L’intesa sulla cifra è raggiunta. Reply vorrebbe acquistare il centro ricerche Motorola e i suoi 327 ingegneri per circa 20 milioni di euro. L’accordo tra la società piemontese e la multinazionale americana, però, non è stato siglato. Ieri le trattative si sono arenate su una serie di questioni legali e procedurali che non sembrano di facile soluzione.
Gli americani, che hanno già accantonato denaro per incentivare l’esodo del personale, non hanno nulla da perdere e ragionano per ultimatum. Il loro obiettivo è avere una data certa per la loro uscita, togliere la bandierina «Torino» dal planisfero delle loro sedi. Ora come ora, però, nessuno è in grado di garantire quella data. Tanto meno Reply.
Il tavolo balla ancora sulla definizione dell’intervento pubblico. Reply (ma lo stesso ha fatto l’altra azienda interessata all’acquisto, la triestina Telit) ha chiesto garanzie agli enti locali.
Intervenire sul centro ricerche Motorola significa mettere in piedi un piano da 75 milioni di euro (l’idea è quella di arrivare sul mercato nel giro di tre anni), una cifra pesante per un privato. Soprattutto in questa fase economica. La domanda dunque è: quanta parte può sostenere il pubblico con finanziamenti e agevolazioni?
Per ora le cifre proposte da Reply e quelle realisticamente offerte da Regione ed enti locali sono piuttosto lontane. A ogni misura concessa corrispondono condizioni che l’azienda dovrà rispettare. Proprio per questa ragione, si è cercata una sponda nel ministero per lo Sviluppo Economico che potrebbe fare la sua parte. La disponibilità c’è. Per far partire la macchina, però, ci vuole tempo. E il tempo è proprio quello che manca.
Il destino dei lavoratori Motorola dovrà compiersi entro 24 ore. Le prossime. Oggi si chiude la finestra per le trattative. Da domani, infatti, partiranno le lettere di licenziamento della multinazionale americana e, a meno di interventi divini, dal 1° febbraio ingegneri e ricercatori del centro ricerche di corso Vittorio Emanuele saranno a casa.
Per questo la giornata di oggi avrà i tempi contingentati. Solo se s’inanelleranno una serie di eventi favorevoli, si riuscirà a uscire dall’impasse e la speranza è che entro sera si riesca a trovare un’intesa. Al più tardi si potrebbe arrivare a martedì mattina, dopo di che nulla potrà impedire alle lettere di partire.
Il mancato accordo su un’acquisizione avrebbe una serie di conseguenze negative. Il via libera ai dipendenti farebbe perdere le competenze di gruppo accumulate negli ultimi dieci anni dagli ingegneri del centro ricerche. Le aziende potranno solo acquisire il know how dei singoli. Si perderebbero le attrezzature, ma soprattutto nessun altro potrebbe sperare nell’accompagnamento all’azienda che in queste ore gli enti pubblici stanno offrendo per una soluzione ottimale. Il tempo stringe e oggi si deve decidere.