«Sulla green economy abbiamo anticipato Obama» dice sorridendo, con una punta di autoironia, Mercedes Bresso, presidente del Piemonte per sottolineare come gli investimenti della sua amministrazione nelle energie alternative siano stati una delle priorità in questi cinque anni di governo del Piemonte.
D’altronde lei, definita dagli avversari “la zarina” per il piglio decisionista, nella sua vita precedente, prima cioè di impegnarsi in politica, era stata docente di economia dell’ambiente al Politecnico di Torino. Un’esperienza che non ha mai dimentatico. Antinucleare o meglio «contro questo nucleare che è pericoloso e antieconomico», è stata tra le prime a convincersi che le energie alternative non sono solo una questione legata alla tutela dell’ambiente, ma anche una grande opportunità economica. «La green economy è la migliore risposta alla crisi — spiega — il primo obiettivo nella nostra amministrazione è creare benessere, quindi economia e lavoro, guardando al futuro e alla qualità della vita. Il futuro, come dimostrano le scelte di molti paesi del mondo avanzato, è legato all’economia verde, che incrocia praticamente tutti i settori economici, dall’edilizia alla meccanica, dalla chimica all’agricoltura. E il Piemonte che è una regione storicamente all’avanguardia, non vuole rimanere indietro in questo settore».L’obiettivo è quello che “la zarina” chiama del 20+20+20: vale a dire ridurre, entro il 2020, i consumi di energia primaria del 20 per cento, abbattere il livello dei gas serra del 20 per cento rispetto al 1990 e coprire, sempre per quella data, almeno il 20 per cento del fabbisogno con le energie rinnovabili. «Raggiungere questi obiettivi significa creare lavoro, economia, risparmio per i cittadini e migliorare la qualità della vita. Obiettivi tanto ambiziosi però — dice Bresso — si possono raggiungere solo a due condizioni: bisogna favorire in Piemonte la nascita e lo sviluppo di una filiera produttiva che renda disponibili prodotti tecnologicamente avanzati per la produzione di energia da fonti rinnovabili. E allo stesso tempo bisogna fare in modo che i cittadini acquistino una consapevolezza nuova, ovvero capiscano che mettere sul tetto della propria casa o della propria azienda una serie di pannelli fotovoltaici non significa soltanto “fare un’opera buona per l’ambiente”, ma consente anche risparmi consistenti e duraturi. A loro e a tutti. Insomma inquinare meno è conveniente».
Per questo la Regione ha stanziato oltre 300 milioni di euro, tra incentivi e sovvenzioni, per la riconversione energetica di edifici pubblici, per l’avviamento di filiere produttive sulle energie rinnovabili, per lo studio e la ricerca nei diversi ambiti dell’economia ecosostenibile. I bandi, aperti a giugno 2008, hanno utilizzato le risorse messe a disposizione dall’Ue nel programma Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr) 2007 — 2013.
«Siamo la regione europea che ha fatto lo sforzo maggiore in questo senso. Abbiamo deciso di investire ingenti risorse sulle politiche per l’energia perché oltre alla riduzione della dipendenza energetica da gas e petrolio e la conseguente riduzione delle emissioni inquinanti vogliamo così far nascere e crescere una filiera industriale forte in questo settore in Piemonte, che contribuisca in modo incisivo alla crescita del Pil e alla diversificazione del nostro tessuto economico».«Non mi stancherò mai di ripetere — ripete Bresso — che il nostro orientamento non ha nulla a che fare con l’ambientalismo del no. L’obbiettivo non è la realizzazione di una società pauperistica. Anzi: le tecnologie che assicurano la produzione di energia da fonti rinnovabili creeranno posti di lavoro di alta qualità, ben retribuiti e non precari. Così come il risparmio energetico non si tradurrà soltanto in pur necessari comportamenti virtuosi, ma anche in prodotti industrialmente sofisticati che richiederanno tecnici e artigiani di alto livello».
Il tessuto produttivo piemontese ha risposto bene allo stimolo: «Sono molti, davvero, gli imprenditori che hanno accettato la nostra sfida e hanno riconvertito o stanno riconvertendo le loro attività. Ai bandi per i fondi Fesr hanno risposto in oltre 300. Certo, è un processo che richiede tempo, ma siamo convinti che il Piemonte sarà all’avanguardia anche su questo fronte».In una Regione poi, che per oltre un secolo ha vissuto di industria, di quella automobilistica in particolare, il discorso sulle nuove energie non può che incrociare direttamente quello sul futuro dell’auto e della mobilità. Per questo la Regione Piemonte ha promosso investimenti sull’idrogeno che hanno portato alla nascita del veicolo Phylla, un prototipo presentato qualche mese fa e che sfrutta l’energia del Sole. Si tratta un veicolo totalmente riciclabile, che annulla le emissioni di gas inquinanti e di CO2 nelle aree urbane e riduce l’impatto ambientale sia durante sia al termine della sua esistenza. Phylla nasce grazie alla collaborazione tra Environment Park, Centro Ricerche Fiat e Politecnico. Aggiunge Bresso: «Presto avremo una flotta pubblica di dieci auto a idrogeno, prodotte con General Motors».
Nel frattempo, sempre all’Envy Park di Torino (un parco tecnologico dedicato appunto a tutto ciò che riguarda l’ambiente) verrà installato il primo distributore di questo nuovo carburante. L’idea è quella di studiare anche forme di trasporto collettivo alimentate in questo modo. La Regione Piemonte finanzia anche la ricerca su Biosolar Lab, la “foglia” per produrre l’idrogeno con la fotosintesi artificiale.
Per quanto riguarda l’edilizia poi, Bresso sottolinea che «è stata accettata la sfida del piano casa varato dal governo. Lo abbiamo fatto però puntando in particolare sull’ecoefficienza, sulla riduzione delle emissioni, sull’edilizia sostenibile. Perché per la prima volta nella storia dell’industria si può lavorare per un mondo più sano senza per questo dover rinunciare a un Piemonte più ricco».