E' morto Silvano Fumero ideatore del Biopark del Canavese

Via Localport

Ivrea e il Canavese si sono svegliati questa mattina sotto una poetica coltre di neve, ma sono bastate poche ore perché si diffondesse ovunque una notizia che ha spazzato via la poesia e l’allegria: nella notte è morto, nella sua casa sulla collina del Crist, Silvano Fumero, uno dei personaggi più importanti della vita imprenditoriale del territorio.

Fumero, saluzzese di nascita, dopo aver conseguito la laurea in chimica all’Università di Torino nel 1966, si è dedicato al settore delle biotecnologie: fin dal 1971 ha operato all’interno della Rbm di Colleretto Giacosa e, come general manager di questa azienda è stato, negli anni Ottanta, tra i fautori della creazione del Biopark del Canavese, una delle più importanti realtà imprenditoriali del territorio nel “dopo Olivetti”.

Fucina di innovazione e ricerca, il Biopark deve molto del suo successo proprio alle doti imprenditoriali di Fumero che lo ha fatto crescere, sotto la sua guida. E quando il “gioiello” ha dimostrato di saper camminare sulle sue gambe, Fumero non ha esitato nel lanciarsi in una nuova e stimolante avventura, la Eporgen, realtà realizzata sempre all’interno del Biopark, votata ad accogliere nuove realtà imprenditoriali per garantire loro l’ambiente ideale per passare dalla fase di studio a quella della realizzazione delle iniziative. Un moderno mecenatismo grazie al quale i ricercatori possono sperare di veder trasformata in azienda la loro ricerca. Un ancora importante per trattenere in Italia, e ospitare in Canavese, studiosi e ricercatori, per porre un argine alla “fuga di cervelli” che troppo spesso impoverisce il panorama scientifico nazionale.

2008: l’ultimo compleanno della Olivetti?

Da Localport

L’Olivetti è stata per il Canavese un’importante esperienza di sviluppo industriale ed economico, lo sarà ancora? Quale futuro aspetta alle oltre 1.200 mille persone che lavorano oggi per Olivetti, di cui 550 a Scarmagno, Agliè, Ivrea e altri 320 ad Arnad?

La domanda non è retorica, l’azienda sta preparando un ulteriore ristrutturazione industriale dell’ insediamento rimasto tra attività di ricerca e sviluppo tecnologica di progettazione e industriale, attività produttive dirette e le attività commerciali, di assistenza e di controllo alle produzioni principali che sono state delocalizzate nelle aree del sud-est asiatico.

Se l’Olivetti dovesse essere completamente cancellata, la sua perdita non sarebbe più solo di natura economica e industriale – una perdita peraltro ancora non esigua – ma anche di natura culturale e simbolica a conferma che l’irresponsabile abbandono della produzione di informatica avvenuta anni fa avrebbe, oltre ai prezzi già pagati dai lavoratori e dalla comunità, altre conseguenze: Olivetti rischia di rimanere solo un marchio vuoto e sempre più senza contenuti tecnologici innovativi.

A queste domande e a questi dubbi ha cercato di dare una risposta l’indagine “Il futuro alle spalle: occupazione, mercato e prospettive future dell’Olivetti”, promossa dall’Università di Torino con la Facoltà di Lettere e Filosofia della sede di Ivrea, con il contributo del Comune di Ivrea, della Fiom Cgil di Ivrea e di Torino. Il documento sarà presentato domani pomeriggio, martedì 4, alle 17 presso la sede universitaria di Ivrea, in via Monte Navale.

Triplice l’obiettivo dell’indagine: rilevare la percezione dei dipendenti del futuro dell’azienda in generale e degli stabilimenti nei quali sono occupati; capire la presenza di strategie e progetti di riposizionamento dell’azienda sul mercato e la salvaguardia delle competenze professionali in azienda e nel territorio; definire il ruolo degli attori imprenditoriali e istituzionali per la salvaguardia del patrimonio industriale, tecnico, progettuale, culturale dell’azienda Olivetti.