Start Cup 2010 CNR – Il Sole 24 Ore è l’iniziativa promossa dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e da Rete Ventures S.c.ar.l. per favorire e supportare la nascita e l’avvio di imprese ad alto contenuto tecnologico ed il loro consolidamento sul mercato affinché possano contribuire allo sviluppo competitivo del paese.
L’iniziativa, la cui partecipazione è gratuita, è finalizzata a promuovere e sostenere aspiranti imprenditori o imprese neocostituite che propongano lo sviluppo di un’iniziativa imprenditoriale innovativa e che valorizzi i risultati della ricerca condotta nelle strutture scientifiche del CNR. Gli aspiranti imprenditori riceveranno assistenza e consulenza per la predisposizione del piano di impresa, fornita anche attraverso il supporto dei partner dell’iniziativa.
I vincitori di Start Cup 2010 CNR – Il Sole 24 Ore potranno partecipare ad un viaggio studio negli USA durante il quale avranno modo di incontrare imprenditori dell’area di riferimento, investitori ed altri soggetti che possano contribuire allo start up dell’impresa e potranno accedere alla competizione nazionale “ PNI (Premio Nazionale per l’Innovazione) 2010 “.
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Inv-factor: per scoprire giovani talenti dell’innovazione tecnologica
È indirizzato agli studenti delle scuole superiori, tra i 15 e i 19 anni, in particolare degli istituti tecnici, il concorso “Inv- Factor” lanciato dal Consiglio nazionale delle ricerche per scoprire giovani talenti dell’innovazione tecnologica.
La selezione, il cui nome è simile a quello di un popolare programma televisivo molto seguito dai giovani, fa seguito al successo ottenuto l’anno scorso dalla “vetrina delle invenzioni” realizzate da ragazze e ragazzi di alcuni istituti tecnici industriali di Roma e provincia, allestita nell’ambito di “Light-accendi la luce sulla scienza”, l’evento organizzato annualmente a Roma dal Cnr per avvicinare i giovani alla ricerca scientifica: tra le fonti d’ispirazione anche l’istituto giapponese per l’invenzione e l’innovazione e all’”International Exhibition for Young Inventors”.
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Confermato l'annullamento del concorso pilotato al CNR
Confermato l’annullamento del concorso al CNR di Torino
I giudici amministrativi hanno confermato, con una seconda bocciatura, che il concorso da ricercatore all’Iriti di Torino, l’ex Istituto di ricerca sull’ingegneria delle telecomunicazioni e dell’informazione, oggi Ieiit, era «pilotato». Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso con il quale il Cnr (il Consiglio nazionale delle ricerche di cui lo Ieiit fa parte) e il ministero dell’Università volevano ribaltare la sentenza di aprile con cui il Tar Piemonte aveva annullato il concorso per «manifesta illogicità e macroscopica irragionevolezza» nelle valutazioni dei candidati.
Una decisione pesante per il mondo accademico, considerato che la commissione del concorso bacchettata dai giudici di primo grado era presieduta da un docente di chiara fama e personaggio eminente nel mondo dell’università e della ricerca come Rodolfo Zich, ex rettore del Politecnico di Torino.
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A Torino il World Plone Day
Il 22 aprile si terrà il World Plone Day 2009, l’evento globale dedicato al CMS Plone Il World Plone Day è un evento globale, coordinato dalla Plone Foundation ed organizzato in contemporanea in centinaia di città in tutto il mondo.
L’edizione di Torino rappresenta anche la seconda tappa del Redomino Plone Tour, l’evento itinerante che si sposta di tappa in tappa nel Nord Italia per offrire una presentazione gratuita ed interattiva di Plone.
Il World Plone Day si svolgerà all’ Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica in Strada delle Cacce, 91 a Torino
La carica dei professori nonni
Via Giovanna DallOngaro su Galileonet.it
Il caso Italia descritto sulle pagine di Nature Physics: docenti anziani e nessun ricambio generazionale. Perché manca un flusso costante di nuove assunzioni, come invece accade negli Usa e in Francia
Lanomalia italiana balza subito agli occhi. Letà media dei professori universitari in alcuni paesi europei svetta sulle altre, mettendoci in evidente imbarazzo: nel nostro paese la percentuale di ultrasessantenni che insegnano nelle facoltà di fisica è la più alta del vecchio continente. Un dato riportato in un editoriale pubblicato su Nature Physics a firma di due giovani (il dato anagrafico è dobbligo) fisici italiani, Francesco Sylos Labini (ricercatore del centro Enrico Fermi e del Cnr) e Stefano Zapperi (ricercatore anche lui del Cnr e dellInfm), intenzionati a descrivere il caso Italia ai lettori della prestigiosa rivista.
Il ritratto assume da subito i toni di una grottesca caricatura: ununiversità in mano a docenti dai capelli bianchi, in posizione di potere, con stipendi invidiabili, attorniati da giovani senza alcuna capacità decisionale e sottopagati. E invece è il fedele identikit di un paese in cui il momento di lasciare la cattedra non arriva mai, in cui abbondano i corsi tenuti da professori di 70 anni, in cui il 41 per cento dei professori di fisica ha appunto superato i 60, mentre solo il quattro per cento ne ha meno di 40. Se poi si fa riferimento ai soli professori ordinari il quadro peggiora: il 47 per cento supera i sessanta e tra i fisici si arriva al 64 per cento. E, dato inquietante, la situazione non sembra destinata a cambiare.
Le colpe? Non possiamo attribuirle esclusivamente allelevata età pensionabile, dicono gli autori, perché dallestero abbiamo la dimostrazione che un efficace sistema di reclutamento può compensare il divario generazionale. Negli Stati Uniti per esempio dal 1994 non esiste alcun obbligo per i professori universitari ad andarsene in pensione a unetà stabilita. I criteri più flessibili per lavanzamento di carriera, correlati al merito e non solo allanzianità, hanno permesso di mantenere giovani gli staff delle università statunitensi: così dal 1992 al 2003, nonostante leliminazione dellobbligo di pensionamento, la maggior parte dei docenti è rimasta nella fascia detà trai 45 e i 54 anni.
Inutile, insomma, prendersela con chi a una veneranda età continua ad avere voglia di svolgere il proprio lavoro e riesce ancora a farlo bene. La situazione italiana dipende, invece, in larga misura dallirregolarità dei flussi di reclutamento. Alle assunzioni in massa degli anni Ottanta, per esempio, non è seguito un costante ricambio generazionale e il modo più diffuso per ottenere lagognato contratto resta quello di resistere il più possibile, da precario, in un istituto, per ricevere prima o poi il premio fedeltà. Che non tiene conto però dei meriti individuali. E così un nuovo arrivato di gran talento può venire scavalcato da un mediocre ricercatore con qualche anno in più di precariato. Il governo Prodi, contrariamente a quanto promesso, denunciano i due fisici, non ha fatto altro che assecondare questa tendenza. Il budget stabilito per il 2007 per sanare la posizione dei ricercatori del Cnr, per esempio, è stato impiegato ancora una volta a beneficio dellanzianità e non del merito.
Niente a che vedere con quel che accade oltralpe, dove i ricercatori non devono aspettare i capelli bianchi per ottenere un incarico a tempo indeterminato. Tanto che molti giovani cervelli nostrani hanno pensato di trasferirsi là. Il Cnrs francese ha questanno reclutato sette nuovi ricercatori in fisica teorica, di cui quattro italiani. Linverso, neanche a dirlo, non si verifica quasi mai. Eppure il loro sistema non è molto dissimile da quello italiano con salari e carriera che vanno di pari passo con lanzianità. La differenza, anche qui, è data dalla costanza nelle nuove assunzioni.
Le folli spese del povero Cnr
Da Lastampa.it
Piange miseria e vorrebbe una fetta del tesoretto, ma investe 500 mila euro nel museo dell’orologio
Bontà loro, anche i vertici del Cnr hanno scoperto che i fondi disponibili per la ricerca di Stato bastano giusto per affitti, stipendi e bollette. Così sè arrivati a discutere di sottogoverno più che di alta ricerca. Il presidente del Cnr Fabio Pistella pensa al tesoretto: «Spero – ha spiegato allinizio della scorsa settimana – che la stagione dei congressi della maggioranza sia proficua e che, riguardo la ripartizione del tesoretto, porti buone notizie». Al Cnr raccontano che sono i sintomi di un addio annunciato. Che magari si concretizzerà proprio appena chiusa la «stagione dei congressi»: sarebbe pronto un accordo per sostituire Pistella offrendogli in cambio un incarico allAutorità per lEnergia e il gas. Bisogna però trovare spazio per il suo vice Roberto De Mattei, di professione storico e nel tempo libero animatore del Centro Lepanto, cenacolo di ispirazione cattolica integralista. Lha voluto accanto a Pistella Gianfranco Fini, che lo reclutò come consigliere di politica estera quandera alla Farnesina.
«Dateci 70 milioni»
Venerdì Pistella ha fatto la seconda mossa: ha chiesto al ministero della Ricerca 70 milioni, accodandosi alle proteste dei Rettori contro il ministro dellUniversità e della ricerca Fabio Mussi. Meglio tardi che mai: Pistella è al Cnr da tre anni, il rubinetto dei finanziamenti è in secca almeno da altrettanto e il braccino corto del ministero è ormai un fatto acclarato: tra il 1998 e il 2006 il fondo ordinario ha perso 86 milioni. La novità è che il vertice del Cnr non sente più la necessità di tener buono Mussi. Come accadde in autunno con la Finanziaria, quando lultima sforbiciata ha ridotto i fondi a 509 milioni nel disinteresse generale. Pistella, però, taglia corto su come il consiglio damministrazione (che lui presiede) ha suddiviso i sacrifici: 27 milioni di taglio? 23 pesano sulla ricerca. È lo stesso consiglio, daltronde, che ha deliberato un aumento delle spese per convenzioni e consorzi del 63,15%: da 7 milioni 600 mila euro nel 2006 a 12 milioni 400 mila nel 2007. Meglio glissare.
Per chiedere 70 milioni al ministro – forse – sarà necessario spiegare anche nel dettaglio la ragione di contributi come i 500 mila euro spesi per acquistare il Museo degli orologi a muro di San Marco dei Cavoti, in provincia di Benevento, con tanto di finanziamento decennale (un milione) per poi mantenerlo. O quelle che hanno indotto il cda a destinare nel bilancio di previsione 2007 la bella cifra di 120mila euro a Geophysica-Geie, ente che figura in liquidazione dallo scorso 18 gennaio. Bisognerà ragionare sulle priorità della ricerca italiana, tanto per chiarire se davvero lo studio del «lessico intellettuale» europeo ed italiano meritino la dignità – e le necessità di bilancio – di istituti di ricerca.
Il balletto delle cifre
Potrebbe addirittura essere necessario mettere una volta per tutte nero su bianco i risultati raggiunti. Da settembre a oggi il Cnr ha prodotto tre documenti sullargomento senza riuscire nellimpresa. Basta mettere accanto il Rendiconto 2005, il Piano triennale 2006-2008 e una nota di risposta alla rivista Le Scienze che aveva pubblicato un servizio sul calo della produzione scientifica, per accorgersi che i numeri non combaciano mai. In tanta confusione, una certezza resta inossidabile: se si tratta di burocrazia, tagliare è vietato. Le spese per gli istituti sono state ridotte da 75 a 52 milioni, ma in bilancio è rimasto ben saldo laccantonamento di 5 milioni e 850 mila euro per la nomina dei nuovi direttori, e poco importa se il governo ha bloccato le nomine per decreto. Fermi anche un milione e 300 mila euro destinati ai capiprogetto, figura che aggiunge lennesimo gradino alla già burosaurica gerarchia del Cnr. A dispetto dei meriti «manageriali» sbandierati spesso e volentieri dai vertici, la nuova organizzazione costa – con questi chiari di luna – oltre 14 milioni di euro allanno. Basta, per esempio, trasformare i direttori di istituto da professori universitari in manager con contratto privatistico per quintuplicare i costi di indennità.
Privato dimezzato
Pistella insiste sulla partecipazione privata: «Servono partenariati, programmi concordati e risorse concordate tra pubblico e privato – dice -. In questo quadro il Cnr ha superato le aspettative. I 500 milioni del ministero siamo riusciti a metterli a frutto recuperando altrettanto da varie altre fonti, da privati e con privati, anche partecipando a fondi europei». A leggere i documenti, si scopre che la raccolta privata (273 milioni) vanto del presidente altro non è che lennesima marcia indietro. Decide tutto Roma e gli istituti, presenti sul territorio e più adatti a raccogliere denaro da imprese e amministrazioni pubbliche, non hanno peso. Sarà un caso? La previsione iniziale 2006 parlava di oltre 42 milioni di euro raccolti tra Regioni ed enti locali. Nella previsione iniziale 2007 sono diventati 15, meno della metà.