grandi aree regionali e subregionali.

Dai dati presentati, recentemente, a un convegno dell’Ocse, a Valencia, emerge che la globalizzazione ha agito sullo sviluppo tecnologico, dal 1998 al 2003, in modo diverso nel caso si tratti di nazioni odi regioni.Le aree regionali che presentano vantaggi competitivi iniziali, sotto forma di migliore capitale umano, sociale, istituzionale ed economico, tendono a crescere sempre di più rispetto a quelle meno dotate. L’Italia, da questo punto di vista, è uno degli esempi più emblematici. Essa presenta fra i Paesi Ocse uno dei range maggiori di differenza regionale, tra Nord e Sud,e questa forbice invece di diminuire tende ad accentuarsi.

Questidati,chetestimonianol’affermarsidelterritoriocomebaricentrodello sviluppo tecnologico, hanno, però, il difetto di fotografare solo la parte emersa dell’iceberg. Non riescono a cogliere, invece, i fattori causali più rilevanti che determinano le performance innovative territoriali.Sono, infatti, le condizioni istituzionali e culturali che determinano le propensioni individuali a innovare. Ad esempio si prenda in considerazione il successo di Silicon Valley in California.

Le condizioni per il fiorire di una fitta rete sociale di piccole imprese altamente innovative e dinamiche interagenti con centri di ricerca e società finanziarie vengono rese possibili da situazioni istituzionali peculiari, come la costruzione ex novo di un sistema industriale basato su microelettronica e network computing, presenza di alcune fra le migliori università del mondo dedite al trasferimento tecnologico, diffusione in larga scala del venture capital, mercato del lavoro altamente flessibile e aperto alla immigrazione di talenti, politiche di finanziamento statale e federale molto generose nei confronti della ricerca universitaria.

A cui si aggiungono fattori culturali decisivi come una forte spinta all’imprenditorialità individuale, diffuso orientamento positivo nei confronti dell’assunzione di rischio, tolleranza se non valutazione positiva dei casi di insuccesso, considerazione positiva nei confronti di stili di vita improntati allo stress,alla competizione ealla polarizzazione sul lavoro.

Ma anche universi ontologici, principi epistemologici, stili linguistici, gusti estetici, valori etici e identità etnico antropologiche che spesso accomunano e facilitano la comunicazione tra gli attori della rete. La dimensione locale dell’innovazione, che illustra il successo di Silicon Valley,spiega anche vari insuccessi, come quello del mancato sviluppo del computer da parte della Xerox. Mentre i suoi laboratori di Palo Alto, in California del nord, avevano prodotto delle invenzioni epocali come il mouse, i sistemi di interfaccia grafica, gli editordi testo, l’Ethernet, l’azienda madre localizzata nello Stato di New York fu incapace di capire e sfruttare il vantaggio competitivo potenziale rappresentato da queste conoscenze tecnologiche. Non solo la distanza geografica ma soprattutto quella culturale, cognitiva e istituzionale rendevano la realtà di ricerca californiana e quella industriale e burocratica di New York due mondi che non comunicavano. Come è noto imprese californiane, vicine ai laboratori Xerox, che parlavano la loro stessa lingua ed erano imbevute degli stessi valori, furono in grado di capire e sfruttare in tempi rapidi le invenzioni.

Apple e Microsoft sono gli esempi virtuosi di questo “furto”! Per concludere, perché le condizioni locali di tipo culturale e istituzionale sono così importanti per favorire i processi di innovazione? Principalmente per due ordini di motivi: perché stimolano l’impresa a superare le inerzie della “dipendenza dal sentiero” tradizionale di tipo tecnologico e organizzativo; perché favoriscono decisioni e azioni individuali a forte tasso di creatività e rischio. In altre parole ciò che caratterizza questi territori “innogenetici”, nei confronti dell’impresa, è la loro capacità di creare con essa uno scambio continuo bidirezionale e creativo di informazione e conoscenza.

L’impresa trasferisce all’esterno domande di innovazione, di capitale umano e finanziario, di informazione sul mercato e sulla concorrenza. L’ambiente esterno risponde fornendo nuove conoscenze innovative, nuovo personale di talento, finanza mirata all’innovazione, informazioni sulla psicologia del consumatore,sulle opportunità del mercato e”warning” su possibili concorrenti.

Perché gli incentivi istituzionali e la conoscenza possano fluire velocemente fra i vari soggetti sono necessari reti sociali e di comunicazione dense e veloci.Quando queste non siano generate spontaneamente, come nel caso di Silicon Valley, emerge il ruolo ineludibile della governance pubblica del territorio. Soprattutto essa può individuare e promuovere le innovazioni istituzionali, i formati organizzativi e i valori culturali che possano favorire, al meglio, lo scambio e l’interazione finalizzata a stimolare l’innovazione.

In questi ultimi anni in alcune regioni come il Piemonte, la Lombardia e l’Emilia Romagna sono stati fatti vari esperimenti di questo tipo che hanno avuto un relativo successo. Per rimanere al Piemonte, il distretto tecnologico Torino Wireless, la Cittadella Politecnica e l’incubatore del Politecnico di Torino «I3P» che ha già più di 100 imprese incubate,il bando internazionale per l’attrazione di talenti, quello sulle “converging technologies” e il rilancio dei parchi tecnologici a cominciare da quello agroalimentare di Cuneo sono esempi da seguire anche per il resto del Paese.

Il MiUR, Regione Piemonte e Torino Wireless finanziano l'ICT

Via LaStampa.it

Questa mattina si è svolta al centro congressi Torino Incontra la presentazione del bando MiUR per l’ICT in Piemonte che prevede finanziamenti da 18,5 milioni di euro a valere sul fondo FAR (Fondo per l’Agevolazione della Ricerca).

Con questo finanziamento si realizzano gli impegni assunti dal MIUR in occasione dell’Accordo di Programmazione Negoziata, sottoscritto nel 30 maggio 2003 da MIUR, Regione Piemonte, Provincia di Torino, Comune di Torino e Camera di commercio di Torino, che sta alla base della creazione del Distretto Torino Wireless.

Il bando è stato illustrato dettagliatamente alle imprese insieme alle positive ricadute per le aziende e il territorio, oltre a fornire una stima dell’indotto e del coinvolgimento della ricerca piemontese. Per accedere ai finanziamenti e alla concessione di agevolazioni le imprese potranno avvalersi di una nuova procedura che accorcerà i tempi di valutazione e negoziazione delle proposte.

La Fondazione, in base alla consolidata conoscenza del distretto tecnologico piemontese, ha il compito di predisporre il bando, individuando tematiche, in grado di rappresentare punti di forza e un concreto valore aggiunto per il territorio, su cui indirizzare le aziende a proporre idee progettuali.

Oltre a predisporre il bando, sarà sempre la Fondazione Torino Wireless a gestire la pre-selezione dei progetti: una prima scrematura delle idee progettuali, in soli 15 giorni, che porterà a individuare le idee progettuali da trasformare in progetti veri e propri. Le aziende selezionate avranno poi circa un mese per presentare gli elaborati di progetto veri e propri che saranno selezionati da una Commissione esterna di valutazione.

I risultati della selezione saranno condivisi con la Regione Piemonte prima della trasmissione degli elaborati al Ministero per la valutazione finale e l’erogazione del finanziamento In questo modo, le fasi di selezione si risolvono in poco più di un trimestre, mentre l’orientamento del MiUR è di concludere la fase istruttoria ed il finanziamento entro sei mesi.

L’obiettivo è quello di ridurre a un massimo di 12 mesi il periodo tra la presentazione della domanda e il finanziamento dei progetti. contributi previsti dal bando potranno incentivare la ricerca non solo per coloro che operano nell’ICT in senso stretto, ma anche di chi utilizza queste tecnologie all’interno di alcuni dei settori più rappresentativi dell’industria piemontese: automotive, aeronautica, robotica, energia, multimedialità.

Per visualizzare gli atti della presentazione

L'innovazione a Torino secondo Torino plus

Da Innovazione Torino +

Dopo un secolo vissuto da capitale italiana dell’auto Torino ha diversificato le proprie vocazioni e, contemporaneamente, si è concentrata sui settori produttivi ad alto contenuto di conoscenza. Investire su produzioni con forti valori immateriali basati sulla ricerca e l’innovazione: questa è la strada che l’economia cittadina ha intrapreso per disegnare il proprio futuro.

Quattro i settori individuati come strategici: l’automotive, l’Ict, l’aerospazio e la finanza. L’automotive era e rimane – seppur in forma differente – un punto di forza dell’economia cittadina e regionale. La concentrazione di imprese, una ritrovata competitività e ambiti di eccellenza specifici come il design – che a Torino è protagonista non solo nel settore automobilistico con nomi come Bertone, Giugiaro, Pininfarina – o le ricerche sulle fonti d’energia alternativa come l’idrogeno, sono gli ingredienti di un rinnovato protagonismo sui mercati internazionali. L’Information and Communication Technology ha a Torino il primo distretto “senza fili” del Sud Europa – Torino Wireless – oltre a diversi centri di ricerca, come quelli di Microsoft, di Motorola e il Tilab di Telecom Italia. Il settore aerospaziale beneficia della compresenza in città di competenze differenziate che vanno dalla metallurgia all’elettronica e di grandi realtà come Alcatel Alenia Space. La finanza, infine, è motore indispensabile per garantire la crescita del sistema, e l’esistenza di realtà come il gruppo San Paolo-IMI , diventato il terzo polo bancario dell’area euro dopo la fusione con Banca Intesa.

Queste sono le linee strategiche che porteranno le 228.000 imprese cittadine che esportano ogni anno beni per quasi sedici miliardi di euro (con un saldo positivo sull’import di quattro miliardi) a essere sempre più competitive in Europa e nel mondo: la sfida dell’internazionalizzazione è infatti il banco di prova della nuova economia torinese. Una sfida – quella dell’essere protagonisti in Europa – che si gioca tanto sul piano delle imprese quanto su quello delle istituzioni: hanno già sede a Torino, infatti, il Centro di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’Istituto per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia e lo Staff College delle Nazioni Unite e la European Training Foundation dell’Unione Europea.

L'ICT piemontese al CeBIT 2008

Le imprese ICT piemontesi aderenti al progetto Think Up avranno la possibilià di partecipare a CeBIT 2008, grazie all’invito della Camera di commercio di Torino, in collaborazione con Centro Estero per l’Internazionalizzazione, Torino Wireless e CSI Piemonte.

Lo spazio del Piemonte, di circa 70 mq, sarà ubicato all’interno dell’area Sistema Italia in Fiera (250 mq.), gestita e coordinata dall’ICE, nel padiglione Future Park (Halle 9), dedicato alle tecnologie e ai prodotti innovativi.
Con oltre 6.000 espositori, CeBIT attira ogni anno circa 500.000 visitatori provenienti da un’ottantina di paesi, interessati a conoscere gli ultimi ritrovati in materia di ICT. L’edizione 2008 offrirà nuovi servizi, focalizzando l’attenzione sul mondo delle applicazioni e sarà organizzata in aree tematiche dedicate ai seguenti settori:

  • Business Solutions
  • Public Sector Solutions
  • Home & Mobile Solutions
  • Technology & Infrastructure

Le fibre ottiche curano la Sinagoga Tedesca di Venezia

LOCK (Low-cost Optical system for CracK monitoring) è l’acronimo utilizzato per indicare un innovativo sistema di monitoraggio sviluppato da ricercatori del Dipartimento di Elettronica del Politecnico di Torino e del Laboratorio di Fotonica dell’Istituto Superiore Mario Boella, con il supporto della Fondazione Torino Wireless, che ne ha finanziato lo sviluppo. Attualmente il sistema è in fase di brevettazione europea con estensione anche negli Stati Uniti.

Con l’utilizzo di sensori in fibra ottica plastica (nota con la sigla POF, dall’inglese Plastic Optical Fiber), il LOCK è in grado di tenere sotto controllo costantemente fessure e crepe nelle strutture degli edifici in modo più semplice ed economico rispetto a quanto già disponibile in commercio. Attualmente infatti si utilizzano fibre in vetro simili a quelle usate nelle telecomunicazioni ottiche che necessitano di complesse e costose apparecchiature per l’interrogazione dei sensori.
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Qualche soluzione interessante dall'European Mobility Forum

Durante l’European Mobility Forum si sono succeduti seminari, presentazioni d’innovazioni, incontri di brokerage ed è stata quindi fornita alla platea una grande occasione per scoprire importanti novità e tendenze tecnologiche nell’infomobilità.

Qualche idea e qualche prodotto tra le soluzioni viste al Lingotto

L’AUTO HA ORA LA SESTA PORTA
Il Centro Ricerche Fiat con il suo dipartimento di Infomobility ha presentato la sua visione sulla connessione dei veicoli con le infrastrutture di servizio e con gli altri veicoli, per una mobilità efficiente e sostenibile.
Il Centro Ricerche Fiat è attivo su diversi progetti connessi alla mobilità e alla sicurezza, e la testimonianza più tangibile della validità dei risultati dell’attività di Ricerca & Sviluppo è il nuovo Blue&me Nav. Per 4 anni il Centro Ricerche Fiat ha lavorato con Microsoft allo sviluppo di una piattaforma telematica aperta e sempre aggiornabile con nuovi contenuti per ”Infoteinment” e predisposta a soluzioni innovative per servizi di SOS, informazioni sul traffico o per relazionarsi con le compagnie assicurative.
Attualmente il computer di bordo implementato per veicoli Fiat consente di connettere il proprio telefono e gestire la rubrica personale a bordo, sfruttare le funzioni di riconoscimento vocale universale per telefonare e ascoltare gli SMS ricevuti senza dover mai staccare le mani dal volante, e ascoltare la musica connettendo il lettore mp3 direttamente alla porta USB, la cosiddetta “sesta porta” dell’auto per la comunicazione semplice ed efficiente con l’esterno.

VIDEOSORVEGLIANZA COMODA E SICURA
Con 20 anni alle spalle nel mondo nell’ICT, Webon4 porta all’European Mobility Forum la sua esperienza nel mondo informatico con un particolare orientamento al WEB e alle tecnologie wireless. Webon4 ha proposto una soluzione domotica, anche grazie al sostegno di Piemontech e alla collaborazione dell’Istituto Superiore Mario Boella, denominata FreeDHOME e che coniuga videosorveglianza e domotica attraverso applicazioni evolute che garantiscono semplicità di installazione di utilizzo.
Tale soluzione, a differenza delle altre, non necessita di PC e software da installare localmente. L’accesso ai sistemi avviene semplicemente attraverso il portale web con una procedura analoga all’home banking o, grazie all’applicazione Freedhome Mobile, tramite cellulare e PC portatili dotati di data card HSDPA/UMTS/EDGE/GPRS.
FreeDHOME è un’innovativa soluzione di video sorveglianza di esercizi commerciali, studi professionali o abitazioni private che consente di monitorare ed interagire in tempo reale con gli impianti installati, sirene, luci, cancelli e telecamere motorizzate, attraverso un PC o il cellulare.

LA MAMMA DIVENTA DIGITALE
Sistemfamily.one è stato concepito come un sistema di controllo per i neo patentati. Più che un controllo però è inteso come una forma di accompagnamento e di tutela per questa particolare categoria di automobilisti. Con Sistemfamily.one il genitore, ad esempio, ha la possibilità di conoscere se il figlio guida con coscienza e di eventuali comportamenti che possano essere dannosi o semplicemente pericolosi.
L’utilizzo di questa tecnologia è molto semplice. Una volta installato Sistemfamily.one sull’autoveicolo, l’apparecchio invia al genitore una serie di dati, monitorando costantemente il veicolo. Dati accessibili via cellulare, tramite un semplice sms o attraverso un PC. Il genitore può, ad esempio, impostare una velocità limite da non superare, ed un tempo limite durante il quale questa velocità può essere superata, come nel caso di un sorpasso o per uscire da situazioni di pericolo. Una volta scaduto questo tempo prestabilito parte l’invio dell’sms che avvisa dell’avvenuto superamento di tali limiti. Lo scopo non è di controllare, anche se su esplicita richiesta è possibile usufruire della funzione di localizzatore, ma di abituare i propri figli ad uno stile di guida più prudente.
Il prodotto non è in vendita, è disponibile in locazione per 2 o 3 anni sottoscrivendo un contratto che comporta il pagamento di un canone mensile che varia dai 30 ai 40 euro, in base alla durata. Alla scadenza il genitore può decidere di riscattare o no l’apparecchio e con un costo minimo annuale (50 / 80 euro) utilizzarlo nell’auto come sistema di antifurto satellitare, con un notevole abbassamento dei costi assicurativi.

IL CONTROLLO DEI RIFIUTI PERICOLOSI
In Italia, come del resto nella maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea, negli ultimi anni si è registrato un vertiginoso aumento della produzione di rifiuti definiti “pericolosi”. Per gestire questo trend sono stati istituiti numerosi studi e programmi.
“Ritiro” è un progetto nato dalla collaborazione di sei aziende (Consoft Sistemi, Csdomotica, Ecostudio, Vasco De Gama, Finsoft, HAL Service) patrocinato e in parte finanziato da Torino Wireless. Ritiro è un sistema che punta al monitoraggio e alla tracciabilità dei rifiuti pericolosi. Lo scopo del sistema è di tenere sotto controllo, non solo il percorso dal sito di origine del rifiuto al sito di smaltimento, ma di monitorare in tempo reale attraverso un’elaborazione continua tutte quelle informazioni riguardanti la tipologia del rifiuto, la quantità della singola partita di rifiuto associato alla specifica tipologia, l’origine dello stesso e le condizioni dei contenitori di trasporto.
Ritiro si avvale di sensori, applicati sui contenitori direttamente allo stoccaggio, che trasmettono dati in tempo reale ad una unità intermedia che passa questi dati al mezzo di trasporto provvisto di una “scatola nera” denominata Genio, capace di intervenire in caso di problemi senza dover passare dal centro servizi. Tutto questo attraverso un sistema monitorato da un satellite, in futuro dal sistema Galileo. La nascita di un primo prototipo è prevista per la fine dell’anno, mentre una vera produzione e messa in commercio è prevista entro i primi mesi del nuovo anno. L’utilizzo di questo sistema in larga scala porterebbe all’abbassamento dei costi di gestione dello smaltimento di questi rifiuti e sicuramente ad un minor impatto ambientale.

E-WINE: TRACING THE BOTTLE
Immaginate di acquistare una bottiglia di vino o di ordinarne una al tavolo di un ristorante e, utilizzando il vostro cellulare o palmare, di poter ripercorrere l’intera storia del vino (dai processi di trasformazione in cantina alle lavorazioni nei campi, dalle fasi fenologiche alle rilevazioni di agrometeorologia), scoprire gli abbinamenti consigliati con i cibi, navigare nel vigneto mediante fotografie satellitari, con la garanzia dell’autenticità del prodotto che si sta per acquistare.
Tutto ciò è possibile grazie all’applicazione delle nuove tecnologie in settori tradizionali come quello dell’agroalimentare.
Il progetto “e-Wine: tracing the bottle”, realizzato da Torino Wireless in collaborazione con la Camera di commercio di Torino e l’Istituto Superiore Mario Boella, ha portato alla sviluppo di un sistema che intende far leva sulla tracciabilità alimentare per valorizzare la qualità e l’autenticità di prodotti tipici.
La soluzione, sviluppata e gestita con il coinvolgimento di tre aziende del Distretto Torino Wireless – 3A, LogiTagTech e Thinkmobi – è già stata sperimentata in 3 cantine piemontesi (Batasiolo, La Giribaldina, Marchesi Alfieri). Il notevole interesse suscitato lascia prevedere una veloce adozione a livello commerciale della soluzione o di parte di essa, sia da parte delle aziende coinvolte nella sperimentazione, sia di altre cantine che si stanno progressivamente aggregando.
Come funziona il sistema?
La lettura delle informazioni avviene accostando un palmare o uno smart phone a una bottiglia di vino dotata di “etichetta intelligente” in cui si integrano un tag RF-ID e un barcode 2D.
Non solo un motivo di interesse per il consumatore, ma soprattutto una grande opportunità di marketing per i produttori che potranno: differenziare i propri prodotti, rendere più visibile la qualità dei propri processi produttivi attraverso l’integrazione con il sistema di tracciabilità interno all’azienda, seguendo la bottiglia nel suo percorso dalla vigna al consumatore, adottare una tecnologia anticontraffazione, raccogliere le statistiche sulla lettura delle etichette per effettuare azioni di marketing mirate.
Inoltre, dotando le bottiglie di vino di etichette intelligenti, potranno essere automatizzate in parte le procedure di logistica e distribuzione, dall’identificazione del prodotto fino alla sua spedizione, creando le condizioni per la nascita di servizi di logistica integrata.

Mobilità: dalla gestione tattica a quella strategica
Multe, telecamere, gratta e sosta, persino costose fioriere che si aprono solo con il telecomando affidato a pochi residenti, tutto può essere utile.
Il tema diviene complesso quando aumenta di scala il volume del traffico oppure la volontà politico-progettuale di attuare una gestione del traffico più avanzata, che sia occasione per realizzare concretamente i concetti di pianificazione territoriale e servizio al cittadino.
La soluzione di Q-Free, basata sull’utilizzo integrato di un OBU – On Board Unit a standard DSRC europeo e di una carta elettronica (smart card) è orientata a supportare questo tipo di approccio
La soluzione è infatti assolutamente innovativa, in quanto permette, con semplici modalità di attuazione, di integrare i servizi di mobilità connessi al veicolo (pedaggio stradale e autostradale) e quelli connessi alla persona (parcheggi, ristorazione, trasporti pubblici, servizi on demand), non solo in ambito italiano, ma anche a livello europeo, grazie all’adozione di uno standard comune.
Una soluzione scalabile, personalizzabile, longeva, e che offre servizi al cittadino anziché porre divieti

Torino Wireless: i suoi primi cinque anni

Sono stati celebrati i primi 5 anni di Torino Wireless con un evento a cui erano presenti tra gli altri il presidente della Fondazione Torino Wireless, Rodolfo Zich, di fronte a Luigi Nicolais, Ministro dell’Innovazione e della Funzione Pubblica, alla Presidente della Regione Mercedes Bresso, al Sindaco, Sergio Chiamparino e ai rappresentanti di tutte le istituzioni territoriali, Regione, Andrea Bairati, Provincia, Alessandra Speranza, Camera di Commercio, Alessandro Barberis.

Hanno contribuito al dibattito su futuro di Torino Wireless anche Francesco Profumo, Politecnico, Mario Calderini, Finpiemonte, Piero Gastaldo, Compagnia di San Paolo, Marco Mezzalama, Politecnico, Andrea Pininfarina, Confindustria, Alberto Tazzetti, Unione Industriale di Torino.

La Fondazione Torino Wireless entra nel suo quinto anno di attività in compagnia di 182 imprese che hanno usufruito dei servizi di supporto, tecnologici, manageriali e finanziari, attivati dalla Fondazione, in collaborazione con i soci pubblici e privati, per favorire la loro crescita e affermazione sui mercati.

Nei suoi primi 4 anni Torino Wireless ha lavorato per lo sviluppo delle imprese ad alto potenziale muovendosi in più direzioni: collaborazione diretta con start up e PMI, avvio di grandi progetti per imprese già affermate, raccolta e gestione di risorse finanziare pubbliche e private per l’accelerazione di impresa, per il sostegno alla Ricerca e Sviluppo e per la creazione di nuovi brevetti.

Uno dei risultati più sorprendenti è stata la capacità di Torino Wireless di mobilitare risorse finanziarie: oltre 80 milioni di euro nel quadriennio 2003-2006, che diventano 120 milioni nel quinquennio 2003-2007 e con un obiettivo di circa 300 milioni entro il 2012. Fondi resi disponibili da Venture Capital, bandi FAR, bandi su Grandi Progetti e direttamente da Torino Wireless.

Gli atti della giornata 

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E' partito a Torino il Polo del Venture Capital Italiano

polo-venture-capital.JPGIl Polo del Venture Capital raggruppa undici fondi che coprono tutti i segmenti del venture capital, dall’Angel Investing al late stage, e rappresentano complessivamente risorse finanziarie gestite per circa un miliardo di euro. Possono pertanto contribuire ai più ambiziosi progetti di crescita delle imprese più promettenti a vari stadi di sviluppo, dallo stadio pre-competitivo all’affermazione sui mercati internazionali.

Nato sotto la regia di Torino Wireless e con la collaborazione del Politecnico di Torino, il Polo è costituito da sei fondi italiani (Piemontech, Innogest Capital, Club degli Investitori, Strategia Italia, Eporgen Venture, Principia Fund) e da cinque fondi internazionali (TLcom Capital, Doughty Hanson &co Technology Limited, Intel Capital, 360 Capital Partner, Jupiter Venture).

Il progetto si ispira ad alcune esperienze americane, come quella di Austin (Texas), in cui, allo stesso piano del 6300 Bridgepoint Parkway, hanno sede alcuni fondi tra i più attivi e di maggiore reputazione in quell’area (Sevin Rosens, Arch Venture, Bridgepoint Venture Partners, etc.). Ogni fondo agisce autonomamente. La vicinanza, tuttavia, permette di confrontarsi agilmente e di accelerare le operazioni di co-investimento. Tale indirizzo è diventato un punto di riferimento per gli imprenditori del Mid-West.

La nascita di un Polo del Venture Capital è favorita dalla caratteristica cooperativa degli operatori del Venture Capital, spesso più interessati a coinvestire che a competere su singole opportunità. Inoltre, nel contesto italiano attuale, in cui venture capital e crescita di imprese innovative sono fenomeni da sviluppare, far sistema attraverso un Polo è premiante rispetto a dinamiche concorrenziali tra gli operatori del venture.

Scegliendo la Cittadella Politecnica, come sede operativa del Polo, e precisamente negli spazi dell’incubatore I3P, la nuova struttura, pur avendo un ambito operativo nazionale, sarà vicina alle idee, ai progetti e soprattutto all’intraprendenza tecnologica e imprenditoriale che la città di Torino ha saputo esprimere negli ultimi anni, introducendo un nuovo importante stimolo nei confronti delle imprese. La Cittadella è infatti il nuovo Campus aperto del Politecnico di Torino, dove si sta affermando un modello di sviluppo locale basato sulla partnership di ricerca e formazione tra il Politecnico di Torino e le aziende innovative, che dalla vicinanza, anche fisica, con l’Università, e ora anche con il Polo del Venture Capital, possono trarre nuove opportunità di crescita.

E’ ormai noto come il Politecnico di Torino – afferma il Rettore, prof. Francesco Profumo – punti a essere parte sempre più attiva nel processo sviluppo del sistema locale e a diventare un punto di riferimento forte per la promozione del trasferimento tecnologico e della conoscenza, dell’innovazione e dei servizi al territorio, che si aggiungono alle missioni tradizionali dell’Università di formazione e ricerca. Il Polo del Venture Capital, all’interno della Cittadella, rientra in questo quadro e rappresenta la “quinta gamba” su cui l’Ateneo può contare per mettere a disposizione del territorio le proprie competenze. La presenza nella Cittadella di un Polo Venture Capital, che possa sostenere e investire in “nuove idee”, completa la strategia.

La filiera della creazione d’imprese innovative che vede l’azione sinergica degli incubatori universitari, degli Enti locali e di Torino Wireless, aggiunge il Prof. Vincenzo Pozzolo, Presidente di I3P, l’Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino, si completa perfettamente con la presenza del Polo del Venture capital, una realtà che può portare il contributo fondamentale del cosiddetto smart money, cioè degli investimenti uniti alla capacità di giudicare la qualità delle proposte e fornire supporti di management alle imprese.

Per rendere più rapidi i processi decisionali, ha precisato Claudio Giuliano, Polo del Venture Capital, i fondi si scambieranno costantemente informazioni sulle operazioni esaminate e le relative valutazioni sulle performance potenziali. Inoltre, il Polo promuoverà un programma congiunto di “Entrepreneur in Residence” che avvicinerà senior manager con spirito imprenditoriale a opportunità imprenditoriale, e, viceversa, permetterà a iniziative embrionali di partire con una squadra gestionale di primissimo livello. Con l’avvio del Polo, gli imprenditori italiani hanno un indirizzo a cui far riferimento. Dopo un periodo di sostanziale assenza di Venture Capital in Italia, il Polo vuole dare il segnale che il Venture Capital è presente e cerca attivamente opportunità di investimento.

“Il coordinamento tra formazione, ricerca e impresa non può che essere un valore aggiunto per la nostra regione, ha aggiunto – Mario Calderini, Presidente di Finpiemonte – in linea con l’attuale politica regionale sull’innovazione e la ricerca. Sono molto contento anche per il coinvolgimento dei fondi esteri: ciò dimostra che a livello internazionale si crede nel Piemonte come luogo di ricerca e innovazione tecnologica. Mi auguro che si realizzi presto un sistema di formazione integrata tra accademia e sistema finanziario”.

Con questa iniziativa, si completa l’azione di Torino Wireless volta a dotare il territorio di strumenti di finanziamento all’innovazione – ha dichiarato il prof. Rodolfo Zich, Presidente di Torino Wireless – a partire dal primo fondo di distretto, Piemontech, continuando per l’avvio del più ambizioso progetto Innogest Capital, lanciato nel 2005 insieme a Ersel, e del Club degli Investitori; e infine la creazione del Polo del Venture Capital, che porta in Piemonte un sistema di fondi, anche stranieri, pronti a investire nelle migliori idee e progetti tecnologici.

Le start-up finanziate da Torino

da Repubblica Affari & Finanza del 5 febbraio 2007

Dal polo del wireless a quello del venture capitalist. La Fondazione Torino Wireless gioca la caria della finanza. Un primo passo era già stato fatto con Innogest Capital, fondo italiano di Early Stage dedicato alle giovani imprese. Promosso da Torino Wireless ed Ersel, e gestito da Innogest SGR. il fondo con un capitale fino a 60 milioni di euro, si è posto l’obiettivo di investire in almeno venti imprese nell’arco di un quinquennio.

La missione di Innogest è stata quella di trasformare imprenditorialità e tecnologie del Paese in grandi imprese e generare elevati ritorni finanziari per gli investitori. Innogest Capital fornisce solo capitale, ma costituisce per le imprese un partner con cui confrontarsi e condividere un percorso di crescita, in grado di accompagnarle verso il mercato, assicurare solide basi fìnanziarie e un supporto attivo a sostegno del team imprenditoriale. Gli investimenti spaziano da 500mila a 3 milioni di euro per singola operazione.

Il fondo è posizionato sul segmento del Venture Capital di primo livello (Early Stage o Seed Capital), che è successivo ai finanziamenti di start-up (Angel investment), che nel modello integrato sviluppato dalla Fondazione Torino Wireless è stato affidato a Piemontech con investimenti compresi tra 20 mila e 200 mila euro.
Innogest Capital investe nelle PMI che presentano le caratteristiche fondamentali per favorire la remunerazione del capitale, management di alto profilo, tecnologie differenzianti, alta crescita, capacità di svilupparsi nel mercato italiano e poi in quello intemazionale.

Piemontech, invece, ha sinora permesso la nascita di una decina di realtà imprenditoriali che hanno terminato il periodo di incubazione e che ora sono pronte a proseguire la strada in autonomia: dalla ATS – Alps Telecomunications Software, che sviluppa soluzioni software per reti di telecomunicazioni, a Casper Technology, che ha lanciato il ciptotelefonino anti intercettazioni: dalla CSDomotica, che realizza soluzioni wireless per l’home e business automation, a Dynamic Fun, attiva nel settore delle soluzioni wireless per il business e per li mobile gaming; e ancora la Faber Software che realizza software per la modellazione, simulazione e controllo di Sistemi complessi e la Iplug, con soluzioni VOIP basate su open source; la Ovolab una delle principali software house italiane per Macintosh; la Sc-Aip che realizza software e algoritmi per l’imaging elettromagnetico, sistemi per la tomografia elettrica e capacitiva; Sicurante, società operante nell’Information Security.

Da quest’esperienza è nata l’idea di lanciare un Polo del Venture Capital con l’adesione di Club degli Investitori, Strategia Italia, Intel Capitalm 360 Capital Partners, TLcom Capital, Doughty Hanson &co Technology e Jupiter Venture.

La startup dell'anno si presenta

Seac02 è un’azienda nata nel 2003 con l’obiettivo di portare sofisticate tecnologie di realtà virtuale all’interno di nuovi mercati, come quello delle PMI, e a nuovi settori applicativi come il marketing. La missione di Seac02 è creare “la realtà virtuale a portata di mano”, che rende il virtuale accessibile ad un mercato di massa e fa crescere la customer counsciousness.

Storia
Tutto inizia nel 2003 con il primo premio del concorso “Galileo Ferraris” , oggi start CUP, come miglior idea imprenditoriale innovativa dell’anno a cui segue l’insediamento presso l’incubatore. Nello stesso anno Seac partecipa al Global Access Program, programma di formazione manageriale organizzato dalla Andersen school of business (UCLA) in collaborazione con Torino Wireless. A fine 2003, con 4 persone full time, Seac02 deposita il primo brevetto e inizia lo sviluppo delle tecnologie che diventeranno il cuore dei prodotti sostare di Seac. Il primo lavoro è la realizzazione di uno schermo di 15 metri installato presso un locale di torino (al tempo unico nel suo genere) ad altissima risoluzione e totalmente interattivo.
Nel 2004 anche il CIRA (Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali), diventa cliente di Seac02 e a settembre PiemonTech, fondo di seed capital costituito da Torino Wireless, entra nella compagine sociale.
Nel 2005 si consolida la posizione sul mercato grazie all’acquisizione di importanti clienti come Fiat, Aermacchi, Mediaset, Pininfarina ed altri nomi di rilievo nel panorama industriale italiano. A fine 2005 viene depositato un nuovo brevetto internazionale.
Il 2006 è l’anno della prima svolta importante con il rilascio della suite di prodotti di realtà virtuale e aumentata, il deposito di 3 brevetti internazionali, e la riorganizzazione della struttura per affrontare la crescita prevista nel 2007.

Prodotti
Linceo VR, un motore di rendering in grado di trasformare in tempo reale modelli CAD in fotografie ambientate in scenari reali, uno strumento così semplice da essere stato definito il Powerpoint dei modelli.
Archimede, lo specchio virtuale che permette alle persone inquadrate da una telecamera o webcam di indossare accessori, gioielli, occhiali virtuali vedendosi sullo schermo del proprio pc o su un totem presente in spazi pubblici.
Easy on, il lettore in realtà aumentata, con cui si può scaricare direttamente su pc il file e visualizzare l’oggetto virtuale sulla propria scrivania con una semplice telecamera. Il lettore permette anche di inquadrare una pubblicità su una rivista stampata e visualizzare il prodotto stesso nella propria casa o nel punto in cui sarà posizionato una volta acquistato.
eVA (easy video advertising) la nuova piattaforma per la pubblicità interattiva su web, iptv, mobile, digitale terrestre. Partendo da un filmato neutro è possibile creare infinite varianti dello stesso inserendo oggetti virtuali diversi per rivolgersi, ad esempio, a diversi target.

Il futuro
Il futuro di Seac02 si basa sul lavoro svolto finora e sulla capacità di eseguire la strategia di conquista e trasformazione del mercato.
L’interesse ed il potenziale di mercato sono enormi: le soluzioni Rendering oggi sul mercato sono vecchie di almeno 10 anni, mentre le alternative in campo Realtà Aumentata di fatto non esistono, essendo prototipi d’accademia, o soluzioni verticali dedicate ad un unico mercato.
Le soluzioni EasyON invece funzionano su pc, via web e persino dentro video già esistenti riducendo costi e tempi per la realizzazione di effetti speciali.
A conferma di ciò Seac02 ha ottenuto ed ottiene riconoscimenti da grandi aziende che hanno scelto i suoi prodotti: Samsung ha usato EasyShow, la soluzione Realtà Aumentata per l’entertainement, per presentare i suoi nuovi prodotti che sono “magicamente” apparsi in mano ai Product Manager che sul parco presentavano la gamma 2007.
Quattroruote, invece, ha presentato al Motorshow un’iniziativa che permetterà ai lettori della rivista di costruire un garage virtuale sulla loro scrivania. Un’altra importante azienda web aggiungerà ai suoi videoweb pubblicità in modo automatico.
Ma Seac02 non lascia la “sua” Torino: la scultrice Antje Rieck presenterà un’installazione video al Teatro Alfieri “movimentata” dai software Seac02.
Il più ambizioso programma di Seac02 resta comunque quello di rivoluzionare il modo di proporre prodotti, in modo simile a quello fatto da Adobe con la suite acrobat con la visualizzazione dei documenti. Da gennaio inizierà, infatti, la distribuzione del lettore di Realtà Aumentata che ognuno potrà installare sul suo pc e (tra qualche mese) sul suo cellulare per vedere aggiunte alla realtà filmata dall’obbiettivo gli oggetti messi in vendita dalle aziende. Uno scenario che soddisfa il cliente finale, ad oggi costretto a vedere un prodotto su un catalogo ed immaginarlo sul suo tavolo, e naturalmente le aziende produttrici che potranno vendere di più ed accrescere il livello di intimità e di contatto con il mercato.